Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Il Dottor Zac” di Antonino Lentini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Il mio nome è Zaccaria ma tutti mi chiamano Zac. Sono il primario dell’ospedale Margherita, il fiore all’occhiello della sanità nazionale. Ogni giorno visito tanti pazienti: uomini, donne, bambini e anziani.  Sarà per i miei capelli brizzolati o per il timbro di voce  fermo e pacato che loro mi considerano un fratello maggiore, un padre, un confessore. La mia più che una professione è una missione, come quella di don Tonino, il prete della cappella al piano terra del nosocomio. Lui guarisce i peccati delle persone io le loro malattie. Sino ad ieri ne avevo guarite tante, alcune gravi altre molto rare, ma nessuna come quella che accusava il paziente zero.

Stava immobile nel letto, sotto le coperte, con gli occhi spenti dalla tristezza e dallo sconforto. Da giorni non mangiava e non parlava. Le erano state somministrate massicce quantità di medicine ma le sue condizioni di salute non miglioravano anzi peggioravano sempre di più. Per i miei colleghi ormai era spacciata. Il suo quadro clinico era grave e il suo respiro era flebile.

Un passante l’aveva trovata in fin di vita su una panchina, la sua casa, coperta da stracci e fogli di giornale. Con i suoi capelli bianchi e soffici come la neve mi ricordava tanto mia nonna. Il suo volto magro, segnato da rughe di cemento, esprimeva un’infinita sofferenza.

Quando la vidi mi resi subito conto che avevo in mano la sua vita. Inforcai gli occhiali ed esaminai la sua cartella clinica. C’era scritto: “Malattia sconosciuta – mortale”. Una fitta al cuore mi seccò il sorriso.

Con lo sguardo fisso su di lei chiesi ai miei colleghi dei suoi familiari e scoprì che, da tempo, viveva in una profonda solitudine, invisibile agli occhi di tutti. Fu allora che con le mani alzate al cielo, come colto da folgorazione divina, esclamai:

< Adesso tutto mi è chiaro ! >.

Mi tolsi il fonendoscopio che avevo al collo e mi avvicinai alla poveretta.

Era così fragile e indifesa.

Le rimboccai le coperte e con un fazzoletto le inumidii le labbra, screpolate dalla febbre. Con delicatezza le staccai la flebo dal braccio e l’abbraciai teneramente. Lei si strinse forte a me e con un impercettibile sorriso sulle labbra mi disse:

< Era questo quello di cui avevo bisogno >.

 

 

 

“La povertà più grande che c’è nel mondo non è la mancanza di cibo ma quella d’amore…………La povertà di cuore spesso è più difficile da combattere e sconfiggere.” (Madre Teresa di Calcutta)

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7 commenti »

  1. Ciao Antonino, bello, commovente.
    L’indifferenza uno dei mali peggiori.

  2. “Ho bisogno d’amore perdio, perché sennò sto male” cantava Zucchero qualche annetto fa… E credo che sia sempre molto attuale come bisogno e, nel tuo racconto, lo esprimi benissimo. Bella la descrizione dell’anziana paziente, con poche parole ne hai raccontata la vita.

  3. Ciao Liliana, grazie per il tuo prezioso commento. Sono d’accorto con te: l’indifferenza è uno dei mali peggiori del nostro tempo. Rende “invisibili” le persone, proprio come è successo all’anziana protagonista del mio racconto che rappresenta migliaia di individui: i cc.dd.“senza tetto”. Eserciti di persone “invisibili” che come fantasmi vivono in mezzo a noi elemosinando aiuto. Persone che ci passano accanto e che, spesso, non vediamo….. Io penso che sia giunto il momento di fermarsi un attimo e riflettere…. Non credi?…

  4. Ciao Roberto, sono contento per il messaggio che hai colto leggendo il mio racconto e che hai ben evidenziato nel tuo commento attento e preciso. In effetti, con li Dottor Zac ho tentato di veicolare un sentimento universale, sempre attuale e di cui non se ne può fare a meno: l’AMORE.
    Ciaoooo!!!

  5. Caro Antonino il tuo “non credi” magari è retorico, ma io voglio aggiungere alcune considerazioni 🙂
    Nel mio piccolo cerco di creare intorno a me circoli vituosi iniziando da gesti quotidiani: osservo intorno a me e se posso aiuto la vecchietta ad attraversare la strada, rivolgo un sorriso al senza tetto invece di dare distrattamente la solita moneta, parlo con un bimbo che piange ferocemente mentre la mamma è in fila alla posta e tutti la guardano storta….non sono una missionaria ma questi microscopici gesti mi fanno stare bene e danno una mano a chi in un dato momento è in difficoltà. Se iniziassimo tutti da questo potremmo progressivamente arrivare a grandi gesti.:-)

  6. Ciao Liliana, concordo pienamente con le tue considerazioni. Scusami per quel “Non credi”, era riconducibile (esclusivamente) ad un MIO esame di coscienza. Nel mondo ci sono tante persone che, in modi diversi, aiutano il prossimo e lottano per una società migliore. Ciao e scusami se sono stato frainteso….

  7. :-):-):-)

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