Premio Racconti nella Rete 2015 “Tic tic tic tic” di Renato Carena
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015È buio, non vedo nulla, sono immobile, chinato, il ginocchio destro è a terra, la mia mano destra è appoggiata ad una specie di scarpa come se di fianco a me ci fosse qualcuno in piedi, al tatto però sembra qualcosa di metallico, ha una superficie ruvida, come se fosse piena di forellini.
Sopra la mia testa chinata percepisco qualcosa di caldo forse un fuoco, è vicino, se mi alzo mi brucerà.
Sento un suono ticchettante, è vicino, mi gira attorno, è veloce, tic tic tic tic, si muove in cerchio, è davanti a me tic tic tic tic è alla mia destra, tic tic tic tic, è dietro di me, tic tic tic tic è alla mia sinistra, tic tic tic tic, è davanti a me e ricomincia il giro.
Non so come ma attorno a me percepisco rabbia, aggressività, odio, sono sensazioni cosi forti che lo stomaco mi si annoda, sento le lacrime che cominciano a riempirmi gli occhi, la gola mi si stringe.
– Ma tu cosa senti?
– Ho paura!
– Quel suono…
– Il ticchettio?
– Cosa potebbe essere?
– Non lo so.
– Ma se dovessi fare un’ipotesi? …magari ti ricorda qualcosa?
– Hummm… non ci ho mai pensato… si muove, forse è un animale.
– Un animale!? Che tipo di animale ticchetta?
– Quando ero piccolo la mia famiglia aveva un cane, un meticcio marrone, di taglia grande. Quando lo portavo a passeggio spesso si muoveva al trotto e le sue unghie sbattevano contro l’asfalto, ritmicamente.
– Come un ticchettio?
– Si…
– Potrebbero essere le unghie di un cane quelle che senti?
– Accidenti, si! Ecco cosa mi vuole aggredire, un cane o un lupo!
– Come sai che ti vuole aggredire?
– Beh, quella rabbia, e l’odio che percepisco attorno a me…
– Capisco… E quello che senti con la mano destra?
– Quell’oggetto metallico?
– Si, quello ti ricorda qualcosa?
– Non mi dice nulla.
– Ne fai una descrizione molto accurata. Potrebbe esserci qualcosa di simile nella tua vita di tutti i giorni?
– Non credo…
– Non hai a che fare con qualcosa di metallo?
– Certo, tante cose…
– Per esempio cosa?
– Non so, la penna, l’automobile, l’ascensore, le chiavi di casa, il computer…hummm
– Cosa?
– Il computer!
– Ti ricorda il computer?
– Le casse sopra la tastiera, sono di metallo, piene di forellini!
– Potrebbe essere quel materiale?
– Penso di si! Ce le ho davanti tutti i giorni, sono proprio fra la tastiera ed il monitor, non ci avevo mai pensato, le casse non sono esattamente una cosa che si tocca, ma credo che al tatto la sensazione sarebbe quella!
– Quindi?
– Quindi cosa? Quindi il mio computer vuole darmi fuoco?
– Pensi che sia lui che tiene quel fuoco sopra la tua testa?
– E chi altro?
– Dimmelo tu?
– È così! Un lupo mi gira attorno pronto ad aggredirmi ed il mio computer mi vuole dare fuoco. Ecco perchè ho paura!
– È troppo facile così…
– Ma cosa c’è di facile?
– Il messaggio… non è mai così diretto. Torniamo al tuo cane; ne avevi paura?
– Certo che no! …siamo cresciuti insieme, eravamo inseparabili. Ho passato delle estati intere con lui, solo noi, in giro per i campi, è stato un periodo bellissimo, era un animale stupendo!
– E del tuo computer cosa mi dici?
– Che posso dire, l’ho scelto io, è una macchina magnifica, l’ho reinstallato da zero con linux.
– Ti piace usarlo?
– Tantissimo, mi hanno regalato il primo computer quando avevo 11 anni e da allora non ho mai smesso di usarlo.
– I Computer sono molto… “rigidi”, questo non ti da fastidio?
– So che può sembrare strano, ma tutte quelle regole mi danno un senso di sicurezza, è come se fossero colonne di marmo a cui ci si può appoggiare, per costruire dei palazzi stupendi. Sono rigide si, ma sono oneste, assolutamente sincere… in un certo senso programmare mi fa sentire libero.
– Capisco…
– Cosa ha capito? Devo cambiare lavoro? sto impazzendo?
– Istinto, passione e intelletto.
– cioè?
– So cosa devi fare.
– Davvero!? Ma è fantastico! Io non ne posso più! Cosa devo fare?
– Stanotte non prendere sonniferi, e vai a dormire…
– ma… quando sono in quella situazione… la sensazione di angoscia è terribile…
– Stanotte sarà diverso.
– E perché?
– Perché stanotte, quando sarai li, aprirai gli occhi.
È buio, non vedo nulla, sono immobile, chinato, il ginocchio destro è a terra, la mia mano destra è appoggiata ad una specie di scarpa come se di fianco a me ci fosse qualcuno in piedi, al tatto però sembra qualcosa di metallico, ha una superficie ruvida, come se fosse piena di forellini.
Sopra la mia testa chinata percepisco qualcosa di caldo forse un fuoco, è vicino, se mi alzo mi brucerà.
Sento un suono ticchettante, è vicino, mi gira attorno, è veloce, tic tic tic tic, si muove in cerchio, è davanti a me tic tic tic tic è alla mia destra, tic tic tic tic, è dietro di me, tic tic tic tic è alla mia sinistra, tic tic tic tic, è davanti a me e ricomincia il giro.
Non so come ma attorno a me percepisco rabbia, aggressività, odio, sono sensazioni cosi forti che lo stomaco mi si annoda, sento le lacrime che cominciano a riempirmi gli occhi, la gola mi si stringe.
Apro gli occhi.
Sono in una specie di caverna di pietra scura, l’unica luce arriva dalla fiamma sopra la mia testa.
Scosto la mano destra, era appoggiata sul piede di un robot, immobile, la sua mano sinistra chiusa a pugno è sopra la mia testa èd è incendiata.
Un cane ci gira intorno, è molto grande e marrone, il pelo lucido, striato di nero, la coda alzata e folta. È un amimale stupendo!
Nella sala, strane creature si muovono nell’ombra, con occhi accesi come braci.
Tentano di avvicinarsi, ma la luce della fiamma le acceca e il cane girando le tiene lontane, hanno paura di lui.
Lentamente mi scosto, e mi alzo; il robot rimane immobile.
Mi porto di fronte a lui, ne osservo i dettagli: è una macchina magnifica!
Il suo corpo, le gambe e le braccia sono aperte e l’interno è vuoto, è una specie di armatura…
Mi giro e lentamente mi infilo al suo interno, quando mi sono sistemato, dolcemente si chiude attorno a me con un ronzio leggero. Mi calza a pennello.
Muovo il braccio sinistro e l’armatura mi segue. Punto il pugno contro l’oscurità di fronte a me e subito una fiamma bianchissima parte e colpisce con violenza la parete di fronte, che esplode in una nuvola di fumo e rocce.
Da fuori il sole irrompe nella caverna, colpisce una delle creature e la incenerisce all’istante.
Le altre fuggono nell’oscurità terrorizzate.
Il cane, fermo al mio fianco, mi guarda per un attimo, poi si muove al trotto verso il sole: tic tic tic tic.
Lo seguo a grandi passi con la mia armatura…
Superare le proprie paure da soli ci rende molto più forti. Racconto curioso con personaggi che restano sospesi e fanno venire voglia di saperne di più. Quale delle due storie è onirica e quale reale? Mi piacerebbe saperlo…
Buonasera Renato, ho letto due volte il tuo racconto poiché ho avuto sentimenti contrastanti.
Inizialmente vi cercavo una morale o un messaggio come faccio sempre, poi ho cercato di mettermi nei panni di chi lo ha scritto ossia cercare di capire se fosse un “semplice” racconto di una esperienza vissuta sotto forma di metafora.
Si parla di paure, che ciascuno di noi ha, o ha avuto nelle vita……
Il modo di scriverlo è anch’esso un po’ inusuale per la mia esperienza naturalmente quindi ho fatto uno sforzo per vedere semplicemente ciò che leggevo e mi è sembrato un paziente in seduta psicoanalitica o sotto ipnosi, mi sbaglio?
Mi lascia comunque inquietudine, mi piacerebbe avere un tuo riscontro per capire meglio.
Grazie
Il tuo racconto non può che suscitare curiosità e man mano che si va avanti si formulano ipotesi. Anche io l’ho letto due volte ed è gustoso. Il finale rende fiduciosi: armarsi di corazza e affrontare l’incubo di quelle paure che ognuno di noi ha. Bello!
La storia è ben concepita, un invito a non abbattersi di fronte alle paure ma ad affrontarle con coraggio. Un buon lavoro.
Buonasera, molte grazie per i vostri gentili commenti.
Nel racconto provo a descrivere una sensazione, ho cercato una forma che contraponesse l’approccio razionale (la descrizione precisa delle percezioni) all’intensità delle emozioni (“rabbia, aggressività, odio”).
Lo stesso contrasto c’è nella parte centrale in maniera più esplicita, una parte razionale tenta di andare oltre i preconcetti e i blocchi di una parte più emotiva. La mancanza di dettagli concentra l’attenzione sulla ricerca piuttosto che sul metodo: viene fatta esternamente, con l’aiuto di un/a psicologo/a, oppure internamente, nella mente del protagonista?
La storia si sviluppa solo con la collaborazione delle due parti: La razionale indica la via ma sarà l’emotiva a doverla attuare.
Allo stesso modo accettare di affrontare le proprie paure, le trasforma in punti di forza. Allora le particolarità della propria storia passata diventano gli strumenti che consentono di uscire da una situazione di blocco che dura nel tempo.
In effetti il messaggio vorrebbe essere positivo, parte dal buio e arriva alla luce.