Racconti nella Rete 2010 “Licio nel paese delle Burobiglie” di Simone Cesari
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Questo racconto è tratto da una storia vera.
Anche quella sera Licio aveva preferito passarla da solo. Niente discoteche, pub, luoghi affollati. Niente che dovesse implicare la ricerca di parole giuste e l’uso corretto di regole grammaticali volte alla creazione di stramaledette frasi. Silenzio e basta.
“Solo io, una tazza di tereré bello fresco e il cielo stellato sopra di me…” pensava.
Anche quella sera l’avrebbe passata sul terrazzo di casa sua, seduto su una sedia a dondolo, con la testa all’insù e la mente occupata solo da un enorme punto interrogativo, mentre nei suoi occhi si riflettevano tanti puntini luminosi. Che spettacolo! L’avrebbe detto chiunque osservando quel cielo limpido d’agosto, lungi dall’essere disturbato da fastidiose luci cittadine (uno dei vantaggi dell’abitare in campagna). Ecco un bell’esempio del sublime. Peccato che dinanzi a tanta maestosità la meraviglia mostri anche l’altra sua faccia, e cioè il terrore. A differenza del mondo che l’uomo si è creato, a propria immagine e somiglianza, la natura nuda e cruda, quella che sfugge ad ogni parola o calcolo che diano all’uomo l’illusione di dominarla, sconvolge ogni mortale. Così anche noi smettiamo di ridere dello scarafaggio che disperatamente tenta di sfuggire alla suola della nostra scarpa e ci identifichiamo con la bestiola, in quanto, sovrastati da qualcosa di troppo grande, sperimentiamo la paura, che costituisce le sfere invisibili del mondo, oltre ogni parvenza di armonia.
Licio da giorni si abbandonava a quell’emozione che si impossessava delle sue viscere e trovava nell’angoscia quasi uno stato di piacere in cui crogiolarsi. Si abbandonava totalmente al nero del cielo che, come una nebbiolina subdola, penetrava nelle fibre nervose, tra un neurone e l’altro, fino a cortocircuitare le sinapsi e portare oscurità nei limpidi processi logici, fino ad intaccare il sacro principio di non-contraddizione, tanto che provava piacere e disagio allo stesso tempo. In poche parole, quando guardava il cielo Licio non capiva più un cazzo…
Bastò poco per lasciarsi andare all’estasi del momento, ma subito il giovane venne riscosso dal suono del campanello di casa. Seccato, si alzò e raggiunse la porta pensando all’insulto più efficace per scacciare il visitatore meglio intenzionato. Tolse il chiavistello e aprì, ma non vide nessuno. Ancora più irritato di prima, stava per chiudere con un’imprecazione (a vostra scelta), quando sentì una voce
– Ehi che fai? Sono qui!-
Licio fermò l’uscio appena in tempo, abbassò lo sguardo e vide un nano con una pipa in bocca. Sarà stato alto circa un metro, o poco più, indossava una giacca verde ed un berretto rosso. La sua pelle era rossastra ed aveva il naso a patata e le guanciotte, contornate da una folta barba bruna. Sotto un monociglio aggrottato, due occhietti piccoli e neri guardavano il ragazzo con tono accusatorio.
– È così che si fa dalle vostre parti? Proprio una bella accoglienza…-
Licio taceva, paralizzato dalla sorpresa si stava chiedendo se per caso non si fosse sbagliato nel preparare il tereré… forse al posto dell’erba mate aveva messo della marijuana…
– Senti spilungone, ma che razza di umano sei? Devi essere un’anomalia, uno scherzo della natura… a volte capita… – biascicò ancora il nano, stringendo la pipa tra i denti.
– Pardon? – disse Licio, atterrito.
– Sì, insomma, non sembri un essere umano normale… non sei come uno di questi… –
Il nano estrasse da una tasca della giacca un foglio piegato in quattro che passò a Licio. Questi lo prese e nell’aprirlo corrugò la fronte. Sul foglio era disegnato Brontolo (sì, proprio quello del cartone Disney) e sotto degli strani caratteri componevano quella che doveva essere una qualche descrizione.
– Ma che diavolo? È uno scherzo questo? Che… Che…? – Esplose Licio.
Il nano, meravigliato, si guardò intorno e vide appese alle pareti delle foto che ritraevano esseri del tutto simili al giovane, al che si espresse in una sottile deduzione:
– Cavolo, ancora una volta l’ufficio ha fatto casino nel recuperare le informazioni! –
– Cristo! Ma che sto facendo? Sto qui a parlare con un nano con una pipa in bocca… sto diventando pazzo! –
– Ehi, finiscila! Non sei pazzo… Cacchio, è saltata la copertura!… Senti… io non sono un nano e questa non è una pipa… sei tu che la vedi come tale. Piuttosto, prendila e aspira forte, annullerà lo shock che questo genere di incontri provoca in quelli come te… –
Licio, in evidente stato confusionale, obbedì meccanicamente (senza pensare a ciò che stesse facendo) ed aspirò dalla “pipa” qualcosa che sapeva di cannella. Improvvisamente la tachicardia cessò e si tranquillizzò a tal punto che avreste pensato si trovasse in compagnia di un vecchio amico. Il nano continuò:
– Adesso va meglio, vero? Bene, dunque mi presento. Sono il burocrate V516743P della Burobiglia G7S15, funzionario viaggiatore, sezione relazioni col pubblico… ma puoi chiamarmi anche Toni. –
– Non ho capito un cavolo di quello che hai detto, Toni – confessò Licio.
– Sì, sì, certo… conosco la procedura… scusa puoi passarmi quella che tu chiami “pipa”? –
Licio ubbidì e consegnò l’oggetto a Toni, che iniziò a maneggiarlo in uno strano modo. All’improvviso i muri della stanza dove si trovavano i due iniziarono a sciogliersi in un guazzabuglio di colori che iniziarono a roteare vorticosamente attorno a loro, fino a formare una sfera bianca lucente che li inglobava. La luce era accecante e disorientò Licio che ebbe un capogiro e perse l’equilibrio, ma non cadde. Piano, piano gli occhi del ragazzo si abituarono al candore e si ritrovò a fluttuare in uno sconfinato spazio bianco, dove i punti cardinali non avevano più senso.
– Benvenuto nel mio ufficio – proseguì Toni – Non preoccuparti, l’effetto del “Tranquillizzatore” durerà ancora per un bel po’, riuscirai, quindi, a sostenere senza problemi questo viaggio… –
– Ma cos’è successo? Dove siamo finiti? Nel tuo ufficio? Ma che posto è questo? Sto sognando? –
– Ehi! Piano con le domande, capirai tutto se mi lasci spiegare… ogni cosa a suo tempo! Dunque, come dicevo ci troviamo nel mio ufficio, la Burobiglia G7S15. Siamo parecchio distanti dalla Burobiglia G245S2874, quella che fa capo al sistema dove orbita il tuo pianeta e che voi umani chiamate… ehm… dunque… ah, sì…”Sole”. Come vedi, però gli spostamenti non sono un problema con questo – e così dicendo alzò la mano destra che impugnava la “pipa”, poi proseguì – Questo aggeggino si chiama “Factotum” e permette a noi burocrati viaggiatori di percorrere istantaneamente le più grandi distanze immaginabili… non solo, come hai potuto costatare serve anche a somministrare il Tranquillizzatore… inoltre permette a noialtri funzionari di mutare la nostra struttura molecolare (con noi anche il Factotum si trasforma) per rendere possibili gli incontri con il “demos universale”, cioè con gli abitanti dell’universo. Ah, se non ti spiace vorrei metamorfosarmi in qualcosa di meno ridicolo… purtroppo è raro il reperimento di informazioni corrette circa la fisionomia del target da visitare… in questo il servizio dovrebbe migliorarsi… ma non voglio far critiche –
subito Toni iniziò ad allungarsi, la barba scomparve, la pelle si schiarì… fino ad assumere forma e dimensioni del tutto simili a quello di Licio, che, meravigliato replicò:
– Ok, vorresti dunque dirmi che ci troviamo all’interno di una stella e che tu sei un alieno? –
– Sì, mi sembra di aver sentito che, nella vostra lingua vi riferite a noi con il termine “alieno”, o, se non sbaglio, “extraterrestre”, mentre usate la parola “stella” per denotare una Burobiglia. Beh, capisco che tu abbia le idee confuse, sono qui per questo. Vedi, quando quelli come me ricevono un incarico, è perché qualcuno come te comincia a porsi insistentemente domande circa il senso della sua esistenza, la vita dopo la morte, le strutture che reggono questo universo e bla, bla, bla… Devi sapere che quando ciò accade, le onde cerebrali emesse vanno ad interferire con il Sistema Universo, che, per definizione, non può essere messo in discussione, altrimenti crollerebbe… e questo non deve succedere, perché comporterebbe un collasso generale che annienterebbe Tutto. Ecco che entriamo in gioco noi; in caso di domande esistenziali persistenti, siamo tenuti ad intervenire direttamente sulle fonti, per annullare le onde cerebrali dannose al sistema. Il nostro è un lavoro difficile, cosa credi? L’universo è stracolmo di terroristi, quelli che voi chiamate “filosofi” e l’unico modo per renderli innocui è condurli in un coinvolgente viaggio ai limiti delle strutture che regolano il Reale. Di fronte alla Verità le onde cerebrali si abbassano al di sotto della soglia di pericolosità e il Sistema rimane in equilibrio. Il tuo caso era critico, perché cominciavi ad essere coinvolto con tutto il tuo essere in un dubbio a-logico, che, al di là di ogni parola, sfuggiva ad ogni tentativo di razionalizzazione. Le esperienze ineffabili incontrollate, come la tua, sono in assoluto le più pericolose e richiedono un intervento tempestivo! –
-Io mi sento semplicemente sopraffatto da tutto ciò che mi sovrasta e sfugge al mio controllo. Tutto questo è meraviglioso e terribile allo stesso tempo! Io non capisco il senso di tutto questo! Il senso della vita! Il senso della morte! Il pensiero che niente rimarrà dell’uomo e di tutto ciò che ha costruito! Perché? –
– Ehi! Ehi! Cavolo! Fermati! Fermati ti prego! Ma vuoi ucciderci tutti? Calma… shhh… buono su… sei un caso peggiore di quanto credessi… Senti, adesso tu devi recarti dal funzionario capo del tuo sistema, egli si prenderà cura di te. Il mio compito era quello di prelevarti dal tuo ambiente; adesso devi recarti alla Burobiglia G1S1 per ottenere il permesso che ti consentirà il libero accesso al “Sole”… –
– Permesso? Per andare sul Sole? Ma cosa stai dicendo? –
– Uff… lo dicevano che voi umani eravate la vergogna degli esseri razionali! Siete duri come l’adamantium! Allora… ripartiamo da capo… L’Universo è amministrato da una gigantesca macchina burocratica, cioè da un sistema efficientissimo di uffici che sono le Burobiglie, cioè quelle che voi chiamate “stelle”. La maggior parte delle Burobiglie coordina un settore, chiamato “sistema burobigliare”, formato da pianeti su cui vivono gli abitanti dello Spazio, detto “demos universale”. Poi esistono delle Burobiglie che non coordinano nessun settore, ma hanno la funzione di far comunicare un sistema burobigliare con un altro, oppure i pianeti di un sistema con la propria Burobiglia. Quello in cui ci troviamo è un ufficio del secondo tipo, ed è gestito da funzionari viaggiatori, come me… Il mio compito era prelevarti dal tuo ambiente e spedirti alla Burobiglia che è a capo del tuo sistema, ma per accedere ad essa hai bisogno del permesso, che puoi ritirare alla Burobiglia centrale, cioè la G1S1. Solo che c’è bisogno di un’autorizzazione speciale per l’accesso all’importante Burobiglia centrale, e questo lo puoi ottenere recandoti alla G345S786… per di qua, seguimi… –
– Non sarebbe stato più semplice traghettarmi direttamente sul Sole? –
– No, c’è una prassi da rispettare… –
– Ma non ha senso! –
– Ma è la prassi! E la prassi non si discute! –
– Perché? Tutto questo è assurdo! –
– Senti… hai una benché minima idea di cosa significhi amministrare l’universo? –
– Beh, no… ma… –
– Allora fammi un favore… STA ZITTO! –
Non starò certo a tediarvi con i dettagli sul viaggio burocratico-intergalattico che Licio dovette affrontare per ottenere l’accesso al Sole. Vi basti sapere che Toni lo spedì alla Burobiglia G345S786, dove fece domanda per il permesso d’entrata alla G1S1. Di qui fu trasferito alla G10S56 per la verifica d’autenticità, ma solo alla G23S78 poté ottenere la conferma, da presentare alla G49S48. Qui ottenne l’autorizzazione a ricevere permessi dalla G345S786; ma non è possibile presentarsi per la seconda volta in una Burobiglia, senza un adeguato pass, che solo la G20S2 rilascia. Con il pass al collo poté entrare nuovamente nella G345S786, e lì finalmente ottenne il placet per la G1S1. Si trattava di una supernova, l’attività al suo interno era frenetica! Del resto era plausibile: tutto l’universo faceva capo a quell’ufficio in cui lavoravano i burocrati più esperti. In 2,34 secondi, 2*109 funzionari esaminarono il suo permesso apponendovi altrettanti timbri d’autenticazione e finalmente, dall’ufficio centrale, ottenne un appuntamento col burocrate capo della G245S2874 (ossia il Sole).
Fu teletrasportato all’interno dell’ufficio del funzionario capo del sistema burobigliare 2874, galassia 245. I trasferimenti avvenivano così rapidamente che Licio non aveva il tempo di rendersene conto, probabilmente diversi funzionari viaggiatori con i loro Factotum se ne erano occupati. Fatto sta che si ritrovò immerso in una quiete profonda, galleggiando in un bianco candido, fuori dal tempo e dallo spazio. Chiuse gli occhi e rilassò tutti i muscoli e solo allora una voce lo raggiunse nel pensiero.
“Salve Licio, del demos universale pianeta 3, sistema 2874, galassia 245. Sono il burocrate capo di questo settore e ne ho la responsabilità di fronte al Sistema. Non occorre che ti esprima vocalmente: sono collegato direttamente al tuo sistema nervoso centrale. Ti chiedo solo, per potermi ascoltare, di mantenere la concentrazione… Ehi! Quello che ho appena detto in pratica vuol dire che posso leggere i tuoi pensieri! Vuoi smettere per favore di immaginare quella femmina della tua specie in quelle strane posizioni, che voi ritenete eccitanti? Ma possibile che voi mortali non pensiate altro che a quello, senza riuscire, almeno per un attimo a sgomberare la vostra mente? Su avanti… un po’ di serietà! In un momento come questo poi…”
“Mi dispiace signor burocrate; è più forte di me… quando si richiede da parte mia uno sforzo di concentrazione, subito la mia mente si ribella…” pensò Licio
Il burocrate proseguì: “Devi solo rilassarti, su… bene, tu vuoi ascoltare cosa ho da dirti, vero? Perciò presta attenzione alle mie parole… ecco… così… Dunque, come già saprai le tue onde cerebrali hanno superato ampiamente la soglia di pericolosità per il Sistema; appena questo è avvenuto io stesso ho lanciato l’allarme e sono venuti a prenderti. A volte capita che la vostra mente si conceda un viaggio oltre i limiti che le sono propri, essa stessa si domanda il perché della propria finitezza, e rovina oltre, insoddisfatta delle cose per come stanno! Il Sistema è sorretto dalla fiducia di Tutti; al suo interno è efficientissimo, ma non supporta il dubbio! La mancanza di fede in esso crea una falla strutturale incolmabile… e in men che non si dica, Tutto si sfalda e cessa di esistere. Tu sei un caso molto particolare… ma sospettiamo che diventerà sempre più frequente, nel tempo a venire, l’esperienza del sublime non contenuta in uno stato di cose che permetta la sua razionalizzazione; come nel caso della religione: chi ha fede in Dio non proverà l’angoscia che sgorga dalla meraviglia del cielo stellato, perché saprà che esso è stato creato dalla divinità, che è sorretto da essa e che la vita e la morte fanno parte di un disegno più grande di loro… disegno in cui ripongono un’incondizionata fiducia. La fede in uno stato di cose è l’unica precauzione che si ha per non rimanere vittima del terrore. Ma chi non ce l’ha è colpito nel profondo e di conseguenza diviene un terrorista per il Tutto.”
“Allora dimmi che esiste un dio!” implorò Licio
“Beh, sarebbe molto semplice, ma quelli come te non si accontentano dei racconti… vogliono vedere e toccare! Ma questo non posso farlo… nemmeno io ho mai incontrato Dio. Posso solo raccontarti ciò che so per certo. La realtà è che esiste un Sistema, come anche tu hai potuto constatare. È lecito immaginare che tutto questo faccia capo a qualcuno che lo ha messo a punto, ma non si sa bene che fine abbia fatto… in effetti ho sentito parlare di Dio, ma la sua storia è finita prima di iniziare. L’esistenza del Tutto la dobbiamo a lui, ma non si sa il perché. Fu lui a creare il demos universale e le Burobiglie per la sua amministrazione. Ora non so come sia andata altrove, ma conosco la storia dell’umanità. Creando l’Uomo probabilmente Dio non sapeva a cosa sarebbe andato incontro. La vita inconsapevole dell’essere umano, guidato dalla natura, fu breve; ben presto le necessità e le avversità che determinavano la sua condizione sulla Terra lo spinsero a divenire creatore di se stesso e di un nuovo mondo, quella che chiamate “civiltà”. Egli ha costruito la sua storia, dando vita a qualcosa di assolutamente imprevisto da Dio, il quale non sapeva niente della fatica del lavoro, delle sofferenze fisiche, dei piaceri del corpo e di tutti i sentimenti che compongono l’animo umano. Questo disconoscimento dell’Uomo, della sua vita e delle sue capacità, rendeva Dio imperfetto, e ciò era scandaloso per lui, qualcosa che non sarebbe mai dovuto accadere! Per rimediare a tutto ciò, mandò un emissario sulla Terra (quello che voi chiamate Cristo), affinché potesse trasmettergli la conoscenza di cui difettava. Per sua sfortuna, nemmeno questo suo disperato tentativo dette i risultati sperati, perché, sebbene Cristo capì cosa significasse vivere da uomo, con la pelle che sudava e si lacerava e i desideri della carne, Dio si rese conto che quello era un sapere che doveva essere esperito per essere compreso. Così, di fronte all’abisso incolmabile che lo separava dalle sue creature, se ne andò lontano, abbandonando persino Cristo, che aveva svolto diligentemente il suo compito e ora, dalla croce, gridava: ‘Padre, perché mi hai abbandonato?’. Sì, Dio se ne andò scandalizzato della sua ignoranza… l’ignoranza di cosa sia l’umano. Non era più perfetto, e tutto ciò che è imperfetto è anche corruttibile. Così, si dice che Dio morì, come muoiono gli uomini e le stelle. E, forse, nell’esperienza dell’abbandono, della finitezza, della vergogna, della morte, poté comprendere cos’era l’Uomo. Forse solo nella morte egli trovò la sua perfezione. Che ironia.
E allora? Cosa posso dire ancora? Ciò che rimane è questa gigantesca macchina burocratica e la sua prassi indiscutibile. Rimaniamo noi amministratori nelle Burobiglie e voi, demos universale che popola i pianeti, mentre Dio è morto e con lui l’idea che portò alla creazione del Sistema. E probabilmente mai sapremo il perché di Tutto questo. Ma sappiamo che c’è! Esiste e siamo noi a mantenerlo in vita. È una nostra scelta! Inconsapevole? Forse, ma è pur sempre una scelta che ci coinvolge tutti, e ognuno ha la responsabilità degli altri. Ognuno si trova qui senza sapere il perché, senza averlo chiesto prima. È una dannazione! Siamo tutti dannati da quando Dio con orrore ha constatato, per esempio guardando voi umani, che sapevamo cavarcela da soli. Egli era il gancio che sorreggeva il Tutto. Il gancio è sparito e adesso Tutto cade, ma… com’è che si canta sulla Terra?
‘Giro giro tondo
casca il mondo
casca la Terra
tutti giù per terra!’
La risposta ce l’avete fin da quando siete bambini, e girate e ridete tutti insieme, tenendovi per la mano, finché insieme non vi buttate a terra, continuando a ridere. La dannazione non è poi così male quando siamo in cerchio e ci teniamo per mano… quando ci si scopre non più dannati, ma con-dannati.”
“Sai” replicò Licio “la femmina della mia specie a cui pensavo prima… lei è la mia ora di libertà, quella che mi solleva dal peso de miei pensieri e in cui mi perdo per non morire di disperazione. Ma in questi ultimi tempi, non so… i miei sentimenti, le mie emozioni se ne stavano barricate nel mio guscio, compresse in un piccolo spazio e censurate, forse proprio perché non hanno un perché, e questo mi terrorizzava.”
“Già, se vuoi un consiglio… non cercare di vedere con gli occhi di Dio, ciò che puoi solo apprezzare con occhi di mortale. E ora vattene!”
All’improvviso il freddo. Licio aprì gli occhi e un brivido lo percorse da cima a fondo: si era alzato un venticello fresco.
“Allora era solo un sogno…” pensò. Poi gli venne voglia di incontrare qualcuno. Guardò l’orologio e vide che era ancora presto, così decise di uscire. Prima di prendere le sue cose, dette un ultimo sguardo al cielo notturno, limpido. Scorse una stella cadente e sorrise. Mormorò:
– Toni…-
E poi … una stella di nome Toni come l’amata Morrison, caro Simone. Ogni volta che ne vedrò cadere una penserò a te, pardon a Toni! Non sapevo davvero dove saresti andato a parare con la tua strabiliante fantasia intergalattica, direi fantastellare, se mi passi il termine, ma so che lo farai. Mi hai fatto volare gomito a gomito con le tue Burobiglie, passeggiare con l’amore e Dio, gli umani e il sentimento che ci prende tutti per mano.
Un giorno mi dirai della storia vera?
Ciao. Buon Natale e Felicissimo 2010 !!!!
Rosanna Scimia