Premio Racconti nella Rete 2015 “L’ora di paradiso” di Sara Giunchi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Attendo seduto il suo ritorno.
Ieri sera non ci siamo lasciati bene, lei è andata via infuriata, ma so che stamattina tornerà. Deve farlo! Non riesco ad affrontare nemmeno il pensiero di un’intera giornata in compagnia della sua assenza. Non mi sono comportato correttamente, lo so. Anche se non ho ancora ben compreso quale sia stato il mio errore, ho la certezza di aver commesso un passo falso. Le sue grida me ne hanno dato la dimostrazione. Ho ancora davanti agli occhi il suo viso alterato da quella rabbia urlante che mi ha riversato addosso, la porta che sbatte, chiudendosi di scatto, allontanandola da me.
Non voglio che accada più, non lo sopporterei. Ho bisogno di lei, ora e per sempre.
Quello che provo per lei è infinito amore, puro e semplice. Nient’altro mi riempie di gioia come il tempo che trascorriamo insieme. Non conosco molte cose ma questa è una certezza assoluta che nessuno sarà mai in grado di cambiare.
Un raggio di sole si fa strada tra le fessure della parete in legno e mi colpisce gli occhi. È fastidioso. Tento di resistere ma dopo pochi secondi sono costretto ad alzarmi e spostarmi leggermente a destra.
Ora sono nella penombra, la luce è scarsa in quest’angolo ma non importa. L’unica luce di cui ho bisogno è quella che irromperà qui dentro al momento del suo arrivo.
Mi rimetto seduto, mentre uno scarafaggio sfila rapidamente davanti a me. Lo ignoro. Dare la caccia agli scarafaggi non è nella lista delle mie priorità oggi. Niente lo è, tranne lei.
Sospiro. L’attesa mi sta logorando.
Ripenso alla sua reazione di qualche ora prima ed inevitabilmente riaffiorano anche le emozioni provate in quel momento. La paura e l’insicurezza mi possiedono di nuovo. E se non tornasse? Se avesse deciso di tagliarmi fuori dalla sua vita? Al solo pensiero vacillo, scivolando di lato, e mi appoggio alla parete fredda.
Fuori si gela, da uno spiraglio riesco ad intravedere in lontananza la brina ghiacciata che si è depositata sull’erba durante la notte. Riacquisto fermezza e mi sposto all’interno di quelle quattro pareti che costituiscono la mia casa. Il legno scricchiola sotto ai miei passi ma non ci faccio caso, ormai è un rumore conosciuto.
Recupero la coperta a scacchi gialli e rossi abbandonata in un angolo e mi ci accoccolo. È un suo regalo. L’ho amata fin dal primo istante, anche se in alcuni punti l’ho rovinata nei momenti di nervosismo. All’inizio aveva il suo odore, ora sa di terra e fango.
Sospiro di nuovo e la mia ansia si trasforma in una nuvoletta di vapore che fuoriesce dalla mia bocca. Se le temperature scenderanno ancora forse diventerò una statua di ghiaccio, come quelle che ho visto con lei in vacanza in montagna. Ricordo che lei si mise a fissarle estasiata, decantandone la bellezza. Erano belle, certo, ma ciò che mi colpì maggiormente fu la loro consistenza fredda. Preso dalla curiosità ne leccai una per assaggiarla. Speravo avesse il sapore dei ghiaccioli alla frutta, ma in realtà sapeva solo di freddo. Lei rise e mi diede dello “sciocchino”. Mi piace quando mi da dello “sciocchino”, perché si capisce dal tono che lo dice con amore. Mi piace meno quando mi da del “cattivo”. Non tanto per il tono che usa, ma perché lo dice solo quando la indispongo con il mio comportamento. Non voglio essere “cattivo”. Vorrei essere sempre il suo “sciocchino”. Forse se diventassi una statua di ghiaccio potrei stare sempre con lei, potrebbe tenermi accanto al suo letto. Mugugno e riconsidero il mio pensiero: se fossi una statua di ghiaccio lei non mi abbraccerebbe come fa di solito e non giocherebbe con me. Probabilmente in quanto statua non avrei nemmeno bisogno di nutrirmi e non mi preparerebbe più i pasti con amore come fa solitamente. No, non sarebbe una bella cosa diventare una statua di ghiaccio.
Mentre un brivido mi attraversa il corpo, mi raggomitolo di più nella coperta. Nell’attesa i minuti sembrano ore. Eppure il sole è sorto, doveva già essere qui.
Mi prende il panico: lei non verrà! Non vuole più saperne di me, ha deciso di abbandonarmi perché sono stato “cattivo”.
Mi alzo in fretta e percorro avanti ed indietro il tratto davanti alla porta.
Perché? Perché non è ancora arrivata? Ti prego, torna da me! Sarò bravo, non ti farò più arrabbiare, lo prometto!
Guardo a terra mestamente, consapevole di essere l’unico artefice del mio crudele destino, quando mi arriva alle narici quel profumo che tanto adoro: il suo. Annuso frenetico l’aria, per essere certo di non prendere un abbaglio, ma resto solo inebriato dal suo odore.
Sbircio dallo spiraglio nel legno e la vedo.
È un attimo! L’eccitazione si impadronisce di me, impedendomi di ragionare. Comincio a saltellare dalla felicità e sento un brivido attraversare quella protuberanza che ho laggiù. Prima che me ne renda conto quella parte di me si solleva e… inizio a scodinzolare.
Quando lei apre la porticina della mia casetta le salto addosso in preda ad una gioia immensa. So che non dovrei farlo, a volte si arrabbia, ma non riesco a trattenermi. Nella foga lei cade a terra, ridendo, ed io le lecco il viso.
<< Zeus, a cuccia! Mi fai il solletico!>> esclama in tono allegro con la sua voce cristallina.
Io mi siedo e la guardo estasiato. Lei si rialza e mi accarezza sotto al mento, dove piace a me, pettinandomi il pelo con le dita.
Tira fuori quella lunga stringa che chiama “guinzaglio” e la aggancia a quell’altra cosa che porto al collo e che chiama “collare”.
<< Sei pronto per la nostra passeggiata mattutina?>> mi chiede sorridente.
Io volto la testa di lato e la guardo, continuando a scodinzolare senza sosta. Non vi è più alcuna traccia del rancore della sera prima in lei.
Quando ci avviamo per strada sono pieno di gioia: la mia ora di paradiso è arrivata anche oggi.
Bello! Il mistero sull’identità del narratore resta fino alla fine. All’inizio si pensa ad un amante abbandonato, dopo ad un bambino, poi di nuovo ad un adulto, un po’ strano (la frase sulla protuberanza è divertente e sviante, si pensa ad un erotomane incapace di controllarsi), e alla fine il segreto viene svelato. E allora il racconto si rilegge sotto una luce diversa. Tenerezza e fedeltà prevalgono. Complimenti!
Bellissimo tenero, simpatico, originale.
Complimenti!
Molto carino, originale scorrevole e leggero, mi ha messo di buon umore.
Complimenti per l’originalità e fantasia! Le descrizioni sono dettagliate e ti fanno entrare emotivamente nel racconto… Fino all’ultimo non si comprende chi è il narratore…. Una buona base per un buon thriller.
@ Matteo Grazie mille! Non ero sicura di riuscire a mantenere il mistero sull’identità del narratore fino alla fine ma dal tuo commento mi sembra di capire che ho raggiunto l’obbiettivo e ne sono veramente felice.
@ Liliana Grazie mille per i complimenti!
Quando scrivi della coperta a scacchi ho visto il personaggio! Un racconto pieno di amore e di fiducia. Bella l’idea di umanizzare i pensieri del nostro miglior amico.
Divertente! Anche se l’analogia che traspare tra il cagnetto e noi maschietti, mette un po’ i brividi… Bravissima!
Siiii, brava!!! il tutto svelato da una parola, un’azione che può appartenere solo ad un tipo di personaggio in particolare. Quella parolina getta una luce e una motivazione nuova a tutto quelle che è stato e che sarà. Complimenti.
Originale punto di vista per un racconto che lascia più di quanto traspare da una prima lettura. L’amore di questo fedele compagno per la sua padrona, l’assoluto monopolio del suo mondo da parte di lei, sono argomento di riflessione per chi con troppa leggerezza scambia gli animali per pupazzi inanimati. Davvero dolce questo insolito monologo che, con un titolo del genere, mi ha fatto inizialmente pensare a una relazione “completamente umana”, per poi lasciarmi sorpresa e divertita nel delinearsi della vicenda. Davvero carino, complimenti!
Grazie a tutti per i complimenti!
Un pò di anni fa ho vinto un concorso con un racconto molto simile al tuo (il mio non aveva un lieto fine!), ma mi è piaciuto molto leggere la tua storia, intensa e scorrevole da leggere avidamente per arrivare presto alla tanto sospirata “ora di paradiso”. Complimenti!
Trovo molto tenero il fatto che abbia provato a calarti nei panni del cagnolino (che forse lo è solo nell’animo e non nella stazza) per dargli voce. Mi sono trovata a chiedermi: chissà se la pensano veramente così?! o forse non pensano così tanto, loro semplicemente “sono”, che a volte significa molto di più.
@Paolo Grazie mille per i complimenti, mi piacerebbe leggere il tuo racconto.
@Barbara Non lo sapremo mai con certezza. Io ho due cani, ognuno con il suo carattere, diversi sotto molti aspetti ma simili nell’amore che sono in grado di concederti. A volte se ne escono con dei comportamenti che mai ti aspetteresti e ti lasciano sconcertato. Com’è possibile che non pensino se sono in grado di simili gesti? Io credo che ognuno di loro “sia” unico nel suo modo di esistere.