Premio Racconti nella Rete 2015 “Amir, Alissa e Alberto” di Leonardo Manetti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Amir, Alissa e Alberto vivono, divisi, nella stessa città Dave city, antichissima metropoli di grande importanza storica e geopolitica, sita all’estremità meridionale dell’altopiano dei monti Zachary, lungo le rive del fiume Avril.
Dave City è la capitale dello Stato di Boniface considerato uno dei paesi più avanzati al mondo per quanto riguarda il progresso economico e industriale. Nonché uno dei più competitivi, dov’è più semplice fare affari e creare nuove imprese, sempre al centro dei grandi interessi economici internazionali. Boniface è all’avanguardia nella produzione e nella ricerca info-telematica, sviluppati, sono anche i settori dell’industria chimico-farmaceutica, dell’aeronautica, robotica e della lavorazione dei diamanti. Per non parlare dell’avanzatissima fabbricazione militare.
Lo stato utilizza gran parte del suo capitale per il mantenimento dell’esercito e il supporto alla ricerca scientifica, tutto questo per ottenere armi sempre più potenti e ricercate, armi nucleari, missili, aerei da combattimento e una grande varietà di armi leggere da terra. Il territorio sarebbe fonte ideale per il turismo, grazie al clima gradevole e alla ricchezza storico-artistica dei suoi numerosi siti archeologici. Tutto questo viene ostacolato, però, dalla poca sicurezza sul territorio e le continue violenze e barbarie tra le varie popolazioni locali.
Seppure enormemente ricco, questo stato è da sempre teatro di scontri d’identità nazionale, religiosi e politici.
Esso è suddiviso in tre popolazioni differenti: i Bishr, i Burton e i Bindo. Ognuno con una propria religione, lingua e cultura.
Se queste culture si unissero con i loro costumi, stili di vita, tradizioni artistiche, letterarie e musicali, ne emergerebbe una società culturale multiforme e ricca. Purtroppo però, predomina la sete di potere che porta spesso a rivolte e scontri sanguinosi, dove perdono la vita molti civili indifesi.
Dave city collega i tre territori, separati tra di loro da un’altissima rete metallica contornata da un filo spinato che rende impossibile l’accesso degli abitanti da una zona all’altra.
In queste terre vivono Amir, Alissa e Alberto, hanno la stessa età, gli stessi desideri e le stesse esigenze, come tutti i bambini di tredici anni del mondo, ma non potranno mai vedersi senza una rete che li separa, almeno fino a quando i loro popoli non avranno fatto la pace. Amir vive nel territorio dei Bishr la zona più abitata ma anche la più povera e degradata della capitale. Vi è un alto livello di analfabetismo per mancanza di strutture scolastiche e culturali, i servizi pubblici sono limitati: ambulatori medici, centri sociali per anziani e disabili, scarseggiano. Quasi del tutto assente è la manutenzione stradale, i servizi di raccolta dei rifiuti e alla rete fognaria. Tutto questo porta anche un degrado sociale, caratterizzato dall’aumento di matrimoni e gravidanze in giovane età.
Alissa e Alberto invece sono più fortunati, perché vivono in zone ricche, dove ci sono numerosi ospedali, biblioteche, università, discoteche, centri benessere, attrezzature sportive, piscine, palestre, campi da calcio e da pallacanestro.
Le loro popolazioni Burton e Bindo lottano e si scontrano, ancora oggi, per dividersi il potere economico dello stato di Boniface, riducendo così in povertà la popolazione dei Bishr.
Ad Amir, Alissa e Alberto non importa quello che i loro popoli pensano e fanno, loro vorrebbero solo essere sereni e giocare senza la paura di venire uccisi. Vivono nel pericolo, perché in qualunque momento, anche in una situazione apparentemente di pace, può scoppiare l’inferno, lanci di razzi, bombardamenti aerei possono colpire il loro quartiere.
Amir, Alissa e Alberto sono costretti a crescere tra l’odio e la paura, ma rimangono pur sempre dei bambini con la voglia di giocare anche tra le macerie. Vedono morire i loro amici e familiari. Impauriti, aspettano anche loro, la morte. Sì, perché nella guerra dello stato di Boniface e della città di Dave city, sono i bambini a pagarne il prezzo più alto. Da quando sono nati, sono rimasti intrappolati in un paese, dove i grandi hanno deciso il loro triste futuro.
[…] PER LEGGERE IL RACCONTO CLICCA QUI DI SEGUITO www.raccontinellarete.it/leonardomanetti […]
Viene affrontato un tema molto importante di fronte al quale per lo più ci si sente impotenti, come emerge alla fine dove si parla di ” bambini intrappolati”. Basta leggerlo al rovescio e si scopre che all’inizio quando si dice “se queste culture si unissero” viene indicata una soluzione: conoscere.
Grazie Barbara, hai colto anche una lieve sfumatura!