Premio Racconti nella Rete 2015 “Il messaggio anonimo” di Roberto Contini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015“Questa dannata e-mail sarà anche anonima, ma è maledettamente convincente”. Rimuginava Otello rileggendo incessantemente il laconico messaggio “Quella zoccola di tua moglie ti tradisce con il tuo unico amico”, ricevuto da un criptico mittente, insieme all’immagine di Desdemona languidamente avvinghiata a un uomo, con un insulso cappello grigio, ripreso di spalle.
“Certo questa non la passano liscia, né lei né quel bastardo, chiunque esso sia”. Si confermò Otello, pianificando inconsciamente la vendetta futura, mentre mentalmente rievocava un passato che oggi gli appariva profetico a propizio. Circa un anno prima infatti, aveva disarmato un rapinatore in un vicolo, l’aggressore gli era sfuggito nel buio, ma a lui era rimasta un’arma con silenziatore non riconducibile alla sua identità. Ricordò con orgoglio come avesse saputo mantenere l’assoluto riserbo, rinunciando a gloriarsi delle gesta audaci e vigorose delle quali era stato protagonista quella sera. Aveva saputo essere discreto e lungimirante perfino nella successiva verifica del corretto funzionamento della pistola, effettuato lontano, nei boschi, sprecando soltanto il numero minimo di proiettili.
Pattuì tra sé di essere magnanimo con Desdemona, se fosse apparsa davvero contrita e se avesse collaborato nell’identificazione e nell’individuazione della carogna: in fondo provava ancora un qualche sentimento per lei, forse perché gli richiamava alla mente momenti felici, forse perché quella donna aveva sempre saputo capire e tollerare la sfrontatezza dei suoi tradimenti, forse perché si rendeva conto che l’assassinio della moglie lo avrebbe proiettato tra i principali sospetti, con tutte le botte con cui lui notoriamente soleva castigare qualsiasi sua mancanza.
Ma verso la canaglia, assolutamente nessuna pietà. Avrebbe dovuto implorarlo, avrebbe dovuto morire, ma non subito: prima era opportuno comprendesse il dolore che gli aveva procurato, non tanto per il tradimento in sé, che è un istinto, che è un istante e che comunque gli importava relativamente; quanto per la stupidità dimostrata, per l’arroganza di cornificare proprio lui, senza la minima attenzione ad adottare precauzioni, senza la prudenza di celarsi, senza curarsi che un impiccione qualsiasi potesse osservare e addirittura immortalare la scena: così facendo lo aveva reso ridicolo e questo sì, era imperdonabile. Chissà quanti avevano già osservato quella foto; non si dice che “il marito è sempre l’ultimo a sapere”? Nel cervello gli risuonavano i risolini compiaciuti della folla informe di tutti i conoscenti informati. E naturalmente nessuno si era degnato di riferirgli alcunché!
Questi pensieri, e altri meno esplicitamente enunciati dall’inconscio, gli erano rimbalzati tra le sinapsi mentre compiva automaticamente una sequenza di azioni: rientrare a casa dall’ufficio, recuperare e caricare il revolver, presentarsi dinnanzi a Desdemona.
“Fiorellino, smetti di spolverare un momento e vieni qui, devo parlarti, è importante”. Attaccò deciso alloggiando la pistola in una ampia tasca dei pantaloni in lino.
“Dimmi caro – accorse sorridente la donna – buone notizie, spero”.
“So che hai un amante. – Non dovette sforzarsi di rimanere lucido, era calmissimo – Evita di mentire negando, mi irriteresti ulteriormente. Voglio ascoltare immediatamente una tua piena confessione. Come si chiama?”
“Parli seriamente? Non dirlo neppure per scherzo – abbozzo Desdemona, visibilmente confusa – Non ho nessun amante, non ne ho mai avuti e posso garantirti che non ne avrò mai: non so concepire le relazioni sentimentali al di fuori dal matrimonio, dovresti saper”.
Un proiettile in fronte, partito direttamente dalla tasca, troncò quell’ultima parola, comunque deducibilissima dal contesto.
A quel punto Otello aveva un buco fumante nei pantaloni, un cadavere in soggiorno e gli si era per sempre ostruita la pista più promettente per scovare il farabutto. D’altronde, come avrebbe potuto restare lì inerte, mentre la moglie gli snocciolava sfacciatamente un colossale mucchio di palle? Una reazione immediata e decisa era doverosa e quella da lui compiuta era indubbiamente la più adeguata. Fu confortante rendersi conto che anche qualora, anziché agire di’impulso, avesse ponderato più pacatamente le circostanze, soppesando meticolosamente i pro e i contro di ogni ipotetica soluzione, l’epilogo non sarebbe variato.
Cambiarsi i pantaloni, riducendo quelli bucati a pezze da annegare nello scarico del WC era stato facile. Trasportare la salma in cantina, spezzettarla con l’ascia, pulire l’ambiente dalle tracce di sangue, avvolgere le macabre parti in stracci da trasferire, in singoli viaggi, nei boschi vicini per seppellire, insieme ai brandelli della ex consorte, le prove della sua azione, aveva comportato qualche rischio, molto lavoro, tanta fatica, ma nessun reale problema. Come appurare l’identità del delinquente che l’aveva ridicolizzato, appariva invece un enigma ormai quasi insolubile.
Attendere una avventata mossa del mascalzone, magari scosso dalla sparizione dell’amante, configurava una strategia incompatibile con il carattere di Otello. Avrebbe invece giocato di anticipo, conducendo un’indagine acuta e instancabile, fino all’identificazione e alla inesorabile punizione del manigoldo. Occorreva tuttavia individuare un punto di partenza.
Bastò la tranquillità di una sosta di riflessione concentrata, perché Otello comprendesse che quel suggerimento iniziale non poteva che giungergli dall’unico, reale indizio in suo possesso: il messaggio anonimo: “Quella zoccola di tua moglie ti tradisce con il tuo unico amico”.
In uno sgradevole istante di consapevolezza, Otello si rese conto che lui di amici non ne aveva affatto, né forse simili figuri erano mai esistiti nei primi trent’anni della sua esistenza; tre decenni esatti, poiché quel giorno ricorreva la data della sua nascita.
Neppure Cassio avrebbe potuto a rigore essere definito un amico; con Brabanzio aveva giocato spesso da bambino, ma non si rispettavano neppure allora; quel fessacchiotto di Roderigo gliene aveva combinate troppe. Tra i tanti conoscenti che aveva incrociato negli anni, nessuno era mai stato un vero amico, neppure per un istante. Se il numero delle sue amicizie, concesse dal codardo messaggero, si limitavano a una, la cifra corretta in effetti era zero.
Evidentemente, doveva ricercare un soggetto che potesse apparire come un amico all’ottusità pretenziosa di un fotografo impiccione. Iago, ecco chi! Per quanto non fosse certo un amico, era una delle poche persone che in qualche misura soleva frequentare regolarmente e certo avrebbe avuto pure l’occasione di appartarsi con Desdemona.
Quelle considerazioni non si erano ancora esaurite, ma già Otello trottava, con il revolver in tasca, verso la villetta del manigoldo smascherato, deciso a freddarlo comunque, anche in caso di supplichevole ammissione: doveva infatti tenere a mente che quel vigliacco l’aveva addirittura obbligato ad ammazzare sua moglie, né poteva ritenersi soddisfatto da un primo acconto di vendetta, consumato giustiziando la sua amante. La partita doveva essere chiusa celermente. La sua attenzione doveva essere riservata esclusivamente alle modalità dell’esecuzione, al fine di scongiurare il rischio di una incriminazione.
Non bussò alla porta, ma forzò una finestra, agendo come un qualunque ladruncolo. Con il passo felpato esplorò l’abitazione fino a scorgere Iago di spalle, seduto alla scrivania, concentrato su qualcosa. Si sorprese a osservare che la struttura del malfattore non sembrava sovrapponibile con quella del figuro avvinghiato a sua moglie nella fotografia: Iago sembrava decisamente più robusto. Tuttavia la fase delle investigazioni si era ormai conclusa, quello era il momento della giustizia e fu pertanto la rivoltella a celebrare l’istante. Iago si accascio, scoprendo alla vista di Otello il monitor a cui la carogna stava lavorando.
La feroce curiosità che impose a Otello di assodare senza indugio le ultime parole scritte al computer da quel fetente si trasformò in sorpresa quando lesse la bozza di un messaggio diretto proprio verso il suo indirizzo di posta elettronica: “Frescone, scommetto che non ti sei neppure accorto che ad abbracciare tua moglie nella foto eri proprio tu, il tuo unico amico. Non puoi certo ricordartene, quella sera dello scorso anno eri, come accade sempre più spesso, sbronzo perso. Spero davvero che la mia denuncia, forse un po’ crudele, ti abbia indotto a riflettere, in questi ultimi giorni, su quello che stai diventando: un reietto rancoroso senza amici, che non merita l’affetto di una moglie devota. Buon compleanno Otello, forse hai ancora il tempo per redimerti”.
“Ma che scemo” sorrise Otello “è vero, sono proprio io quel bastardo nella foto. Non me lo ricordavo proprio quel cappello grigio, chissà che fine avrà fatto. Certo Iago è davvero un burlone, peccato sia morto!”.
Otello Desdemona e Iago rivisitati in chiave moderna, solo che Otello qui è pure più carogna e non si pente affatto! Bella l’idea, racconto lineare che traccia la negatività della gelosia fino all’epilogo, scontato nella morte di Iago, ma non per questo meno divertente nella spiegazione dello scherzo nella mail del defunto ex burlone…
Grazie Roberto,
per avere esplorato questo mio racconto,
per avermi manifestato il tuo giudizio,
per l’apprezzamento che mi hai voluto tributare,
per aver saputo, da autentico Feliciante, velare in un plauso anche la tua nota critica.
Grazie soprattutto perché il primo commento non si scorda mai.
Nooooooooooooooooooooo Roberto, non hai fatto morire Otello per lo struggente rimorso che gli aggroviglia le viscere fino a lasciarlo senza respiro del resto quale morte migliore e cruenta se non quella lenta!!!!! NON SAREBBE STATA COERENTE con il personaggio in chiave moderna.
Ahahahahah, bellissima rivisitazione, perfettamente coerente con il cinismo odierno, neanche il BUON VECCHIO GUSTO di assaporare la vendetta…..eccheeee:-)))))
Sei stato molto bravo e poi sai cosa mi è piaciuto che mentre leggevo avevo continuamente un raffronto immediato con scene teatrali….chissà perchè….
Complimenti
Ti ringrazio, Liliana, per le tue belle parole.
Se venisse istituito un concorso che premiasse la simpatia e la pertinenza dei commenti, ambiresti senz’altro alle primissime posizioni. Grazie ancora.
Grazie Roberto che bel complimento che mi fai :-))
Se Shakespeare avesse avuto in dotazione le mail chissà se avrebbe scritto una cosa del genere. Certo che la tecnologia ne ha cambiate di cose. Comunque, bella idea e ben riuscita. A proposito del cinismo odierno di cui parla Liliana Sghettini, direi che anche allora non erano da meno. Solo che tutto rimaneva molto più nascosto e sotterraneo. Causa mancanza di mail, twitter, FB & c.
Concordo, Duccio.
Nell’epoca Elisabettiana, senza i moderni social network, il cinismo era semplicemente meno in risalto. Credo che neppure le burle patissero della carenza tecnologica: in fondo un buon piccione viaggiatore ispira almeno quanto una e-mail.
La tua osservazione mi ha indotto a domandarmi se, disponendo di un computer veloce e una fidata stampante, Shakespeare avrebbe potuto lasciarci una eredità letteraria ancora più sconfinata.
Grazie per il tuo apprezzamento.
Certamente la gelosia è pericolosa, occorre escluderla perché non si lascia gestire. Bello stile per un racconto con il cattivo Otello in versione Serial killer. Le vicende umane hanno sempre uno spazio per essere vissute ma sono eterne, si ripetono in ogni epoca con uno scenario diverso. Lo scrittore usa il linguaggio dell’epoca o della sua epoca per parlare dei sentimenti.
Grazie Roberto per il tuo commento al mio racconto.
Emanuele
Stimolante, Emanuele, la tua riflessione: gli autentici protagonisti nei racconti (o nella vita) sono i sentimenti, i personaggi (o gli esseri umani) prestano semplicemente un simulacro (o una sostanza) affinché quelli possano recitare sul loro palcoscenico (sempre identico, ma con coreografie cangianti in ragione delle variabili spazio temporali). Quando i sentimenti dominanti sono cattivi, potenti e perniciosi (come nel caso della gelosia oppure, peggio, della inconsapevole ottusità), l’opposizione al determinismo di un eventuale libero arbitrio risulta assai ardua.
Ti ringrazio per aver letto il mio racconto e per aver espresso la tua opinione.
la tragedia diventa commedia grottesca.
Bella l’idea è ancor più la scrittura ironica e fluente.
se solo Otello sapesse di essere Otello o Desdemona di essere Desdemona si potrebbe immaginare un lieto fine. Chissà come non ce ne accorgiamo mai e le nostre debolezze ci trascinano incontro al nostro destino. Certo che Otello in salsa contemporanea è indifendibile. Uno stile di vendetta adatto all’epoca: no problem.
Bellissima rivisitazione, condotta con un ritmo mai stancante e con quest’ironia di fondo che, almeno per me, rende sempre più gradevole la lettura. Grazie per il tuo lusinghiero commento e complimenti.
Sono felice, Demian Rent, di avere incontrato il tuo apprezzamento. Ti prego di estendere il mio ringraziamento a tutte le possibili permutazioni dei caratteri che compongono il tuo anagramma, fino a raggiungere il nominativo autentico dell’autore di un così benevolo commento.
Grazie, Stefania, per il tuo giudizio così favorevole. Simpatico, brioso, sagace, intrigante, stimolante, il tuo commento, proprio come il tuo racconto.
Quando ti accingi a commentare un racconto che di commenti ne ha già avuti tanti, diventa davvero difficile non apparire ripetitivo. Che dire: ironico, divertente, irriverente e coraggioso (pochi scherzerebbero con i mostri sacri). Scrittura fluida, a tratti secca e decisa, proprio come piace a me. Per il resto faccio miei tutti gli altri commenti. In bocca al lupo per il concorso
Grazie Ottavio, la tua raffica di elogi mi ha davvero imbarazzato. Crepi il lupo.
Hai fatto un inchino alla grande storie del passato, in modo ancor più schietto e spietato che ispira la nostra era moderna.
Il triangolo, la gelosia, la morbosità… un tris vincente per ogni epoca, perché l’essere umano rimane intrappolato in questo mix letale.
Bravo per la rivisitazione e le relative riflessioni… il gioco delle parti e delle maschere, in un duello senza fine, se non tragica… complimenti!
Finisco con una frase di François de La Rochefoucauld, che a mio avviso s’addice molto al tuo racconto:
“Siamo così abituati a mascherarci dinanzi agli altri
che finiamo per mascherarci dinanzi a noi stessi.”
Marta, ti ringrazio infinitamente per la benevolenza del tuo articolato commento.
Assai pertinente è poi la citazione: il turbamento del mio Otello, più che dall’angoscia per aver “condiviso” un affetto, origina dal cruccio che l’onta possa compromettere l’integrità della sua maschera di scaltro dominatore; la rivelazione al proprio subconscio sembra atterrirlo di più che non quella verso un mondo esterno, considerato estraneo.
Roberto comincerò a risponderti con un mio personale pensiero:
Penso che chi scrive davvero, chi quindi si può considerare davvero uno scrittore, indipendentemente da ciò che ha pubblicato o meno, è chi non smette mai di scrivere magistralmente… nemmeno per quello che (potrebbe) sembrare un pensiero banale. E caspita, tu l’hai fatto davvero! Trovo poesia in ogni tua parola, ogni tua frase è costruita da una logica disarmante di bellezza, mi hai stupita, davvero!
Mi piace tantissimo il tuo modo di scrivere, come costruisci il tuo racconto, il ritmo pieno che ti tiene inchiodati gli occhi lì, tra quelle parole nere sulla schermata bianca… sarò banale, ma ti rinnovo i miei complimenti!
Secondo la prima teoria di Freud; conscio, subconscio ed inconscio sono le tre parti di cui si compone la nostra complicata mente umana, Es per Freud è la parte più istintiva, più “libera”. Il subconscio invece contiene tutti quei ricordi non immediatamente accessibili… il Tuo Otello mi sembra in bilico fra queste dimensioni e come dici tu estraniato dal mondo, un mondo nel quale si sentiva sicuro e che invece gli è si sgretolato fra le mani… caspita, andrei avanti a parlare per ore di questo racconto, ma non vorrei annoiarti!
Spero davvero di trovarti fra i vincitori!
Accipicchia Marta, vuoi davvero farmi arrossire. Mentre divoravo il tuo nuovo commento, percepivo fisicamente lo scorrere del sangue, anche lui imbarazzatissimo, lungo le vene del mio viso: la prevalenza di globuli rossi era evidente. I complimenti fanno piacere sempre e comunque, ma la soddisfazione si amplifica quando gli elogi giungono da una persona stimata, vengono espressi con garbo, spessore e arguzia, sono rivestiti di espressioni soavi. Come potresti mai annoiarmi? Grazie ancora.
Ti dirò, a costo di sembrarti dispettosa, l’idea di farti arrossire mi piace. Scherzo, voglio semplicemente dire che il gesto di arrossire sembra si stia sempre più perdendo, eppure è così bello, spontaneo, naturale!
Pensandoci, è difficile descrivere qualcosa di interno, qualcosa che non possiamo vedere, ma tu… l’hai fatto! Posso sentire il tuo sangue scorrere e fa pulsare il cuore, il battito di esso, la scarica di caldo che arriva mentre esso si agita di emozione; tutto questo racchiude un poco il mestiere dello scrittore.
Ora il rossore ce l’ho io, davanti a tanto trasporto, grazie!
Come darti torto poi, sulle tue ultime parole? Un può dirti bello o purtroppo, è normale che i commenti positivi facciano più piacere ma a fare la differenza, è sempre il modo.
Come dici tu, l’essere garbati, la gentilezza, il porsi sempre un modo educato, anche se con alcuni soggetti è difficile… ma oltre al fine giudizio, ciò che colpisce è la profondità con il quale si argomenta il proprio giudizio, le proprie considerazioni. Bello e brutto sono universali, i nostri pensieri più sinceri non lo sono mai.
Sono io che ti ringrazio… è un piacere parlare con te!
Roberto quanto sono felice della tua vittoria!!!!!!!! Bravissimo, davvero! Questa vittoria ci sta tutta!
Non vedo l’ora di conoscerti e stringerti la mano per congratularmi di persona!
E’ originale e coraggiosa questa rivisitazione della celebre vicenda di Otello e Desdemona in chiave “moderna”, per l’ambientazione e l’uso dei mezzi; non è dissacrante. Come le tragedie greche in giacconi neri di pelle negli anni ’70, di cui non ricordo il regista teatrale francese. Complimenti Roberto, ci vediamo a Lucca il 10 e l’11 ottobre.
Emanuele
Grazie Marta ed Emanuele, complimenti a voi. Sarò immensamente felice di incontrarvi, insieme agli altri finalisti, a Lucca.
Roberto Tantissimi compimenti anche a te.
Ci vediamo a Lucca! 😉
Ricambio i complimenti su carta, Liliana, in attesa di poterteli esprimere di persona, a Lucca.
Forte! Paradossale e ben costruita, questa rivisitazione in chiave moderna dell’Otello. Complimenti per la vittoria. Mi farà piacere conoscerti a Lucca. Maria
Una vita che mia madre dice: “Non ti dirò che te l’avevo detto, anche se… Te l’avevo detto”.
Ecco, finalmente lo posso dire io di aver avuto la sfera di cristallo.
Eri nella mia top 5! E io sono contenta di poterti conoscere
Un Otello dei giorni nostri, ottuso e superficiale nella sua stolida ricerca di un colpevole. Non perde tempo a chiedersi chi possa aver scritto la mail, crede al messaggio e parte. Una specie di grosso mastino che non sa cosa sia il dubbio. Quello che conta è la foto. Eppure dietro la sicurezza da automa si nasconde l’insicurezza di un uomo solo. Bello il finale. Hai saputo tratteggiare molto bene il carattere del protagonista. Complimenti
Il tuo racconto ha un bel ritmo, intriga fin da subito come un giallo e sorprende per la brutalità frettolosa che non ti aspetti così estrema. Il guizzo finale è l’ultimo tocco. Bravo.
Avevo puntato su di te perché il tuo racconto mi hai incantato e subito dopo la tua persona si è pian piano rilevata bella come il tuo racconto!
Rinnovo i complementi, non sai quanto sono felice per la tua vittoria… bravissimo!!!
Ci vediamo a Lucca 🙂
Lieto che ti sia piaciuto, Maria. Sarà anche per me un vero piacere incontrarti in Toscana.
Grazie infinite, Stefania. Io non avevo azzardato alcuna lista previsionale dei selezionati: tuttavia mi sarei stupito se la giuria non si fosse lasciata ammaliare dall’atmosfera suggestiva che affiora dalle tue pagine.
Grazie Matteo per la tua analisi e per il lusinghiero giudizio.
Ti ringrazio, Alessandra, per il generoso commento. Sarà un piacere incontrarti a Lucca.
Perbacco, che complimentose, Marta, grazie. Come potrò non deludere una simile aspettativa, quando ci conosceremo a Lucca?
Roberto non potrai infatti! Sono certo che non “deluderai”… mi spiace solo che non saremo premiati lo stesso giorno, verrò lo stesso sabato come pubblico e spero proprio di poterti stringere la mano!
Troppo buona, Marta. Grazie ancora. Immagino che mi sarà facile riconoscerti a Lucca: sarai quella con l’aureola luminescente e un sentiero di fiori profumati che germogliano a dietro a ogni passo.
Ma tu Roberto sei fantastico! Come posso non arrossire a tale descrizione?! GRAZIE MILLE DAVVERO!!! Sei tu troppo buono… spero davvero che ci riconosceremo subito a vicenda, anche se magari una piccola descrizione di noi ci vorrebbe… caspita, a pensarci non vedo davvero l’ora che sia ottobre!!!
Ciao Roberto, i miei più sinceri complimenti per “Il messaggio anonimo”. Possiedi due doti che apprezzo molto: ironia e cinismo.” La giostra dei pulcini” ha un finale strepitoso. Un saluto speciale a Maria, Riccardo… e al gatto cattivo. Ci vediamo a Lucca.
Complimenti anche per il riferimento letterario reso in chiave moderna in maniera brillante!
Roberto Contini volevo ringraziarti molto per i tuoi commenti. Non hai dato una cattiva idea! Potrebbe essere la scusa per fare un bel viaggio lungo il Nilo!!Hi hi!
Buon viaggio allora Concetta, qualunque sia la tua destinazione: l’Egitto o Lucca.