Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Pensieri” di Paola Viteritti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Certi giorni mi fermo di proposito, mi obbligo a interrompere tutto quello che sto facendo, o dovrei fare, e rimango immobile. Mi fermo per mettere ordine e provare a capire quello che ho appena vissuto, cercando il silenzio. La maggior parte delle volte peggioro la situazione, perché i pensieri, che nell’affaccendarsi volontario delle routine, degli impegni, degli obblighi rimangono sopiti, si risvegliano improvvisamente. Così, quale che sia la ragione che mi ha spinta a riflettere, mi sento più confusa di prima: i pensieri si velano di una patina di distanza, come se tutto diventasse lontano, meno importante. E quando questo stato si prolunga per minuti, ore, giorni, allora perdo la voglia di fare qualsiasi cosa, inferma della vita e incapace di godere delle piccole fortune che offre. In questo stato, tutto assume l’importanza sbagliata: o è troppo o è niente, le giuste misure sfumano nel totalitarismo e fatico a ritrovare la bilancia che solitamente mette in moto il ragionamento. Meccanismo astruso della mente, difesa dalla paura di affrontare situazioni difficili e, quindi, dal timore di soffrire, sono portata a ripensare in continuazione a quanto sia tutto futile. Invidio tutti coloro che riescono a non preoccuparsi, così equipaggiati nelle loro armature di certezze e morale che non vengono scalfite dalle opinioni altrui. Quanta invidia per la loro incapacità di empatia o di autoriflessione su di sé e i propri meccanismi mentali! Quanta invidia per la loro statuaria forma mentis che gli impedisce, inconsapevolmente, di modificare comportamenti o schemi d’azione, così consolidati da diventare scudo e compagno rassicurante! Io che, invece, sono continuamente in balìa di dubbi su quanto possa essere giusto o meno un comportamento avuto, una dinamica relazionale, un accento nel tono della voce…
Nell’immobilità della mente, che tuttavia è assalita da pensieri, arrivo a credere di non avere nessuna speranza di cambiare le cose e che, qualsiasi tentativo effettuato, non potrà che svilire nuovamente la mia già precaria volontà d’agire. Così mi rintano nel passato, alla ricerca di conferme sull’ingiustizia del mondo, nei ricordi annebbiati di letterati, artisti, musicisti esclusi, derisi, denigrati perché incompresi. Mi crogiolo nel ricordare quante siano state le persone che hanno dovuto subire ingiustizie e angherie, quanto la loro sofferenza sia, per certi versi, simile alla mia. Mi avvolgo nelle loro parole e nelle loro immagini, nei suoni che hanno creato per descrivere il loro malessere e mi sento meno sola. Poco per volta la nebbia sfuma per lasciare il posto a una miriade di sensazioni che tornano a ridarmi la vita, quella stessa che i pensieri avevano reso, ai miei occhi, così patetica e priva di dignità. Ritrovo quel poco di forza necessaria per riprendere le normali attività e, gradualmente, dal lavoro concreto riprende il piacere di fare e tutto sembra meno cupo, quasi sereno. Fino a che una nuova ondata di avvenimenti non mi obbligherà, nuovamente, a fermarmi per riflettere.

Potrei decidere di non fermarmi, di partecipare alla rincorsa di una vita alla ribalta, dove si è sommersi da così tante cose da fare che non si ha più il tempo di fermarsi per pensare a se stessi. Credo sia più pericoloso che rischiare l’immobilità e la devastazione del sentimento d’inutilità. Perché, in fin dei conti, ogni volta che riemergo dal buio, ho come l’impressione d’aver imparato qualcosa di più, su di me, sugli altri, sul mondo. E così mi trovo concorde con quanti sostengono l’importanza di situazioni difficili per imparare; questa consapevolezza acquisita muta in sensazione fisica e tutto quello che ho vissuto sembra fondamentale, imprescindibile da ciò che sono. E non vorrei aver vissuto altro, no, proprio non vorrei aver vissuto altro.

 

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1 commento »

  1. Buonasera Paola effettivamente il tuo scritto si chiama in modo appropriato è un flusso di pensieri, riflessioni, più che un racconto.
    Devo dire però che li condivido, mi è capitato e mi capita di domandarmi se sia giusto o no andare a fondo nei pensieri,, l unica risposta credo che dimori nella natura di ciascuno.
    C’è chi riesce a vivere superficialmente e chi no l’importante credo sia trovare un giusto equilibrio.
    Osservare la pochezza di alcuni soggetti è comunque sconfortante quindi domandarsi con lo.scopo.di migliorare stessi o per stare bene a questo mondo credo sia doveroso per una vita meritevole di essere vissuta:-)

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