Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Come scrivere un best seller” di Donatella Tognaccini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

L’outlet aziendale, un palazzone degli anni ‘70 coi mattoncini rossi e le geometrie colorate, nasconde una porta incassata che si contende a mezzo con un Internet café.
– Cosa c’è oltre la porta?
– Quale porta? Non c’è nessuna porta!
– È perché hai il sole contro, spostati, vedi? Quella porta!
All’improvviso un giovane affascinante sulla venticinquina sbuca fuori. È un attimo, non sembra nemmeno che l’abbia aperta, sembra che ci sia passato attraverso. Ha i capelli neri come l’ebano e gli occhi verdi cangianti, lo sguardo perso. Si ferma un attimo sulla soglia ad arrotolarsi le maniche della camicia stropicciata e non mi degna di uno sguardo. Eppure sono davanti a lui. Si allontana, girando l’angolo alla mia destra. Sono sbalordita quando noto una banconota da 500 euro che fuoriesce dalla tasca posteriore dei jeans. Chiunque vorrebbe seguirlo, svoltare l’angolo, girare pagina e perdersi in una storia che lo avesse come protagonista. È che noi siamo impiegate alla cassa di un supermercato cittadino e non possiamo muoverci o seguire nessuno. I clienti continuamente dispongono la merce sul nastro scorrevole ed emergono con i tre quarti del busto dai colli di bottiglia, dai manici dei detersivi, dalle verdure in ostaggio di buste di plastica, dalle vaschette di polistirolo con svariati alimenti, dai templi di carta igienica. Ora siamo sedute su una panchina, in pausa pranzo.
– Sono senza parole!
– Confermo! A proposito, sai una cosa? Avrei voluto scrivere un libro con la storia della mia vita.
– Hai ventitré anni, forse è presto, ma se lo volevi perché non l’hai fatto?
– L’ho fatto, ho scritto una pagina, mi sono arrampicata su una pagina.
– Vuoi un pezzo del mio panino? Per me è troppo grande.
– Grazie!
– Una sola pagina?
– Sì!
– Foglio A4 o A3…
– Non prendermi in giro, mi è costato un certo sforzo. Non esagero se ti dico che è stato come scalare …
– Una montagna?
– Un piccolo monte, una collinetta.
– Sei arrivata in cima?
– Cima?
– Scusa, sei arrivata in fondo? Hai ragione con la scrittura non si sale, si scende.
– Sì, più che scendere sono precipitata. Mi sono accorta che posso raccontare solo dell’oggi, di argomenti di stagione, tutti gli altri, quelli passati, a scadenza, no. Così, insomma, più che un foglio ho scritto un biglietto da visita.
– Qualcuno sceglie di congelarli!
– Cosa?
– I ricordi del passato.
– Perdono di sapore, non c’è bisogno che lo dica io! E tu, hai mai scritto qualcosa?
– Chi non lo ha fatto?
– In effetti scrivono tutti, però tu sembri sulla difensiva.
– Sono in imbarazzo!
– Avrai fatto sempre meglio di me!
– E invece no!
– Non è possibile, credimi. Abbiamo tantissimo materiale su cui lavorare. Alimentiamo potenzialmente centinaia e centinaia di persone. Viviamo a stretto contatto con un nastro che scorre. A un movimento del piede, facciamo avanzare l’umanità nello spazio di due o tre metri, la osserviamo dal basso che è una buona prospettiva. Se uno ha talento, ha storie e storie da vendere!
– Forse mi danneggia la monotonia.
– Spesso ci alziamo e torniamo a pesare il cavolfiore o i pomodori Non lamentiamoci, è un percorso interessante: dalla cassa alla bilancia. Andata e ritorno. Cosa avresti voluto fare nella vita?
– Scrivere e basta.
– Anche a me sarebbe piaciuto. È curioso, non trovi? Stiamo tutto il giorno a una specie di scrivania, con il mondo che ci passa davanti, facciamo l’appello alla verdura, alla frutta, agli articoli di ogni tipo e non possiamo fare che lo scontrino.
– Secondo me, ogni scontrino è un libro. Ascoltami bene. Prendiamo un pomodoro. Non ci pensi mai alla sua storia? Già il tipo di pomodoro, il cognome di famiglia, fa simpatia: San Marzano, Ciliegino, Pachino, Cuore di bue … Non dirmi che non cogli le 4 sfumature di rosso! Cioè tu lo vedi in un sacchetto di plastica trasparente, però, prova a riavvolgere il nastro e ti ritrovi in campagna con gli extracomunitari impegnati in una raccolta forsennata per una paga misera, insomma una storia incredibile. Ci pensi mai all’infinito numero di prodotti che ci passano davanti?
– Sì che ci penso.
– E allora, alla fine, lo scontrino è un libro in miniatura, una concentrazione casuale di articoli. E non ce n’è uno uguale a un altro.
– Non ci avevo mai pensato! Fammi di nuovo la domanda!
– Quale?
– Se ho scritto libri? Da un anno a questa parte, intendo.
– Lo hai fatto?
– Sì, innumerevoli volte. Biografie. Dei nostri clienti, visti attraverso la lente d’ingrandimento dei loro gusti, dei loro bisogni e della loro vanità. Basta pescare nel mucchio, considerando anche l’affascinante arte combinatoria del prodotti ammassati in disordine sul nastro scorrevole.
– Così va bene, non fa una piega, noi scriviamo i libri della nostra epoca consumistica, con la differenza che i nostri vengono letti e sono anche di carta. Gli ultimi, ma di carta. Certo, vengono letti per sommi capi.
– Perché con i libri non è così? Sai quanti li sfogliano, leggono l’inizio, vanno a vedere il proseguo in rete e poi fingono di averli letti.
– Secondo te, perché?
– Mediocrità. Lo fanno tutti. Certi libri bisogna averli letti, se no che figura ci fai?
– Sì, a pezzi e bocconi, è così che oggi si leggono i libri. Se ne assapora il gusto, se ne prendono due o tre cucchiaiate o un bel pezzo. Tutto no. Troppo faticoso, la dieta ne risentirebbe!
– Fai ridere!
– Perché dico la verità. E poi io ho anche qualche topo di biblioteca, che non aspetta nemmeno di arrivare a casa, inforca gli occhiali davanti a me e comincia a spulciarli. E sono quasi sempre perfetti. Pensaci! Prova a fare la recensione di un libro-tipo: contiene in uno spazio minimo un numero enorme di storie, colori, bisogni, gusti, necessità, svaghi. Gli scontrini riflettono il mondo e non ammettono presenze umane.
– Però mancano di dialoghi …
– Mancano di dialoghi e questo è un bene, i dialoghi quasi fermano il tempo, lo intrappolano, sono innaturali. Tanto poi nessuno ascolta nessuno, hai fatto caso?
– In effetti dallo spaccato di mondo che ci sfila davanti non sembra che ci sia affetto tra le persone. Noia, insofferenza, fretta, povertà, ricchezza, distanza, arroganza, impertinenza. Non mi vengono in mente empatia, contatto, compassione. Noi siamo vere autrici proprio perché siamo impersonali. I nostri libri? Tranches de vie. Non appena abbiamo finito di batterli, li diamo al lettore e ci vengono pagati. Senza una catena di distribuzione. Sì, il salario è differito, però è come se pagassero noi di persona.
– Ricordi il ragazzo che è uscito da quella porta?
– Certo, potrei scordarlo?
– È un nostro cliente. L’ho visto spesso al supermercato.
– Beata te! E paga sempre con una banconota da 500 euro?
– Sempre.
– È autentica?
– Sì, figurati che un giorno ha comprato un intero carrello di bottiglie di vino e birra. Una monografia. E ha pagato con l’immancabile banconota.
– Lo amo, per i suoi occhi verdi e per questa tua descrizione. Peccato che l’ora stia per scadere. Che facciamo, ci alziamo? Questa panchina è un po’ scomoda. Abbiamo chissà quanti libri da scrivere!
-Verifica della corrispondenza fra due o più cose …
– Cosa?
– È un altro modo di dire scontrino. Lo scontrino è la verifica della corrispondenza tra due o più cose. Affrettiamo il passo, non vorrei arrivare in ritardo, poi quello chi lo sente!
– Sì, hai ragione, però mancano ancora cinque minuti. Dobbiamo solo attraversare la strada. Ti volevo dire … quello che ci scorre di fronte è davvero la corrispondenza fra i nostri clienti e cosa mangiano, indossano, usano. Perfetti specchi letterari.
– In frammenti, frammenti di specchi. Noi non sapremo mai chi sono i nostri lettori. Li vediamo sempre in parte.
– Anche loro vedono in parte noi. È la letteratura che ricostruisce il tutto.
– Sai, se un giorno vorrai scrivere qualcosa nella dimensione dei libri che non si leggono … dai, non ridere e attenta alla signora col carrello, ops!
– Scusi!
– Dicevo, se vorrai scrivere un libro, fallo solo per avere successo. Scrivi un best seller!
– E come si fa? Dimmelo ti prego, io non resterò qui per sempre.
– Allora, la ricetta del best seller è questa: prendi Harry Potter e mescolalo con 50 sfumature di grigio, Twilight, il Codice da Vinci e lo stile generale di Sophie Kinsella. Fa’ attenzione, di Harry Potter ci devi mettere una cosa come il 20%, il 40% di 50 sfumature di grigio, il 20% di Twilight, un 15% del Codice da Vinci, il 5% di Sophie Kinsella. Devi partire bene, dire qualcosa che colpisce tutte le età. Quindi, mescola separatamente Harry Potter e Twilight. Poi, quando sei arrivata a 2/5 del libro, ci vai giù pesante con 50 sfumature di grigio, intervallandolo di Codice da Vinci per i più sofisticati. Se puoi, fai una pentalogia. Stai scrivendo?
– Sì, fai in fretta il primo cliente con il carrello si sta avvicinando!
– Metti sempre una spolveratina di Sophie Kinsella e spargila tipo zucchero a velo.
– Poi?
– Poi, basta.
– Pericolo scampato! Il cliente si è fermato alla cassa 1. Continua.
– Fai cinque libri, 100 pagine di media. Il primo più breve. Anzi, scrivi 80 pagine, non 100, il numero a tre cifre, ricordati, spaventa!
– E il finale?
– Il finale a effetto, tranne l’ultimo libro che deve avere un finale scontato per accontentare il lettore.
– E poi? Svelta, non c’è più tempo!
– Chiaramente, curare i particolari! Ci vuole un bell’uomo tra i protagonisti se no non va!
– Buongiorno signore ha la tessera? Quante buste vuole? Fa la raccolta punti? Paga con il bancomat?

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1 commento »

  1. E’ stata una gradevole lettura questo saggio, travestito da racconto, travestito da scontrino.
    Mi ha invitato a molte stimolanti riflessioni, provocandomi a osservare la quotidianità con uno sguardo aperto all’immaginazione.
    Certo in futuro per me fare la spesa avrà un nuovo sapore.

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