Premio Racconti nella Rete 2015 “Il bagaglio” di Luciano Urietti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015“ Il pilota non porta mai pensieri pesanti che sarebbero già da soli tutto carico in più …“ (Ivano Fossati)
Inizio di settembre; partiti dalle nostre ormai fresche valli canavesane, viaggiavamo verso il bel sud. La nostra pur lontana meta era l’ancor calda ed assolata Sicilia. Le tanto attese, sospirate, programmate ferie erano lì, ed ora parevano correre più della nostra auto lanciata sull’autostrada Milano/Roma. Giunti a Roma, circumnavigammo la capitale.Poi subito verso Napoli. Le prime ombre della sera ci colsero mentre lambivamo con l’autostrada la città di Nola. Stanchi per la lunga giornata di viaggio, accaldati e rintronati da quella nostra corsa verso il sud, decidemmo di fare una sosta. Dopo una doccia ristoratrice, una sfiziosa pizza verace. Infine un letto per distenderci. La mattina seguente nuovamente verso il sud; l’ A3O era ancora quasi tutta davanti a noi. Passato Salerno, il vero salto nel caldo, il vero sud. Ancora un sosta in un’area di servizio: un buon caffè per noi, benzina ed olio per la nostra auto. Poi si riparte più che mai decisi a raggiungere Scilla prima di mezzogiorno. Mentre ancora ‘manovravo’ per uscire dal parcheggio e rimettermi nell’onda, ora molto più rada, del traffico autostradale, qualcuno si sporse davanti al finestrino della nostra auto: un’ombra grigia. Non si trattava però del solito solerte venditore di ‘ cerotti, fazzolettini ed affini ‘ . Con nostra grande sorpresa realizzammo che quell’oscura macchia era la tonaca di un frate. Un giovane frate scalzo ci stava gentilmente chiedendo, con accento chiaramente straniero, se potevamo offrirgli un passaggio. Sorpresi, ma vie più incuriositi dal poter dare uno ‘strappo‘ ad un così insolito autostoppista, aprimmo la portiera posteriore. E così riprendemmo il nostro viaggio con quel nuovo passeggero. Subito il giovane frate si presentò: era un francescano minore . Partito da Napoli, la sua meta era Corleone. Bene, la nostra meta era Giardini Naxos, avremmo quindi potuto viaggiare insieme sino a Messina. Ma ora Messina era ancora lontana e, dopo le prime solite frasi di circostanza sul caldo, il traffico ed il bel sole del sud, il nostro discorrere si fece più interessante e vivo. Potemmo così apprendere che il nostro ospite era di nazionalità francese, e si trovava in Italia da circa tre anni. Prima, a Parigi, era stato studente nei grigi anni seguiti all’infuocato ’68 . Poi aveva iniziato a lavorare in banca: assegni, soldi e lunghi sguardi oltre le vetrate dell’agenzia. Nei weekend sempre in fuga: montagna o mare. L’importante era poter riprendere aria, riemergere, respirare. Un giorno però erano sorte altre domande. Lunga crisi ed infine una scelta: una tonaca marrone.
Si trattava di una scelta di vita.
Nondimeno, approfondendo il discorso, venimmo a sapere che la scelta del nostro giovane amico era stata veramente drastica. Lui aveva scelto di appartenere ad un particolare e poco conosciuto ramo della grande famiglia francescana. Si trattava di frati che avevano chiesto ed ottenuto dal Papa una specifica dispensa che li autorizzava alla più completa ed assoluta povertà. E questo era stato fatto per tornare alla prima regola del fraticello di Assisi. In altre parole loro non possedevano niente all’infuori della loro tonaca, come nel lontano 1210. A Napoli il nostro autostoppista scalzo, assieme ad alcuni altri confratelli, abitava in vecchi vagoni ferroviari che le FFSS avevano concesso loro in uso. Ed a Corleone, meta di quel suo viaggio, aveva appuntamento con altri autostoppisti scalzi: insieme avrebbero dato vita ad una loro comunità in un vecchio edificio, ex carcere, anche questo ottenuto solo in uso dalla pubblica amministrazione.«Non posseggo altro che la tonaca, questo breviario e …», si interruppe un istante frugando nelle larghe tasche della sua tonaca, poi, con la sincerità dei semplici concluse «…e questo». Io, al volante, avevo seguito con attenzione, attraverso lo specchietto retrovisore, il suo frugare nella tonaca; ma quando estrasse qualcosa non potei fare a meno di rallentare e voltarmi per vedere che cos’altro possedeva quell’ex bancario parigino. E quando alla fine vidi di che cosa si trattava, quasi mi fermai nel bel mezzo di un viadotto di quell’autostrada fortunatamente semi deserta. La mano del giovane frate stringeva, nella sua piccola custodia di plastica trasparente, un semplicissimo … spazzolino da denti. Per un istante ci guardammo, poi, per celare il mio imbarazzo tornai a premere sull’acceleratore. E l’auto riprese slancio. Quando giungemmo a Villa San Giovanni venne il momento dei saluti. Il nostro passeggero volle assolutamente scendere dall’auto prima che ci imbarcassimo sul traghetto; avrebbe così subito potuto contattare altre persone che procedevano in direzione della sua meta, visto che le nostre strade si stavano dividendo. Fu solo quando, dopo aver sistemato l’auto nella stiva del traghetto, mi voltai per prendere sul sedile posteriore una cartina stradale che lo vidi. Seminascosto fra giornali e cartine, il bagaglio del nostro ospite era rimasto sull’auto. Lo raccolsi e quasi di corsa salii sul ponte alla ricerca del giovane frate. Fortunatamente, data la stagione, il traghetto non era particolarmente affollato. Fu facile rintracciare la tonaca marrone. Quando lo raggiunsi gli porsi lo spazzolino da denti dicendogli :« Ha dimenticato il suo bagaglio». Lui mi guardò, sorrise e disse con la semplicità dei forti:« Grazie per avermelo riportato. Non so come abbia potuto dimenticarlo. E pensare che è così … vistoso» .
Viaggiare senza bagaglio è il sogno di tutti. Ma, soprattutto, viaggiare nella vita senza bagaglio è il sogno di tutti. Il bagaglio costituito dalla nostra coscienza, dalle nostre paure, dai rimorsi, dalle malinconie, dai rimpianti… un bagaglio che diventa pesantissimo, quasi insostenibile. Io ho provato a leggerlo così, questo racconto. E alla fine ho invidiato il frate, felice nella sua leggerezza.
Duccio Magnelli
P.s. belle le parole di Fossati
Grazie Duccio per aver letto il mio racconto. Leggere è diventato un lusso che pochi sanno concedersi. Buona serata.
Ciao Luciano, una storia tenera, come il viaggiatore scalzo. Il fascino dei viaggi sta soprattutto negli incontri. Scritto bene, scorrevole, e il frate par di vederlo con indosso con la tonaca marrone e lo sguardo buono mentre chiede un passaggio. Una curiosità che ha poco a vedere con la storia. Ma in quale autogrill hai bevuto un buon caffè?
Caro Ottavio, questo mio racconto è di alcuni anni or sono.
Tant’è che ho già cercato, più volte, di trarne un Corto.
I personaggi sono pochi, ma la location, per noi che abitiamo nelle nebbiose e fredde Gallie, è sempre molto lontana.
Dalla Toscana in giù, ho spesso gustato ottimi caffè – per me mitici gli espressi di un bar sul lungomare di Tirrenia, come pure quelli di Santa Maria Capua Vetere -. Il caffè del racconto ricordo di averlo sorseggiato nell’ultima stazione di servizio prima che l’autostrada verso la Sicilia cessasse di essere una vera autostrada, e poco importa se non si pagava il pedaggio. Ma questo era parecchi anni fa. Spero che ora le cose siano migliorate. L’ultima volta che ho usato l’auto per raggiungere il sud è stato nel 2009, Mitreo Film Festival. Poi solo più treno o aereo. Sto invecchiando…
Luciano guarda un po’ le coincidenze. Io abito a Santa Maria Capua Vetere, pur essendo orgogliosamente di Capua. Se ti trovi in zona per il prossimo festival fammi sapere, ci prendiamo un caffè
L’incipit con la frase di Fossati dice già molto del tuo racconto, elogi il viaggio elevandolo allo stato più libero, leggero ma non per questo di poca sostanza, anzi!
Bellissimo poi il tuo stile narrativo. Davvero complimenti!
Buon Pomeriggio, Ottavio.
Nel 2009 ho avuto la fortuna di ottenere una menzione per una mia sceneggiatura per Corto.
Anche lo scorso anno ero stato invitato per la sceneggiatura tratta dal mio racconto “Oltre la finestra”;
purtroppo un contrattempo mi ha impedito di venire al vostro Film Festival. Pazienza.
Per scaramanzia, “anch’io non sono superstizioso solo perché porta male”, non dovrei dire niente,
ma ho un buon soggetto: spero di trarne una sceneggiatura da inviare.
Chissà, se questa mia avventata segnalazione non mi porta iella…
A prescindere, se dovessi passare da quelle parti ti avviso prima.
Senza dubbio tu saprai portarmi dove fanno un caffè divino