Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Alice in Facebookland” di Vinicia Tesconi

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Alice:”Ma è impossibile!”

Cappellaio Matto:”Solo se credi che lo sia!”

Alice in Wonderland    Lewis Carroll

 

Se non fosse stato ottenebrante per la sua mente, sarebbe stato ridicolo. Lei, più di chiunque altro, lo avrebbe trovato immensamente ridicolo. E impossibile, anche.

Invece lei era lì. Con il cuore che accelerava i battiti di fronte ad una macchina, che non era quella  dell’elettrocardiogramma, per la quale, invece, poteva essere  normale agitarsi un po’. Appoggiava il polpastrello dell’indice nello spazio concavo del pulsante di accensione,  quasi come  ad accarezzare qualcosa di particolarmente caro e cominciava a trovare inspiegabilmente scomoda ogni posizione. Dopo il click, il tasto si incorniciava di azzurro e il pc sembrava mettersi in moto, esalando il suo leggero, circolare, ronzio. Secondi, al massimo minuti, per arrivare alla schermata iniziale, al punto di partenza. Per lei, invece,  dilatazioni eterne di insopportabile tortura. Poi, l’icona blu con la “f” bianca, e il cuore che aumentava le pulsazioni, iniziando la corsa.

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“Dai, connettimi, avanti, più veloce!”. Era già al punto in cui non controllava più il tremito delle mani ghiacciate, rischiando di mancare i tasti nel digitare la password, per poi dover ricominciare tutto da capo.

Si sentiva come una ragazzina che, invano, cerca di non correre lungo le strade che portano alla piazza del centro , dove sa che incontrerà il ragazzo che le fa battere il cuore, e trema e spera, avvicinandosi.

Un’altra interminabile manciata di secondi per passare da “Accedi” alla pagina richiesta. Il tempo della sua dissociazione. Il tempo, brevissimo, della sua lucidità:

“Calmati, respira, ragiona…è pazzesco far crescere così  l’ansia solo per delle parole scritte su un computer!”.

Sentiva, staccata da sé, quella parte della mente che la stava osservando e che spietatamente le ricordava la realtà.

Non era una ragazzina. Era passato un tempo infinito da quando non lo era più.

Non erano un viso da sfiorare, due occhi in cui specchiarsi, due mani da tenere, quelli verso cui le sembrava di correre all’impazzata.

Non si trovava in una via del centro, in mezzo alla gente, in cerca di qualcuno, tra la gente.

Era una donna con tanta vita già alle spalle e una marea di sbagli con i quali convivere.

Era in casa sua, sul suo divano, a fissare lo schermo di un pc con lo stesso batticuore con cui avrebbe guardato l’uomo dall’altra parte della tastiera.

Erano solo parole…scritte, neppure udite, quelle che le stavano togliendo il sonno.

Era una persona che non aveva mai visto, ancora imprigionata in un computer, quella che attraverso cavi elettrici e byte sembrava aver raggiunto la parte più segreta della sua anima.

Era il mistero affascinante del Bianconiglio e Alice non era capace di resistere alla curiosità.

Era, ma questo proprio non voleva vederlo, ancora un’altra illusione.

“Fa che ci sia un suo messaggio! Ti prego, fa che mi abbia scritto ancora!”

A quale divinità stesse rivolgendosi non era chiaro neppure a lei, anche perché non esiste alcun dio che faccia apparire un’icona sullo schermo di un computer. Ma intanto la sua anima si era già ricomposta, rimuovendo le realtà spigolose ed urticanti per puntare solo verso i sogni perduti, le emozioni ritrovate, i desideri riemersi, i sentimenti lobotomizzati per troppo tempo.

Le parole che lui le scriveva la facevano volare oltre la sua vita, la sua famiglia, la sua quotidiana fatica di madre, di moglie. Era tutto sbagliato. Era tutto bellissimo. E a quel punto della sua esistenza, non poteva proprio rinunciarci. Nemmeno la paura, spaventosa come una vertigine, di quanto male poteva farsi cadendo da lassù, riusciva a fermarla.

L’icona dei messaggi era accesa…un fumetto bianco con, sopra, un uno rosso. Lui le aveva scritto. Restava in volo, per un quarto d’ora, almeno. Ancora.

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7 commenti »

  1. Molto brava. Complimenti! Il racconto, scorrevole e accattivante, si legge con curiosità fino all’ultima riga: è l’amaro ritratto, ben scritto, di un’illusione contemporanea.

  2. La ringrazio moltissimo Maria, non ha idea di quanto piacere mi abbia fatto il suo generoso apprezzamento.

  3. E’ proprio così…spesso abbiamo bisogno di un’icona sul nostro pc.. anche se amate ..un’illusione che possa riportarci alla realtà e di come,dobbiamo coltivarla ,pur fuggendone ogni tanto…

  4. Questo racconto racchiude in sé e riesce a rendere perfettamente, grazie anche alla notevole abilità di scrittura, la potenza delle emozioni che esplodono in tutta la loro violenza attraverso la rete. Rapporti casuali con sconosciuti che arrivano dritti al cuore e alla mente con estrema velocità, superando i tempi e le barriere delle relazioni convenzionali.
    Sul web mancano sguardi, suoni e contatti ma la forza delle parole accende fantasie che catturano i sensi e ci fanno volare sopra un’altalena impazzita. E quando si cade giù, il dolore è maledettamente autentico. Complimenti sinceri all’autrice.

  5. Inquietante, perché racconta la verità. Uno sguardo sul mondo impalpabile e falsamente rassicurante dei social network, pericoloso perché subdolamente succhia la vita reale, da cui, forse, si vuole fuggire perché troppo frustrante o troppo pesante. La scrittrice racconta molto bene, senza giudicare né, tantomeno, condannare, la protagonista che ha un problema che è sempre più frequente: quello della dipendenza dai social network.
    Brava Vinicia. Adesso metto un bel “Mi Piace” su Facebook. Chissà cosa diranno i miei amici!

  6. Triste realtà. Descritta bene. Ora, però, torna male anche fare un commento a qualsiasi cosa scritta da chi non conosco, perché torna impetuosa la carenza che già percepivo di non “sentire/vedere” chi sta al di là dei tasti. 🙂

  7. In una passione d’amore consumata su Facebook non c’è nemmeno la più esile traccia della carne, ‘Non un viso da sfiorare, due occhi in cui specchiarsi, due mani da tenere…’, . Solo un cuore che si inclina verso lo schermo, e un desiderio divorante, impetuoso.
    E allora questo piccolo racconto, scritto con un succedersi di periodi brevi come messaggi su Facebook, secondo me pone una domanda difficile anche per il Cappellaio Matto: ‘E’ possibile che sia amore?’
    Ognuno risponda a modo suo.
    Però, se mentre leggi non puoi non stare dalla parte di quella donna che non è una ragazzina, se stai con lei su quel divano con il batticuore, il racconto ha fatto centro. E a me pare che qui succeda.
    ‘Lui le aveva scritto’.
    Non sappiamo cosa, non lo sapremo mai. L’autrice conserva, gelosa, il segreto di quelle parole.
    E io, come Alice, non resisto alla curiosità.
    Complimenti.

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