Premio Racconti nella Rete 2015 “L’ultima” di Alessio Sozzo
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Carlo muove appena le labbra. Sente il respiro farsi strada a fatica fino ai polmoni. La gente è scomparsa intorno. Come per magia. Ma non ha nulla di magico la manciata di minuti che sta vivendo. I piatti giacciono sul tavolo. Ancora caldi. La mano di lei trema. Gli sarà costata fatica dirglielo. Cancellare una storia in un attimo. Ed adesso non ha nemmeno il coraggio di leggere negli occhi di lui come ci si sente quando cammini per strada e l’asfalto si squaglia sotto la suola. Antonella. Carlo. A volte lui leggeva i loro nomi scritti a mano sul campanello di casa e gli sembrava un miracolo. Che lui potesse mai costruire, lui abituato a distruggere. Chiude gli occhi. Si concentra sulla voce della donna del tavolo alle sue spalle. Sui passi veloci e perbene del cameriere tra i tavoli. Sul battito del suo cuore che per legge fisica non si può fermare. Si concentra per sperare che faccia meno male. Non ti amo più. Non ti amo più. Ma non ci riesce. Sente la voce di lei. La sente e la risente come qualche minuto prima. E si chiede se non sia stata sbagliata la sua domanda. Cosa è che non va? Forse se avesse taciuto. Se avesse consumato quest’ennesima cena nel silenzio che li aveva investiti in questi ultimi mesi. Forse. Forse adesso respirerebbe ancora l’aria. Sarebbe ancora vivo. Con un cuore. Una bocca. Un sorriso. Riapre gli occhi. Lei lo guarda. Ma sembra un altra donna. Non può essere la stessa. Non può essere. La stessa che lo teneva tra le braccia dentro il letto per sentirsi più sicura. La stessa che lo cercava ogni volta che apriva gli occhi. La stessa identica donna che gli chiedeva ‘ma mi ami?’ almeno una volta ogni giorno. No non è lei. Non è lei. Non può essere lei. Non ha nemmeno gli stessi occhi. Son freddi. Si dice. Son freddi quelli che ho davanti. E poi lei. Lei non gli farebbe mai questo. Mai. Sa che ha sbagliato. Che è stato poco presente. Che non ha avuto i poteri per risolvere tutte le sue insoddisfazioni. Ma chi è che non sbaglia? chi è che non riesce a fare i miracoli? Togli Cristo…quanti cazzo sarebbero in grado di moltiplicare il pane? Ha gli occhi umidi. Li richiude. Anzi li serra. Cazzo di uomo sarebbe se in questo momento si mettesse a piangere. Magari un uomo reale. Ma non se lo può permettere. Poi pensa. Passerà. Dimenticherà questa sera. Questa serata. Lo ha fatto tante volte. Non è più un ragazzino. Ma le lacrime bussano quando pensa che di loro non rimarrà proprio nulla. Che quello che sente. L’amore. Diventerà polvere da sparo per scopate sparse. E che di lei perderà le tracce. Anche se rimarranno in contatto. Si dice sempre così. Fino a che un’altra donna. Un altro uomo non chieda come pegno d’amore di cancellare ogni briciola del loro passato. Il cameriere torna. Prende il piatto di lei. Quasi intero. Poi guarda Carlo. Con il piatto nemmeno toccato e con gli occhi chiusi. La testa abbassata…Signore…Signore…si sente bene? Carlo si ridesta alza la testa e fissa questo semi sconosciuto davanti. Si. Si. Tutto bene…mi scusi…Porto via? Si non ho fame. Il cameriere prende il piatto. Sparisce. Lo ha già visto altre volte. Non lo stesso uomo o la stessa donna. Ma ne ha già visti amori persi tra le sue posate. E sa che quell’uomo tornerà nel suo locale. Tornerà con un altra donna. Quella donna con un altro uomo. Magari tra un mese. O tra un anno. Ma sa che torneranno. Diversi da ora. Sa che è triste. Amaro. Carlo intanto si è ripreso un minimo. Prende il calice pieno. Lo butta giù. Lo riempie. Lo butta giù. Antonella lo guarda. Cerca di stendere la mano verso lui. Poi si ferma. Ti farà male. Sussurra. Carlo sorride. O forse no. E’ la cosa che mi farà meno male stasera se ti può far stare tranquilla. Lei farfuglia. Sei ingiusto. Lui si versa un altro calice. La guarda perplesso. Poi si alza. Va alla cassa. Paga. Esce fuori. Si tasta la giacca. I pantaloni. Prende il pacco di sigarette e ne tira fuori una. L’accende e fuma. Poi sorride. Ha un pensiero. E sorride. Sembra tristemente divertito. Pensa. Ecco cosa. Pensa. Pensa che con le donne e le sigarette ti illudi spesso che quella tra le mani possano essere l’ultima.
Ben scritto! Mi sono goduto il flusso di frasi brevissime dall’inizio alla fine. Convincente. In bocca al lupo.
Scritto bene, fila il discorso, si sa poco però di questa donna e questo uomo.
Si il loro amore finisce, perché, lui sembra non capire, come cadere dalle nuvole, ma poi come si fa a cadere dalle nuvole quando finisce un amore.
Gli errori li commettiamo tutti, ok, ma lei cosa dice perché lo lascia? Lui cosa risponde, accetta così senza replica?
Mi ha lasciato un po’in sospeso, o forse è tutto da immaginare?
L’emozione mi è arrivata, il protagonista è in subbuglio…….
L’ultima frase è tanto profonda quanto realistica, purtroppo. Bello bello!