Premio Racconti nella Rete 2015 “Phyllicia nel paese delle meraviglie” di Phyllis Margaret Dyason
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Una partita a carte
Piove e subentra tanta noia.
Fuori la finestra, quel tronchetto della felicità, che oggi è diventato un piccolo albero, snocciola gocce di pioggia sui lunghi carnosi rami che in contrasto con il grigio del cielo sembrano essere perle iridescenti.
La fantasia va oltre, perfora quel velo e si ferma curiosa sulle appuntite bellissime Apuane, scende fino alla loro pancia e si perde in essa, segue tunnel e grotte scintillanti di bianco in quel maestoso mondo di marmo.
Phyllicia si aggira incantata …sa benissimo di essere piccola piccola in questo grande spettacolo della natura che ha costruito una delle opere più belle a due passi dal mare …ne sente la risacca che con la sua musica la riporta alla realtà, ma lei vuole perdersi qui, come fece Alice, nel sogno, inseguendo il coniglio bianco.
Ricorda un palazzo costruito nei ghiacci della Jungfrau, ma qui…qui…questo marmo non si scioglierà mai, non diventerà mai acqua, ma solo preziosità ovunque sarà posato e poi intorno non ci sono nevi perenni, ma pini marittimi odorosi di resina e boschi lascivi che si specchiano nelle ultime onde del fiume che penetra sensuale il mare…
Fischia il bollitore dell’acqua, ed un caso vuole che, anche Phyllicia adori bere una tazza di the ben sapendo che resterà sempre piccola piccola, quella che é, dinanzi al creato, ma forse grande abbastanza per donare accoglienza nel suo cuore a chi è capace di entrarvi.
Le fragole sono state private del loro cuore bianco e affettate per accogliere morbida vellutata panna liquida e nel tegame, mentre Phyllicia sorseggia il suo the, sfrigola l’olio con l’aglio fresco ed i peperoni gialli, ma non sa cosa mangerà…perché vuole restare lì nella sua candida splendente fantasia marmorea a dispetto del grande orologio.
Non ci sono conigli disperati che cercano guanti bianchi e ventagli, che quelli di velluto li ha rubati Phyllicia per trattare con le streghe che incontrerà, mentre il grande ventaglio simbolico rinfresca parole sempre più calzanti e incalzanti…
Pensa al bruco sul cappello del fungo, quello allucinogeno che porta trasformazioni e isterismi al settimo cielo nel settimo capitolo e, fumando il narghilé, azzarda pareri su metamorfosi kafkiane e trasformazioni burrachiane di chi si vende anche l’anima.
Il Giocolaio è Matto e la lepre furtiva nasconde le carte…sono di meno, ma sono di più e tutti sanno che la lepre è marzolina…ci sono tanti tavoli e tanti posti, ma solo un paio bevono il the della saggezza e della capacità vera…oppure… ottimi caffè gussiani.
Fuori nel giardino, della casina nella pineta, è ancora freddo…non c’è Edward mani di forbici né le carte giardiniere che tingono i fiori, la decapitazione è nelle mani del Giocolaio Matto e delle sue ancelle…mentre la Regina buona dagli occhi azzurri invita Phyllicia ad una passeggiata sul mare per conoscerne le sue creature.
La visione corre a graziole, brugnole, antognole, cristignole, merignole, a odori cattivi veri e metaforici di anime nane, ma anche di anime lunghe, a streghe rauche e donne a metà…a mezze donne..a un quarto di donne…
Il pensiero corre a fate sorridenti, sorrisi splendenti, lunghe cosce che spuntano dai veli degli abiti di tulle delle fate, capelli biondi o neri lucenti, alla immensa graziosità di merlina fratina, alla dinamica castellina, all’orobica silvestra, alla bionda delle morene…alla Momò..alla giuliesca nonna, alla piccola maridina…alla laure aureate, alla contessa castiglione e alle tante e di più fate sorridenti e ai maestri fiorellini, ai culatelli apuani, ai brontoli viola, ai pier-rot loquaci, ai nonni silvieschi …a chi non c’è più…ai buoni..ai limoni…a chi mancherò…
Ma inizia il processo…a non si sa chi abbia rubato le belle bellissime torte della Regina che ricama da regina ogni cosa colorata e dolce …anche se veste gli abiti della Donna di Cuori…
Phyllicia non accetterà i veli di zucchero…è ben sveglia… sapendo che il Giocolaio Matto sarà tenuto vivo nella realtà della favola e che Phyllicia sarà viva solo nel ricordo della favola.
L’orologio ha scandito l’inizio…sono già lì e.. la risacca lontana li accompagna portando Phyllicia, invece, nel cuore delle montagne dove tutto è puro e scintillante…lontano dagli attori venduti.
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Questo racconto é un’opera di fantasia.
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi ha soltanto lo scopo di conferire veridicità alla narrazione,
ed è quindi utilizzato in modo fantasioso.
Scritto molto bene. Lo stile è pieno, armonico…. mai banale, poetico a tratti.
Complimenti.
Grazie!..La fantasia…la poesia…l’amore…ci salvano dalla cattiveria umana…mi sono cullata in una sorta di cantilena pensando ai buoni…ai limoni e a chi mancherò…:-)
Una miscellanea tra fantasia e realtà. Un delizioso cocktail ricco di sapori e colori, pezzi di infanzia e adulte visioni. Dovremmo essere tutti un po’ Phyllicia e allontanarci “dagli attori venduti”… Brava!
Sarà, ma ho l’impressione che ogni riferimento a fatti, persone e luoghi sia terribilmente preciso.sbaglierò? 😉
Il Premio letterario prende in considerazione lo stile, la capacità di trasmettere qualcosa al lettore, la fantasia…non certo di verificare se nomi o nomiglioli definiti di fantasia possano o meno corrispondere alla realtà….si descrive ciò che si vive… non frequento bettole, che forse a volte comparate a certe realtà sono anche più nobili, malgrado in vino ci sia veritas e quindi anche un linguaggio senza freni o reazioni fisiche poco piacevoli, ma forse un inciampare…un traballare…un ruttare… sono meno scandalosi di certi altri comportamenti…è bene allontanarsi da quest’ultimi “altri” comportamenti…. come ha ben compreso il Sig. Colantuono…perchè nella peggiore delle ipotesi è sempre preferibile un delirium tremens che ci regala un Kafka o un Edgar Allan Poe che non un delirio di onnipotenza di “un attore venduto”!
Mi devo essere spiegato male. È proprio allo stile che mi riferivo. Ho avuto l’impressione, magari sbagliata, che tutti i nomi avessero un valore individuale, preciso, e significativo (per l’autrice).
In un famoso racconto di Lovecraft un critico d’arte va a visitare un pittore che dipinge mostri. Esaminando i quadri, il critico si accorge con orrore che ci devono essere necessariamente dei veri mostri nella cantina di quell’uomo, dato che lo stile di pittura è estremamente realistico e non onirico.
Questo racconto é un’opera di fantasia.
Qualsiasi riferimento a fatti, persone e luoghi ha soltanto lo scopo di conferire veridicità alla narrazione,
ed è quindi utilizzato in modo fantasioso.
Potrei scrivere anche un racconto di fantasia sui politici italiani pur non conoscendoli se non leggendo, nei social, le loro “gesta” …così potrebbe nascere la favola di Pinocchienzi, bugiardo e burattino…del Grillo Sparlante…della Sfiata Isisina, …di Mangialfan con due occhi così…dei poveri Italiangeppetti ridotti a “spinocchiarsi” nella ifalegnameria virtuale dei social….
…e non è detto che non lo faccia…c’è tempo fino al 31 maggio…
Dal mio personalissimo (e tengo a precisarlo) punto di vista il tuo racconto ha il fascino mistico di una visione… Le parole disegnano un paesaggio allegorico, fumoso, coloratissimo che si presta ad numero infinito di interpretazioni (ciò che scriviamo ci appartiene solo per metà). Lasciami dire che concordo con Sergio Sessioni su un punto:la forza delle immagini che proponi credo debba molto alle loro corrispettive nel mondo reale… Ed è un complimento. A proposito Sergio Sessioni credo che il racconto si chiamasse “Il modello Pickman”, ma sono sicuro che tu lo sapessi, lo dico solo a favore di quelli che hai incuriosito… Complimenti ancora Phillys e in bocca al lupo per il concorso… Approfitto per invitati alla lettura del mio “La Torretta di Guardia”
Grazie Luigi Giampetraglia…grazie…ti invito a leggere Lettera a mia figlia…aspetto un commento!.:-)
Buongiorno signora Phyllis Margaret, devo dire grazie a Salvatore Colantuono per avermi dato una chiave di lettura: “Un delizioso cocktail ricco di sapori e colori, pezzi di infanzia e adulte visioni.” Può non essere corretta ma mi dà la possibilità di capire qualcosa. Le immagini sono di paesaggi delicati, non sono spazi amorfi illustrati da cartoline. Sono guardati da un animo sensibile e rimandano forse situazioni infantili. Non avendo una cultura in materia di leggende e di racconti per ragazzi non posso capire il racconto fin in fondo. Mi spiace.
Emanuele.