Racconti nella Rete 2010 “Il sig. Dicembre” di Ilaria Cerri (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2010Anche quell’anno come ogni anno nell’aria potevi respirare odore di Natale.
Inutile, quando arriva Dicembre non può passare inosservato.
Porta con sé un carico di valige enorme, nemmeno fosse un re…. scatole, scatoline, sacchi di ogni peso e misura.
I curiosi lo guardano passare dalle finestre delle loro case, chiuso dentro una pelliccia bianca rigorosamente ecologica e si domandano cosa ci sia dentro quei bagagli.
Lui cammina, un po’ affannato dal viaggio, guarda dritto davanti a sé senza far caso ai curiosi, compiacendosi un po’ della sua aria da divo.
I più maligni lo trovano invecchiato e un po’ sciupato e pensano che non ce la farà a resistere fino a fine anno.
I bambini lo applaudono chiassosi correndogli intorno certi che anche quell’anno come tutti quelli passati avrà , luci e addobbi colorati per tutti.
Quelli più audaci chiedono se ha già visto Babbo Natale e lui, sorridendo sotto i baffi, ricorda che c’è ancora tempo.
Dicembre ammette con se stesso che Natale non gli sta proprio tanto simpatico, perché quando si avvicina la metà della sua permanenza la gente non fa che chiedere di lui e dimentica un po’ tutto ciò che ha portato Dicembre nelle città e nei cuori della gente.
E’ sera, nelle strade deserte un freddo pungente si insinua in ogni angolo, mentre le case piano piano diventano tanti puntini luminosi e dai tetti esce il fumo della legna che arde.
Dicembre sprofonda nella sua poltrona e pensa che ha bisogno di una buona minestra calda e di un lungo sonno, perché dal giorno successivo lo aspetterà tanto lavoro.
Seduto di fronte la finestra scruta i pochi passanti che frettolosi raggiungono le proprie abitazioni lamentandosi del freddo, del troppo lavoro, delle feste che non portano altro che spese, del prezzo della benzina che è aumentato …..
Lui scuote la testa pensando che anche quell’anno dovrà faticare molto per riuscire a vedere anche su quei visi scettici un sorriso sincero, ma Dicembre adora le sfide ed anche stavolta ce la metterà tutta.
Matilde con la bocca sporca di cioccolata sale su una sedia e guarda fuori.
Batte le manine e chiama la mamma ed il papà urlando loro di fare presto.
La mamma di Matilde è nella stanza vicina che stira e le dice che non ha tempo, il papà di fronte la Tv accesa lamenta tutto quel chiasso che non gli permette di sentire bene le ultime notizie.
Matilde resta con il visino appiccicato ai vetri.
Nella strada c’è Dicembre che, alzatosi di primo mattino, è intento a spargere per le strade la neve; viene da un piccolo paese vicino la Lapponia; è bianca, soffice e profuma di nuovo; pensa che anche se è stata una fatica portarla fin lì ne è valsa la pena, non si trova ovunque neve di quella qualità.
Si compiace con se stesso pensando che nonostante gli anni ha ancora il suo fascino, infatti è bastato fare un po’ di complimenti alla proprietaria della bottega di neve per riuscire ad ottenerla ad un buon prezzo.
Appoggia un braccio alla pala e guarda attorno a sé;
neve ovunque;
sui tetti, sugli alberi, nelle strade, sul campanile.
Nella mano ne è rimasta ancora un po’ e facendo l’occhiolino a Matilde che lo guarda curiosa, la butta sul cappello di un signore che passa lì vicino.
Lui colto alla sprovvista emette un piccolo grido brontolando “ ci mancava anche la neve”….
Matilde e Dicembre scoppiano in una fragorosa risata.
Nella piccola città la neve lascia tutti insoddisfatti, tutti tranne gli anziani ed i bambini.
Che noia, pensa Dicembre, ogni anno i soliti discorsi…il traffico in tilt, le scuole chiuse, il posto di lavoro difficile da raggiungere…..oddio questi umani, ma perché ogni tanto non possono solo godere degli imprevisti?
Guardare la neve che cade per Dicembre non ha prezzo;
soffici batuffoli bianchi che avvolgono l’aria di magia; camminare a piedi ed affondare dentro quei tappeti, osservare gli alberi che si tingono di bianco ed i bambini che giocano e ridono chiassosi.
Questo lo spettacolo che preferisce.
Matilde esce di casa eccitata, le si vedono solo gli occhietti neri e vispi sotto la sciarpa ed il berretto di lana che le coprono il viso.
La mamma le raccomanda di fare ammodo….di non correre troppo, di non sudare, di non sporcarsi….
”mamma mia signora che barba, ma si diverta anche lei invece di brontolare” dice Dicembre gettandole una palla di neve.
La mamma di Matilde resta a bocca aperta chiedendosi da dove è arrivata quella neve che l’ha colpita in piena viso….e poi, stupita, realizza che non le ha fatto male.
La neve non fa male…..”bella scoperta” pensa Dicembre ridendo….”lo sanno anche le talpe che la neve non fa male…..”
Ride anche lei; una risata timida che lentamente diviene rumorosa e si butta a sedere in mezzo alla neve continuando a ridere; Matilde le gira intorno e le tira un’altra palla di neve, la mamma la guarda ed anziché sgridarla ne prende una piccola quantità e colpisce un braccio della bambina ed inizia la loro piccola battaglia di neve.
Il papà di Matilde esce di casa in giacca e cravatta ed alla vista di sua moglie piena di neve scuote la testa dicendole che non è più una ragazzina.
Lei si alza da terra, toglie via un po’ di neve e si affretta a tornare in casa ad asciugarsi.
“ ecco, ha rovinato il gioco, il solito guastafeste….e pensare che da bambino si divertiva un mucchio con la neve…ed ora sembra un rimbambito” afferma Dicembre indispettito..
Passano i giorni, la neve continua a cadere, pupazzi di ogni forma e misura irrompono nelle strade, pacchetti colorati e luci intermittenti compaiono nelle vetrine dei negozi, mentre dalle pasticcerie esce profumo dei dolci natalizi.
“Che leccornie” pensa Dicembre toccandosi la pancia ammettendo con se stesso che negli ultimi anni ha esagerato un po’ con i dolci, ma come è possibile resistere a tutte quelle prelibatezze….i canditi, l’uvetta, la cioccolata, il vin brulè…il suo peccato preferito.
La città sembra avvolta da un’aria magica, un’aria che la investe una sola volta l’anno.
Dicembre, in casa, rovista spazientito in tutte le sue valige, le rovescia senza trovare ciò che cerca….si gratta la testa, guarda sotto il letto, dietro ai mobili….poi la vede, finalmente!!
Soffia sopra togliendoci un po’ di polvere, la guarda da ogni angolazione, è bellissima.
La punta da mettere sull’abete più fortunato, quello scelto dal paese per essere l’albero di Natale della piazza centrale del paese.
Dicembre la guarda con la stessa meraviglia ogni anno.
Da alcuni giorni molti uomini lavorano per addobbare l’abete ed ogni sera Dicembre al termine dei lavori vi aggiunge qualcosa; una luce che viene dall’Oriente, nastri rossi e dorati avuti in dono da un vecchio sultano, palle di ogni misura e colore presi nei posti più disparati del mondo.
Con sorriso malizioso prende dalla borsa una grande palla azzurra ammaccata sul lato destro, con su disegnato dei bambini che giocano in un divertente girotondo.
Figure un po’ scolorite dal tempo.
L’abete, perplesso, chiede se sia il caso di portare su un ramo e, per giunta un ramo centrale, una palla tanto brutta .
Dicembre lo guarda seccato dicendogli di non brontolare e che quella sarà la palla speciale di quell’anno…ogni anno ha la sua palla speciale.
“Speciale perché?” domanda l’abete.
“ Perché racconta una storia e qualsiasi oggetto racconti delle storie è un oggetto speciale.”
Dicembre torna verso casa, girandosi più volte ad osservare l’abete che ogni giorno diventa più prezioso.
Da lì a poco arriverà Natale, una grande festa invaderà tutta la città….”ho solo poco tempo…”
realizza preoccupato.
Prima di tornare a casa si ferma davanti quella di Matilde.
La bambina sta vestendo una bambola dai capelli rossi e le parla con un tono molto dolce carezzandole ogni tanto i capelli.
La mamma la guarda sorridendo pensando che con tutti i giochi che ha finisce sempre per preferire quella vecchia bambola scarduffata.
Suo marito per quel Natale vuole regalarle un computer, dice che i figli dei suoi colleghi sono tutti capaci di usarlo e non vuole che Matilde ne sappia meno degli altri.
Dicembre all’udire quei pensieri fa una smorfia triste.
Passano i giorni, le strade si fanno sempre più luminose, i bambini impazienti aspettano il giorno dei regali, delle sorprese, della meraviglia.
Gli anziani riconoscono nelle decorazioni del grande abete l’odore di storie passate, mentre molti adulti sembrano aver perso sia la magia di stupirsi, sia la capacità di ricordare.
Tra questi anche il padre di Matilde che ogni mattina ed ogni sera passa davanti il grande abete per andare a lavoro e non si ferma mai un attimo ad osservarlo.
Quel giorno Dicembre spazientito gli fa lo sgambetto e lui per poco non cade proprio in braccio all’abete.
Maledice l’arbusto dove pensa di avere inciampato e tra un’imprecazione e l’altra appoggia lo sguardo sul grande abete.
“Quanto spreco per una festa consumistica come il Natale, ogni occasione è buona per far credere alla stupida gente…..” e nel bel mezzo di quei pensieri il suo sguardo cade su una palla azzurra, un po’ ammaccata da un lato e scolorita dal tempo.
“Non è possibile”, pensa…..”non può essere, ma quella è…”
Dicembre osserva la scena con le braccia incrociate sul petto.
Il padre di Matilde sente un profumo; sicuramente è la sua fantasia, perché lì vicino non ci sono panetterie , gli sembra di sentire il profumo dei dolci che sua mamma gli faceva da bambino per le feste di Natale.
“tanta uvetta, un po’ di cioccolata è la golosità e fatta…” canticchiava intorno al tavolo aspettando fosse cotto il suo dolce preferito.
Quello era tanto tempo fa, pensa.
La palla azzurra era la sua preferita.
L’aveva preparata a scuola in seconda elementare e ne andava tanto orgoglioso da metterla sempre in posizione centrale.
Dovevano vederla tutti e bene.
Un giorno correndo intorno all’abete la fa cadere e nel raccoglierla si accorge che è ammaccata da un lato.
Scoppia a piangere correndo tra le braccia della mamma che con infinita dolcezza gli asciuga le lacrime dicendogli che da quel momento quella palla è ancora più speciale, perché lui ci tiene molto e tenendoci molto l’ha resa preziosa.
Giuseppe, felice, torna a sorridere.
Lo stesso sorriso appare sul viso dell’uomo distante anni luce dal bambino che era stato ed una fitta di nostalgia gli percorre il corpo.
Seduto su una panchina fissa il grande abete. Dicembre gli siede accanto stringendogli la mano nella sua ricordandogli che non è mai troppo tardi per avvertire la magia del Natale.
La notte della vigilia Matilde guarda impaziente i pacchi colorati sotto l’albero e quando i genitori le dicono di scartarli batte forte le manine e ride felice.
Una bambola, uno slittino per la neve, un trenino di legno…
“ per quest’anno niente p.c., meno male!!!” realizza soddisfatto Dicembre seduto sul divano
“ questo mamma e papà è il mio regalo per voi, spero vi piaccia”.
La mamma di Matilde scarta emozionata il piccolo pacchettino legato con uno spago da cucina colorato di argento ed estrae una palla di natale rossa con su disegnato un uomo con i baffi ed una pelliccia bianca.
“Tesoro grazie, è bellissima. La mettiamo subito sull’abete, sei stata bravissima!”
“ Ti piace papà?”
“ Certo Matilde, ma Babbo Natale non è vestito di rosso ed ha la barba bianca?”
“ Si, ma non è Babbo Natale, questo è il Sig. Dicembre”
“ E chi è il Sig. Dicembre…?” domanda
“ quello che porta la neve, le luci per le strade e che decora l’albero in piazza. Quello seduto là sul divano”
Dicembre arrossisce terminando di mangiare la sua fetta di panettone ed i genitori si voltano nella direzione indicata dalla figlia senza vedere niente.
Si guardano in modo complice ed il padre carezzandole i capelli le dice
“ Ah, il Sig. Dicembre…..va bene Matilde, va bene.”
Matilde torna a giocare con i nuovi regali, i suoi genitori la guardano tenendosi per mano.
Babbo Natale è arrivato con la sua slitta portando doni a tutti i bambini e regalando emozioni agli adulti, quelli che desiderano credere ancora un pò alla magia del Natale.
Dicembre da un bacio sulla fronte alla piccola Matilde e la saluta dolcemente.
Guarda la palla rossa e le sembra che la bambina gli abbia fatto più pancia di quanta in realtà ne abbia…..
Matilde gli da un bacio sulla guancia e gli sussurra “ Grazie Sig. Dicembre buon Natale anche a te”.
Il Sig.Dicembre fa vibrare il cuore, di queste storie abbiamo bisogno per essere vivi, grazie al narratore. D