Premio Racconti nella Rete 2015 “Mi avevi promesso una poesia” di Gianluca Malerbi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Mi avevi promesso una poesia.
Key era una ragazza di mare, il profumo del mare sembrava respirargli addosso. I suoi occhi erano grandi e neri e i suoi capelli , cadevano lunghi e scuri sulle sue esili spalle. Era una bella ragazza Key e sapeva di esserlo. Alta, magrolina e delicata, dai modi generosi ed eleganti.
Quel mattino Key, scese dal letto come una poesia, mentre il sole dalla finestra rifletteva timido , accarezzando i suoi passi. Indosso portava solamente la sua canottierina bianca, come quelle dei bambini, con le spalline ornate di pizzi a fiorellini . Le mutandine erano semplici e bianche anche loro, con dei pallini rossi. Zampettava, come diceva lei, e i suoi piedini leggeri, calpestavano ovunque le mattonelle in cotto invecchiato, mostrando le sue caviglie appena visibili, di una perfezione assoluta.
Ti avevo chiesto se mi scrivevi una poesia. Esclamò con tono dispiaciuto, seguito da due colpetti di tosse rauca, mentre con le mani si tirava sopra i capelli, cercando un lapis, per legarseli.
Se mi ami veramente mi scrivi una poesia, come ti avevo chiesto per il mio compleanno. Non solo non me l’hai scritta, ma ti sei dimenticato anche di farmi gli auguri. Credo che la nostra storia, se ne stia andando proprio a farsi fottere.
Ma dai Key, sarà mai possibile che tutte le mattine ti svegli incazzata? Aggiunsi rigirandomi nel letto e continuando a fissarla nella sua eleganza.
Anch’io quel mattino non stavo affatto bene certo; ero ancora perso nelle mie pasticche, nelle mie medicine; e me ne ingoiavo parecchie, come caramelle. Tavor, Roipnol, Xanas, quelle che trovavo, bastava mi stonassero, che fossero rigorosamente tranquillanti e belli pieni di benzodiazepine. Amavo le benzodiazepine. Più mi stonavano e più volevo essere stonato.
Non sono incazzata, continuò Key, ma sono stufa di tutte le tue scritture, e dei tuoi racconti che mi hanno rotto. Sempre le solite storie di prostitute e di debosciati mentali, perduti nel tuo mondo di squinternati . Sto insieme a uno scrittore ,che non sa scrivere una fottutissima poesia, cazzo.
Key ho il blocco dello scrittore. Controbattei , alzando le lenzuola fino a coprirmi il viso e stirandomi, cambiando posizione.
Con tutte quelle pillole che t’ ingurgiti, sono sicura che prima o poi ti verrà anche il blocco di qualcos’altro.
Credimi Key,è una sensazione che non so ben spiegarti, replicai, ancora da sotto le coperte. In un certo senso è come quando devi cacare che non ti viene, eppure ti scappa. Come se d’improvviso non riuscissi più ad essere me stesso, come se una parte di me,se ne fosse andata chissà dove. I giorni passano veloci e senza pietà .Solamente il ricordo dei miei racconti riesce a farmi dormire la notte.
L’aria che respiro ha un altro sapore, mi entra dentro con diffidenza , quasi non conoscesse più il mio corpo. Il mio cuore batte timido, e i mie pensieri si confondono tra loro, smarrendosi.
Cazzo Key, sembra che la pelle mi si stacchi di dosso. Non faccio altro che cercare di riprendermi il mio estro, merda. Non riesco ad afferrarlo, eppure era qui dentro di me. Cosi esile e fragile,cosi meschino e viscido, si nasconde, ed è li che mi guarda, anche lui vuole farsi prendere,anche lui ha bisogno di me.
Mi hai stufato Roy,non ho più voglia di ascoltarti e nemmeno di vederti deprimere sotto quelle lenzuola . Cerca magari di alzarti da quel fottutissimo letto sporco, e di farti una doccia cazzo; non ricordo l’ultima volta che te l’ho vista fare.
Va bene Key, non capisci cazzo non capisci.
C’è poco da capire, ho perso il mio collirio,l’hai visto? Ho gli occhi che bruciano e le balle che girano,non male come inizio giornata.
Credo di essermelo bevuto stanotte quando mi sono alzato, pensavo fosse il mo valium. Ti ho sempre detto di metterlo da altre parti e non vicino alle mie medicine. Ecco perché non ho dormito bene, cazzo.
Tu sei impazzito Roy, forse è meglio se vai a trovare il tuo psichiatra e ci fai due chiacchiere, anche se lui a me pare più fuori di testa che di te.
Due righe, mi basterebbero solamente due fottutissime righe e sono sicuro di poter ricominciare a scrivere a respirare, tutto quello che mi gira intorno è insipido come queste pagine bianche e come il tuo modo di camminare, ricordo solo quanto lo amavo. Sembra eccessivo Key, ma è proprio cosi.
Amare è scrivere, amare sei tu, amare è il vento che soffia. Questo mio ricordo mi affligge, non so fare altro che scrivere, non voglio fare altro che scrivere. Tutti i miei cassetti sono pieni di fogli e di poesie, non riesco nemmeno più ad aprirli, l’idea mi ferisce e si lacera nei miei sogni.
Vuoi dire che non mi ami più? Esclamò Key, tremolante, mentre con le mani prese una sigaretta da sopra il comodino e se l’accese. Cazzo Roy, mi sono innamorata di te appena ti ho visto e non sapevo certo a cosa andassi incontro. Vorresti dire che tutto quello che abbiamo costruito non serve più a niente, solamente perché hai il tuo blocco del cazzo?
Ancora adesso, ho davanti l’immagine del nostro primo incontro. Eri bellissimo, seduto su quello sgabello al pub da Nick. I tuoi lunghissimi capelli biondi e quegli occhi blu, che mi hanno accecata di te. Il tuo sorriso è stato quello che mi ha fatto smuovere l’anima. Non ridi più ormai da mesi e mesi. Era la cosa più bella di te.
Ricordo la prima sera che mi hai accompagnata a casa. Eri cosi timido e impacciato, cosi carino, solo a guardarti il cuore mi si stringeva . le nostre conversazioni sempre interessanti sulla vita e i sogni, sulla luna e il mare, sempre che parlavamo, non c’era mai un attimo di silenzio tra noi. Facevamo l’amore tutte le sere,ci amavamo alla follia,non eravamo mai stanchi ed avevamo il mondo in pugno.
E adesso sei li, imbevuto nelle tue medicine.
Key mi spiace,non riesco proprio a risalirne la china. Avrei solo voglia di parlare di te, di amarti, di sognarti e di fare l’amore con te. Ma non riesco cazzo, non riesco. Non so cazzo; io sono scrivere, scrivere è la mia sete, scrivere è il mio lume.
Vederti cosi senza nemmeno sfiorarti mi spacca dentro, come se il desiderio fosse chiuso in una nuvola nel cielo e non riuscisse ad uscire, vorrebbe…quanto darebbe per farlo …ma c’è un ostacolo di merda che lo tiene li, fermo, con leggerezza poi, ma è più forte. Key cazzo..
Cazzo un cazzo Roy, non scopiamo più, non parliamo se non per litigare, nemmeno ci sfioriamo con gli sguardi, in culo te e il tuo fottuto scrivere.
Key se ne stava li impalata, mentre mi parlava, con le spalle appoggiate alla parete e con quegli occhi neri mi fissava senza distogliere lo sguardo , e continuava a imprecare; con le mani , ogni tanto si sfregava sul viso, si scioglieva e si rilegava i capelli, non sapendo più, poi cosa farci. Iniziava ad agitarsi e il tono della voce comunque, via via si assottigliava, come se stesse per darsi vinta, davanti al mio letto.
Io a quel punto cercai di alzarmi, ma non avevo il coraggio di guardarla negli occhi. Il corpo me lo sentivo pesante, come se avessi un macigno sopra le spalle che mi abbassava pure la statura a mio parere. Le braccia completamente svuotate e inermi, e le gambe fredde si tenevano su da sole, senza che io ne fossi partecipe. Un anima vuota. Un niente di niente.
Cazzo Roy, ma in che stato sei? Aggiunse Key, sgranando gli occhi e avvicinandosi verso di me, per sorreggermi. Hai tutto il viso gonfio di rughe, sembra ti sia venuta anche la gobba, anche i tuoi occhi non erano mai stati cosi spenti. Dimostri cento anni, con quel pigiama a quadretti , sudicio e col becco sporco di bava.
Key cazzo non sai dire altro? Esclamai cercando di appoggiarmi sulle sue braccia magre. Tienimi un attimo per favore, altrimenti cado come un sacco di merda. Sono pieno di merda Key. Tutte queste pasticche ansiolitiche del cazzo, mi hanno divorato dentro, fino a rubarmi anche il cervello.
Grazie, adesso lasciami pure, faccio da solo, borbottai ansimante, mentre sempre con gli occhi bassi sul pavimento, mi avviai verso il bagno. Ero sudato mezzo, puzzavo, i capelli unti, mi si appiccicavano tutto intorno al volto secco. La bocca era asciutta di saliva, tanto che il palato scottava dal calore.
D’un tratto, prima di aprire la porta del bagno, mi voltai verso di lei, e alzando appena gli occhi per cercare i suoi, la vidi li, immobile ancora appoggiata alla parete, come arresa. Le sue pupille, erano piene di lacrime pronte a esplodere. Non mi disse più niente. Mi guardava e basta.
Dentro i suoi occhi, scorgevo il dolore, il suo e il mio ci si rispecchiava. Per un attimo entrai proprio nella sua anima fragile e sola. Respiravo il suo disagio nel mio e ogni cosa potessi dirle, sapevo che non poteva servire più a niente.
Scoppiò a piangere disperatamente e singhiozzando, iniziò a tirarmi addosso tuto quello che le capitava tra le mani, magliette, calzini, asciugamani; e tutto questo mi uccideva lentamente. Era una candela sgocciolante cera di rabbia, che aveva fatto il suo tempo, dove io non avevo ormai più nessun potere. Mi restava solamente di aspettare che si spegnesse del tutto, dopo di che potevo morire dentro in pace.
Sei uno stronzo disse, mentre con le mani si asciugava le lacrime, che le colavano ovunque intorno a quel visino perfetto.
Me ne vado. Affanculo Roy, addio.
Ritmo serrato grazie all’alternarsi di battute tra i due protagonisti/antagonisti. Mentre leggevo li vedevo chiusi dentro ad una casa su ruote del tipo americano per intenderci, luogo adatto per sprofondare o salvarsi. Lui che beve il collirio invece del Valium e non dorme rende benissimo l’idea dello stato in cui Roy si trova.
Mai promettere una poesia. Soprattutto ad una come Key. Anche se, quelle come Key, finiscono per innamorarsi sempre, e dico sempre, di tipi come Roy. Troppe “Y” in ballo. E, non per niente, la “Y” è anche un cromosoma. E, non per niente, è il cromosoma maschile. Ed è quello che vince. Con tutte le sue pochezze. Dolori che non si incontrano, raccontati con uno stile essenziale, anche sgrammaticato. Ma, forse, era l’unico possibile per questa storia.
Dal ritmo incalzante tra il tragico di una realtà dura e l’amore per la scrittura e la poesia, nasce un racconto originale, dove lo scrittore è abilmente riuscito a trasportare il lettore nel vortice di una atmosfera surreale dove un poeta vive il suo dramma alla ricerca del non sentirsi nelle proprie ansie e paure ; perché in questo rincorrersi ha perso la sua poesia…
BRAVO!
Anche io ho avuto una immagine simile a quella di Roberto, la casa su ruote, questi personaggi “persi” stile vita americana dove ti sbafi 1000 km per il coast to coast e non sai dove stai andando…..
Lo immaginerei più chitarrista, che scrittore, l’immagine che ne ho io è diversa.
Detto ciò il ritmo è molto stretto, la scena la vedi proprio grazie allo scambio veloce di battute tra i due protagonisti.
Linguaggio coerente con i personaggi e con il vortice nel quale sono entrati, lei trascinata da lui.
Grazie per la speranza di un lieto fine per lei…..lui chissà
Sei riuscito a trasmetterci il dolore annebbiato dai farmaci di un uomo che ha perduto il senso della vita e incapace di reagire. La scelta della prima persona è stata di fondamentale importanza per la riuscita.
Grazie Roberto per il commento. Molto carino il fatto di averti fatto rivivere i personaggi dentro ad una roulotte perduti nel suo mondo, Felice di esser riuscito a rendere l’idea della situazione discretamente devastante.
Salvatore grazie per il commento e grazie per la definizione ” raccontati con uno stile essenziale ” questo mi lusinga molto.
Liliana mi fa piacere che sono riuscito a trasmetterti una sensazione simile a quella di Roberto, l’intento appunto era quello di far immaginare anche al lettore quello che più potesse divertirlo.Come anche averti fatto vedere la scena ecco questo mi riempie di gioia. Grazie infinite.i
Grazie Emma, il tuo commento è molto diretto e soprattutto incide su tutto ciò che volevo esprimere. Grazie anche per come hai scritto ” fondamentale per la riuscita “.
Eleonora grazie per il tuo commento, il fatto di averti trasportato nel vortice, come scrivi te e in particolare che tu abbia sottolineato la disperazione del protagonista …,,,questo completa e coglie a pieno ciò che volevo esprimere. Lusingatissimo.
Vedo in Roy una sorta di poeta maledetto, uno scrittore innamorato follemente della scrittura. Uno a cui non basta più nemmeno avere accanto una creatura deliziosa come Key, disposta finora a sopportarlo nonostante tutto. Viene reso benissimo il concetto di lui vittima delle proprie fobie, come uno scrittore morbosamente ammalato di perfezionismo letterario. Roy sopravvive ormai a se stesso, condannato a rifugiarsi in pasticche bugiarde che lo trascinano ancor più in una discesa agli inferi. Trovo giusta la scelta di Key che decide di lasciare questo fantasma dell’uomo di cui si era innamorata.
Ciao Roberto, intanto grazie per il commento. Sei riuscito a carpire, quasi ad entrare dentro l’anima del personaggio di Roy e questo mi entusiasma moltissimo. Ed è proprio come dici te, qualsiasi cosa, nemmeno la bellissima Key, avrebbe potuto alleviare le sue pene, se non il suo estro. Grazie ancora.
Ciao Gianluca. Io vedo la dipendenza dai farmaci come un limite dell’uomo, di cercare rimedio in qualcosa che offusca e inibisce. I dialoghi sono magistrali, moderni, con i soliti intercalari, che non infastidiscono mai, sono sempre ben sostenuti e la camera da letto è il centro della scena. Ben delineati i caratteri dei due e unici protagonisti. Complimenti.
Emanuele.
Ciao Emanuele, si respira nel racconto il fatto che qualcosa di vero c’è e sono contento di essere riuscito a trasmetterti quello che sentivo e in parte avevo vissuto. In ogni mio racconto parlo sempre di qualcosa di accaduto, cercando anche di colorarlo con la fantasia. Lusingato da quello che hai scritto riguardo ai miei dialoghi e ai miei personaggi e soprattutto grazie per gli intercalari che non infastidiscono mai, direi fondamentale. Grazie infinite.