Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Il Silenzio” di Leonardo Dal Savio

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Trovato finalmente parcheggio si avviò verso la rampa di scale, la porta d’ ingresso dell’ edificio era spalancata così lei non fece altro che immettersi tra la gente che entrava ed usciva. Una volta entrata si guardò attorno un po’ smarrita, ma poi dopo un’ attimo di confusione, riuscì finalmente a localizzare la segreteria e ci si diresse con passo deciso.

-Benvenuta alla clinica San Bartolomeo, ha un appuntamento?-squillò l’ infermiera dietro la scrivania.
-Cercavo mia madre mi è stato detto che l’ hanno ricoverata qui!-disse la signorina che era appena entrata.
-Benissimo mi dica pure il nome e le dirò dove si trova – la invitò l’ infermiera.
-De Santis,il suo nome è Giovanna De Santis- proseguì la signorina
-Non mi dica lei è la figlia della Signora Giovanna,è su.. nei “giardini”-.e indicò con il dito la direzione,l’ infermiera.
-Cioè mi scusi ,mia madre, sta male, è ricoverata.. e voi l’ avete portata nei giardini?-ringhiò la signorina.
-Oh no cara,non siamo stati noi è lei che ha insistito intensamente-.concluse l’ infermiera.

“I giardini” della Clinica di san Bartolomeo erano situati all’ interno di un quadriportico, una struttura antica, era eretto da maestose colonne: nella parte frontale erano di ordine ionico mentre in quelle laterali l’ ordine era il corinzio. Ordinati archi a botte collegavano una colonna dall’ altra e al centro di ogni lato si ergeva una statua in marmo che raffigurava miti della Grecia arcaica. I giardini,di per se,non erano molto estesi,ma sicuramente ben curati:edera rampicante prendeva spazio nelle mura,alberi e siepi giocavano con i loro colori. Ciliegi,querce e castagni erano disposti nelle quattro zone di cui era composto il giardino mentre tutt’ attorno,nel suo perimetro,erano stati lasciati crescere dei cipressi rigogliosi. Da ogni lato del chiostro partiva una strada,in muratura,che si ritrovava con le altre,al centro del giardino, formando una spirale. Sopra di questa fu fatta costruire una fontana maestosa,si diceva progettata dal Bernini in persona,che zampillava acqua.
E anche se non faceva parte della composizione originaria della struttura,una signora ,non più in giovane età,si trovava nel lato sinistro del porticato ferma a contemplare l’ infinito.

-Mamma!-esclamò la signorina che aveva appena raggiunto i giardini ansimante.
-E tu cosa ci fai qui?Ti hanno detto che stavo per morire allora sei venuta?-Cominciò la signora Giovanna.
-é anni che non ti fai sentire,e ora io sono qui,come fai a dirmi questo? E perchè sei qui e non dentro a farti curare dai medici?-continuò la signorina.
-Ah i medici,i medici..vacci tu a farti curare da quelli!, sempre a dirti quello che devi o non devi fare.-ringhiò rabbiosa la signora Giovanna.
-E come al solito fai tutto quello che decidi tu vero? Come sempre..-sentenziò con tono di rimproverò la signorina.
-Vedi,mia cara,è questo è il punto io,in realtà, non ho mai fatto.. quello che mi pare.-confessò la signora Giovanna.
-Come non hai mai fatto quello che ti pare?Pensavi solo a te,non mi hai mai dato un po’ d’ amore!..mai un po’ d’ amore!!,hai trascurato papà per anni che ti voleva bene..che era un buon uomo,hai lasciato correre su tutto,mi hai fatto sentire la figlia disagiata e insicura, quella che in ogni contesto si trovava male,quella che non ha radici concrete e profonde.-Proferì ad alta voce la signorina.

Qualche secondo di silenzio.

-Vedi Angela..sto morendo.. e ti dirò ,figlia mia, che non mi dispiace per come ti ho educata.
Guardati sei forte,non conosci paura,ti sei costruita una splendida famiglia e hai un buon lavoro.
Hai sofferto,è vero,ma la sofferenza fa parte della vita,hai pianto da bambina tutte le tue lacrime,
hai visto cose che era meglio non vedere ma ti sei strutturata.. hai trovato il tuo carattere, hai scelto poi la tua vita,unica e sola.-proclamò la signora Giovanna
-Sola,esatto,mia hai lasciato sola per tutta la vita! e io ho dovuto combattere battaglia dopo battaglia,giorno dopo giorno. Io volevo solo una madre che mi amasse-.disse mentre urlava e piangeva straziante la signorina Angela.
Guardami-proseguì la signora Giovanna-io sono stata amata da bambina, e credimi non c’è stata cosa peggiore. Sognavo,sai,sognavo una vita d’ avventure,di brividi,di passione-
-E tu perchè non mi hai mai domandato cosa sognavo io?- Interveni infuriata Angela,
E poi mamma tu hai vissuto una vita splendida,sei stata una delle donne più invidiate della città chiunque avrebbe voluto essere al tuo posto,mentre tu sempre lì a disperarti,non sai quanto ti ho odiato-finì la frase la signorina con un filo di voce .
-Disperarmi certo ,è così, perchè la mia vita non ha avuto un senso.
Sognavo ,da ragazza, una vita diversa, una vita affascinante, una vita temeraria,ma poi non fu così. Perchè vedi ,mia cara ,c’è una forza potentissima che controlla e tiene a bada tutto e tutti, che prima ti attira e poi ti schiaccia.. fino nel profondo: la società-.disse con consapevolezza la signora Giovanna.
-Ma di cosa stai parlando mamma?-disse Angela stupita come se non avesse mai conosciuto la donna di fronte a lei.
– Io che da piccola altro non facevo che giocare con la mia fantasia, non avrei di certo sognato di intraprendere una carriera legale, ma così è stato.. perchè mio padre diceva sempre “é buon costume attenersi ad un determinato programma”-.continuò la signora Giovanna.
-E così non ti piaceva quello che facevi? Ma eri uno degli avvocati più richiesti e apprezzati, lavoravi giorno e notte.-domandò incredula la signorina Angela .
-Oh ,vedi, odiavo quel lavoro,ma mi distraeva dal mio pensare… Io che pensavo a paesi orientali ed esotici..io che sognavo di trascorrere la vita con un uomo che non aveva paura di niente:incurante delle leggi e delle stupide sciocche chiacchere della gente,mi sono sposata un notaio che aveva paura dei ragni e giocava a golf perchè diceva che “chi era nella sua posizione doveva giocare a golf”-.
Così la interruppe Angela-E perciò non hai mai amato papà?-
-Oh no,assolutamente,sopportavo poco lui e ancor di meno le sue inutili abitudini,e detto tra donne, ho avuto anche diversi amanti,anche se mai nessuno ha mai incarnato il mio modello ideale di uomo-proseguì la signora Giovanna.
-E certo, e così tradivi papà,ma te la spassavi con i suoi soldi,brava..complimenti!!!-.ritornò sul piede di guerra la signorina Angela.
-Sono stata una donna ricca ,è vero, passeggiavo tra belle statue e sfarzosi giardini,ma se solo avessi avuto: la forza,il coraggio,l’ ardore di scappare,di lasciar tutto…ma vedi…sono stata una vigliacca,ho avuto paura. É per questo che non ho voluto mai darti affetto,ma ti ho sempre amato..tantissimo!.
Ho sempre preferito che tu prendessi le tue scelte: giuste o sbagliate che fossero. Io ho fallito, e non avrei mai permesso che ciò accadesse anche a te. Ecco perchè in questo momento ti guardo e in cuor mio sono felice ,infatti. ho davanti a me la donna che avrei sempre voluto essere,una donna che sa chi è e cosa vuole dalla vita,che ha saputo riscattarsi e alla quale nessuno ha mai messo i piedi in testa-.
Detto questo la signora Giovanna voltò lo sguardo verso i giardini e guardò il sole che stava per tramontare,poi riprese a parlare:-
Quanto a me,ormai,non rimane altro che…il Silenzio-.

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4 commenti »

  1. In questo racconto più che di silenzio si dovrebbe parlare di incomunicabilità tra figli e genitori e in questo caso tra una madre e una figlia. Due mondi lontani, separati che la malattia e la possibile morte del genitore sembra per un istante avvicinare. Pessimismo e tristezza sembrano sovrastare, arrivando a determinare il “Silenzio”.Abbastanza interessante

  2. Grazie mille Maddalena per aver letto e commentato il mio racconto,si il racconto si sviluppa sul tema centrale dell ‘ incomunicabilità tra madre e figlia richiamando come è chiaro la sofferenza interiore del vivere nel silenzio

  3. Grazie mille Maddalena per aver letto e commentato il mio racconto,si il racconto si sviluppa sul tema centrale dell ‘ incomunicabilità tra madre e figlia richiamando come è chiaro la sofferenza interiore del vivere nel silenzio.

  4. Concordo sul fatto che, nella vicenda da te raccontata, sia un problema di incomunicabilità, tra madre e figlia la situazione può trascinarsi per .. sempre, fino alla morte di una delle due. Il più delle volte succede che la figlia non si sposi o non abbandoni la casa per restare con la mamma a farle da domestica. Il racconto metti bene in risalto, con l’incontro/scontro, che la madre vuole condizionare l’esistenza della figlia come un suo riscatto personale. L’educazione deve mirare in alto, si fa per dire, per rendere autonomi i figli dai genitori senza imporre schemi preconcetti. Non è facile. Ciao
    Emanuele

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