Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Tre minuti” di Francesca Breccia

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

(Quiero emborrachar mi corazon para olvidar un loco amor…) “Bentornato amore mio”, gli sussurò nell’orecchio mentre si stringevano in un tango, lasciandosi trascinare dalla parole di Cadícamo e dalla musica struggente di Cobián in Nostalgias. “Sono passati sette giorni ma ora sei di nuovo con me, e questi tre minuti sono solo nostri”.

Lui la cinse in un abbraccio ancora più stretto ed eloquente mentre le note scorrevano, non temendo il caldo torrido della milonga estiva del fiume (…nostalgias de escuchar su risa loca y sentir junto a mi boca como un fuego su respiración…) e le accarezzò il viso con la sua grande mano grinzosa e tremante che un tempo sapeva essere così ferma e forte.

“Voglio che tu sappia che ti amo e ti sento anche quando sono lontano” disse lui. Le lacrime non sono fatte per essere trattenute e lei lasciò che trovassero la loro via tra i solchi ormai profondi di un viso un tempo giovane e bello. Continuarono a ballare. Presto quel tango sarebbe finito e con esso il loro abbraccio si sarebbe sciolto. Sapevano che avrebbero dovuto rubare ogni istante del loro amore ritrovato all’ineluttabilità (….no quiero rebajarme ni pedirle ni rogarle ni decirle que no puedo más vivir…).

Gli occhi di lui, fino a pochi istanti prima così vividi, si velarono. La loro musica era finita portando via con sé il segreto dell’incantesimo. “Tesoro andiamo a casa ora” disse lei scivolando via dalle sue braccia con estrema dolcezza. “E lei chi è?” domandò lui con innocenza. “Amore, sono tua moglie, abbiamo appena finito di ballare insieme, non mi riconosci?” rispose lei con la voce strozzata di chi conosce già il silenzio straziante che avrebbe seguito puntualmente quella domanda. “Andiamo a casa di mia madre?” chiese poco dopo lui. “ Lo sai che tua madre è morta 20 anni fa”. “Ah già”, mugugnò lui.

Come un bambino obbediente la seguì, con lo sguardo perso e il passo esitante e lento. Quello stesso passo che sulla pista, durante il loro tango, era stato così deciso.

Le vecchie poltrone poste sulla veranda aspettavano solo loro, immerse in un silenzio estivo rotto solamente dal canto dei grilli. Lei lo aiutò a prendere le medicine e a sedersi (…quiero emborrachar mi corazon para olvidar un loco amor). Poi, la musica di un vecchio giradischi si mescolò al profumo dei gelsomini in fiore.

Come ogni venerdì, al loro rientro a casa dalla milonga, lei fece scorrere la puntina sul 45 giri rigato di Nostalgias, con la nascosta speranza che la stessa magia della pista da ballo potesse ripetersi anche a casa, ma anche con la consapevolezza di chi sa che la magia ha sempre un solo tempo e un solo spazio.

Su quel disco una dedica ormai sbiadita dal tempo: “All’amore della mia vita. Se ci perderemo, questa musica ci farà ritrovare”. Lo baciò sulle labbra, felice per il momento che avevano strappato alla vita. “Ti aspetto amore mio. Tra una settimana saremo di nuovo insieme.

Ancora per tre lunghissimi minuti” (…llora mi alma de fantocheno
sola y triste en esta noche,noche negra y sin estrellas).

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3 commenti »

  1. Bellissima e commovente storia che dalle note appassionate di un tango, con un improvviso cambio di passo, tra la descrizione di una mano “grinzosa” e di “solchi” su di un viso ormai vecchio, conduce il lettore di fronte alla realtà di una malattia che ruba identità, annulla coscienze e ingoia storie e amori. Hai raccontato in modo sublime un fantasma, che alberga nel cuore di molti. Brava.

  2. Bello, Francesca. Mi ha fatto venire in mente che siamo tutti un po’ così, anche quelli di noi che hanno una cosiddetta buona memoria. Sette giorni di assenza, tre minuti di presenza, molto bello. Mi ha fatto tornare la voglia di visitare Buenos Aires, che non ho mai visto. Complimenti.

  3. Un tango nel tango. Ritmo nelle frasi, nelle parole, che diventano passi.

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