Premio Racconti nella Rete 2015 “Vinile” di Marco Moroni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015E dopo una favolosa doccia rilassante a getti incrementali programmati, a piedi nudi sul parquet con dispositivo di clonazione della temperatura corporea, stravaccato sulla mia poltrona massaggiante a dodici programmi, proprio al centro del raggio d’azione di quattro diffusori hi-fi, alla flebile luce del soffitto desert constellation a led, a una temperatura programmata di ventuno gradi centigradi, con il termo umidificatore che garantisce un ottimale tasso di umidità, di fronte a un piattino di anacardi, mandorle e scorze di grana, con un calice di vino rosso in una mano e il telecomando a controllo vocale del mio nuovissimo impianto stereo nell’altra, sto per pronunciare il titolo del brano che metterà in riproduzione il lettore equalizzato top sound plus.
Mi schiarisco la voce e con una punta di orgoglio dico: sympathy for the devil… sympathy for the devil… e ancora: sympathy for the devil.
Nulla, non succede nulla.
Forse le pile del comando vocale sono scariche.
Inizio a dare dei colpettini al dispositivo e poi riprovo: sympathy for the devil.
Dai per favore: sympathy for the devil
Sei veramente ridicolo
Ma chi c’è, chi ha parlato?
Un tuo vecchio amico
Chi sei? Dove ti nascondi?
Qui non c’è nessuno, mi sa proprio che è arrivato il momento di smetterla con le canne.
Dai, sono qui, toglimi tutta questa merdaccia di dosso.
Ma di quale merdaccia parli? Dove sei? Vieni fuori…
Sono sotto a questi moderni e schifosissimi CD.
Ma che dici, lì ci sono solo vecchi dischi…
Appunto, sono il quarto della pila, Sto proprio tra Ummagumma e the dark side of the moon. Dentro la copertina di wish you were here.
Allora aspetta che ti tiro fuori.
Non posso crederci, sei proprio tu? Ecco allora dov’eri finito, ti ho cercato ovunque e credevo veramente di averti perso. Ora prendo un panno, sei tutto impolverato.
Non mi hai perso, hai solo sbagliato a rimettermi nella copertina giusta. D’altronde in quelle condizioni…
Ma in quali condizioni? Che stai dicendo?
Ehi, fai piano con quello straccio, non sono mica un insensibile CD-ROOM, così’ mi rovini tutti i microsolchi.
Allora, mi spieghi di quali condizioni stai farneticando?
L’ultima volta che mi hai girato risale a trentotto anni fa, al giorno che Viviana ti ha lasciato. Ricordo che ero impilato insieme ad altri miei colleghi stranieri sull’alberino del tuo vecchio stereo. Tu eri seduto sul divano a piangere mentre lei ti diceva di essersi innamorata di quel tipo di Padova. Fui l’ultimo a cadere. Mi ascoltasti un paio di volte e poi mi rimettesti nella copertina sbagliata.
Ma potevi chiamarmi prima, perché hai aspettato tutto questo tempo?
All”inizio pensavo che ti saresti accorto subito dell’errore, d’altronde a quei tempi mi ascoltavi molto di frequente. Ero sicuro che non avrei passato più di un paio di giorni dentro questa copertina, ma mi sbagliavo, tu non mi cercasti più.
Hai ragione, non volevo più ascoltarti perché’ mi ricordavi troppo Viviana. Ognuna delle tue tracce mi riportava a lei facendomi soffrire. Tu sei stato la colonna sonora della nostra storia, sia nel bene che nel male.
Eri presente quando ci conoscemmo alla festa di Fulvio e anche quando ci baciammo per la prima volta. Suonavi quando facemmo finalmente l’amore nella sua casa al mare e anche durante tutto il viaggio con la mia due cavalli fino ad Amsterdam.
Marco, io non volevo proprio più vederti. Tu mi hai prima dimenticato e poi tradito.
Se oggi ti ho chiamato, è solo perché’ ti voglio bene e mi sono reso conto che sei arrivato molto vicino a un punto di non ritorno.
Che vuoi dire, non capisco.
Non ti accorgi di come vivi? Sei completamente succube della tecnologia. Non riesci nemmeno più a farti una spremuta di arancia se non hai lo spremiagrumi. Se non c’è corrente non ti radi, se non hai il computer non scrivi, di fare poi due conti senza la calcolatrice non se ne parla nemmeno. Marco torna in te, riscopri i veri valori della vita e butta via tutta questa merda supertecnologica che t’infesta la casa. Ma non hai nostalgia dei tempi in cui smettevi di fare qualsiasi cosa quando iniziava la diretta della partita? Non era fantastico seguirla in tivù con i tuoi amici invece di scaricarla in streaming la sera, che poi non riesci nemmeno a vederla tutta perché’ ti addormenti su quel merdoso divano massaggiante?
Tutto questo non ti serve, credimi.
Guarda ora per esempio, un cavolo di comando vocale fatto di plastica diodi e circuiti stampati, ha deciso di non farti ascoltare la musica e tu sei impotente perché decide lui, ma ti sembra una cosa possibile? È un elettrodomestico, Marco torna in te, ribellati a tutto questo, dammi retta.
Ora sai che fai? Da bravo prendi il vecchio giradischi dal soppalco, attacchi la spina, mi fai girare sul piatto a trentatré giri, dolcemente passi un panno morbido sul mio nero vinile, ti siedi in poltrona bello rilassato e ancora per una volta io suonerò per te.
Sai che penso amico mio, credo proprio che tu abbia ragione. Basta con CD, mp3, facebook, e dispositivi elettronici del cavolo. Voglio tornare ai vecchi tempi di quando vivevo rilassato. Mi hai proprio convinto, non voglio più dover dipendere da aggeggi infernali che non usi mai e che quando ti servono non funzionano.
Fanculo la tecnologia, dai bello, parti e fammi sognare.
Dopo aver sistemato il giradischi, alzo il suo braccetto, lo porto in corrispondenza della zona liscia priva di solchi che precede la parte incisa del disco e guardo la puntina scendere lentamente sul vinile. Parte l’inconfondibile fruscio dell’analogico ed io mi preparo a tornare indietro nel tempo.
Inizia il primo brano con quel dolcissimo intro di chitarra.
Bellissimo!
Sospiro e chiudo gli occhi.
Ecco la voce di Lucio, inconfondibile e magica:
Seguir con gli occhi un airone sopra il fiume e poi, ritornare a volar-a volar-a volar-a volar-a v olar-a volar- a volar………………….
ahhh ahhh forte! ora che mi ci fai riflettere, chissà quanti, dei miei dischi, stanno gridando “AIUTO, RISPOLVERAMI”
Un racconto che affronta in maniera ironica il tema della moderna eccessiva dipendenza dalla tecnologia. Una scrittura delicatamente nostalgica che ci fa tornare con la memoria al tempo del giradischi. Come se per alcuni minuti fossi tornato alle splendide emozioni di quando ascoltavo spesso sul giradischi le intramontabili canzoni di Sanremo 1987 Fausto Leali, I Righeira, Lena Biolcati , Michele Zarrillo e gli altri. Veramente bellissimi I tempi in cui la puntina era liberissima di entrare in contatto con il vinile.
Ma scusa… che si era fumato???
A parte le battute…. simpatico e ben scritto, mi è piaciuta molto l’affermazione “non sono mica un insensibile CD-ROOM”.
Fa riflettere su quanto siamo schiavi della tecnologia moderna. Pensa se di punto in bianco ci tagliassero a tutti l’elettricità! Ritornerebbero di moda i grammofoni a carica manuale!
Complimenti.
Ha ha ha “fanculo la tecnologia, dai bello, parti e fammi sognare.” Mitico. Battisti che ritorna dall’oltretomba per farci emozionare come una volta. La tecnologia pervade la nostra vita, originale punto di vista per descrivere la dipendenza che ci condiziona. E’ anche vero che senza non saremmo qui a commentare questo bel racconto… 🙂
Marco mi complimento per questo tuo terzo racconto anch’esso divertente ed acuto nella morale.
Mi piace il tuo stile ed anche i tuoi argomenti perché sei un ATTENTO osservatore delle distorsioni sociali dei tempi moderni, il progresso va utilizzato con raziocinio altrimenti come qualcun altro disse tempo fa diventa regresso 😉
Bravo
Nostalgico, tristemente divertente, ben scritto! Tornare indietro però è impossible mi sa..l’homo technologicus non torna indietro. Piuttosto si fa crescere la barba fino ai piedi, dimentica come si scrive, due più due uguale cinque, e perde la sua vitamina c. Insomma, piuttosto che tornare indietro, regredisce! Battute a parte, complimenti!
Grazie ragazzi, siete troppo buoni.