Premio Racconti nella Rete 2015 “Le occasioni sprecate” di Michele Emidi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Negli ultimi suoi giorni di vita il noto Professor Alessandro Banditelli, in lunga degenza presso l’Ospedale Oftalmico di Torino per una incurabile malattia, sentì aprirsi la porta bianca della sua stanza ed entrare un infermiere mai visto prima, con tre contenitori in mano.
“Buongiorno professore, come andiamo stamani?”
“Come al solito”, rispose il Banditelli serafico, poi prosegui circospetto: “Cosa avete in mano?”
“Ah queste, sono delle sacche per delle “flebo”, per alleviare un poco il vostro dolore e la vostra sofferenza.”
“E quelle lettere incise sopra?” Domandò di nuovo il professore, incuriosito dal fatto che su ciascuna delle “flebo” fosse riportata una lettera a caratteri macroscopici: “R” “G” “S”.
“Le lettere…??? Nulla.” Rispose vago l’infermiere, “sono lettere indicative e simboliche, in codice, sa….per l’ospedale….Ora però riposatevi, basta domande.”
E così ripose le tre flebo negli alloggiamenti, le collegò tra di loro con un ponticello improvvisato da un tubicino di plastica per non interrompere il flusso del liquido, se ne uscì dalla stanza, si chiuse dietro di sé la porta bianca ed il vecchio professore si addormentò….
Nella stanza si udiva solo il tic-tac del Rolex Daytona quadrante Newman del ’71 posato sopra il comodino.
“Alex così non si può più andare avanti!” Ribattè Roberta, sempre più scocciata.
“Così come?” Rispose Alex, ancora assopito dall’erba, mentre nel muro della cameretta primeggiava il poster del “Duca Bianco”.
“Lo sai, se ne è parlato più di una volta, non ci sei mai per me, i tuoi impegni, lo studio, il calcio, la musica, la fotografia, a me a che posto mi metti in classifica???” Continuò lei, alzando la voce di mezzo tono.
“Roberta, io ti voglio bene, lo sai…ma abbiamo diciannove anni, non possiamo già radicarci in una situazione seria!”
“Ah se è per questo, se fai questi ragionamenti non inizieremo mai niente di serio, lo studio non si tocca, va bene, ci mancherebbe altro, poi le partite, gli amici, per non parlare delle sere che te ne stai a guardare quegli assurdi film in lingua originale, figuriamoci i tuoi libri poi…insomma con me non ci stai mai, ti devi decidere, devi prendere una decisione, senza stare sempre con la testa fra le nuvole o aspettare che le cose cambino!!”
“Nooooo, ancora…….non ricominciare per favore con la solita storia!” rispose Alex, quasi esasperato. Il cd nello stereo iniziò a saltare.
“ Va bene, va bene, facciamo così, mi costringi tu a metterti ad un bivio e ad una scelta precisa, capire quello che vuoi veramente, allora…, i tuoi impegni…. o me!!”
……Tic, tac. Tic, tac……
“Giada, ciao come stai? E’ una vita che non ti vedo….ma il bimbo è tuo?”
“Ciao Alessandro, bene grazie…davvero è tanto tempo che non ci incontriamo, si il marmocchio qui è mio, ormai ha tre anni questo diavoletto.”
“Caspita però!! Che novità in questi ultimi anni.” Un’auto ferma sul ciglio della strada li osservava.
“E’ si, è vero, sai mi sono sposata con Fabio, e dopo tre anni è nato lui…ho lasciato l’impiego in banca, non so se lo riprenderò, di sicuro ne abbiamo bisogno, con tutte le difficoltà che ci sono….scusami, come al solito mi divago, ma te invece?”
“No figurati mi fa piacere se mi racconti un po’ di te, di me c’è poco da dire, sono riuscito ad affermarmi e fare carriera universitaria, per il resto sono solo, intendo affettivamente, e niente…..scusami ma sono un po’ emozionato….”
“Devo dire che anche a me questo incontro non mi lascia del tutto indifferente…a proposito, ascolta Alessandro posso chiederti una cosa, visto che ormai è passato tanto tempo e poi non vorrei stare tutta la vita col dilemma…”
“ Certo…dimmi.”
“ Mi spieghi perchè non ti sei mai dichiarato con me?” domandò arrossendo un po’. “ Mi riferisco a quegli anni che ci frequentavamo….sapevi che avevo una bella cotta per te…e anch’io non ti ero priva di interesse, almeno in base a quanto poi mi scrivesti successivamente in quella lunga lettera…?” Non lontano echeggiò il trillo di un clacson.
“ Ehhhh……. perchè???….” rispose Alessandro, sospirando e stringendosi un po’ nelle spalle.
“Non lo so….timidezza, indolenza o forse paura o perchè chissà….forse la pensavo come Flaubert…che l’aspettativa è la forma di piacere più pura, la più credibile e non ci delude come invece le cose che ci succedono concretamente….o come Oscar Wilde che non vedeva niente di romantico nel dichiararsi ma molto romantico l’essere innamorati, e se ci si dichiara l’eccitazione se ne va per sempre, il nocciolo della questione era per lui l’incertezza…..scusami, le mie solite fisime intellettuali….”
“Oscar Wilde….ricordo che citavi sempre i suoi aforismi in quegli anni, fisime si…..eri solo un ragazzo molto sensibile quindi lunatico, ed un po’ immaturo, ora però ti devo molto cresciuto, sei diventato un uomo.”
“Grazie….va bè…mi ha fatto molto piacere vederti…Giada…”
“Anche a me…..”
“Stai bene allora….”
“Anche tu Alessandro….”
……Tic, tac. Tic, tac……
“ Questo no!!!non me lo dovevi fare…a me poi….quante volte ne abbiamo parlato?”
“Tante, e lo sai, non sono il tipo di uomo che fa queste cose!!”
“E’ proprio per questo!!!, di solito non le facevi e se è successo vuol dire che è qualcosa di più profondo ed importante!!” L’ acciottolio della lavastoviglie si mescolava alle loro grevi parole.
“No, te lo giuro Serena, è un’inezia, non è niente, niente di importante, è stato un momento di sbandamento, di confusione, non sono riuscito a dirle di no!!”
“Cosaaaaa???Non sei riuscito a dirle di no???Stai a vedere che ora è davvero colpa del carattere che ti ritrovi, che non ti sai decidere e lasci gli altri a farlo, è così “la coscienza” di Alessandro?? Ma il fatto è che questa….di cosa che ha deciso qualcun’altro al posto tuo…..
è grave!!”
“Hai ragione, ti prego però, passiamoci sopra stavolta, vorrei poter cambiare il passato e non commettere quell’errore, ma non si può giusto…???”
“No, non si può, e anch’io non posso perdonarti Ale….mi dispiace…” Lo scarico del lavello gorgogliò come il fischio di un treno in arrivo.
“Ma che dici…dai riparliamone…”
“E’ troppo tardi Alessandro, hai gettato all’aria questa importantissima storia.”
“Sei stata l’unica donna che abbia mai veramente amato.”
“E’ troppo tardi….”
……Tic, tac. Tic, tac……
Nella stanza filtrò luce blu dalla porta bianca, che si aprì, entrò l’infermiere per togliere le tre “flebo R G S” terminate, Alessandro Banditelli si svegliò, il dolore era momentaneamente cessato ma aveva lasciato il posto ad una dolce amarezza.
“Ma che curiose queste “flebo”, cosa contenevano? Ho fatto dei sogni strani….”
“Le occasioni, quelle erano le tue occasioni, le occasioni che hai sprecato!”” sibillò l’infermiere con un flebile filo di voce, e si allontanò dal letto, lasciando il malato nella sua incredibile solitudine.
“Cosa ha detto???” Chiese il professor Alessandro Banditelli incuriosito e intimorito, ma questa volta la sua coscienza non rispose. La porta bianca si chiuse facendo scomparire l’infermiere, le lancette del Rolex si fermarono e la stanza sempre più cupa sprofondò in un buio assoluto.
Buongiorno Michele, davvero originale il tuo racconto e ben scritto.
Semplice ma efficace, ti faccio i miei complimenti.
Devo dirti che cosa ho pensato a metà del racconto????? Non lo faccio altrimenti svelo il gusto della lettura agli altri……comunque ti ho “beccato” anche se la tua fine lascia varie sfumature aperte:-) 🙂
Bravo!
Buonasera Liliana, che cosa hai pensato a metà del racconto???? Ti ringrazio per i complimenti, che fatti da te hanno per me una doppia rilevanza, ho letto infatti i tuoi racconti e sei molto brava…….ti ho “beccata”…….
Si accettano comunque anche, ma soprattutto, critiche proficue…..
Grazie!!!!
Ciao Michele grazie per aver raccolto simpaticamente il mio commento 🙂
L’ironia e l’autoironia sono a mio avviso la selvezza per l ‘essere umano.
Era solo una battuta per dirti che a metà racconto avevo capito dove saresti andato a parare, la per la ho creduto che si trattasse di flebo di trasfusioni provenienti da figli disseminati per il mondo alle quali stava facendo ricorso per essere salvato da un brutto male.
Poi ho pensato alle iniziali delle donne……sei stato bravo ci sono varie interpretazioni credo, correggimi se sbaglio.
Grazie per aver letto i miei racconti, scrivo anche cose piu “leggere” appunto autoironiche ma qui ho voluto proporre storie di donne, purtroppo sofferenti un po’ sull onda dell emozione dei bruttissimi fatti di cronaca degli ultimi tempi.
Sono contenta tu abbia apprezzato.
Liliana
L’anticamera dell’inferno la si può anche immaginare così… Effetto “angoscia” direi raggiunto!
P.S. Curiosa la scelta del “voi” nel dialogo iniziale tra Alessandro e l’infermiere(demone?): voluta o casuale?
Racconto originale e ben scritto. Mi è piaciuta molto l’idea delle sacche che riportano alla memoria le occasioni perse. In un primo momento avevo pensato ad una riedizione della favola dei tre spiriti ma non mi tornavano le lettere (P P F sarebbero dovute essere) ed invece no. Ma chi è l’infermiere?
Ah, dimenticavo, basteranno 3 sacche a personaggio?
Grazie Salvatore, è voluta la scelta del “Voi”, mi fa piacere che lo hai notato, ed infatti nella ultima frase rivolta dall’infermiere al professore si passa alla scelta del “Tu”…….
Grazie Roberto, no non basteranno 3 sacche a personaggio….ce ne vorranno molte ma molte di più…..!!!!!
Tic…tac…tic..tac…Questo è un racconto…..”esplosivo”. Complimenti e in bocca al lupo Michele.
Grazie Antonino…
Un resoconto del passato. Bello il modo in cui si avvicendano i ricordi, senza introduzioni. Dissolvenza. Il fatto che il protagonista sia immobilizzato su un letto mi fa pensare a una specie di tortura, e all’infermiere come a un carnefice. Ricordare è un po’ torturarsi in fondo. Complimenti
Grazie Matteo…si, ne hai carpito l’essenza…
Complimenti per la fantasia nella storia delle “occasioni sprecate”. Per un attimo ho immaginato di essere in quel letto con le mie opportunità perdute. Poi il tempo inesorabile che ti abbandona. Bravo!
Grazie Gianluca!
Grazie Gianluca, si, il tempo che passa, le occasioni perdute soprattutto affettive ed i rimpianti per una felicità non più raggiungibile. Chiaramente anche i temi dell’ irrimediabilità e della coscienza, il tutto però in forma anche un po’ allegorica ed irreale.
Ciao Michele, grande è l’espediente narrativo delle tre sacche della memoria con le occasioni mancate, per la “non scelta”; nell’ultima vicenda poi il professore tenta di scusarsi di un tradimento dando la responsabilità all’amante. I tre fatti ricordati mostrano le colpe per le quali il professore dovrà pagare nell’eternità. Le citazioni degli aforismi di Oscar Wilde sono l’evidenza delle fisime intellettuali e il tic tac dell’orologio “Rolex Daytona quadrante Newman del ’71 posato sopra il comodino” dà il valore del tempo che passa. In bocca al lupo.
Emanuele
Grazie Emanuele!
Titolo bellissimo e pienamente espressivo che racchiude il fulcro del tuo sapiente racconto!
Belli i rimandi ad Oscar Wilde e le fasi descrittive, come quelle dell’orologio che segna il tempo, ma anche un oggetto preciso… che tra l’altro complimenti per il buon gusto essendo davvero un meraviglioso orologio… bravo!!!
Grazie Marta!! Che belle parole…Anche a Wilde sarebbe piaciuto quell’orologio visto il Suo gusto estetico…
Grazie di nuovo!!!
Io ho la passione dei Rolex e ne porto tanti, per cui… sono poco obbiettiva 🙂 li adoro a prescindere! Il modello che hai descritto tu poi, è davvero un must!
Grazie a te per il bel racconto… da dove ti è venuta l’ispirazione?
Oscar Wilde era oltremodo ossessionato dal suo gusto estetico, tanto da creare il capolavoro “Il ritratto di Dorian Gray”. Aveva un senso della bellezza molto estremo… gli sarebbe piaciuto indubbiamente quell’orologio!