Premio Racconti nella Rete 2015 “Una notte all’improvviso” di Maria Pia Nannini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Nella non aveva mai pensato al tempo trascorso, tutta affaccendata nel presente rifletteva ben poco sul futuro e ne ricavava in regalo più tempo, lo apponeva a guadagno, cogliendo quell’unica dimensione che possiamo realmente possedere. Affaccendata nell’essere, nell’avere, nell’apparire, nell’amare, nel lamentarsi, nel costruire, nello sperare, nell’attendere il miracolo . Ma anomala era la sua dimenticanza del passato e poco saggia la non previsione del futuro, perché si impediva un percorso di crescita, un divenire circolare che aiuta a superare le debolezze e mette in luce le qualità. Non ci pensava senza un apparente motivazione. Era spiritualmente giovane, motivata che ancora il suo viaggio fosse tutto da costruire e i cambiamenti ai quali dava vita era certa che avrebbero tolto il dolore che periodicamente la assaliva. Il suo viaggio era stato come un volo in altalena: su in alto nei cieli azzurri e tersi con il sole che ti illumina e riscalda, e poi giù a capofitto in basso nelle nere tenebre della solitudine, dell’assenza, della mancanza. Un viaggio in treno lungo una costiera di mare su rotaie che si snodano ed entrano a volte in buie gallerie. Nella seguiva sempre il cuore e quando rimaneva intrappolata nei meandri della passione, anche l’amore più profondo diveniva acuto dolore, tale era il prorompere nell’essenza. Ma una notte all’improvviso le si piombò addosso il Tempo con la sua valanga di ricordi, volti, situazioni, emozioni, dolori, gioie, immagini uscite dai cassetti della memoria che divenivano lentamente nitide istantanee a colori. Fu schiacciata dalla convinzione di aver perso ogni stazione, fermata, coincidenza nel suo viaggio; quando ero scesa lo aveva fatto aprendo violentemente la porta di un treno in corsa ed era caduta in un ciglione che aveva provocato indelebili ferite. Ma tutto il trascorso non era da dimenticare, vi erano piacevoli giornate dell’infanzia con volti di gente che fu, che adesso le si stampavano nella mente e nel cuore riportandola in una dimensione che appariva vicinissima: suo padre che la teneva per mano e le raccontava dolcissime storie con quella voce dolce e rassicurante che sopiva ogni timore, quel padre che le aveva insegnato a sognare e a leggere storie; gli amici, quell’aia in cui era cresciuta giocando, la scuola, i compagni e lei che aspettava dai vetri….L’adolescenza si era riproposta con lei ragazzina piena di sogni e gratificazioni perché in molti la corteggiavano e otteneva brillanti risultati al Liceo della città; la giovinezza con le sue tempeste. Poi gli entusiasmi della maturità : un cortile che al solo guardarlo le si inteneriva il cuore, aule desuete che profumavano di “ casa “sogni di costruire una scuola dove non esistono il disagio, e la paura, dove si accrescono l’autostima e i talenti naturali, ma soprattutto dove si aspettano i tempi di tutti. Ne ricavò la sensazione angosciante di aver vissuto una grande fetta di vita. Perché quel tuffo nel passato? Quale significato attribuirgli se non la perdita della speranza nei cambiamenti, dei finali a lieto fine , che sono poi tipici dei giovani? Suo padre ci aveva creduto fino alla fine ed era morto giovane ad 87 anni, lei a 57 era diventata vecchia. Nella cominciò a svoltare le pagine di un libro, quello dei ricordi e cominciò a riconoscersi nelle istantanee che prendevano colore nella memoria. A spasso sotto le stelle con un ombrellino verde, con Anna, Luisa e Gabriella, vicino a nonno Berto quasi cieco, ma che gioca a carte; Donatella Anna e la Iris che le cuce i vestiti per la festa. Marisa che lava i capelli nel suo negozio e le insegna a mescolare i colori, le prime vacanze in una delle tante pensioni che sorgevano imperiture nella riviera adriatica a seguito del boom economico. Le prime discoteche e un ragazzo dagli occhi così azzurri, ma tanto azzurri da volerselo subito sposare e che era diventato ben presto suo marito alla tenera età di venti anni, perché stava per nascere la loro stupenda bambina. Gli amici, le vacanze in Sardegna, le scuole nelle quali aveva soggiornato prima di sentirne il “ possesso” di una. Il matrimonio di sua figlia e il vero amore: Bastiano. Ripensò a quell’aforisma di Oscar Wild: “ non si conosce il vero amore finché non nasce il primo nipote. Ma lui era lontano, in quella dolce Inghilterra in cui era nato e dove aveva la sua casa.
Capì che il passato non si cancella, che le persone non cambiano, che non sempre il male vince sul bene, ma che la felicità non è esclusiva; che i sogni restano tali, i rimpianti ti dilaniano, i rimorsi ti perseguitano, le previsioni risultano incerte e spesso smentite, che la solitudine non è una calda compagna , ma una arcigna matrigna, che quello che intravedi è un sentiero silenzioso in cui tu tieni in mano una lampada che illumini la strada e riscaldi il cuore. Nella chiuse il libro è fu assalita dall’impotenza: il passato lo avrebbe voluto ridisegnare e provava una sensazione di rabbia al non poterlo modificare, il futuro appena se lo poteva immaginare e il presente le sembrava un deserto nel quale si muoveva assetata, cercando un oasi in cui ritrovare vibrazioni e pulsioni. Ecco il cuore invecchiato, ma non indurito, che ancora pulsava, ma al contempo si sarebbe voluto difendere da quei sordi battiti che sentiva attorno da altri cuori egoisti e pavidi, un cuore che non lamentava la propria e l’altrui canizie e a chi gli gridava di rallentare lei sussurrava che se ne era andata la sua giovinezza, perché non aveva più la capacità di illudersi e che non ce la faceva ad andare più piano. Se un duro realismo occupava il posto di un cieco idealismo, avrebbe voluto respingere questa senescenza, non per i capelli bianchi, le rughe, le mani trasformate, i peli scomparsi, le braccia caduche e i dolori addosso, ma perché le era stata strappata la capacità di pensare che tutto può cambiare, una notte all’improvviso.
Buongiorno Maria Pia il tuo racconto è molto toccante per le innumerevoli della protagonista nella quali ciascuno credo possa immedersimarsi in vario modo e con diversa intensità.
La solitudine il tema evidente della sua vita attuale, onestamente pare più noia della protagonista, la sua vita mi pare e mi appare una vita soddisfacente comune a molti per altro dalla quale trarre nuovii stimoli.
Mi è piaciuto.
Scusami……innumerevoli esperienze…….volevo scrivere……maledetto cellulareeeeeee 😉
Un fiume di parole che lascia senza fiato e sei nel deserto assetato assieme alla protagonista, che non lo sa ma solo dal silenzio dico io e non solo io potrà trovare le nuove pulsioni: E’ rimasta intrappolata nei pensieri poverina. E’ vero, a volte accade all’improvvisto e spesso di notte ma non solo di notte… Auguri.
Il libro dei ricordi che una notte all’improvviso ha dovuto incominciare a leggere: i ricordi nel tempo passato, quasi sempre dal sapore di nostalgia e tristezza, per la triste consapevolezza che i bei momenti resteranno irripetibili. Il racconto è scritto bene e piacevole da leggere e rileggere. Complimenti all’autrice.
E’ un racconto intenso, una sorta di bilancio della propria vita, all’improvviso. La consapevolezza è la nuova esperienza, quella che guida poi gli anni della maturità.
Bello.
Questo bellissimo racconto mi ha condotta a vivere all’improvviso , insieme all’autrice , la consapevolezza del tempo della vita che ho lasciato alle spalle e sul quale non ho mai avuto tempo di riflettere emotivamente perchè troppo occupata a vivere la quotidianità.Il tempo scivola dalle mani e poi …una notte all’improvviso eccolo lì. Mi viene in mente una canzone di John Lennon che dice:”Life is what happens to you while you are busy making other plans” (“La vita è ciò che ti accade mentre sei impegnato in altri progetti”) .Grazie Maria Pia per avermi condotta a vivere con te l’emozione del bilancio e del desiderio ancora tanto forte di vivere la vita con gli occhi di chi ancora ci crede.