Premio Racconti nella Rete 2015 “Realtà e finzione” di Matteo Tella
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Per vivere inventavo storie, e per vivere meglio inventavo storie interessanti. Perché questa coincidenza si verificasse, saccheggiavo quotidiani e riviste. Credevo, infatti, che la verosimiglianza fosse qualità necessaria ai racconti in generale e ai miei in particolare. Volevo storie credibili, nelle quali i lettori potessero riconoscersi. E i giornali erano il magazzino ideale dove cercare. Il mio metodo era semplice: sceglievo gli articoli più curiosi, al massimo tre, e poi ne fondevo gli elementi principali, conditi da un po’ di mitologia e di letteratura. Il risultato era un racconto omogeneo con una morale finale, quando andava bene, senza, quando ero poco ispirato. All’inizio non fu facile; le mie storie venivano rifiutate pressoché da tutti gli editori. Poi, un bel giorno, una casa editrice specializzata in racconti brevi pubblicò una mia raccolta. Fu come il sole dopo un inverno freddo e lungo. Come rinascere. Finalmente potevo dire, e ad alta voce, senza vergogna, di essere quello che avevo sempre sentito di essere: uno scrittore.
Il successo arrideva alle mie pubblicazioni. Da anonimo aspirante mi ritrovai a godere le conseguenze del particolare tipo di fama che investe gli scrittori. Venivo invitato in trasmissioni radiofoniche e televisive, partecipavo a simposi e a conferenze, firmavo autografi sui risvolti di copertina dei miei libri. Capitava pure che qualcuno mi fermasse per strada. Ero grato per tutte quelle attenzioni, e da ingenuo mi atteggiavo a gran filosofo.
Alcuni racconti furono definiti dei classici. Fu molto apprezzato, per esempio, quello con protagonisti due fratelli che, senza saperlo, amano la stessa donna; attraverso una serie di equivoci la verità viene a galla e, dopo un drammatico confronto, decidono di sposarla entrambi. Conosciute le loro intenzioni, la donna fugge col padre dei fratelli. Ai due non resta che il suicidio. L’idea mi era venuta leggendo un reportage dove si diceva che in alcune regioni dell’Himalaya è costume che due fratelli sposino la stessa donna. Aggiunsi Dostoevskij quanto bastava, un po’ di pathos, mescolai con cura e il racconto era bell’e fatto. Forse non era un granché, ma spesso i complimenti nascondono la realtà agli occhi di chi li riceve.
Credevo sarebbe durata per sempre, ma nulla è eterno in questo mondo. Un giorno, un brutto giorno, ricevetti un avviso di garanzia. Ero accusato di aver violato le norme concernenti il diritto d’autore. Evidentemente era diventato un reato penale. Fu come cadere dal letto mentre si sta sognando di volare. L’inverno era tornato, e più freddo di prima.
Studiate le carte, il mio avvocato scosse la testa e si sottrasse ai suoi doveri. Disse che si sentiva tradito, e come professionista e come lettore. Il testo che mi accusavano di aver plagiato era un articolo di giornale.
Costretto a difendermi da solo, dimostrai, dati alla mano, che l’articolo fu redatto dopo il mio racconto, e che, quindi, non potevo averlo copiato. Semmai era vero il contrario. L’abile procuratore, però, provò che il giornalista si era limitato a descrivere quello che era successo. Impossibile, dunque, che la realtà avesse riprodotto la finzione del mio racconto. E poi, concluse il procuratore, “qui non è importante la cronologia dei fatti: la realtà ha su tutto il resto, compresa la finzione, una precedenza sostanziale, che le deriva dal suo essere in atto”. Ribattei di non aver rubato niente a nessuno perché non esiste “un autore della realtà”. Piuttosto che a un processo sembrava di assistere a una disputa filosofica. Naturalmente le mie tesi furono respinte e io fui condannato: tre anni di carcere più il divieto di scrivere. Le pene si erano molto inasprite. Fu come morire, non tanto per il carcere, quanto per il divieto. Come sarei sopravvissuto?
Adesso che è trascorso un po’ di tempo, di tanto in tanto mi lasciano scrivere qualcosa. Ovviamente tutto è valutato da una commissione di giudici severi. Se supero l’esame vengo pubblicato sul mensile dei carcerati, altrimenti vengo cestinato. Ora però non leggo più i giornali, ho cambiato metodo; cerco l’ispirazione dentro di me, fregandomene della realtà.
A volte, da dietro le sbarre, guardo il cielo sperando che rispunti il sole prima o poi.
Sei incredibile!
Ciao Barbara! Che dire, grazie!! Sebbene sia abituato, ogni volta che mi dicono che sono incredibile provo un po’ di vertigine 🙂 :)spero di non fare l’errore del protagonista della mia storia e perdere il contatto con la realtà :)(naturalmente ho dato una connotazione positiva al tuo commento…ho fatto bene? dimmi di si 🙂 )
SI
SI.POSITIVA.
Mi è piaciuto il tuo racconto. In particolare l’idea di un divieto di scrivere mi sembra interessante…o meglio inquietante!
Anna Maria D’Ambrosio
Grazie Anna Maria! Sono contento. Si il divieto di scrivere la pena peggiore…grazie ancora
Bello spunto… Sembra quasi un episodio della serie “Ai confini della realtà”… Devo dire che mi è piaciuto molto. Finale indovinato che stupisce e inquieta. Complimenti e in bocca al lupo per il concorso. Approfitto per invitati alla lettura del mio “la Torretta di Guardia”. Sarei molto curioso di conoscere il tuo parere.
Grazie mille Luigi! Anche per gli auguri
Caro Matteo, i tuoi racconti mi erano sfuggiti e, se per un verso con te me ne scuso, dall’altro mi rallegro per averli individuati. Che dire, piccoli Kafka crescono. Molto bravo
Ciao Marco, peccato che non ti sia avvalso della facoltà di fare ricorso; l’abile procuratore poteva uscire sconfitto dal giudizio di secondo grado. A parte la battuta, con uno stile sciolto e ben argomentato hai trattato dell’ispirazione dello scrittore, del desiderio di successo che nulla a che spartire con la mania di successo e delle inevitabili rivalità o interpretazioni o legalità. La prima conclusione del racconto è amara come è amara molte volte la realtà. Sapremo opporci a quei divieti in fatto di creatività e di libera espressione? Quando saremo giunti a quel livello ci accorgeremo che qualcosa non ha funzionato e sarà, immagino troppo tardi. Mi sembra inquietante l’ultimo rigo, c’è forse un tuo messaggio.
Grazie.
Emanuele
L’idea mi piace, lo stile un po’ meno. Ma forse il personaggio non voleva usare nuovamente Dostoevskij! 😀
Mi piace il fatiche tu sia poliedrico: non hai un solo stile.
In bocca al lupo!
Scusami Matteo per la gaffe del nome; sentivo di avere sbagliato none e ho controllato. Sto preparando la cena ai figli, mia moglie è andata in pizzeria con i colleghi del coro parrocchiale. Allora approfitto per completare l’ultimo pensiero, dimmi se sbaglio, se vuoi: il troppo isolamento o la troppa interiorizzazione (scandagliare l’intimo) può nuocere alla persona.
Ciao e scusami ancora, Matteo.
Emanuele
Fatiche? Correttore insolente!
Mi piace il fatto che tu sia poliedrico.
Questo volevo scrivere!
Matteo, grazie per il tuo commento al mio racconto.
ho apprezzato molto questo tuo “Realtà e finzione”, come anche “News”, entrambi molto precisi e quadrati: due storie ben articolate nella loro brevità, tirate ed essenziali.
complimenti anche a te e in bocca al lupo!
@ Ottavio, grazie mille per le belle parole e per aver citato Kafka! Anch’io non ho letto il tuo racconto, ma recupero stamattina stessa; sono talmente tanti che è impossibile leggerli tutti.
@ Emanuele, grazie e non preoccuparti dell’errore sul nome, figurati! Sulla tua domanda non saprei. Diciamo che con quell’ultimo rigo volevo descrivere le speranze di un recluso. Che a te abbia suggerito un significato diverso non può che farmi piacere: vuol dire che il mio racconto si apre a interpretazioni differenti e questo è già un successo.
@ Anna Lisa grazie per avermi definito poliedrico! Mi piace cimentarmi con stili diversi, mantenendo sempre un carattere definito. Dostoevskij è il top 🙂
@ Aldo grazie per il tuo commento, mi fa piacere che hai trovato le mie storie precise e ben articolate, e soprattutto tirate ed essenziali: credo che i racconti brevi debbano esserlo sempre.
Sarà il caldo o la maestria con la quale hai tessuto la trama, ma ho pensato fosse vero! ( piu’ verosimile la seconda)
In bocca al lupo!
Grazie mille Carla!! Per fortuna e’ una finzione e non realtà ????
Volevo mettere un emoticon ma sono usciti tre punti interrogativi…come a dire: Realtà o finzione? Grazie ancora Carla