Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2015 “Io sono la legge” di Andrea De Santis

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

L’uomo col lungo cappotto nero e i baveri alzati se ne sta seduto al tavolo del bar sorseggiando il suo caffè mentre sfoglia la copia stropicciata del quotidiano locale. L’uomo si sofferma un attimo su una notizia in particolare:
“Ancora nessuna novità sulla scomparsa del falegname di Lucca. Racket e usura le piste seguite dagli inquirenti”.
L’uomo termina di bere il suo caffè. Lascia sul tavolo una moneta da un euro e si allontana dal bar.

La mattina dopo tre uomini si risvegliano in una stanza di un casolare abbandonato nella campagna di Lucca. La stanza è essenziale: bianca con una sola luce al soffitto, nessuna finestra ed una porta chiusa.
I tre sono intorno ad un tavolo circolare, legati mano sinistra e piedi alle proprie sedie con catene di ferro e lucchetti di sicurezza. Solo la mano destra è lasciata libera di agire. Sul tavolo, di fronte ad ognuno, è presente una pistola. I tre si guardano in giro per tentare di capire cosa stia succedendo, storditi dal sonnifero che è stato loro somministrato.
Una voce artefatta esordisce dal nulla propagata da un vicino altoparlante fissato al muro:
“Salve signori. Vi starete chiedendo cosa ci fate qui dentro. Ebbene io sono qui per chiarivi un po’ la situazione.”

Uno dei tre lo interrompe e urla:
“Chi sei? E cosa vuoi da noi?”

Voce: “ Chi sono io? Prima lasciate che vi dica un attimo chi siete voi, anche se le presentazioni non sono necessarie visto che vi conoscete fin troppo bene. Dunque, dunque, vediamo un po’. Alla vostra destra c’è un direttore di Banca senza scrupoli. Proseguendo in senso orario troviamo il facoltoso gioielliere nonché usuraio di professione. E per finire, dulcis in fundo, l’emerito Giudice corrotto del tribunale di Lucca. Ah! Che bella squadra di giocatori!”

Il giudice urla: “ Giocatori? Ma che…. Io non li conosco questi due! Ti sei sbagliato! Hai sbagliato persona!”

Voce: “Calmo, calmo giudice, non ci provare. La vostra è una bella squadra della morte: il direttore di banca che taglia i fidi alle aziende ed agli artigiani in difficoltà economiche ed allo stesso tempo, quando questi tornano da lui implorandolo, li spinge fra le braccia del generoso gioielliere. Già generoso! Difatti concede loro lauti finanziamenti ma a tassi esorbitanti: chi il 2, chi il 3 e chi addirittura il 4 per cento. Ma tu, gioielliere non ti sporchi mica le mani con quei poveracci! Ci pensano i tuoi scagnozzi a riscuotere gli interessi, minacciarli e farli stare zitti. E se qualcosa arriva alle orecchie delle forze dell’ordine ecco che entra in gioco il Giudice corrotto! Che bel gioco di squadra!”

Il gioielliere lo interrompe:
“ Tutte fandonie! Chi sei? Se vuoi ucciderci fallo subito!”

Direttore: “Sati zitto! Hai voglia di morire tu? Bhè, io no di certo!”

Voce: “ Calmi calmi. Vi sarete accorti che davanti a voi c’è una pistola. Potete impugnarla con la vostra mano libera non ci sono problemi.”

Tutti impugnano la pistola.

Voce: “Attenzione! Avete solo un colpo a vostra disposizione! “

Giudice: “Adesso basta! Metti le carte in tavola, cosa vuoi che facciamo?”

Voce: “ Dovete decidere chi di voi deve vivere e chi deve morire. Avete un colpo ciascuno, giocatevelo come meglio credete.”
Gioielliere: “ E chi ci dice che non ci ucciderai tutti?”

Voce : “ A questo punto è venuto il momento di dirvi chi sono. Io non sono un assassino. Io sono la legge! Laddove non esiste giustizia, io intervengo.”

Giudice: “ E se decidessimo di non fare nulla? Di rimanere qui, seduti?”

Voce: “ Bhè, allora morirete di stenti. Sarete presi dai morsi della fame e della sete. Avrete sonno, ma non potrete dormire, perché mentre uno di voi dorme, l’altro può essere sveglio e pronto a sparargli. Non ci vorrà molto. Due, massimo tre giorni senza cibo e senza sonno. Impazzirete! Sarete preda delle vostre ossessioni e delle vostre paure. Morirete tutti! In alternativa, sarete voi a scegliere chi vive e chi muore. A voi la scelta e….. che abbia inizio il gioco!”

I tre sudati e ansimanti puntano reciprocamente le pistole guardandosi l’un l’altro.

Giudice:” Calmi, state calmi. Ragioniamo. Se uno spara per primo e ammazza un altro poi è facile preda di quello che non ha sparato.”

Gioielliere: “ Tanto moriremo tutti! Puntiamoci la pistola alla tempia e facciamo fuoco!”

Direttore:” Si, come no! E chi mi dice che tu non farai finta? Così noi ci spariamo e tu rimani vivo!”

Giudice: “ Basta! Tutto questo non ha senso! Hei tu! Quanto vuoi? Possiamo darti tutto quello che desideri, basta chiedere!”

Voce:” Allora non hai capito niente Giudice! Io non voglio soldi. Io voglio giustizia! Voglio che capiate cosa provavano tutte quelle persone che avete sfruttato e ridotto al lastrico: suicidati per la disperazione o spariti per la vergogna. Adesso è tempo che almeno uno di voi muoia e che qualcuno diventi il suo boia! E a questo proposito voglio darvi un suggerimento: l’unico modo affinché almeno uno di voi rimanga vivo è che due di voi si mettano d’accordo. Avete capito? Due giocatori sparano al terzo. Due colpi in contemporanea! Due giocatori salvi senza più pistole cariche e il terzo giocatore morto. Et voilà! Ah Ah Ah!”

I tre puntano le pistole uno verso l’altro e alternativamente in modo nervoso.

Direttore: “ Giudice, tu sei quello che merita più di tutti di morire! Tu rappresenti la legge!”

Giudice:” Stai zitto stupido! Io vi ho parato il culo in tutti questi anni! Soprattutto a te gioielliere! Se non fosse stato per me i tuoi scagnozzi sarebbero andati al fresco almeno una decina di volte!”

Gioielliere:” Non certo per amor proprio Giudice! Ti passavamo tutte quelle donnine per sollazzare le tue serate! E tutti quei gioielli per tenere buona tua moglie? Te lo sei scordato?”

Direttore:” Eh no gioielliere! Non puoi tradirmi col giudice! Non ti scordare tutti i clienti che ti ho passato! De Robertis il fioraio, Lucenti il falegname e Rolandi l’impresario edile! Il giudice oramai non è più utile. E’ bruciato! “

Giudice: “ Tu corri troppo direttore! Sono pur sempre un giudice e sotto la minaccia di un’arma! Nessuno sarà in grado di condannarmi! Piuttosto, tu, gioielliere, vuoi che ti ricordi della signora Romani che stava per testimoniarti contro? Ho di quel barbone di piazza San Michele che vi aveva visto torturare Canelli, il barista? Tutti misteriosamente scomparsi! Come la mettiamo? ”

Gioelliere: “ Ok giudice. Tutto partiva dal direttore. E’lui che dobbiamo fare fuori. Sparito lui cade tutto!”

Giudice: “Ci sto. Facciamolo fuori!”

I due puntano la pistola contro il direttore.

Direttore: “ E chi vi dice che me ne starò qui fermo buono buono e non sparerò contro uno di voi due?”

Giudice: “Fai come vuoi. Almeno uno di noi avrà una chance di sopravvivere. Tu invece se condannato. Va all’inferno.”

Gioielliere rivolgendosi al Giudice: “ Conto fino a tre. Uno……due…….TREEEEEEEE!”

Tutti e tre premono il grilleto.
(silenzio)

Direttore:” Ma che cazzo….. sono finte!”

Giudice:” Scacciacani! Me ne sarei dovuto accorgere!”

La porta della stanza si apre ed entra il signore col cappotto lungo nero che guarda in faccia i tre rivelando la sua identità.
Gioielliere:” Il falegname!”

Uomo col lungo cappotto nero: “ Si. Ho fatto finta di essere andato via. Ho passato gli ultimi due mesi per mettere a punto il mio piano!”

L’uomo estrae un cellulare e compone un numero: “ Polizia? Venite al casolare abbandonato, quello vicino all’ex mulino dei signori Fanelli. Ho tre persone ed una registrazione da consegnarvi.” Chiude la telefonata.

Giudice:” Povero illuso! Tutto quello che hai in mano sono delle registrazioni estorte con la minaccia! Non reggeranno mai in un processo!”

Falegname : “ Forse hai ragione Giudice……..Forse! Perché in questo modo ho comunque fornito alle forze dell’ordine fatti e nomi si cui indagare. Sicuri di non aver lasciato tracce? Sicuri che i vostri scagnozzi o le vostre donnine non parleranno contro di voi sotto la morsa dell’interrogatorio dopo che sarete esposti al pubblico ludibrio? Scacco matto giudice!”
L’uomo fa per allontanarsi.

Gioielliere: “ Aspetta! Perché non ci hai ammazzati tutti e tre?”

L’uomo col cappotto lungo nero si volta verso i tre: “ Ve l’avevo detto. Io non sono un assassino. Io sono la legge!”

Loading

6 commenti »

  1. Buongiorno Andrea, questa storia è molto interessante.
    Penso tu l’abbia proposta in modo originale. Trattandosi di un corto voglio dirti che sono riuscita ad immaginare la scena, ho visto la stanza ed i tre “balordi” battibeccare tra loro mostrando tutta la loro pochezza, le pistole e sentito la voce imperare nella stanza seminando il panico.
    Certo di fronte al rischio di morte forse ognuno tenta il tutto per tutto ma loro sono stati coerenti con le loro vite corrotte.
    Credo tu abbia sinteticamente rappresentato una realtà, avrei solo alzato un po’ i tassi di interesse 😉
    Bravo

  2. Grazie Liliana.
    La mia sfida era creare un “Thriller in una stanza”. Mi sono sempre piaciuti quei film che riescono a creare tensione con poco.
    Dal punto di vista narrativo è essenziale, potevo forse soffermarmi di più sulla descrizione dei personaggi ma avrei sforato alla grande il numero di battute.
    Diciamo che è una sceneggiatura (quasi completa) per un corto che mi ha ispirato una celebre scena del film “Il Cacciatore” di Michael Cimino (con le dovute proporzioni sia ben chiaro!) e dalle vicende, purtroppo attuali, di persone che sono state vittime della crisi che stiamo vivendo.

  3. Bell’esempio di giustizia fatta in casa, senza morti però! L’essere costretti all’interno di una stanza con una pistola crea nei giocatori tensione e rabbia. La voce fuori campo non li aiuta di certo. A me ha ricordato più Saw l’enigmista, senza la violenza che ha caratterizzato quella serie di successo. Un bel corto.

  4. Grazie Roberto.
    Si, ammetto che la voce fuori campo potrebbe ricordare Saw ma come ho detto a Liliana mi ha ispirato “Il Cacciatore”: trovo che quella scena crei tanta tensione senza dover riccorrere a troppa violenza, come hai detto tu ( a parte come va a finire..).
    Inoltre non volevo che il protagonista si mettesse allo stesso livello dei suoi aguzzini e non diventasse un assassino a sua volta come hai sottolineato tu.
    Grazie ancora e buona lettura!

  5. Come mettere in crisi l’associazione a delinquere? Occorre convocare tutti i soggetti e sollevare il velo che copre le responsabilità di ciascuno. Il racconto ha uno sviluppo interessante con dialoghi significativi e finale a sorpresa. Auguri per il Concorso.
    Emanuele.

  6. Ancora grazie Emanuele,
    si, ho cercato di giocare un po sulle debolezze dei “giocatori” e sulla loro congenita avidità.
    Buona lettura.

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.