Premio Racconti nella Rete 2015 “Il signor A. e le susine” di Lucia Di Pompeo (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Il signor A. adora le susine.
Nel suo orto c’è un albero antico, piantato ancor prima che suo padre nascesse. È un albero che fa frutti dolci e succosi ed il signor A., quando sono maturi, non vede l’ora di raccoglierli in gran quantità.
Prima li osserva attentamente, ne annusa il profumo, poi li tocca con i suoi polpastrelli per sentire se sono abbastanza morbidi da essere mangiati. Solo se le sue dita affondano nella polpa di quei precisi millimetri (non uno di più, non uno di meno) il signor A. raccoglie quella delizia.
A volte mangia qualche susina sotto i rami di quel grande albero e ne getta via l’osso lanciandolo nel campo sottostante, oltre la strada. Sì, perché l’orto del signor A. si trova lungo una via in discesa che curva improvvisamente ad U, come ad abbracciare quel piccolo fazzoletto di terra, e poi procede ripida fino ad immettersi nella strada provinciale.
Altre volte il signor A., entusiasta, si presenta alla moglie con le grandi mani piene di quei dolci e rossi frutti, pronti da mettere in tavola per il pranzo, o li mostra alle figlie facendone notare la bellezza, il colore intenso e la fragranza.
“Senti che odore, Caterina, senti!”
“Ecco, Silvana, portale alla mamma, prima che i passeri le becchino tutte!”
“Margherita, guarda quant’è grande questa susina, guarda!”
Ed è Margherita, la figlia più piccola, ad esser maggiormente attratta da quei frutti che osserva in silenzio, attenta ad ogni più piccola piega della buccia, alla formichina che fugge impaurita al tocco delle grandi mani del signor A.; è incuriosita dalle buffe e bizzarre forme che sembrano nascondersi in ogni susina e che pian piano si materializzano sotto i suoi piccoli occhi: un cuore, gocce d’arcobaleno…coscette di pollo arrostite dal sole!
Oggi il signor A è appena tornato dalle vacanze che ha trascorso al mare con tutta la sua famiglia. Il viaggio in automobile è stato lungo, ma tranquillo: nessun foro agli pneumatici, nessuna sosta per mali di varia natura (mal di stomaco, mal di pancia….maleducazione della figlia Silvana che fa linguacce agli automobilisti).
Il signor A. ha appena scaricato tutti i bagagli. La moglie è in cucina, le figlie chi in camera, chi dalla zia che abita nella casa a fianco, chi in compagnia della mamma.
Il signor A., finalmente libero da ogni incombenza, si dirige nell’orto. Prima osserva i grappoli d’uva che quest’anno sembrano abbondanti, poi i pomodori e l’insalata, annaffiati durante la sua assenza da suo fratello; infine si dirige verso il grande e antico albero di susine. I frutti sono maturi, profumati e morbidi. La pianta ne è piena.
È ora di coglierli!
Il signor A. non esita un istante. Entusiasta che sia giunto il momento da lui tanto atteso, inizia subito ad alleggerire l’albero di quel carico che sembra sopportare a malapena.
Il signor A. è un uomo alto, snello e molto agile e con facilità raggiunge i rami più lontani. Con la mano destra afferra un frutto e lo passa nella sinistra, poi si allunga alla ricerca di un’altra susina, la coglie con la mano destra e la passa nella sinistra. Quando la capiente mano sinistra è piena, il signor A. appoggia le susine sull’erba e procede spedito con la raccolta, abile e attento a non farsi sfuggire nessuna di quelle delizie, neanche quelle che più timide o giocherellone tentano di nascondersi dietro qualche foglia.
Il signor A. si è appena accorto che i frutti più maturi e belli sono tutti su un ramo, il più lontano, che sporge sulla strada, quella stessa che costeggia l’orto e che dopo una curva procede in discesa per poco più di un chilometro. È la strada della Madonna Todina, la chiesetta in cui le donne nei pomeriggi d’estate si riuniscono a dire il rosario e ad ascoltar la messa. Che vista si gode da lì: la montagna a picco sui campi coltivati, la strada costruita dai tedeschi in tempo di guerra, il sole che illumina ogni cosa e la tinge con colori diversi a seconda dell’ora del giorno e delle messi della stagione. A volte, dalla finestra della sua cucina il signor A. si incanta a guardare quel panorama. Lo contempla in silenzio, lo fissa per imprimerlo, come un tatuaggio, nella sua memoria. Vorrebbe averlo sempre con sé, ammirarlo in ogni istante, portarlo al lavoro, al mare e in ogni luogo lontano in cui vada. Il signor A. adora quel panorama!
Ora però pensa solo alle sue susine e a come cogliere quelle più mature ma più lontane e apparentemente irraggiungibili. Non può distrarsi. Deve escogitare un piano. Il signor A. è ingegnoso e ….presto fatto…il piano ha trovato.
Chiama a gran voce la figlia maggiore, Caterina, che raggiunge subito il padre. Le dà un ombrello e le dice: “Corri in strada e fermati sotto l’albero di susine. Apri l’ombrello, capovolgilo e raccogli tutte le susine che farò cadere dall’albero scuotendo il ramo che sporge sulla strada”.
Caterina ubbidiente raggiunge prontamente la posizione stabilita.
Il signor A. è già nell’orto. Sale appena di qualche centimetro sul tronco dell’albero per poter raggiungere meglio il ramo pesante di susine, scuoterlo e lasciarle cadere. Scuote una volta, due, tre volte. Le susine iniziano a piovere sulla strada. La figlia Caterina si muove a destra, corre a sinistra, fa un salto indietro, poi uno scatto in avanti nel tentativo di non mancarne nessuna. Alcune le sfuggono e piombano a terra, allora si sente la voce possente del signor A. che dice: “Stai attenta!……..Che fai?……… Vai più a destra, più a destra….. Raccogli quelle due, lì, accanto a te!”
Caterina continua nel suo balletto stando attenta a non sbagliar la mira, ma tutti quei movimenti iniziano a farle girare la testa e a volte sbanda e rischia di perdere completamente l’equilibrio.
Ormai quasi tutto il ramo è spoglio, ma in cima c’è ancora un gruppetto di susine che proprio non vuole saperne di tuffarsi nell’ombrello tenuto stretto da Caterina. Stanno ben salde sul ramo e sembrano divertirsi mentre dondolano leggere ad ogni scossone del signor A. Dondolano a destra e a sinistra, ora più veloci ora più lente, ma non cedono, resistono imperterrite. Il signor A. non può lasciarle lì. Quello è un bell’affronto! Così decide di arrampicarsi più in alto.
“Stai attento, papà, è pericoloso!” prova a dire Caterina timorosa.
“Non preoccuparti!” risponde a gran voce il signor A.
“Ma…la mamma non vuole!” continua la figlia, preoccupata.
Ora il signor A. ha appoggiato un piede proprio sulla base del ramo “incriminato”. Lo scuote una volta. Le susine dondolano. Lo scuote ancora: dondolano le susine, il ramo e il signor A. Il signor A. sale ancora qualche centimetro. È sicuro che questa volta riuscirà nel suo intento e scuote le fronde con più forza.
All’improvviso un rumore secco. Il ramo si spezza. Le susine, ancora saldamente appese al ramo, precipitano sull’asfalto.
Le segue, a breve distanza, il signor A. che, in picchiata, sembra mirare dritto all’ombrello aperto della figlia la quale, invece dei frutti, vede piombarsi addosso in planata il padre, con le braccia aperte e le gambe scalpitanti.
Due stecche dell’ombrello tenuto da Caterina si rompono.
Il signor A. precipita al suolo.
La figlia impaurita chiama la madre.
“Mamma! Mamma!” urla.
La signora Giulia si affaccia alla finestra della cucina. Vede il marito tutto lungo, disteso sull’asfalto. Corre in strada. La seguono di corsa, piangendo, le due figlie minori, Silvana e Margherita.
Caterina è in lacrime accanto al padre. Il signor A. ora è seduto, la faccia e la bocca sporche di sangue, mentre cerca di consolare la figlia.
Una automobile si ferma e il conducente fa salire il signor A., la signora Giulia e la figlia Caterina per accompagnarli dal medico. Silvana e Margherita tornano da sole a casa; lentamente procedono sulla salita, in silenzio, e si fermano dalla zia che abita vicino a loro, come ha ordinato la mamma.
Tutti vogliono sapere. “Che cosa è successo?” “Ma come, come ha fatto!?” “Da quale albero?” “Caterina come sta? E mamma?” “…E adesso…?” “Dovrà andare all’ospedale?” “L’ha soccorso Manlio.” “No, no era sicuramente Biagio….” “ Ma il signor A. dovrà essere operato?”
“Che sarà di noi?” pensano tristi e sconsolate le due figlie minori che già si vedono sole e abbandonate….
Finalmente il rumore di un’automobile che si ferma davanti alla casa!
Smontano il signor A., la signora Giulia e Caterina.
Il braccio destro del signor A. è legato alla spalla con un ampio fazzoletto. Il suo dente davanti è scheggiato. La signora Giulia è visibilmente scossa. Caterina, pallida, trema. Solo più tardi si scoprirà che ha 39 di febbre, probabilmente a causa dello spavento.
Dopo cena il signor A. è seduto in giardino.
Corre sulle sue braccia la figlia più piccola, Margherita, con in mano due susine. Ne ha appena morsa una ed è davvero squisita, dolce e succosa. Offre l’altra al padre.
Il signor A. apre la bocca (leggermente perché gli fa male) e dà un piccolo morso.
“Era proprio tempo di coglierle!” dice.
Poi mostra alla piccola il suo dente sbeccato. Margherita lo osserva bene, chiede al padre se gli fa male, poi guarda le sue piccole ferite e le accarezza.
“Papà, raccontami di nuovo che cosa è successo!”
Poco distante, zii, nonni, cugine, signore e vicine commentano l’accaduto.
“Oh, quell’albero! Anche il signor Bernardo, vostro padre, c’è caduto. Ricordi?” dice la zia rivolgendosi al marito.
“Ora manco solo io” le risponde lo zio, allegro.
“Sta’ attento tu!” ride la zia.
“Sarà meglio che lo tagli prima?!” consiglia una vicina.
Ma il signor A. non lo permetterebbe mai! Per nessun motivo rinuncerebbe a quelle deliziose susine!
Immagino il racconto arricchito da varie illustrazioni. Parole ed immagini (queste ultime solo nella mia mente) sono nate contemporaneamente e sento che sono indispensabili le une alle altre.