Premio Racconti per Corti 2015 “Quel che resta dell’assenza” di Valentina Paravano
Categoria: Premio Racconti per Corti 2015Soggetto di Hakeem Abu Jaleela
Sceneggiatura di Hakeem Abu Jaleela, Valentina Paravano, Valerio Tassara
Tutti i Diritti Riservati
Scena 1. Parco. Est Giorno
Un uomo sulla quarantina, aspetto mediterraneo, sta eseguendo una pièce artistica in un parco di una grande città:la sua arte sta nel raccontare storie, far giocolerie, creare figure a terra con le ombre che interagiscono con la natura e con i bambini che guardano curiosi insieme ai genitori. Nel suo gioco delle ombre passa vicino ad un’anziana signora che sta dando da magiare ai piccioni seduta su una panchina che non si fa coinvolgere più di tanto e sembra un po’ imbarazzata. Adnan forma un piccione in ombra ma non cogliendo reazioni procede con il suo gioco e il suo seguito.
ADNAN
L’ombra non è né maschio né femmina
Grigia anche se la accendi con il fuoco
Mi segue, diventa grande, e si rimpicciolisce.
Stavo camminando! Stava camminando!
Stavo seduto! Stava seduta!
Stavo correndo! Stava correndo!
La stavo ingannando quando mi toglievo
il mio mantello nero.
Mi ha imitato e si è tolta il suo mantello
grigio
Mi sono girato verso la strada accanto
Si è girata verso la strada accanto
Ho detto la inganno ed esco dal tramonto
della mia città
L’ho vista camminare davanti a me nel tramonto
Di un’altra città
Ho detto torno appoggiato su due stampelle
e lei è tornata appoggiata su due stampelle
Ho detto la porto sulla mia spalla!
e lei ha rifiutato! (irrigidita)
Ho detto allora la seguirò per ingannarla e 3
scherzando seguirò a pappagallo le sue forme
imiterò colei che mi imita così il somigliante
si fonde con il somigliato
e così non la vedo e lei non mi vede.
Adnan recita la poesia a chiusura del numero. Dopo l’applauso finale bambini e adulti si allontanano, fermandosi presso le bancarelle di ONG umanitarie nelle vicinanze che promuovono il loro lavoro e raccolgono fondi(AMNESTY, EMERGNCY, ECT).Si tratta di un festival. I bambini vanno via correndo vocianti e mentre Adnan prepara le sue cose per andarsene si sofferma con lo sguardo sull’anziana signora seduta su una panchina nascosta dietro un albero che sembra spiare le sue mosse. Adnan si è accorto, quando ha provato a coinvolgerla, del suo modo di fare assente e lontano. Ai suoi occhi l’anziana signora sembra vivere in un altro mondo. Mentre prepara Adnan le sue cose, gli si avvicina un uomo accompagnato da un altro con la pettorina di Amnesty
UOMO AMNESTY
Ciao, Adnan ti hanno già detto che ti abbiamo inserito nella lista per la prossima partenza? Se tutto va bene, presto rivedrai la tua famiglia.
ADNAN
Lo spero tanto, ma non riesco a credere che mi diano un permesso temporaneo per rientrare a casa, sarebbe troppo bello.
UOMO AMNESTY
Ce la stiamo mettendo tutta per smuovere il tuo caso. Noi, l’ambasciata anche le Nazioni Unite hanno dato la loro autorizzazione.
Riesci a sentire i tuoi? Come stanno?
ADNAN
Come pesci in un acquario con un sub che gli dà la caccia.
UOMO AMNESTY
E tu?
ADNAN
Vivo come un’ombra. Il mio cuore è laggiù, ma la mia vita è qui e non vale niente. 4
UOMO AMNESTY
Non dire cosi! Dobbiamo aspettare il momento buono.
ADNAN
Aspettare…
UOMO AMNESTY
Non abbatterti. Un giorno tutto questo finirà. Immagina di essere un ponte tre due mondi. Sarà fondamentale per tutti che tu qui abbia creato qualcosa qui. Coraggio!
ADNAN
Ma sì, certo.
UOMO AMNESTY
Resisti. La settimana prossima c’è una conferenza, vorrei che venissi a raccontare la tua storia.
Adnan annuisce; i tre si abbracciano e si salutano, poi i due si allontanano.
Scena 2. Parco. Est. sera
Adnan ha finito di raccattare i suoi strumenti di lavoro e si avvicina ad un uomo in tenuta da giardiniere che una targhetta indica come il responsabile del parco.
RESPONSABILE
Come è andata?
ADNAN
Tieni, fatti una birra alla mia salute.
RESPONSABILE
Grazie.
ADNAN
Senti, chi è quella signora laggiù che viene a vedermi tutti i giorni?
RESPONSABILE
Una mezza pazza, però non dà fastidio a nessuno. Passa le giornate a dare da mangiare ai piccioni. Dice che aspetta 5
il marito, ma so che è morto nella seconda guerra ad El Alamein.
ADNAN
Non ha nessuno?
RESPONSABILE
L’ho sempre vista sola, a volte se ne sta là a fissare il vuoto per ore come fosse in un altro mondo. Il tuo numero le deve piacere molto se si alza per venirti a spiare…Ci vediamo.
L’uomo si allontana.
Adnan si avvicina piano alla vecchia signora e le si siede accanto, le loro ombre vicine si toccano. Entrambi le osservano in silenzio,
ADNAN
Le piace il mio numero?
La signora non risponde, ma allunga una mano e porge delle briciole per un piccione, non alla persona ma verso l’ombra del braccio di Adnan. Lui prende le briciole e le dà ai piccioni in silenzio. Intorno il parco è semideserto è l’ora di pranzo e si sentono solo le voci del parco.
Scena 3. Casa Adnan. Int. sera
Luca, un uomo sulla trentina, si sta preparando per uscire. Si guarda allo specchio, si mette lo zaino e si avvia quando su una mensola accanto alla porta trova una serie di bollette. Le guarda, si lascia sfuggire un’imprecazione, quindi torna indietro e bussa con forza alla porta del bagno che apre con violenza. Adnan si sta facendo la barba. Luca gli sbatte davanti gli occhi le bollette.
LUCA
Ce la staccano!!
ADNAN
Cazzo! Mi sono dimenticato di dirti che non riuscivo a pagarla questo mese.
LUCA
Questo mese? Basta, Adnan! Questa la 6
paghi tu!
ADNAN
Mi dispiace, Luca, mi sa che non ce la faccio questo mese.
LUCA
Tu fai l’artista e io a correre dietro alle bollette. Almeno avessi accettato il lavoro che ti avevo rimediato adesso non staresti cosi!
ADNAN
Sono loro che non mi hanno accettato!
LUCA
Sì, certo. Potevi pure evitare di dire che stai per tornare nel tuo paese…
ADNAN
Luca, primo io sono un artista, secondo sai benissimo che non posso garantire la mia presenza per un anno. Gli avrei dato una fregatura, non posso farlo…
LUCA
Sì, sì, certo il Pirandello del nuovo secolo!Il nuovo realismo teatrale! Ma va, va… Questa la pago io, ma è l’ultima volta.
Luca si volta e fa per andarsene. Ma in corridoio inciampa su una valigia messa in un angolo vicino alla porta.
LUCA
Cazzo! ‘Sta valigia di merda sempre in mezzo alle palle…
Luca torna indietro verso il bagno e guardando Adnan dice.
LUCA
Ma che aspetti a disfarla? Non ti rendi conto che neanche L’ONU potrebbe
farti tornare a casa???
Luca esce. Adnan con il volto rasato per metà si affaccia dal bagno e guarda la sua valigia con aria sconsolata. 7
Scena 4. Parco. Est. giorno
Lo spettacolo è in corso, quando arriva il giardiniere che comunica che bisogna interrompere perché stanno arrivando i vigili. Il cielo si fa scuro, Adnan ferma lo spettacolo con le ombre.
La folla si allontana. Intorno ad Adnan, si crea il vuoto. Lui rimane solo e, mentre finisce di mettere a posto, si accorge che in lontananza l’anziana signora è ancora lì, seduta sulla panchina, e senza curarsi di nulla continua a nutrire i piccioni. E gioca con la sua ombra mentre a voce alta ripete parte della poesia di Adnan. Adnan, mescolandosi fra le persone, si avvicina di soppiatto senza farsi vedere.
SIGNORA
Stavo camminando! Stava camminando!
Stavo seduto! Stava seduta!
Stavo correndo…
ADNAN
Stava correndo!
SIGNORA
(COLTA DI SORPRESA CONTINUA A DAR DA MANGIARE A PICCIONI)
Mahmud Darwish è un grande poeta!
ADNAN
Lo conosce? Mi meraviglia, non è stato mai tradotto in italiano…
SIGNORA
La stavo ingannando quando mi toglievo il mio mantello nero.
ADNAN
Mi ha imitato e si è tolta il suo mantello grigio…
SIGNORA
L’ho imparata ascoltandola. A mio marito piacerebbe tanto, lui ama la cultura araba. Sa, io e mio marito stiamo insieme da una vita. Io avevo 16 anni quando ci siamo fidanzati, ancora non c’era la 8
televisione…
ADNAN
(DÀ UN OCCHIATA AL PARCO E NON VEDE NESSUN MARITO, MENTRE I VIGILI CONTROLLANO IN GIRO)
Suo marito è qui con lei?
SIGNORA
Mio marito è partito per la guerra e io lo sto aspettando.
ADNAN
Quale guerra signora?
SIGNORA
La guerra! C’è da domandarsi quale? C’è sempre una guerra da qualche parte…
ADNAN
E suo marito torna sempre?
SIGNORA
Scherza? E’ da quando siamo fidanzati che ci diamo appuntamento qui. Non è mai mancato…
Non abbiamo avuto figli, ma abbiamo passato tutta la vita insieme. Io lo aspetto sempre qua, sono sicura che verrà anche questa volta, come sempre, e saremo di nuovo felici
Sa, è molto bello il suo numero con le ombre. Lei è molto bravo.
ADNAN
Grazie.
La signora allunga di nuovo del pane ad Adnan che la aiuta a dare da mangiare ai piccioni
SIGNORA
Le ombre sono pericolose riempiono i vuoti e ci ricordano quello che è stato o quello che avremmo potuto essere..
Spesso sopravvivono alle persone. Lei è molto bravo a giocare con le ombre. Ma ci crede nel mondo delle ombre, signor…? 9
ADNAN
ADNAN, il mio nome è Adnan. Certo che ci credo alle ombre, sono un effetto della nostra vita, riflettono ciò che siamo
SIGNORA (SORRIDENDO)
Sì, le ombre ci sono sempre tranne quando c’è troppo sole o troppa felicità. Allora si ribellano forse e spariscono e non si sa mai se tornano.
Venga a sedersi. Quindi lei è extracomunitario…
ADNAN
Sono palestinese.
SIGNORA
A volte quando il sole è molto forte certe ombre ci vengono a trovare. Lei le ha mai viste?
ADNAN (OSSERVANDO DA LONTANO I VIGILI CHE SI ALLONTNANO)
No. Ora devo andare, magari un’altra volta. Arrivederci, signora. E’ sicura che non vuole che chiami qualcuno o che l’accompagni da qualche parte?
La signora senza togliere lo sguardo dall’orizzonte risponde.
SIGNORA
No, grazie, aspetto mio marito.
Adnan prende un foglio, vi scrive il suo numero di telefono e glielo mette nella tasca.
ADNAN
Se le occorre qualcosa cosa, questo è il mio numero…
La signora senza distogliere lo sguardo dall’orizzonte risponde.
SIGNORA
Grazie. 10
Scena 5. Casa Adnan. Int. giorno
In cucina, mentre Adnan sta cucinando, Luca entra facendo esercizi di giocoleria con tre arance.
LUCA (IRONICO)
Queste tre arance invece del tuo teatro sperimentale ti farebbero guadagnare sicuramente più soldi, non credi?
Adnan gli sorride ma poi il suo sguardo preoccupato torna sulla TV dove al Jazeera (o la RAI) riporta gravi notizie sulla Palestina. Luca si ferma.
LUCA
Sei preoccupato per i tuoi figli?
ADNAN
Loro sono giovani e se non fanno follie se la caveranno. E’ mia madre che mi preoccupa, non ho notizie da giorni.
Il telefono squilla. Luca risponde.
LUCA
Pronto… (poi rivolto ad Adnan)… Credo sia arabo.
ADNAN
Pronto Amina, ringraziamo Dio! Come stai? Ti prego, dammi notizie della mamma… capisco, capisco, no, non ti sento bene…
Adnan attacca il ricevitore, Luca che era rimasto nelle vicinanze chiede
LUCA
Tutto bene???
ADNAN
Sono morti dei nostri amici. Mia madre e la mia famiglia stanno bene per ora. Dice che vivono come ombre e che l’unica cosa che gli dà forza è il ricordo della nostra famiglia quando eravamo insieme e felici.
Ad Adnan cade lo sguardo sulla valigia, Luca segue il suo sguardo e si accorge della malinconia dell’amico. 11
ADNAN
Temo che quella valigia rimarrà qui ancora per molto tempo.
Scena 6. Parco. Est. giorno
Adnan sta facendo il suo spettacolo quando sopraggiunge un improvviso nuvolone che costringe gli astanti a scappare e Adnan a terminare improvvisamente il suo numero. Mente raccoglie frettolosamente le sue cose, vede la vecchina seduta sulla panchina fissare il vuoto davanti a sé e continuare a dare da mangiare a voraci piccioni che non si fanno spaventare neanche dall’arrivo della pioggia. Adnan corre da lei e le si siede accanto.
ADNAN
Signora, presto verrà a piovere, non va a casa???
SIGNORA
Non posso, sto aspettando mio marito.
ADNAN
E’ sicura che verrà anche con la pioggia?
SIGNORA
Guardi lei stesso; credo che lei sappia vedere le ombre anche senza il sole
Sullo sguardo perso dei due vediamo il parco (probabilmente virato seppia o qualcosa di simile in color correction) che per un momento si anima di persone come negli anni ‘30. In una bella giornata di sole vediamo in lontananza un uomo che si avvicina sorridendo e salutando.
Il momento quasi mistico è interrotto da un tuono improvviso che sembra risvegliare Adnan che, quasi spaventato dall’improbabile visione si alza, indossa la giacca intorno alle spalle della signora saluta e se ne va. Da lontano si volta per osservare la signora che si ripara sotto un albero e continua a guardare nella stessa direzione.
Scena 7. Saletta Amnesty. Int. sera
C’è una conferenza. Adnan sta presenziando assorto in silenzio, il 12
relatore sforna dati e cifre sulla guerra in corso.
Il telefono squilla di nuovo, stavolta è il cellulare di Adnan che risponde in tutta fretta.
ADNAN
Sì, sono io chi parla? … Vengo subito.
Scena 8. Corridoio ospedale. Int sera
Nel corridoio Adnan parla con un dottore avviandosi verso una stanza.
DOTTORE
Non aveva documenti. L’unico recapito che le abbiamo trovato addosso è il suo numero di telefono. Non fa altro che parlare di suo marito, dice che lo sta aspettando… che non può morire senza salutarlo… Lei è un parente?
ADNAN
… un amico. Posso vederla?
Scena 9. Camera ospedale. Int. sera
Adnan entra nella stanza insieme al dottore e all’infermiera. Si siede vicino alla signora, le prende la mano. Lei lo guarda e gli sorride.
SIGNORA
Amore mio, sei qui finalmente! Quanto ti ho aspettato…
Adnan guarda il dottore e l’infermiera.
ADNAN
Sì, sono qui…
SIGNORA
Lo sapevo che saresti arrivato.
La signora sorride. Il diagramma elettronico della macchina del battito cardiaco si appiattisce e il suono che decreta la sua morte si fa sempre più insistente. 13
Scena 10. Parco. Est. giorno
E’ un giorno di sole. Adnan è seduto sulla panchina della signora, intorno a lui i piccioni sembrano reclamare inutilmente il loro pasto.
Adnan fissa nel vuoto e nel controcampo della sua soggettiva rivediamo quello stesso parco in color correction come lo abbiamo visto precedentemente: persone vestite anni Trenta, carrozzine e, in lontananza, un signore che levandosi un cappello Borsalino s’incammina felice e con gran sorriso verso di noi.
Fino a portarci ai titoli di coda.
Una sceneggiatura che contiene tante cose, racconti di vita, solitudine, guerra, dolore, ma anche solidarietà, amicizia, comprensione.
Il tutto fuso perfettamente in una sceneggiatura viva, interessante e malunconucamente poetica.
“Quel che resta dell’assenza” e dell’uomo
“Quel che resta dell’assenza” (sceneggiatura di Hakeem Abu Jaleela, Valentina Paravano e Valerio Tassara) è la storia di Adnan, un artista di strada che racconta storie con le ombre e padre di famiglia che cerca di tornare nel suo paese, dove è in corso una guerra. Nello svolgimento della storia egli incontra una donna anziana che, mentre guarda i suoi spettacoli, aspetta l’ombra di suo marito tutti i giorni. È proprio questa donna che porta Adnan a riflettere su una condizione, seppur dolorosa, reale: ciò che rimane dell’uomo sarà solo il ricordo di un’ombra, che porta con sé molteplici significati; essa ci fa provare sentimenti come la malinconia, la tristezza ma anche la gioia e anche se “riempie i vuoti e ci ricorda quel che è stato e quel che avremmo potuto essere”, ci mette di fronte al fatto che la storia si ripeterà all’infinito e che anche se si cerca di scappare da questa, lei ci seguirà sempre. La donna anziana aspettava l’ombra del marito che era partito in guerra e Adnan aspettava di ritornare dalla sua famiglia, la quale anche viveva la guerra. Ognuno dentro di sé vive una guerra interiore con il proprio io e questa piccola finestra sulla vita di Adnan ci fa capre che, nonostante l’infinita ripetizione di una condizione storica e individuale, se ci si scorda per un momento del passato, si può scoprire la bellezza del presente, che a sua volta fa luce sul passato e apre una via verso il futuro.
Il mio giudizio su questa sceneggiatura è assolutamente positivo. Rileggendola più volte si scoprono più sfumature riguardo la storia e soprattutto noi stessi, aprendoci gli occhi sulla (dolorosa e inevitabile) realtà e la possibilità di migliorarla.
E’ un bel testo con punte di poesia e con il risultato certo di un Corto interessante. Tanti messaggi per l’uomo; quello centrale: la vita è una fonte continua di sofferenza, a cui ci si pone difronte con la speranza di una soluzione o nell’illusione di un rimedio. Nasce la solidarietà tra le persone sofferenti non responsabili della loro situazione, il più delle volte la sofferenza è originata dalla cattiveria degli individui, mai indirizzata alla vittima intenzionalmente ma dovuta all’odio tra popoli. Auguri per il concorso.
Emanuele