Premio Racconti nella Rete 2015 “Vedo nero” di Francesca Castelvedere
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015X. è un mago degli acrostici, se ne inventa a dozzine ogni giorno.
Per tenere in allenamento la mente, dice. Sono meglio delle parole crociate, continua. Bisognerebbe esprimersi soltanto con quelli, conclude. E mi guarda con quegli occhi così distrattamente provocanti che non gli perdonerò mai.
È difficile stare con lui, viviamo attraverso grandi silenzi, però, paradossalmente, sembra tutto così normale. In realtà la nostra è una relazione surreale.
Io gli ho dato ogni cosa di me, si è preso anche le parti più intime, i desideri inconfessabili, le mie infinite incertezze. Lui invece mi ha dato il minimo indispensabile. E se gli chiedi perché ti risponde con un lapidario: “Non so fare altro”.
Eppure non riesco a stargli lontana, senza di lui passerei delle giornate così ordinarie. Non ritengo di essere una persona eccezionale: ho diciotto anni, studio, faccio sport, ho degli amici. Aspirazioni per il futuro? Forse farò la veterinaria oppure la zoologa. Vorrei una vita tranquilla, senza troppe sorprese.
Con X. è impossibile.
Lui vuole girare il mondo, conoscere nuove culture, non fermarsi per troppo tempo nello stesso posto. E so che lo farà. Tutto quello desidera nel giro di poco tempo si concretizza magicamente. Sì, perché lui è straordinario, nel senso letterale del termine. Sembra venire da un altro pianeta, sembra che questo mondo gli stia stretto, eppure riesce perfettamente a stare alle regole del gioco.
Non ho nemmeno capito perché abbia iniziato ad uscire con me, quando gliel’ho chiesto mi ha detto: “Perché sei l’unica ragazza che conosco che non abbia tentato di sedurmi”. Era un complimento nei miei confronti o un’autocelebrazione? So di essere invidiata da tutte le altre che si domandano cosa avrò mai di così speciale.
Forse X. sta con me perché non faccio troppe domande, perché accolgo i suoi muti abbracci o più semplicemente perché ho dei begli occhi.
Eppure da stamattina mi ritrovo a fissare questo cartoncino beige dove in bella grafia è scolpito l’ennesimo acrostico. Da un lato ci sono solo le iniziali, dall’altro c’è il loro svolgimento. Non serve un genio per recepire il messaggio, le creature di X. non sono mai criptiche.
Vicino
E
Distante
Ovunque
Non
Essere
Ricordo
Onnipresente
Forse ha fatto già i bagagli ed è partito per la prima tappa del suo infinito viaggio, oppure si è soltanto stancato di me e me lo comunica nel modo più elegante e familiare che conosca.
Potrei rispondergli altrettanto elegantemente con un provocatorio “BASTA”, che in realtà significa: Bisogna Assolutamente Stare Tanto Assieme. Ma ho già il mal di testa.
Vado in bagno, mi specchio, mi rattristo e piango. Provo un’angoscia insormontabile.
Chi non deve essere ricordo onnipresente per l’altro? Lo diceva a se stesso o crede che debba mettere quel biglietto sul comodino in modo che al risveglio quella diventi la mia preghiera quotidiana?
Io non sopporto gli acrostici e mi mettono in difficoltà persino gli acronimi, tanto da sbagliarne sempre almeno una lettera, anche di quelli più usati. Per esempio in “IRPEF” non ricordo mai cos’è la R: Imposta … Persone Fisiche. Quella R potrebbe voler dire qualsiasi cosa.
Sto qui a preoccuparmi di un’insignificante R mentre il mio mondo sta crollando.
A questo punto sono io a vedere nero e a domandarmi:
Tanto
Oramai
Rimarrò
Nulla
E
Ricorderò
Amore
Infinito
?
Non male per una dilettante.
Idea davvero originale… Forse avresti potuto persino osare di più. Un intero racconto composto da acrostici…
Sarei curioso di conoscere il tuo parere sul mio “La Torretta di guardia”
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