Premio Racconti nella Rete 2015 “L’oggetto smarrito” di Nadia Felicetti
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Ma dove l’hai messo? Mi dici dov’è finito? Mara non si dava pace. Dopo aver inutilmente cercato per ore quel vecchio utensile si era convinta che il marito se ne fosse appropriato.
Sì, durante un suo raptus di pulizie domestiche sbadatamente doveva averlo preso e riposto da qualche parte. Accidenti a lui e alla sua ossessione per l’ordine! Franco appena sollevò lo sguardo dalla Repubblica e sospirò. Non le concesse nemmeno un finto debole cenno per apparire interessato alla questione. Niente, su di lui non posso contare, pensò la donna, ma questo lo sapeva già. Si rimise seduta sulla nuova poltrona di pelle a guardare il solito programma quotidiano, nella speranza che distraendosi all’improvviso la mente le si illuminasse. Succede sempre così, vero? Quando cerchi una cosa con avidità sta pur sicura che non la trovi neanche se ce l’hai davanti.
Lo schermo rimandava immagini colorate di persone coinvolte in un appassionato dibattito su non si sa quale dolce al cioccolato ma Mara sentiva solo echi in lontananza. Stando seduta con le gambe accavallate i piedi le si erano infreddoliti e la testa non trovava posa. Una smania uggiosa le stava salendo, un desiderio di fuggire così forte che le toglieva il respiro. Con le mani cercava appoggio dovunque ma tutto intorno le risultava scomodo. Almeno avessi con me il mio gingillo, era qui fino a ieri. Franco con movimenti meccanici uscì dalla stanza e lei prese il telefono. Scusa Eleonora, hai mica per caso un coso come quello che usavo io da bambina? Chiese d’impulso alla sorella che abitava al piano di sotto e che le aveva appena detto pronto. Quale coso? Mara, spiegati meglio. E’ da stamani che sono con ‘sto bimbo che non vuole dormire e se continua così lo meno. Sì, dai quell’affare con cui giocavo sempre a casa di mamma. E poi quando mi sono sposata ho voluto portare perfino in viaggio di nozze. Scusa sore, ma non posso stare a parlare con te, suonano pure adesso. Ok, ciao Ele, non mi sei di grande aiuto.
Mara riagganciò e andò a farsi una doccia, lasciando la tv in sottofondo. Le pareva così di essere in compagnia di persone dagli argomenti stimolanti, visto i toni accesi con cui discutevano. L’acqua ci mise un po’ prima di scaldarsi e nel frattempo la donna si maledisse. Fu questione di pochi secondi e lo scroscio divenne bollente, ma in quel minuscolo lasso di tempo Mara pensò a tutte le scelte fatte e senza concessione alcuna le definì con un unico aggettivo: fallimentari. Ricordò il giorno in cui entrò correndo nella biblioteca del paese in cerca del volume di storia che avevano chiesto a scuola. La storia, che materia stupida le sembrava. A che serve sapere che Tizio ha combattuto contro Caio per impossessarsi della tale terra o comandare su tale popolo. A chi interessa conoscere l’idea politica di Sempronio che magari alleandosi con la Chiesa ha combattuto guerre interminabili, spargendo sangue senza un reale perché. Tanto ogni cosa era ingiusta, ciascuno doveva imporre il proprio credo. Un mondo di prepotenti e narcisi che in nome di teorie opportunistiche giocavano con la vita degli altri. Questa era la storia per lei, tutto qua.
Fu quel martedì di tanti anni fa che però la sua vita cambiò. Entrando di corsa nella biblioteca si scontrò con quel biondino, il ragazzo più gentile e strano che avesse mai visto prima. Fu quel preciso momento che fece da spartiacque fra il prima e il dopo: quando conobbe l’uomo che in seguito avrebbe deciso di sposare. Se fosse esistito internet allora! Tutto questo non sarebbe mai successo. Avrei digitato su google la parola chiave e clic, schermata richiesta, Franco sparito. Sono nata troppo presto, la tecnologia non mi ha supportata! Menomale che la prendo a ridere, si schernì con se stessa.
Cominciò a lavarsi e sotto l’acqua calda i suoi pensieri si sciolsero ma ritornò ossessivamente a chiedersi dove fosse il suo prezioso oggetto. Uscì dalla cabina doccia che erano quasi le cinque quando sentì lo sbattere della porta d’ingresso. Suo marito se n’era andato. Ah, ora rammentava, quella sera Franco doveva aver un impegno. La tanto rimandata cena con gli ex giocatori di subbuteo o risiko o qualche altro gioco tipicamente maschile che lei non capiva. Accese il phon per procedere all’asciugatura del suo caschetto all’ultima moda. Peccato che la pazienza nel sistemare le ciocche non fosse fra le sue virtù migliori. Che noia, una volta le cadevano con naturalezza quei ricci ribelli e adesso doveva accomodarli con le dita. Il rumore elettrico e costante dell’asciugatore la riportò nel mondo dei ricordi. E ripensò alla sua storia d’amore.
Dopo il primo impatto fisico con Franco passarono quasi tre settimane dal loro secondo incontro. E anche in quella circostanza il caso, o destino, fece la sua parte. Fu a casa di Anna che si rividero. Lui era passato dall’amica comune a prendere un libro di storia, coincidenza significativa per lei, e lì finalmente si parlarono. Niente di trascendentale, le classiche battute che fanno i maschi quando vedono una ragazza papabile. Mara lo ritenne divertente e gli rispose con entusiasmo; all’epoca che esperienza poteva avere. Anna si accorse subito della sintonia fra i due e li lasciò soli. Ecco fu quel venerdì pomeriggio che Mara s’innamorò del biondino strano intuendo che, nel bene e nel male, la sua strada avrebbe preso una direzione. Infatti, dopo circa un mese di frequentazione, Franco le fece la dichiarazione; prima e ultima a dire la verità e pure un po’ incerta. Mara accettò felice il gesto intraprendente del ragazzo e le sue parole dolci, lo baciò e da lì iniziarono la loro relazione.
Non era che con Franco si trovasse male, e anche adesso dopo quattro anni di matrimonio, non riusciva bene a mettere a fuoco il proprio malessere. Succedeva che a volte, senza motivo, non ne potesse più. E allora si chiedeva come sarebbe stata la sua vita se non l’avesse mai conosciuto, se avesse continuato a aspettare l’uomo dei suoi sogni, che di certo non poteva essere quel biondino ormai spelacchiato. Visto che la sera sarebbe stata da sola, decise di scongelarsi una pizza per cena. Nonostante tutto quello che si dicesse sul cibo surgelato, a Mara piaceva e finalmente poteva approfittarne senza essere rimproverata dal marito. Franco, salutista com’era, preferiva i piatti freschi e lo ribadiva fino all’esasperazione nella speranza che la moglie lo ascoltasse. Si era messa il pigiama rosso sformato e le ciabatte senza calzettoni, in completo relax, come non le capitava da tempo.
Ora, mentre cuoce la pizza, lo cerco bene. Lo devo trovare, sarà la mia sfida di oggi, si disse a voce alta con completa convinzione. Le era tornato in mente l’oggetto perduto e stavolta non si sarebbe arresa. Era necessario in quel momento, quasi vitale. Andò ad aprire il cassetto di legno delle posate e in un angolo lo vide, dietro il cavatappi ormai semi funzionante che avevano ricevuto in dono per il matrimonio. Ma che ci fa qui? Ora devo pulire tutto! L’afferrò con la mano destra e cominciò a usarlo con voracità. Le unghie delle dita si erano allungate in modo scomposto, andavano sistemate e quel vecchio amato taglierino doveva tornare un’altra volta a fare il suo dovere.
Molto carina l’idea di far raccontare alla protagonista la sua vita attraverso la ricerca di questo fantomatico oggetto, che offre svariate interpretazioni nel corso del racconto. Se posso permettermi un appunto, però, trovo ci sia molto potenziale inespresso nello scritto. La vita della protagonista resta raccontata solo in superficie, senza scavare in quel senso di insoddisfazione che dopo soli quattro anni di matrimonio la porta a reagire con un cinismo e una rassegnazione a mio parere proprie di coscienze più mature.
I giochi incomprensibili dei maschi e i posti strani dove si nascondono le cose delle femmine… Belle descrizioni che rendono bene il disagio della protagonista nei confronti della vita coniugale. Racconto godibile.
Brava Francesca, hai individuato il nocciolo. Mentre scrivevo veniva fuori tutta l’insofferenza della protagonista a cui aver potuto dare una motivazione reale nel proseguo della storia. Forse per pigrizia oppure perché è una situazione personale irrisolta 🙂 – più probabile – ho voluto sorvolare e spostare l’attenzione sull’oggetto… Grazie Roberto, è molto divertente leggere i commenti, ti fanno capire se si riesce a comunicare quello che si vuole e vedere altre prospettive interessanti!!!
Sbaglierò, ma credo che i particolari sulla vita della protagonista non sono importanti.
Questo racconto mette in evidenza, bene a mio parere, lo stato di nervosismo di questa mamma, provata da una stanchezza ricorrente, che al momento non trova conforto in nulla, sopratutto nel marito distratto, cerca il suo ” oggetto” per tornare alle abitudini dellla sicura infanzia, visto il disagio di quella attuale.
Cerca di provare il conforto, chiama la sorella, sfruga nella casa in modo compulsivo e le sue azioni lasciano ben comprendere la frustrazione.
Mi è piaciuto, particolare nel modo di raccontare ma chiaro nel messaggio.
Questo racconto rende bene l’idea dell’inquietudine che alberga nella giovane madre che si ritrova con un marito troppo concentrato sulle pulizie domestiche e sulle diete salutiste. Il taglierino che lei aveva fin da bambina diventa come un compagno indispensabile per farla sentire più in pace con se stessa. Taglierino feticcio, che diventa come un collegamento temporale con quel periodo in cui lei era perfettamente in tempo utile per trovare il giusto uomo dei sogni con cui poter vivere per sempre alla grande.
Ma il destino le ha fatto incontrare il biondino strano, ormai incapace di essere complice insieme a lei di un sano ed emozionante disordine controllato.
Ti incollo qui la risposta per evitare che vada perduta…
Nadia grazie per il tuo commento, sono molto molto contenta ti abbia emozionato!
Grazie mille per il complimento “scrittura asciutta” è davvero ciò a cui ambisco. 🙂
Scusa il ritardo nella risposta….mi è capitato anche con un altro commento mannaggia!!!