Premio Racconti nella Rete 2015 “Semi di zucca” di Marilena Atzeni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015La casa dei nonni era grande, imponente e misteriosa.
Un piccolo mondo autonomo con giardino, corte, animali, cantina, granaio e soprattutto con una serie di camere, il salotto, gli studi del nonno e degli zii, sempre in penombra e ciascuno con le proprie ore di vita.
Al secondo piano una serra piena di fiori con i vetri lattiginosi di calce e le camere da letto, ultima quella degli ospiti: lì la vidi per la prima volta, mentre usciva dalla stanza e chiudeva la porta con un cordoncino di seta rossa che legava in un nodo lento.
Corsi giù allarmata, chi è? – chiesi alla nonna -. E’ Nora.
Eh no, non mi bastava, volevo sapere…… non ebbi risposta.
Iniziai a seguirla, da lontano prima, poi in modo che potesse vedermi, non mi degnava, si voltava girando il busto e mi guardava dritto negli occhi; anche io rispondevo con occhi freddi.
Nora che cammina nei corridoi, che sparisce dietro una porta e rimane sospeso un lembo di gonna ridente. Si, Nora aveva movimentato le ore immobili, i ritmi impietriti e gli scuri socchiusi; la casa si era rianimata.
Poteva avere il doppio dei miei anni, forse sedici.
Snella, flessibile, la vita sottile in una cintura che stringeva la gonna fiorita, una corolla che danzava ad ogni passo; i capelli castani, legati in una coda alta, si muovevano insieme.
Nora con un lieve profumo, no, non profumo, un odore acerbo, acre di fumo fresco indefinibile, lo seguivo, la seguivo in una sfida a chi delle due avrebbe ceduto per prima e rotto il silenzio, cercato un contatto.
La spiavo mentre si toglieva le calze lunghe e misteriose, arrotolandole fino alle caviglie e infilandole poi ai lati della spalliera della sedia che si trasformava in un buffo coniglio dalle orecchie abbassate.
Un pomeriggio chiaro d’inverno la raggiunsi nella serra: era intenta a colmare di terra dei piccoli vasi. La faceva scivolare con maestria attraverso i pugni chiusi a clessidra.
Chi te lo ha chiesto? – Suo zio – rispose trafiggendomi. Non mi arresi, presi un cucchiaino ammuffito -ricordo di Venezia – brandii; colmavo vasetti, la sfidavo leggendo ad alta voce: Diomea, Heliocerens, Mammillaria elegans………. sistemavo le piantine pensili, i rampicanti sui fili tesi da un lato all’altro della serra, provocandola soddisfatta con il mio bucato vegetale.
In uno sguardo notai che Nora masticava -cosa mangi? – semi di zucca – rispose. Li pianti anche? Li semino.
Improvvisamente si fece scuro, un tuono, un forte vento animò tutto: La gonna di Nora, i rami minacciosi dai fili, i fiori spettrali, i vetri imbiancati trasformati in fantasmi dai lampi.
La porta sbatté con violenza, un urlo insieme, abbracciate nel terrore, ci precipitammo verso l’uscita.
Non erano ore da serra.
Quasi d’estate, accompagnai Nora fuori dal paese; giungemmo alla casa del pastore, a mezza collina, tra i mandorli.
Un uomo solido e con gli occhi d’acque ci indicò l’ingresso: è babbo -disse Nora -.
– Entri – soffiò lui, guardandomi con distanza.
Un’unica stanza nella penombra: ecco l’odore di fumo acerbo.
Sul tavolo lungo e stretto, tagliato da una lama di sole, solo una forma di formaggio, appena color paglia, giovane e gonfio, quasi sferico. -Ora esplode – pensai.
Altri lunghi cammini.
Altre visite brevi e mute.
-Ho sete- dissi in un’altra andata alla collina. Nora si girò, mi sorrise per la prima volta, allungò il passo verso un ciuffo di felci -poche – ma nascondevano una piccola conca di granito dove scorreva l’acqua.
Mi spruzzò l’acqua in viso, due, tre volte, lentamente.
Si allontanò; la seguii allarmata. Il tempo si era come spezzato. – Oggi non torno più -confessò.
La vidi allontanarsi ritagliata dal sole, a tratti rallentava e un pò sputava violentemente per terra i semi di zucca masticati e un pò, con un gesto leggero della mano, li seminava nel cielo.
Chiesi Silenzi Dicevano
Nella serra fiori di zucca.
Incuriosisce, ma ci si perde tra la punteggiatura e pezzi di frasi.
racconto molto curioso e misterioso..ma piacevole!
A tratti poetico, alcune frasi molto belle.