Premio Racconti nella Rete 2015 “I segreti degli abissi” di Leonardo Dal Savio
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Si stava annoiando,come sempre quando era di guardia. Il sole batteva forte e l’ oceano era blu scuro. Era stato arruolato in Marina da poco tempo e il ragazzo non se ne capacitava,si chiedeva per cosa e per chi stavano combattendo. Il capitano era un uomo autoritario diceva che stavano portando avanti quella missione per volere della regina e per la gloria d’ Inghilterra. E così il giovane mozzo pensava tra sé:-Ma perchè non ci va lei,sua altezza regina d’ Inghilterra, a farsi portare via la vita per una stupida causa,perchè non c’è lei al posto mio,perchè io sono qua contro la mia volontà-. Per giorni e giorni nessun avvistamento niente all’ orizzonte. Il ragazzo si divertiva guardando infrangersi le onda contro la prua della nave,avvolte si formavano delle onde così grandi che gli schizzi d’acqua arrivavano dentro la nave portandosi con loro sempre qualcosa come alghe salmastre,conchiglie,pezzetti di roccia avvolte persino qualche piccolo pesce. Così passavano le sue giornate. Quando un giorno qualcosa di strano avvenne,infatti quel pomeriggio gli schizzi d’ acqua non portarono ne conchiglie ne alghe ma rotolò fin dentro la nave,facendo un notevole chiasso e infrangendosi contro le pareti,una bottiglia con all’ interno uno scritto. Il giovane si precipitò a raccogliere i pezzetti di vetro e ne estrasse con cura il manoscritto,lo distese bene e notò che alcune parole non si leggevano bene,per via dell’ umidità. Ciò scorse con gli occhi:
Andar per mare è un’avventura,in molti sono stati attratti
vagare oltre i confini in cerca di ricchezze e potere
ma bisogna stare attenti perchè gli abissi celano dei misteri
che l’ uomo non conosce che l’ uomo non comprende
è proibito andare alla ricerca dell’ ignoto
State alla larga
Il giovane era incredulo di quanto aveva appena letto,e in lui s’ incominciò a creare un misto di foga e di paura. Rilesse più volte quel testo cercando di trovare un significato,cercando di trovare verità in quelle parole. Era,come tutti i marinai, a conoscenza di quella leggenda,di quel mito che raccontava la storia di una nave,la più grande e imponente che fu mai costruita, che solcava i sette mari razziando e cercando di quanto più bello ci fosse nel mondo per portarlo via con sé,sfidando il mare e le sue leggi consapevole del fatto che nulla al mondo mai l’avrebbe fermata. la sua ciurma era composta dai più temerari e spregiudicati uomini di mare che fermandosi ad ogni porto distruggevano villaggi,uccidevano gli uomini e gioivano delle loro donne. Così un giorno le acque decisero di vendicarsi,stanche di questo abominio,la nave s’incaglio su di uno scoglio a prua e girandosi successe lo stesso a poppa. Così i marinai furono costretti a usare le scialuppe di salvataggio e andare a rifugiarsi nell’ isola più vicina. Riusciti nell’ impresa i marinai cercarono,appena sbarcati,un posto dove andare a dormire, esausti. Non sapendo che in quest’ isola da tempo vi era insediata una tribù di cannibali che aspettarono solo che la ciurma si addormentasse. Furono presi,legati e arrostiti vivi. Gli abissi avevano avuto la loro vendetta.
Dopo aver letto più e più volte quello scritto il giovane mozzo andò ad avvertire di corsa il capitano.
-Ma è solo una leggenda-ringhiò il capitano-Tu non sai niente,non conosci il mare,sei qui solo da qualche tempo e vieni dire a me cosa si deve fare..Io che solco questi mari da anni,che ho visto tutto quello che può succedere in mare. Non osare mai più a venir qua e a parlarmi delle tue sciocche bizzarrie,sennò sai che fine vai a fare?…-e indicò il mare-insieme ai pesce-cane. Detto questo si ritirò. La voce si era sparsa tra la ciurma e durante la cena tra schiamazzi e risate c’ era chi s’impersonava cannibale e chi faceva la vittima,davanti al povero ragazzo che guardava la scena distante e indifferente. Quella notte in branda il giovane mozzo non riusciva a prendere sonno,troppi pensieri in testa,così mentre gli altri dormivano lui uscì fuori e ritorno dove aveva trovato lo scritto.
Era una notte bellissima,la luna era piena ed era come se brillasse e questo scintillio andava a finire su di un punto e lui lo seguì. Sì trovo di fronte ad una scialuppa di salvataggio ed fu così che gli venne l’ idea. Senza far rumore si diresse in cucina e prese tutte le provviste che erano rimaste, poi andò nell’ antro dove erano collocate tutte le armi da fuoco e le prese,tutte. Dopo di che tornò verso la scialuppa di salvataggio posizionò tutte le cose con la massima cura e senza fare il minimo rumore la mise in mare. E se ne andò senza aprire bocca. La mattina dopo la ciurma accortasi dell’ accaduto andò a informare il capitano che andò su tutte le furie,ma nonostante ciò non volle tornare indietro e far provviste perchè la spedizione non poteva permettersi perdite di tempo,dopo tutto l’ aveva promesso alla regina. Passarono i giorni,la fame si faceva sentire,ma il capitano era convinto che di li a poco avrebbero trovato un posto dove sbarcare e rifornirsi. Intanto il giovane mozzo aveva razionato il cibo così che aveva previsto di aver da mangiare per giorni e giorni e grazie alle armi da fuoco saltuariamente lanciava dei razzi in cielo sperando che qualcuno lo avvistasse. E fu proprio così, dopo qualche giorno in mare, una nave di pescatori lo avvistò dicendo che era diretta verso l’ inghilterra. Mentre la nave della Marina non trovo nessun posto dove attraccare,e la ciurma si stava stancando. Fu così che una notte decisero di fare un assalto al capitano,così pieno dei suoi doveri da rispettare, e lo presero ,lo legarono e lo arrostirono vivo. Da quel momento la nave era diventata cannibale di se stessa. La vendetta si era consumata.
Ciao Leonardo, avevo letto il tuo racconto giorni fa’ ma pur sentendo dell’interesse rimasi inattivo, dovevo fare delle ricerche nel faldone delle leggende che peraltro non avevo completato qualche anno fa’. Non è una categoria che fa per me. Lo stile mi piaceva ma c’era il rifiuto della violenza ma questa è la mia storia. Oggi ho riletto il tuo racconto e l’ho trovato interessante anche se non riuscivo a mettere assieme le parole per un commento. Ho vinto la pigrizia e mi sono preso il faldone dove avevo fotocopie e stralci di libri di Giuseppe Pitrè (fiabe e racconti siciliani) e le copie su dischetto dei libri di Maria Savi – Lopez “Leggende dal mare” e “Leggende delle Alpi”. Lo scopo non era quello di controllare il tuo testo, non ci penso nemmeno, ma era quello di recuperare le atmosfere, le magie e le paure dei marinai e delle famiglie dei marinai di fine Ottocento per il mare. Paura, rispetto e timore riverenziale. Questo ho trovati nei libri di quei due mostri sacri, dico io. Non credo che nel secolo della tecnologia raffinata del GPS e di altre cose più sofisticate, sia cambiato il rapporto dell’uomo con il mare. Il tuo racconto ha il taglio di una leggenda in cui però il giovane mozzo esce illeso dal mare perché si ribella a un destino fatto di crudeltà. Complimenti.
Emanuele.