Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “A volte” di Salvatore Colantuono

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Le parole, scritte a mano su di un pezzo di carta ingiallita, erano sopravvissute alle fiamme (come testimoniavano i bordi anneriti dal fumo) e all’usura del tempo, grazie alla scatoletta di piombo che le aveva custodite.

Il ricercatore 721404-NA, operante in quella porzione di pianeta che, prima della grande catastrofe, era conosciuta col nome di Italia, teneva tra le dita il reperto e rifletteva sulle implicazioni di questa sua scoperta. Era un evento eccezionale. Non capitava spesso di trovare una testimonianza di scrittura amanuense ma, soprattutto, era un‘occasione ghiotta per praticare un’acquisizione di livello primario, la prima nella sua esistenza.

La grande catastrofe, avvenuta approssimativamente nel punto temporale 196.65 (dodicimila anni prima, secondo la vecchia datazione), aveva distrutto completamente la vita sul pianeta e ne aveva cancellato le tracce in maniera pressoché definitiva. Al dipartimento “Ricerche storiche – Settore sociologico”, al quale apparteneva il ricercatore, era affidato il compito di ricostruire il profilo sociale, psicologico ed emotivo della civiltà dell’epoca, tramite le poche labili tracce ancora presenti sul pianeta. In questo, grossi passi avanti erano stati fatti con la nascita di ACQUINFEM (ACQUisitore di INFormazioni ed EMozioni), prima macchina di 9° generazione, dotata di potentissimi microprocessori al silicio integrati con l’euglena, una proteina vegetale della famiglia delle Rodopsine che, esposta alla luce, manifesta un’alta velocità di commutazione (basti pensare che, sotto l’impatto di un fotone, riesce a cambiare colore in un decimo di picosecondo, ovvero un decimilionesimo di microsecondo). La vera innovazione era però nella forma:

Un pentacolo miniaturizzato, simbolo arcaico che rimandava a culti magici la cui memoria si perdeva nella notte dei tempi. La stella era composta da un filamento di euglena che, con le sue cinque punte, stabiliva un contatto con il cerchio fatto in silicio. Questo potente connubio tra magia e tecnologia, consentiva di effettuare un collegamento simbiotico con l’oggetto analizzato e di entrare in connessione diretta con il soggetto che lo aveva posseduto, in modo da rivivere le sue stesse sensazioni.

I livelli di acquisizione erano tre:

3° livello: Acquisizione di informazioni a carattere prevalentemente sociologico. Solitamente, avveniva con oggetti che svolgevano una funzione di semplice utilità quali elettrodomestici, utensili da lavoro, macchine da comunicazione… anche se, in quest’ultimo caso, si erano verificati contatti di secondo livello, soprattutto con gli oggetti denominati “cellulari”;

2° livello: Acquisizione di informazioni legate, oltre che alle abitudini sociali, anche alla sfera emotiva del soggetto. Rientravano in questa categoria supporti audio, video e cartacei, capi di abbigliamento, macchine da trasporto, etc.

1° livello: Immedesimazione e acquisizione completa del patrimonio emozionale del soggetto. Poteva verificarsi in presenza di materiale cosiddetto artistico come quadri, sculture, etc. o, quantomeno, con oggetti che, pur non avendo nessuna velleità artistica, avevano coinvolto il soggetto a livelli emotivi altissimi.

Il livello d’acquisizione non era, però, sempre così definito. Nel senso che, un oggetto, anche lasciando presagire un contatto di terzo livello, spesso ne produceva uno di livello superiore e viceversa, questo per la scarsa coerenza, “dote” oramai accertata di quella civiltà, e per le profonde differenze nella scala di valori che ogni soggetto assegnava alle cose in suo possesso.

Grazie ad ACQUINFEM si era arrivati, comunque, a scoprire molto dei loro usi e costumi. Si sapeva per certo che si era trattato di una razza dotata di un discreto livello intellettuale e tecnologico ma che, nel contempo, era stata dominata da sentimenti contrastanti tra loro (e questo l’aveva portata all’estinzione) quali odio, amicizia, paura, amore… e proprio quest’ultimo era il più insondabile per i ricercatori. Nessuno aveva avuto ancora occasione di compiere un’acquisizione di primo livello sul tema, l’operazione più vicina a questa si era avuta con un supporto audio (si era poi scoperto, dopo l’acquisizione di secondo livello effettuata, che la sua denominazione era COMPACT DISC) sul quale erano incise delle canzoni, storie in musica molto in voga a quei tempi, che parlavano d’amore. Il quadro che ne era uscito fuori era molto discordante: l’amore sembrava essere felicità, passione ma anche rabbia, frustrazione, dolore… addirittura, in una delle canzoni presenti sul CD, il protagonista si lasciava morire per amore! Un vero mistero… Ed ora, il ricercatore 721404-NA aveva tra le mani quella che poteva essere la chiave di volta per capire finalmente di cosa si parlava quando si parlava d’amore.

Resoconto dell’acquisizione di primo livello effettuata dal ricercatore 721404-NA, nel punto temporale 405.04, sul reperto 32SA-ITA

Legenda:

N.T. = Nota tecnica;

R.I. = Resoconto interazione;

L.R. = Lettura reperto.

N.T.1: Simbiosi in corso. Immedesimazione fisica di buon livello. Qualche problema di interazione con la massa muscolare. Inserire in circolo superiore 10 cc di Liquax.

R.I.1: Esemplare maschio, età approssimativa 05.2 linee temporali (circa trent’anni della vecchia misurazione temporale), seduto. Sul tavolo, davanti a se: una bottiglia quasi vuota contenente un liquido giallo, un alcolico estratto dal grano conosciuto come whisky; un bicchiere pieno del suddetto liquido; un pacchetto di sigarette; un posacenere colmo di mozziconi;, un foglio di carta scritto a mano: il reperto 32SA-ITA in tutta la sua interezza.

N.T.2: Contatto neurale non ottimizzato. Traduzione lettura non bilanciata. 20 cc di Sintes in circolo entropico.

R.I.2: Legge… leggo… legge.

L.R.1: Che dire? Ti lascio. Mi dispiace ma è l’unica…

R.I.3: Alza lo sguardo. La visuale è offuscata da un’improvvisa lacrimazione. Sensazione curiosa all’altezza dello stomaco, dovuta probabilmente all’alcol ingerito. Beve, accende una sigaretta… aspiro una boccata di fumo.

N.T.3: Accelerazione anomala della velocità di trasporto nei condotti oli-terminali. Pulsazioni della valvola ovoidale leggermente superiori alla norma. Verificare condizioni generali della struttura e approfondire le cause dell’anomalia.

L.R.2: …cosa da fare. Immagino che in questo momento ti riuscirà difficile capire, trovare un senso, ma ci ho pensato molto e credo che questa sia l’unica soluzione. La nostra storia, ce lo siam detti tante volte, è particolare. Tra di noi c’è un qualcosa di indefinito, qualcosa che ci lega, un filo misterioso che mi attira e mi spaventa allo stesso tempo. Tu stimoli il mio lato poetico e, contemporaneamente, quello animale. Con le tue parole mi fai sentire un’eroina da romanzo, ma poi… poi la vita, quella “vera”, mi assale. E mi accorgo che in quella dimensione, io e te, siamo solo un’utopia, un bel sogno che al mattino svanisce. E so che, forzando la cosa, il sogno, trasportato nella realtà, finirà per avvelenarsi, ed io non voglio. So che mi odierai e non posso biasimarti per questo, comunque sappi che non ti dimenticherò mai.

Bacio

P.S.: Questa è una poesia di Alda Merini, sembra quasi scritta per noi…

A volte Dio

uccide gli amanti

perché non vuole

essere superato

in amore

R.I.4: Una sensazione di malessere diffuso si impadronisce di me. Come si può stare così… così male? Che strano… Bevo ancora quel veleno giallo che, mischiato al fumo maleodorante delle sigarette, mi brucia in gola e nello stomaco. Pensieri si accavallano frenetici, un senso di vuoto mi ingoia. Vorrei urlare tutta la mia rabbia, il mio dolore: Odio? Come può l’odio curare il dolore che provo? Come posso odiare la cosa che più ho amato in questa vita fetente? Come farò ad andare avanti? Con quale faccia mi vestirò domani e affronterò il mondo? Lancio la bottiglia contro il muro e piango, come un idrante impazzito. Brucio rabbioso, con fiamme d’inferno, la tua maledetta lettera! Mi pento e tento di spegnere il rogo per recuperare quel che mi resta di te, ma si salvano solo i dolorosi versi della poesia… Mi accascio distrutto.

N.T.4: Valori generali pericolosamente non in linea con quelli di default! intervenire con urgenza! Reimpostare il flusso d’accesso alla valvola ovoidale con innesti di contrax ogni 0.003 linee.
R.I.5: Memoria… Quale bellezza e doloroso mistero. Corrono veloci le informazioni tra i collegamenti neurali: sinapsi in frenetica attività che, come fantastici corrieri cosmici, trasportano ricordi, tanti… troppi. Groviglio fantastico di bene e male, bianco e nero, gioia e dolore… ma è davvero questo l’amore? Tanti pensieri mi invadono, immagini estatiche ma una, su tutte, diventa primaria: Io (finalmente un corpo, finalmente vivo!) e lei: nudi, abbracciati per la prima volta, senza fare l’amore ma solo toccandoci, gustandoci, innamorandoci, se possibile, ancora di più. Sembrerà strano ma so che potrò scordare tutto nella vita, tutto! Tranne quell’incredulo momento che mi accompagnerà fino alla fine…

N.T.5: La valvola ovoidale ha cessato la sua attività. Acquisizione di 1° livello interrotta. Unità 721404-NA terminata.

L’unità C06-PZ era un piccolo robot di 3° generazione. Svolgeva la mansione di catalogatore ed addetto al trincia metalli (una macchina di 3° generazione non poteva aspirare ad una posizione più elevata) e, se si può esprimere un concetto del genere parlando di una macchina, era felice del suo lavoro. Da tempo immemore gli uomini si erano estinti e gli unici “esseri pensanti” sopravvissuti, grazie alla loro ubicazione nelle viscere della terra, erano stati i sofisticatissimi computer esistenti in tutte le nazioni progredite del pianeta. E forse fu per noia, o delirio di onnipotenza, che essi, un giorno, si dedicarono alla creazione di una civiltà fatta di macchine che, scimmiottando quella umana estinta, vagava sul pianeta alla ricerca disperata di un senso, un qualcosa che potesse spiegare la loro presenza in quel lembo di universo.

L’unità C06-PZ, non conscia dell’inutilità della sua esistenza meccanica, si preparò alla giornata lavorativa. Come prima cosa recuperò la carcassa inanimata inviatagli dal settore “Ricerche storiche”. Verificò, senza lamentarsi della burocrazia asfissiante, che il materiale in suo possesso fosse congruente con i dati riportati sul documento allegato:

– Unità di ricerca 721404-NA, modello di 7° generazione, terminato per collasso nucleico della valvola ovoidale durante il collegamento ad ACQUINFEM per un’acquisizione di 1° livello. Segue elenco di pezzi da riciclare.

L’unità C06-PZ, asportò con perizia i pezzi segnati sull’elenco. Li catalogò. Appose il suo codice sul documento, per attestare l’avvenuta operazione, dopodiché depositò quel che restava del ricercatore sulla piattaforma esagonale presente nel suo piccolo regno, schiacciò una serie di tasti sul pannello di comando, ed il trincia metalli completò l’opera.

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23 commenti »

  1. Grazie Salvatore per avermi riportato a un lontano passato in cui divoravo fantascienza.
    Il racconto è scritto molto bene, ti destreggi con eleganza nella complessità delle cose da mostrare.
    Mi è molto piaciuta l’idea che la natura replichi la storia umana attraverso macchine, duplicandone anche il desiderio di emozioni, l’interrogarsi sulle cose, l’archeologia per capire “chi erano loro” e di conseguenza “chi siamo noi”.
    Non ho idea di quanto la fantascienza sia apprezzata oggi (a parte quella dei film basati su effetti speciali). Io non ne leggo da una vita. Rinfrescante, grazie.

  2. Grazie Sergio delle tue belle parole.
    Anche io sono cresciuto a pane e fantascienza e, col passar del tempo e con la diversificazione delle letture, sono comunque rimasto legato alla fantascienza di natura sociale (alla Philip K. Dick, per intenderci), penso sia un buon veicolo per raccontare della natura umana in tutte le sue sfaccettature.
    Saluti

  3. Le macchine posso reggere quasi tutto, tranne l’amore… Anche il ricercatore, alla fine, è andato in corto per colpa di una lettera di addio. Ottimo racconto di fantascienza basato su una bella idea. Complimenti.

  4. Davvero complimenti per il linguaggio adoperato, molto accurato e leggibile. La storia delle macchine che sostituiscono l’uomo richiamano a tanti romanzi d’autore ma è un tema che mai stanca e che hai ripreso adattandolo alla nostra epoca! Complimenti!

  5. Pur non essendo un amante della fantascienza ho trovato il racconto molto godibile.
    Molto bella l’idea della legenda e del Resoconto dell’acquisizione, praticamente un “Log”. Inizialmente schematico e freddo, poi incalzante a descrivere qualcosa che la macchina non può reggere.
    Si fa leggere con piacere fino alla fine.
    Complimenti

  6. Buongiorno, anche io non sono amante della fantascienza ma quando un testo è scritto bene ed ha contenuti si può ugualmente avere il piacere di leggerlo.
    Mi complimento per il lavoro dettagliato che credo sia alla base di questo bel lavoro ma sopratutto per il modo nuovo nel proporlo benché come detto in precedenza non sia un argomento inesplorato.

  7. La fantascienza non è solo astronavi e pistole lasere. Quella che tu chiami “fantascienza di natura sociale” è un modo per raccontare il nostro presente da un diverso punto di vista. Oppure raccontare l’amore visto con gli occhi di una macchina come fai tu, splendidamente, in questo racconto. Complimenti!

  8. Ho apprezzato i vostri commenti, grazie.

  9. Un racconto originale e profondo. Fluido nella scrittura, ed estremamente godibile per il lettore.

  10. Salvatore, potrebbe essere parte di un tuo racconto più lungo o romanzo di fantascienza. E’ scritto benissimo, hai padronanza sia dei contenuti (non sempre è semplice riuscire a fare vedere al lettore quello che si vuole e si è pensato) che dello stile. Si vede che hai un’esperienza di scrittura già ben sviluppata (hai già pubblicato qualcosa di tuo? non intendo in raccolte..). Racconto interessante, complimenti (te lo dice una che non ha mai letto nulla di fantascienza, film qualcuno…). Penso inoltre che tu sia un lettore famelico… 😉
    In bocca al lupo!

  11. Grazie Vera, grazie Elena, di cuore. @Elena: No, mai pubblicato niente. Ho molto piacere che il mio racconto ti abbia fatto avvicinare ad un mondo che, credimi, potrebbe riservarti sorprese piacevolissime. E si, amo leggere e, soprattutto, svariare nei generi più disparati. In bocca al lupo anche a te! (e a tutti!)

  12. Salvatore che dire, viva la fantascienza e chi la sa scrivere bene come te. Che sia un’immagine del futuro o futuribile?! Viva i sentimenti. Complimenti!

  13. @Raffaella: Ovviamente, mi auguro che il futuro vada da tutt’altra parte e che, magari, a “morir” d’amore continuino ad essere gli esseri umani… Grazie delle tue belle parole.

  14. Bel racconto, speriamo che non sia la verità però. Un senso d’inquietudine mi ha colto leggendolo 🙂

  15. Grazie Luca, e speriamo davvero che non sia questo il nostro futuro…

  16. si vede chiaramente che sei un appassionato di Philip K Dick, come ha i precisato, e devo dire che non è facile emularlo come hai fatto te, mettendoci anche del tuo, nonstante il racconto appaia da subito complesso mi sono divertito ad andare avanti nella storia. futuri distopici di qualsiasi genere sono sempre ottimi spunti di riflessione. complimenti

  17. Come promesso eccomi qui. Philip Dick, Isaac Asimov… che bei ricordi! L’unico racconto di fantascienza che ho scritto finisce così:” Chi ha detto che noi androidi sognamo solo pecore elettriche?” e ho detto tutto…Mi piace molto il tuo stile. E mi piace il contenuto. Vedo che l’amore è un tratto comune di entrambi i tuoi racconti, anzi sta proprio al centro dei racconti, è il centro da cui si diramano le storie e a cui ritornano in un cerchio di parole. Qualcuno ha detto che uno scrittore scrive sempre lo stesso libro perchè ha un’esigenza, un bisogno che lo spinge a farlo. Mi pare che sia profondamente vero. E con questo non voglio dire che ci sia ridondanza, inutile ripetizione degli stessi concetti, piuttosto un desiderio inestinguibile di indagare per arrivare sempre più in fondo, al cuore della questione. Sono d’accordo con te: solo l’uomo può reggere le contraddizioni profonde che permeano la nostra vita, non c’è macchina, per quanto evoluta, che sappia concepire come UNO cio che è (solo apparentemente) dualità. Complimenti Salvatore!

  18. Grazie a Giuseppe e Francesca. Alla fine, inutile girarci intorno, siamo figli dei padri (e delle madri, ovviamente) che, a parte la fondamentale biologia, abbiamo incontrato durante il percorso fatto. Io mi ritengo fortunato di averne incontrati veramente tanti.

  19. Non amo il genere. Ciò nonostante il tuo racconto mi è molto piaciuto. Ti destreggi benissimo, oltre che con il vocabolario e la grammatica, con un ambiente del tutto immaginario e surreale che, però, al lettore appare reale. E non è questa una delle migliori qualità di uno scrittore? Far “vedere” le cose descritte, portarle il più vicino possibile vicine a chi legge, dare al lettore la possibilità di toccarle. Bravo

  20. Wow… quanto poesia in così tanta fantascienza. Un mix esplosivo di parole, citazioni e fantasia… bravissimo!

  21. Il presente visto dal futuro… Fantascienza colta che interroga e fa riflettere. Scritto con uno stile ricercato e godibile. Macchine e sentimenti dualismo inconciliabile… Complimenti davvero e visto che sei un appassionato del genere ti rimando alla lettura del mio “La Torretta di Guardia”… Attendo impaziente un tuo commento

  22. Ciao Salvatore, tu sei un esperto di fantascienza, lo si coglie nella descrizione delle macchine e nella ricerca di termini specifici, immaginari si ma rispondenti alle situazioni e acronimi ottenuti da elementi concreti. Il patrimonio letterario dovrà essere conservato bene e tramandato perché gli uomini di ogni epoca hanno studiato le opere del passato; rispettando le opere e il pensiero del passato sarà tutelata la Terra. Chissà come sarà valutata la poesia di Alda Merini dalla popolazione umana tra cinquantanni anni? C’è da giurarci che la risposta sarà: con sentimento! E i valori “umani” fra cento anni? Potrebbe essere l’incipit di un libro.di fantascienza o di antropologia.
    Emanuele

  23. Sono un divoratore di Philip K. Dick anche io…
    E leggendo questo racconto mi sento in ottima compagnia 🙂
    Devo farti i miei complimenti. Bravo.
    🙂

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