Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2015 “Sei piani al capodanno” di Irene Pianetti

Categoria: Premio Racconti per Corti 2015

“Non ti preoccupare cara,” grida Carlotta mentre esce dalla bottega approfittando della cortesia di un gentiluomo che le tiene la porta aperta. “Buon viaggio, divertiti laggiù e ricordati di fare un brindisi a mezzanotte per me!”

“….”

“Gli amici?”, risponde offrendo un sorriso al cavaliere che tiene sempre la porta spalancata. “Lasciali stare, gli amici, a capodanno. Poveretti, non sanno cosa farsene di una sessantenne appena lasciata dal marito, si sentono in imbarazzo. No, credimi, starò benissimo da sola con le mie lenticchie e salsicce, me ne avanzeranno per un mese! Buon anno, cara!”

Con non poca difficoltà Carlotta passa tra l’uomo e la porta. Le due borse sono ingombranti, senza contare che lei stessa è discretamente robusta. Cade una melanzana per terra, l’uomo la raccoglie.
“Ecco, la metta pure qui sotto il mio braccio, grazie e buon anno anche a lei.”

Così, col peso delle borse, la melanzana sotto il braccio e un ginocchio che le fa vedere le stelle, i pochi metri che portano dalla bottega a casa sua diventano per Carlotta una maratona. “Ecco la mia risoluzione di anno nuovo”, pensa camminando a piccoli passi, “dieta, perdo 10 kg… ma sì, dieta un cavolo, io quest’anno di libertà me lo godo”.

Passando davanti a Giovanni-il-senzatetto si scusa:
“Gio, niente michetta oggi, se mollo queste borse non riparto più”.
Giovanni si alza dal muretto, prende le due borse dalle mani di Carlotta e s’incammina in silenzio verso la porta d’entrata del 42.
“Ohhh, ma oggi mi tocca incontrare soltanto dei gentiluomini? Grazie Gio, sei un tesoro.”
“Gentiluomo?” risponde lui. “Mavvà. Penso solo a me. Se ti lascio fare sei piani di scale con questo peso mi sa che per un mese non ti vedo più, e la mia michetta giornaliera me la sogno!”

Insieme cominciano a salire le scale. È buio e le pareti verdi con grandi crepe non aiutano a rendere l’ambiente più leggero.
“Stai attento al quarto scalino, ci si inciampa” dice lei come ha detto decine di volte a chiunque incontri nell’atrio.
Lui è magro come un chiodo ma i settant’anni li ha già lasciati alle spalle. Tenendosi dietro Carlotta si assicura una marcia adeguata alle sue forze e per di più fa la bella figura di galante. Salgono a ritmo lento.
“Ma che ti sei comprata? Patate per otto mesi?” dice lui in un filo di voce.
“C’erano le salsicce ribassate e ne ho fatto scorta! Più una qualche bottiglietta, sai, capodanno…”
“Chissà che bontà, le tue salsicce.”
“È ben quello che vi danno al rifugio per la cena di capodanno, no?”
“Non quest’anno, no. Per colpa di quei due che hanno causato la rissa l’anno scorso, questa volta hanno deciso niente cena capodanno per noi. Anzi, non si può entrare in dormitorio prima di mezzanotte!”
“Allora non ti rimane altro che passare la fine dell’anno con me, che ti piaccia o meno”.
Giovanni si ferma, prende fiato e domanda sorpreso:
“Lo dici sul serio?”
“Certo, ma prima ti leverai quella puzza di dosso con una bella doccia una volta arrivati lassù. Anzi, ti darò altri abiti che il mio ex si è lasciato dietro… non vorrai entrare nel nuovo anno vestito come un senzatetto, no?” risponde lei spiritosamente.

Mancano quattro piani. La buona notizia ha dato uno slancio di energia a Giovanni e si sente pronto a fare anche dieci piani. Chi l’avrebbe detto, salsicce e lenticchie a casa di qualcuno!
Tra il secondo e terzo piano si trovano la strada sbarrata da un ragazzo che, occhi chiusi, si muove a ritmo di una musica inaudibile, almeno per coloro che non hanno le cuffie come lui. È vestito di nero e diversi piercing danno al suo viso un’aria di sfida.
“Tomma, per piacere, ti sposti un po’?” chiede Carlotta.
Il ragazzo, Tommaso, non si muove.
“Sorda, cieca e muta, questa gioventù”, commenta Gio.
Carlotta da un colpetto con la melanzana sulla testa del giovane e questo sussulta:
“Porca zozza! Ma che c’è?”
“Caro, cosa fai qui nelle scale?” chiede lei.
“Mi preparo a celebrare capodanno, non si vede?” risponde lui di malumore.
“Qui fuori?”
Tomma nasconde la testa tra le ginocchia e dice a bassa voce:
“Mi ha ancora chiuso fuori…”
“Oh cielo! Vieni che bussiamo finché non apre!”
“Già fatto. Per poco non butto giù la porta. Niente da fare, è ubriaco.”
“Oh caro, perché non vai dalla tua mamma, o un qualche parente…?”
Carlotta si ferma qui. Lo sguardo del ragazzo è chiaro, non ha nessun’altro a chi rivolgersi.
Tommaso si alza per lasciarli passare e poi si risiede nella stessa posizione di prima. Sta rimettendosi le cuffie quando sente dire:
“Già… se non ti dispiacesse passare capodanno con due vecchietti e darci così una mano con queste borse… mi farebbe anche comodo un giovane per spostare il tavolo dalla cucina al salotto… ma no, figurati, mai ti andrebbe un programma del genere…” dice la donna tra un respiro e l’altro.
Tommaso fa un salto ed esclama:
“Lo dici sul serio? Non sai la fame che ho!”
“Di salsicce e lenticchie ce ne sono in abbondanza”, risponde lei. “Le cuffie rimangono qui però”.
Il giovane nasconde le cuffie sotto la scatola piena di vecchie scarpe e prende una delle borse dal vecchio. Giovanni gliela riprende per darle l’altra dicendo:
“Prendi pure la più pesante.”

Arrivati al terzo piano il ginocchio di Carlotta non è felice e i due più anziani decidono di fare una pausa.
Tommaso annuncia:
“Non mi piacciono le lenticchie.”
“Non c’è altro, caro. Mangerai salsicce con salsicce allora.”
“Almeno che non chiediamo alla lesbica del quarto, quella che è arrivata il mese scorso, un po’ di pane… già che ci siamo possiamo proporle di aggiungersi alla nostra squadra. Anche lei è stata appena mollata dalla sua ragazza, proprio come te, Carlotta!”
“Non c’è bisogno di chiamarla la lesbica. Ha un nome, si chiama… si chiama…”, lascia in sospeso Carlotta.
Giovanni l’aiuta:
“Alice. Si chiama Alice.”
“Dici che è stata appena lasciata?” chiede pensierosa Carlotta al ragazzo.
“Sì, si è confidata con me, non deve aver ancora nessuno qui in città. Ieri ha litigato con la compagna, proprio il giorno del suo quarantesimo compleanno!”
“Oh cielo, poverina. Andiamo bussare alla sua porta.”

Con uno sforzo notevole arrivano al quarto piano e Tommaso dà tre colpi decisi a una porta. Apre una donna bionda con due occhi piangenti, gonfi come due pomodori.
“Si?”
“Buongiorno, Alice. Sono Carlotta, del sesto piano. Ehmm… ci chiedevamo se tu avresti piacere a passare la serata con noi. Niente di ché, un po’di salsicce e lenticchie…”
Tomma da un colpo di gomito a Carlotta e le sussurra all’orecchio “il pane!”
“E pane”, si affretta a dire Carlotta. “Se hai un po’ di pane per accompagnare le salsicce, sarebbe una grande fortuna.”
Alice si soffia il naso e chiede incredula:
“Lo dici sul serio??”
“Ma la smetterete con questo lo-dici-sul-serio? Si, lo dico sul serio, staremo un po’ stretti ma che importa, saremo in bella compagnia!”
Alice guarda uno dopo l’altro i rappresentanti di questa bella compagnia: Carlotta, con la faccia rossa dalla fatica e i piedi dolenti. Giovanni che riconosce subito come il senzatetto che saluta sempre. E poi quel ragazzino sperduto… Alice scoppia a piangere a lacrimoni.
“Grazie, sì! Datemi un minuto che prendo il pane. Lascio un biglietto sulla porta …caso mai Mia torni…”
“Fa con calma”, le grida dietro Tommaso. “Al passo di questi due puoi anche infornare il pane e arrivare al sesto prima di loro!”
Carlotta dà un nuovo colpo di melanzana in testa a Tomma e riprende a salire le scale. Respira faticosamente ma le labbra si aprono in un sorriso. Il suo capodanno sta diventando interessante.

Dopo qualche minuto sono al quinto piano. Alice e Tomma aiutano i due vecchi a sedersi sulle scale per farli riposare un po’ prima di attaccare l’ultimo pezzo. Si sente una voce che arriva da sotto:
“Alice!! Dove sei?”
“È Mia, la mia Mia!! È tornata!! Lo sapevo!” Alice si lancia giù per le scale.
Carlotta sospira.
“L’amore… Ti fa anche dimenticare di salutare la gente. Siamo di nuovo in tre.”
A quell’istante si apre la porta accanto a loro. È Paolo che li saluta giocosamente, appoggiato sulle stampelle.
“Ecco!” pronuncia Carlotta. “Paolo, vuoi venire celebrare con noi l’arrivo del nuovo anno? Soltanto salsicce e lenticchie ma…”
Paolo l’interrompe subito:
“Grazie, Carlotta, ma sono spiacente, mi è proibito provare di fare le scale per almeno una settimana.”
Sentono passi che arrivano di corsa. Alice, raggiante, grida:
“Anche Mia passerà la serata con noi. Vero che va bene?”
“Lo dici sul serio?” esclama Carlotta. Scoppiano tutti a ridere, tranne Paolo. Sempre seduta e affannata, Carlotta guarda prima Paolo, dopo Alice, si gira verso Mia e annuncia:
“Certo, Mia, sei la benvenuta. Ma ragazze, dovrete farmi un favore. Io e Giovanni non siamo più quello che eravamo, il piccolo Tomma qui non sembra essere ancora quello che sarà, possiamo allora contare solo sulle vostre braccia. Incrociatele a forma di “sedia del re” e portate su questo simpatico Paolo a casa mia, altrimenti rischiamo che ci chiami la polizia, con tutto il baccano che faremo!”

Pian pianino salgono verso il sesto piano: Carlotta con il suo ginocchio gonfio, seguita da Giovanni che passa la borsa da una mano all’altra per sopportare il peso finché Tomma, notando la sua fatica, gliela prende. Chiudendo la banda troviamo Paolo, seduto amorevolmente sulle braccia di Alice e Mia e cantando a tutto spiano.

All’ultimo scalino Carlotta, esausta e felice, dice con tono incredulo:
“E pensare che una volta avevamo reclamato per l’ascensore…”

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9 commenti »

  1. Buon giorno Irene, ma che bella idea hai avuto!!!
    Il messaggio di tolleranza, mutuo soccorso e condivisione è ben chiaro e netto con la metafora della cena di capodanno che è la vita, un nuovo inizio.
    “Minoranze”, tutti possiamo esserlo in certi periodi della vita, che si alleano per condividere i guai e non c’è niente da fare la sofferenza condivisa si allevia, la gioia condivisa si moltiplica, ci credo fermamente:-)
    Complimenti, scorrevole, simpatico e profondo allo stesso tempo.
    Come qualcun’altro ha detto su questo portale, non serve inventare chissà quali storie per trasmettere messaggi importanti.

  2. carino. Bello fare leva sui problemi individuali per unire e includere. Purtroppo spesso accade il contrario. Una lettura spensierata e scorrevole.

  3. Una bella storia che ben illustra la natura sociale e gioviale dell’essere umano, natura spesso nascosta dietro una consistente coltre di pregiudizio e comodità fini a se stesse.
    Complimenti! 🙂

  4. Scorrevole , fresco, positivo. Una lettura leggera e piacevole con una sensazione di fondo positiva e di inclusione.

  5. Il senso di appartenenza, sentirsi importanti per qualcuno, sentirsi utili, aiuta a passare in mezzo ai guai, con la speranza di andare oltre. La melanzana da dare in testa è simpatica! Il titolo che incardina il racconto già di per sé è un racconto.

  6. Appena scoperto questi simpatici commenti, grazie a tutti.

  7. Davvero bello, fa respirare l’aria della Commedia all’Italiana, corale, sdrammatizzante, con un filo di speranza nel fondo delle miserie umane. Complimenti!

  8. :o) grazie Michelangelo, mi piace il “corale”.

  9. Questo sette personaggi sono i rappresentanti della società sofferente, emarginata, oggetto dei pregiudizi dei cosiddetti benpensanti. Ci sarebbe l’uomo addormentato, il papà di Tommaso, forse ubriaco. A loro, tu Irene, dai tutta la dignità che spetta loro con un racconto ben scritto e letto d’un fiato. Al sesto piano anch’io ci sono giunto con il respiro affannoso. Alla prossima assemblea di condominio bisogna chiedere l’ascensore.
    Auguri.
    Emanuele

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