Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Il Feliciante” di Roberto Montenero

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Eccomi qui, seduto su una sgangherata sedia di alluminio all’interno di quella che doveva essere una sala riunioni di una qualche scuola. Non sono solo. Altre 31 persone sono sedute come me, disposte in 4 file. Un leggero brusio rimbalza tra le pareti. La porta in fondo a destra si apre e il mormorio cala d’intensità, fino a cessare. Un uomo coperto da un mantello lacero e marrone fa il suo ingresso. La sua camminata è leggermente strascicata, i suoi passi lunghi sono silenziosi. Si volta verso di noi e ci guarda con i suoi occhi verdi e profondi. Prima di sedersi borbotta a mezza voce:

“Beh, questa è proprio una brutta stanza per morire. Non credo ce ne siano di belle in giro, ma questa qui fa proprio schifo.”

L’uomo, apparentemente tranquillo, guarda alla sua destra il Maestro Cerimoniere. Questi si avvicina e lo cosparge con una polverina argentea che poi comincia a spazzolare con tre penne d’oca. Mentre compie questa operazione ripete più volte a voce alta, in modo che tutti lo sentano: “Uno di morte e uno di vita, così il mondo si avvita. Uno di vita e uno di morte, è così che s’apriranno le porte.” E’ il segnale che tutti stavamo aspettando. L’uomo sorride con i suoi denti bianchissimi e comincia a raccontare.

“Mi chiamo Ril e sono un Feliciante.”

Il mio vicino sobbalza sulla sedia. Possibile che non lo sapesse? Lo guardo con un po’ di attenzione. Sandali, calzini spaiati, un paio di pantaloni neri tendenti al grigio con un maglione viola. La camicia che spunta sotto è tra il rosso ed il rosa. Da come è vestito capisco che è un Dubbioso. Vorrei scrivergli qualcosa ma il timbro caldo ed avvolgente di Ril copre tutti gli spazi della sala, si insinua tra i presenti e mi costringe ad ascoltarlo

“Se siete qui sapete come è andato il mondo fino ad ora e come andrà dopo di me. Nel mio nome, come nel vostro, c’è scritto gran parte del nostro destino Nel mio c’è scritta anche la fine. La mia fine.” Si ferma a prendere fiato. “Dovrete avere pazienza. Perché tutto funzioni correttamente devo raccontarvi dei pezzi della mia vita. E per far si che tutto ciò abbia un senso, ognuno di voi dovrà portarsene a casa almeno uno.”

Una sorta di scarica elettrica mi percorre. Balzo in piedi e a voce alta dico:

“Io sono Benedetto e sono un Ricopiatore. Io prenderò tutta la tua vita e la riporterò al mondo.” Non so perché lo avevo fatto ma era stato più forte di me. Mi risedetti sotto lo sguardo infuocato del Maestro Cerimoniere. Non sono bravo a parlare, ma sono certo di aver detto la cosa giusta.

Ril mi gratifica con un sorriso e ricomincia a raccontare.

 

“Sono nato molti anni fa, credo almeno 45 e quindi sono vecchio per, come si dice, canoni? Si mi pare di si, quindi sono vecchio per voi che mi state ad ascoltare.” Un sospiro gli alza e abbassa la cassa toracica. “Non mi ricordo molto della mia infanzia. Mi ricordo soltanto del sorriso di Clara, mia madre, e dei ceffoni di Hansen, mio padre. Perché me li mollasse sul viso non lo so. Mia madre invece mi sorrideva tanto. Penso perché fossi suo figlio.” Dopo un momento di pausa:” Che bella che era mia madre.”

Quest’ultima frase mi riporta alla memoria la mia famiglia ed un senso di pace mi invade. Sono sicuro che non fossero sempre bei momenti quelli che riguardavano la mia infanzia – mia madre era una Irruenta – e spesso mi menava o mi sgridava senza ragione apparente. Persa dentro i suoi personali demoni ha fatto passare a me ed ai miei fratelli momenti terribili.

Ma tant’è, nonostante i pensieri tentino di virare al nero, continuo a sentirmi bene.

Mi accorgo di aver chiuso gli occhi solo quando il Feliciante riprende a confidarsi.

“All’inizio in famiglia non ci fecero molto caso. A dire il vero nessuno capisce subito quello che potremmo essere. A parte gli Offendenti intendo. Quelli li vedi subito, cioè li vedi dopo che hanno offeso, magari fisicamente, qualcuno e capisci che gli è piaciuto farlo.”

L’uditorio è percorso da un brivido. La cronaca degli scorsi giorni riportava proprio che uno di loro era sbucato al mercato e aveva accoltellato due Neutri prima di essere abbattuto dai Difendenti.

Ril intanto prosegue.

“Dicevo, ne Clara ne tantomeno Hansen avevano fatto caso che, dopo aver giocato per un po’ di tempo con me, erano più sereni. Più felici. Pensavano fosse la bellezza di stare insieme. Chissà, forse era proprio così. Pensavano fossi un Neutro e forse lo speravano. Ma non è andata così. Mia mamma mi raccontava spesso che, non appena riuscii a stare seduto senza cadere all’indietro, mi diede un bambolotto in mano per farmi compagnia. Io lo guardavo e gli sorridevo come se fosse il mio miglior amico, come se fosse la mia stessa vita a guardarmi in faccia. Clara mi contemplava e stava bene, in pace col mondo. Il mio sorriso la faceva sciogliere. Sorriso di bimbo ingrazia il sole, era solita dire.” Un’altra pausa: ” Ma già si sa cosa pensa ogni madre dei propri figli.”

Prima che Ril potesse proseguire si alza un tipo secco secco alla mia sinistra che inizia a gridare: “Mia madre, che era una Irruenta, mi frustava, altro che sorrisi. Mi chiudeva in cantina al buio, per ore. Io piangevo e gridavo che volevo uscire. Mi tirava fuori solo quando tacevo, stremato.” Il tizio prende fiato per ricominciare ma il Feliciante alza la mano per interromperlo, e con il suo miglior sorriso e la sua voce profonda gli dice semplicemente: “Stai sereno, è tutto passato. Tua madre ora riposa in compagnia di tutte le stelle in cielo. Stai sereno, è tutto passato.” Ril abbassa la mano ed il tipo, che è evidentemente un Vittimista – l’ho riconosciuto dal bracciale rosso bordeaux che porta al polso sinistro – si risiede, più rilassato e sorridente.

Il Maestro Cerimoniere lancia occhiate di fuoco al Vittimista che per un attimo si muove inquieto sulla sedia: “Il prossimo che interromperà la Cerimonia senza che sia stato autorizzato da me, verrà espulso. Chiaro?”

Un mormorio, che non capisco se di assenso o di protesta, serpeggia tra i presenti. Comunque sia il Maestro sembra soddisfatto e fa cenno al Feliciante di continuare la sua storia.

 

“ Un giorno me ne sono andato di casa, semplicemente perché dovevo farlo. Non c’era più motivo che rimanessi.” Per un momento Ril guarda il soffitto e i suoi occhi si annebbiano. Tenendo quella posizione continua la sua storia. “I miei avevano capito che ero un Feliciante. In un primo momento non se ne diedero pace. Mia madre si scatenò contro tutto e tutti, arrabbiata più che mai. A farne le spese fu principalmente Hansen.” Di colpo il Feliciante si alza e ci guarda tutti. L’impressione che ne ho è che ci assorba nel suo sguardo. La voce mi pare arrivi da ovunque.

“Mio padre era un buon Neutro, riusciva quasi sempre a sorreggere mia madre, a seconda di come si presentasse la situazione reagiva e aiutava. A volte con le buone, altre anche con le cattive. Un bravo diavolo mio padre, in fondo.” I suoi occhi sprofondano e la sua voce diventa cupa, e se possibile ancora più profonda. “Ma non avrebbe mai pensato che una Dubbiosa – perché Clara era proprio una Dubbiosa – potesse essere capace di tanta violenza.”

A questo punto vedo il Maestro Cerimoniere avvicinarsi a Ril estraendo da un sacchetto che porta appeso alla cintura un’altra polverina – purpurea questa volta – che getta in aria sopra di lui. Non so come ma la nuvoletta rossa resta sospesa intorno alla testa del Feliciante, senza cadere a terra. Il racconto prosegue “Quella sera mia madre era attanagliata da un dubbio atroce per lei, forse il più grande che le sia mai passato per la testa, ed era più o meno questo:

gli auguro buona fortuna e lo perdo per sempre o lo porto con me giù al fiume e ci ammazziamo insieme, così lo avrò per sempre con me?

Hansen doveva aver letto questo dubbio nei suoi occhi. Decise di parlarle per convincerla a lasciarmi andare per la mia strada.” Mentre ascolto lo svolgersi della storia mi sembra che la polverina diventi più brillante, più rossa. Ma è evidentemente solo uno scherzo della luce che entra da una finestra posta poco più in alto.

“Li sentivo discutere dalla mia stanza.” Continua Ril “La voce di Hansen che prova a coinvolgere e puntellare i dubbi di mia madre, mentre quella di Clara sale e scende continuamente di ottave facendosi a volte stridula e a volte greve. Resisteva, mia madre. I suoi dubbi non calavano. Anzi…”

No, non è un gioco di luce, sono sicuro che la polverina cambi colore. Ora è carminio e anche gli occhi verdi di Ril sembrano ardere di una brace scura mentre continua lentamente a raccontare.

“Ad un certo punto ascolto mio padre spazientito gridare:

basta, perdio, Clara, piantala di scervellarti, prendi una cazzo di decisione nella tua vita!

Sento una sedia che gratta per terra, come spinta all’indietro di scatto e mio padre gridare

Che cazzo faaaarghh..

L’ultimo suono, un gorgoglio. Corro in cucina e trovo mia madre che con occhi spiritati guarda il sangue uscire da qualche parte dal corpo di mio padre, rannicchiato a terra, la camicia che si inzuppa di rosso. Lei tiene un coltello in mano, non accenna a lasciarlo andare. Mi avvicino a Hansen che nel frattempo ha cominciato a tremare. Lo giro per quanto posso, con delicatezza gli alzo un po’ la testa. Il sangue gli esce da una profonda ferita al collo. Gli occhi che si offuscano e perdono vitalità. Gli sussurro parole d’amore e lo stringo a me per un ultimo abbraccio. I suoi occhi si rasserenano e con un piccolo cenno della testa si congeda da suo figlio e da questa vita. Lo sorreggo ancora un attimo, non voglio lasciarlo andare via.

Un grido straziante mi costringe a posare il capo di mio padre a terra, i suoi capelli che intingono sangue.

Cosa HO FATTO?!!? Cosa HO FATTO!??! Mio Dio, cosa ho fattoooo…

Clara, sempre con il coltello in mano, continua a ripetere come una litania questa singola frase, come se potesse riportare indietro il tempo, come se potesse cancellare quest’ultimo semplice e tremendo gesto. Mi avvicino e la stringo a me, raccontandole del bambolotto che mi aveva regalato quando stavo appena appena seduto. Mia madre lascia andare il coltello che cadendo fa un rumore secco e mi abbraccia piangendo. I Difendenti, quando arrivarono per capire cosa fosse successo, ci hanno trovato ancora così.

Mentre la portavano via, Clara si è voltata verso di me e mi ha augurato buona fortuna. Questa è l’ultima immagine di mia madre che porto nel cuore. Credo sia stata giustiziata pochi giorni dopo.”

 

Mi rendo conto che la polverina ora ha il colore del sangue. Si muove in modo vorticoso sopra la testa di Ril, gli si poggia sulle labbra e sul cuore. Il Maestro Cerimoniere estrae le sue tre penne d’oca e le agita in mezzo a questa danza, interrompendo e deviando le scie luminose. Ad un tratto un pugnetto di questo pulviscolo si stacca e si dirige verso il primo della fila, gli si poggia a sua volta sul cuore e sulle labbra. Poi gli entra nelle narici, facendolo svenire. Non faccio in tempo a stupirmi che la polvere mi bacia e mi entra nei polmoni, togliendomi il respiro e facendomi sprofondare in un oblio rosso sangue.

Nel sogno rivivo la scena diverse volte, da tutti i punti di vista dei partecipanti. Una volta vedo contemporaneamente con gli occhi di Clara e Hansen il coltello che si alza e lo/mi colpisce. Il dolore della ferita sommato a quello della consapevolezza di Clara per quello che ha fatto è tremendo. Un grido muto mi avvolge e tutto sfuma. Precipito nella sedia sgangherata, dentro la stanza della scuola. Mi guardo in giro e gli occhi stralunati del Vittimista mi dicono che non sono stato l’unico a sentire quel dolore sordo, bruciante.

 

Ril ha il capo chino e non gli vedo il viso. Ma mi sembra che qualcosa non vada per il verso giusto. Si rialza e ci guarda. I suoi occhi sono sempre verdi ma hanno perso la brace che poco prima vi ardeva. Fa un cenno al Maestro Cerimoniere che prontamente gli porta un bicchiere d’acqua. Il Feliciante mi sembra molto stanco, ma non è solo quello, c’è qualcosa d’altro che mi sfugge, che mi lascia perplesso. Ma la storia ricomincia e i miei dubbi sbiadiscono.

“Sono andato per il mondo, vivendo di quello che c’era da fare. Ho ricostruito case e ferrovie, ho zappato campi e aiutato la gente a stare meglio. Mi sono fermato il tempo necessario. La mia strada andava sempre avanti ed io con lei. Le persone mi pagavano come potevano, anche solo con un piatto di minestra. Quando me ne andavo, mi ringraziavano, erano tutte più felici, più serene.” Ci sorride ma i suoi denti non sono più bianchissimi. Hanno perso lo splendore di qualche ora fa.

 

Ora capisco! Come uno schiaffo attiva tutti i centri del dolore nel viso, così i miei sensi vengono colpiti ed eccitati da questa nuova informazione: Ril è invecchiato di diversi anni da quando ha cominciato il suo racconto. E più va avanti, più le sua pelle si affloscia, i suoi capelli si fanno radi e grigi, le sue mani tremano e si vedono le vene pulsare.

Sono sconvolto e credo mi si legga in faccia. Quando mi volto per vedere se anche altri hanno capito, un Pavido – che non per niente si è seduto in quarta fila, vicino all’uscita – guardandomi si spaventa e si alza di scatto, come per scappare da quella stanza. Probabilmente l’esperienza del sogno di Clara/Hansen e questo devono essere troppo per lui!

“Fermati!” La voce di Ril è decisa ma non incute timore. Il Pavido resta per un momento sospeso tra la sedia e l’uscita. “Perché tutto funzioni a dovere l’uditorio deve essere composto di 32 persone, divise almeno tra 9 delle caste più importanti. Qui oggi ci sono Irruenti, Pavidi, Dubbiosi, Difendenti, Neutri, Coraggiosi, Vittimisti e Saggi. Una partecipa sempre a questi riti ed è quella dei Ricopiatori. Nessuno se ne può andare o tutto sarà stato inutile. La mia vita sarà stata inutile…” Il Pavido si siede, ma il suo sguardo racconta di un topo che si sente in trappola. Il Difendente accanto a lui rimane rigido sulla sedia, sembra pronto a scattare al minimo segno di fuga del suo vicino.

 

“Solo una volta mi sono fermato in un luogo abbastanza a lungo. Non era un posto bellissimo ma nemmeno il peggiore che avessi visto. Sentivo qualcosa di forte lì, che mi tratteneva e lusingava. Non riuscì a mettere a fuoco la sensazione fino a quando, alzando gli occhi dal piatto dal quale stavo mangiando, non la vidi. Si chiamava Blaz e fu come se il mio cuore avesse una fiammata. Me ne innamorai immediatamente. Persi il senso del tempo e dello spazio. Persi anche il senso della mia vita, il legame che avevo con la mia Casta. Lei era una Neutra ma nelle vene aveva tanto sangue misto: troppo affascinante, troppo coraggiosa, troppo saggia per essere di una Casta soltanto, nessuna caratteristica aveva prevalso, molte la bilanciavano. O forse ero solamente innamorato.”

Come prima, mentre raccontava dei suoi genitori, la voce si era espansa e lo sguardo si era ampliato. Eravamo tutti li con lui, a guardare Blaz con i suoi occhi verdi. Il Maestro Cerimoniere si mette alle spalle di Ril e, questa volta, la polverina che getta sopra la sua testa è un arcobaleno di colori, con il giallo ed il verde predominanti. Lo avvolge e turbina tutto intorno mentre lui continua.

“Siamo stati bene insieme. Avevamo una vita normale, quanto può esserlo una vita di questi tempi. Vivevamo insieme, condividendo tempo e spazio. Eravamo, in una sola parola, innamorati. Solo lei sapeva dirmi, anche senza parole, quello che volevo sentirmi dire. Senza di lei non vivevo più, quando non eravamo vicini mi mancava il respiro.” Le parole uscivano fluide dalla bocca di Ril e ci avvolgevano di calore e felicità. “Concepimmo un bambino, fiduciosi che il nostro amore gli avrebbe creato un futuro sereno e ricco di occasioni. Forse vi potremmo sembrare ridicoli ma l’amore fa veramente miracoli. Ti stravolge la visione della vita futura e tutto sembra possibile. Ed è così che vidi nascere Nathan, il nostro Nathan.”

 

La voce di Ril è coinvolgente e ne apprezzo la profondità ma non riesco a comprendere appieno questa situazione. Io, come tutti i Ricopiatori, non ho accesso alla vita coniugale. La nostra Casta è dedita esclusivamente alla ricopiatura dei testi e delle storie. Siamo la voce del Passato e del Presente per le generazioni del Futuro. Il nostro è un atto d’amore verso tutti i figli che saranno, una possibilità concreta che offriamo loro di sapere ed imparare.

Tramandiamo scritti, non geni.

Non che viviamo completamente senza l’altro sesso, diciamo che non è una nostra priorità quella di continuare la Specie Umana. Qualche volta accade che si formi una coppia tra i Ricopiatori, ma è un evento estremamente raro. Mi concentro sulla figura del Feliciante che, nel frattempo si è alzato e passeggia davanti a noi. La sua voce ed il suo sguardo non danno scampo e mi rituffo nella sua storia.

 

“Fu un periodo felice, Nathan stava bene, cresceva a vista d’occhio, io e Blaz eravamo al settimo cielo. In fondo al nostro letto, in una culla che mi aveva regalato un Dubbioso a cui avevo dato una mano, dormiva il nostro bambino. Era tutto perfetto. Ma al potere della Casta non si scappa. Come ho già detto, nel mio nome c’è il mio futuro e anche la mia fine. Ad un certo punto ho cominciato a sentire incessante la necessità di riprendere il mio cammino, guidato da quel Destino che mi porto dentro. Blaz vedendomi spesso cupo e intuendo il mio disagio, un giorno prese il coraggio a due mani e mi affrontò.

Cos’hai, Ril. Mi sfuggi, non mi abbracci, non mi baci. Sono rimasta sola a guardare il futuro di nostro figlio, tu ti sei voltato verso qualcosa d’altro. Dimmi cosa ti è successo, me lo devi.

Rimasi di sasso, come spesso era accaduto nella nostra vita di condivisione Blaz si era dimostrata molto più all’altezza di me. Il mio sguardo triste le fece capire che tra noi era finita.

Ti amo, come non ho mai amato nessuno, Blaz – le dissi – e amo Nathan più della mia stessa vita ma sono un Feliciante e non mi posso fermare qui, non mi posso fermare mai. Mi fermerò soltanto quando sarà arrivata la mia ora. Credevo di essere riuscito a trovare la mia strada con voi, ma purtroppo non è così. Non posso sfuggire al mio destino. Sei eccezionale e so che troverai qualcuno che ti amerà meglio di me, che vi amerà anche per me. Per il resto della vostra vita.

Ci baciammo con le lacrime agli occhi, senza dire una parola. Sapeva che quello che stavo dicendo corrispondeva al vero e nessuno poteva farci niente. La accarezzai per l’ultima volta e il suo sguardo riacquistò serenità. Il mio nome, la mia maledizione. Mi voltai e me ne andai con la consapevolezza che non li avrei mai più rivisti.”

 

Come alla fine del racconto precedente, la polvere colorata inizia a turbinare da tutte le parti, mentre il Maestro Cerimoniere ripete le medesime mosse di prima. Anche questa volta la polverina giallo-verde mi bacia e mi catapulta nella vita di Ril, ma ora sono pronto all’esperienza. Vedo Blaz ed è magnifica, una Dea fatta a Neutra, sono Ril innamorato, sono il suo corpo che si muove sopra di lei. Sono l’amore che provano uno per l’altra. Ad un certo punto è tutto più buio e penso sia il momento dell’addio ma mi sbaglio. Sento delle voci ovattate e una forte spinta verso l’avanti. Il buio si fa più rado è le tinte che percepisco sono calde, rosa e rosso predominanti. Poi un aria fredda mi avvolge e sono accecato da una luce fortissima. Sento il terrore invadermi i polmoni e, con uno sforzo incredibile, lo caccio fuori con un grido. Qualcosa mi tocca e del ruvido gratta la mia pelle sensibile. Sono Nathan. Sono contemporaneamente Blaz che ha le contrazioni e spinge, Nathan che nasce e piange, Ril che si scioglie di amore per suo figlio, per quell’Angelo a cui ha donato la vita. E rivivo questa esperienza infinite volte ed ogni volta mi accorgo di qualche particolare che prima mi era sfuggito, ogni volta l’emozione che mi prende è enorme. La Vita ed il suo mistero vissuta e rivissuta quasi all’infinito. Mi sento Dio, mi sento il Creato, mi sento come non mi sono mai sentito prima, la gioia e l’appagamento che provo sembrano spaccarmi in mille pezzi, non riesco a trattenerli, la felicità che provo mi sovrasta ed è quasi dolorosa nella sua forza. Sono in estasi. Sento l’urgenza del testimone che deve raccontare a tutti quello che ha visto. Sono portatore di luce e vita e amore ed energia. Devo dirlo a tutti che la vita è tutto questo. Anche nei momenti bui, anche nei momenti brutti. Devo far dilagare la mia parola per continuare l’opera del Feliciante. Questo è il suo scopo, il suo Destino che si intreccia con il mio.

 

Faticosamente riapro gli occhi e capisco di essere nato ancora una volta ma non sono più Nathan e nemmeno Blaz. Sono di nuovo io o meglio, un nuovo io. Vedo Ril che giace a terra, il torace che si alza ed abbassa a fatica. Faccio per alzarmi, voglio aiutarlo ma il Maestro Cerimoniere con un gesto secco mi intima di non farlo. Nessuno si muove mentre tira fuori dalla sacca l’ennesima polverina. Questa però è nera come la notte. Nera come la morte. Cosparge il corpo del Feliciante che si volta verso di noi. Sembra un vecchio di novant’anni. La polvere lo avvolge come un sudario e poco prima di esserne ricoperto completamente, Ril ci regala il suo ultimo sorriso. Mi tendo come un violino mentre aspetto di vivere immediatamente anche questa esperienza ma questa volta la polvere bacia solo lui e si limita a consumare quel corpo disteso. Quando smette di turbinare, per terra rimane un alone di polvere scura. Il Maestro Cerimoniere tira fuori le sue tre penne e mentre raccoglie le ceneri pronuncia per l’ultima volta “Uno di morte e uno di vita, così il mondo si avvita. Uno di vita e uno di morte, è così che s’apriranno le porte.”

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50 commenti »

  1. È l’ultima cosa che ho letto ieri sera prima di addormentarmi, credo abbia influenzato i miei sogni.
    Dietro il racconto c’è un mondo, un sistema, un’era, un ordine nascosto che non appaiono ma si intravedono. Caratteristica che mi è molto piaciuta.

    Le caste, splendida idea. Come si intrecciano i vari tipi creando situazioni.
    Credo potresti svilupparlo ulteriormente. Un altro paio di racconti? Magari (non ridere) un gioco di ruolo?

    L’atmosfera di elegia distopica mi è anche piaciuta. Continua!

  2. Trovo questo sito davvero utile per la possibilità di lasciare commenti sugli scritti in esso pubblicati.
    Detto questo ti faccio i complimenti per la capacità di scrittura e per la fantasia nel creare la storia.
    Concordo con il commento precedente che parla di “possibilità di sviluppo” e mi permetto di aggiungere che forse il romanzo sarebbe la via giusta per una creazione cosi fantasiosa ed interessante.
    Il racconto breve penso possa mortificare un po’ questo scritto.
    Bravo!

  3. Prendo a prestito le parole di Sergiosessini elegia distopica. Brillante definizione e calzante! Mi piace la proprietà delle polverine che fanno rivivere le esperienze di Ril a tutti gli ascoltatori-spettatori. E’ un po’ come per la scrittura: quando la narrazione è efficace rende possibile l’immedesimazione. Credo che fra gli scopi della letteratura questo sia fra i più importanti. E leggendo il tuo racconto mi sono messo nei panni del protagonista-narratore. Concordo con chi mi ha preceduto sulla possibilità di trarre un romanzo da questa storia. Complimenti

  4. Notevole narrazione fantastica. Coinvolge la storia dei personaggi ed in particolare del Feliciante, in un contesto non dichiarato, che lascia spazio alla fantasia del lettore. La storia è ben costruita e tiene il passo egregiamente con racconti dello stesso genere. Complimenti.

  5. Racconto affascinante che descrive un mondo.
    Come altri prima di cindivido l’idea che ci dia spazio per andare oltre un racconto breve.

  6. @ Sergiosessini: come sempre i tuoi commenti sono lusinghieri e ti ringrazio. Il mondo nello sfondo non esce se non per intuizione, sicuramente la lunghezza del racconto non aiuta. Altri racconti, perché no? Un gioco di ruolo? E perché dovrei ridere? Anzi, solo che non è un mondo che conosco e quindi non ci ho pensato. Ti faccio una confidenza: sono andato in Internet per chiarirmi il concetto di elegia distopica… e ora che l’ho capito, ti ringrazio ulteriormente!

  7. @liliana.sghettini: anche a me piace leggere e commentare i racconti postati, credo sia interessante sia per chi scrive sia per chi legge. Il romanzo? Un sogno ovviamente che molti (credo) inseguono qui dentro. Grazie per il bravo.

  8. @ Matteo Tella: giuro che non ci avevo pensato! Il ruolo del narratore, anzi del ri-narratore è dato a Benedetto il Ricopiatore che tramanda scritti, non geni… Ma mi piace moltissimo leggere “le letture” che i lettori scrivono qui sotto. Il bello della comunicazione scritta è proprio questo, la libertà di rivedere sotto la propria luce quello che qualcun’altro ha scritto illuminato da una luce che potrebbe anche essere diversa. Grazie per i complimenti.

  9. Concordo 100% un confronto educato ma veritiero credo sia alla base di una crescita per tutti gli “aspiranti scrittori”
    Qui ci sono anche persone di una certa competenza….per lo meno lo deduco dai commenti molto puntuali:-))

  10. @ Maria Sordino: grazie! Un “notevole” ed un “egregiamente” nello stesso commento non possono che far piacere. Lo sfondo è appena accennato, intuibile, proprio per dare spazio all’immaginazione di chi legge.

  11. @ Valerio Morfino: il mondo descritto è velato, ci sono delle linee guida per capirlo. Si, si potrebbe approfondire continuando ad esplorare… magari un giorno…

  12. Bellissimo volo immaginario in tempi e mondi non convenzionali, bella l’idea di suddivisione in caste dei personaggi e concordo sulla possibilità di sviluppo di un romanzo (ormai siamo in troppi a dirtelo credo che sarai “obbligato” a farlo!!). A parte gli scherzi, complimenti.
    P.S. Leggi “Follia per sette clan” di Philip K. Dick, magari può aiutarti ad avere un’idea di come sviluppare la tua storia.

  13. Alla fine, raccontando storie, si diventa un po’ “Feliciante”. Tu, con questo bel racconto, sicuramente ci hai donato dei bei momenti.
    Grazie

  14. …Complimenti Roberto! Una bella invenzione, questo mondo in cui ogni essere è identificato e nominato in base alla sua caratteristica predominante….Anche se, sappiamo bene, dentro a ognuno di noi ci sono delle parti, talvolta oscure, che potrebbero saltare fuori sorprendendo noi stessi e chi ci sta attorno. Ps. Occhio ai Dubbiosi!!!!!!

  15. @ paolociancio: grazie per il commento. Di Dick ho letto diversi libri e racconti, ma quello che mi segnali tu no. Vedo di rimediare al più presto.

  16. @ Salvatore Colantuono: vedo che il binomio Ril-scrittore sta prendendo piede. Bene, non posso che essere contento. Grazie per i complimenti e grazie anche per il gatto di Schrödinger e dei contemporanei spazio temporali. Sapere che il racconto dello scorso anno intrighi anche quest’anno…non ha prezzo! Grazie.

  17. @ stefania medda: l’idea dei “tipi” che descrivo nasce osservando il “fare” degli altri ed il proprio, enfatizzandoli ed esagerandoli. Spesso noi, come le persone che ci circondano, spingiamo più su una caratteristica del nostro carattere piuttosto che un’altra, a seconda delle circostanze.Grazie per i complimenti. O no… comunque adesso vado a letto, anche se una passeggiata mi piacerebbe, ma forse prendo la bici e i roller. E in tv che fanno?…. 😉

  18. Ciao Roberto, bentornato.
    Questo è un racconto suggestivo che denota una fervida immaginazione. Costruire mondi alternativi ma credibili non è per niente facile e tu ci sei riuscito.
    Il registro linguistico mi ricorda alcuni classici della fantascienza che ho letto avidamente e molto amato in gioventù, Leiber e Sturgeon soprattutto.
    In bocca al lupo.

  19. Sei un bravo tessitore, Roberto. Intrecci con maestria memorie e suggestioni che hanno il profumo di altri viaggi, altri personaggi, altre storie. Il tuo racconto sembra appartenere ad una memoria universale. Epico? Si! La societá, i personaggi che la compongono, i tipi rapresentati dalle caste, il rito, la vita e la morte, la realtà e il sogno… E tanto altro ancora. Non hai trascurato niente. Tutto questo sembra essere il tuo mondo interiore che cerca un equilibrio. I personaggi che erano in cerca di autore, l’hanno finalmente trovato in un altroquando da cui tutti noi proveniamo e di cui tu solo serbi memoria. Continua, mi piace conoscere ciò che non ricordo.

  20. @Mara: Sono lusingato dal tuo commento che ha un valore speciale per me. La fantasia non manca e sapere di aver abbozzato un mondo che si regge da solo sulle sue gambe non può che darmi soddisfazione. La fantascienza secondo me offre i maggiori spunti di scrittura dato che è veramente tutta da esplorare, non avendo limite alcuno (si spazia da Blade Runner a Destinazione Cervello, da Paria dei Cieli a Hunger Games o ancora da Star Wars agli omoni blu di Cameron…). Grazie per il bentornato e crepi il lupo!

  21. Racconto ambizioso, suggestivo ed onirico.
    Non è il mio genere,
    ma apprezzo la scrittura e
    l’idea originale di un mondo distopico, futuristico,
    con protagonisti tesi alla ricerca
    di una difficile sopravvivenza individuale.
    Bravo. A presto.
    🙂

  22. @Claudia: grazie del commento, non può che farmi piacere! Non so se ho trascurato qualcosa, ma il rito del Maestro cerimoniere e la vita e la morte (reali e vissute attraverso le polverine) fanno da passaggio verso, si spera, una società migliore. Continuerò certamente. Grazie ancora.

  23. @Maurizio: beh, se ti ho portato fino in fondo nonostante il genere non sia il tuo, posso considerarlo un successo! Si, la tensione è quella che porta generalmente l’uomo a migliorare la propria situazione attuale proiettandolo verso un futuro meno difficile ed ostile. Felice che ti sia piaciuto.

  24. Ti è avanzata un po’ di polverina?
    Bella storia fantastica e fantasiosa. Sei fantasticofavoloso. Bravissimo!

  25. Roberto complimenti, un racconto coinvolgente fin dall’inizio e ricco di fantasia ma soprattutto non semplice da raccontare a mio avviso, bravo. Per un attimo ho avuto la sensazione di essere dentro qualche film di Kubrick,

  26. Buongiorno Roberto, i complimenti si ripetono quindi non mi dilungo ma sottolineo anche il mio piacere nel leggere la sua storia.

    “La nostra Casta è dedita esclusivamente alla ricopiatura dei testi e delle storie. Siamo la voce del Passato e del Presente per le generazioni del Futuro. Il nostro è un atto d’amore verso tutti i figli che saranno, una possibilità concreta che offriamo loro di sapere ed imparare. Tramandiamo scritti, non geni.”

    Mi piace molto quello che scrive in queste righe. Chi sono i Ricopiatori nel suo immaginario? A una prima lettura io ho pensato agli scrittori (a partire dall’ispirazione che detta) ma poi ho letto che lei punta di più a identificarli con Ril, che narra. C’è una differenza? Mi incuriosisce questa parentesi di riflessione che apre il suo racconto.

  27. @Emma Saponaro: ne ho un armadio e una dispensa pieni! Tutti noi, qui in questo contenitore, abbiamo sparpagliato le nostre polverine per far rivivere ai lettori le storie che abbiamo dentro. Fantasticofavoloso è proprio un bel complimento. Grazie!

  28. @Gianluca Malerbi: che dire? Il Feliciante come Shining o Full Metal Jacket o Arancia Meccanica? Una roba favolosa e fantastica, nel senso che appartiene al mondo delle favole e dell’immaginazione. Non ti nego che il mio ego è ingrassato di diversi chili leggendo il tuo commento, ma l’ho rimesso presto presto a dieta… 😉 Fa piacere sapere che ti ha coinvolto e trasportato in un nuovo mondo.

  29. @Lidia Bianchini: Se un albero cade nella foresta, e nessuno lo sente, fa rumore? Credo che la differenza tra i Ricopiatori e Ril stia nella risposta a questa domanda. I Ricopiatori me li immagino come i Benedettini che trascrivono e traducono i libri durante i secoli bui. Riportano e ogni tanto mettono del loro, alterando quello che c’era di originario e originale. Ma non sono loro a raccontare, fotocopiano quello che altri hanno inventato o scoperto o narrato. Ril “è” la storia, non si limita a narrarla, la fa vivere anche ai presenti tramite le polverine. Poi, affinché sia di dominio pubblico, ci sarà Benedetto che “trasporterà” in giro il rumore dell’albero caduto, facendo in modo che non vada perso. Spero di aver soddisfatto la sua curiosità.

  30. Ciao Roberto ho letto il tuo racconto. E’ magico…..stratosferico…. un capolavoro. Ti cattura gli occhi e te li restituisce alla fine della storia. Complimenti…..bravo…..

  31. Ciao Roberto, mi sono immersa nel tuo mondo futuro e, all’improvviso, mi ha riportato alla mente un mondo antico che, da quando la morte è diventata un tabù è definitivamente scomparso, un mondo in cui attorno a chi moriva si radunavano persone che raccoglievano memorie e saggezza di una vita e ne facevano tesoro. Chissà, forse quando avremo di nuovo il coraggio di guardare in faccia la vita e la morte tutto questo tornerà! Bello!

  32. Chiedo scusa a Roberto se entro in questo suo spazio.
    Il commento di Marina mi ha colpito molto e vorrei dire qualcosa.
    Le tue parole sono molto vicine al mio sentire generale.
    Credo che la crisi sociale attuale sia dovuta in massima parte al fatto che la realtà venga mistificata e stravolta in nome di direzioni che hanno poco a che fare con le origini dell’uomo.
    Allontanandosi dalla Natura credo che si perda la retta via….quando come dice Marina si ha la capacità di fare tesoro anche della estrema esperienza umana credo che si stia dando il giusto peso alla vita stessa. Le gioie si moltiplicano se condivise così come il dolore si allevia se viene vissuto serenamente in comunione con chi ci è vicino.
    La solitudine e l isolamento sono il vero problema.
    Grazie e scusate

  33. @Antonino Lentini: Che bella frase “ti cattura gli occhi e te li restituisce alla fine della storia”! Grazie per questo commento e per tutti i complimenti che mi fai.

  34. @Marina Luzi: le chiavi di lettura che ne danno i lettori mi stupiscono in continuazione! Sinceramente, mentre scrivevo non avevo in mente questa situazione alla quale tu mi hai giustamente riportato. La magia dello scrivere storie… Grazie mille per i complimenti.

  35. @Liliana Sghettini: Non è proprio il caso di chiedere scusa, questo spazio non è mio, è di tutti quelli che hanno qualcosa di sensato da dire, bello o brutto che sia per chi legge. Come uomo e cittadino del 21 secolo non posso che dirti che condivido appieno le tue interessanti considerazioni. Come scrittore (non che sia disgiunto dagli altri…) non posso che ribadire quanto ho risposto a Marina: la magia dello scrivere storie che creano nei lettori pensieri, supposizioni e stimolano riflessioni da condividere e riportare ed eventualmente discutere. In fondo ha vinto Ril, la suo storia continua e continua e continua…

  36. Ciao Roberto, ho letto con piacere il tuo racconto ti hanno detto in tanti e anch’io lo ripeto è l’embrione di un romanzo, ma questo tu lo sai. Ciò che è importante è l’idea, l’idea di una società futura, una società attuale, una società fatta di esseri monocordi che intrecciano i loro destini, è il fulcro di un grande romanzo, scrivilo appena ne avrai la forza. Potresti costruire anche tu dei magnifici quadri, come le allegorie medievali, come le figure di botticelli. Attualizzare l’allegoria credo possa essere una carta vincente oggi.

  37. @Francesco Tanzi: grazie per i complimenti. Mi piace la tua definizione di personaggi monocordi che si intrecciano. Ed è bello pensare che a seconda dell’accordo o del disaccordo ne esce una melodia o uno stridio, come ho provato a far suonare nel mio racconto. Mi piacerebbe tentare la strada del romanzo… chissà…

  38. E’, senza dubbio, un racconto insolito, “magico” direi, gestito magistralmente dalla penna di Montenero dall’inizio alla fine.
    La figura cardine, il protagonista, il Feliciante,sembra divenire, riga dopo riga, un Maestro di Saggezza, colui che ha potuto sperimentare la vita, comprenderla e, alla fine, distaccarsene solennemente come vuole la tradizione orientale.
    Egli racconta, rivive tutte le tappe della sua esistenza, dando prova di aver assaporato, o subìto, ogni tipo di sentimento: l’amore per la madre, il timore per il padre che si trasforma poi in compassione nel vederlo morente. Lo stesso amore puro per la madre viene rivissuto come dolore nel scoprirla assassina. E infine l’innamoramento, l’amore per il figlio Nathan che vede nascere e che considera un miracolo dell’amore, contrapposto alla consapevolezza del suo destino irrimedialmente errante.
    Il tutto condensato e descritto in un’anonima aula, alla presenza di persone di ogni casta: c’è il Ricopiatore, il Dubbioso, il Neutro, il Pavido; c’è il tutto, ossia la società, questo strano miscuglio di individui di ogni genere, ognuno con il proprio destino, che interpreta a suo modo la vita, la realtà.
    Ma a dare un senso ultimo al tutto interviene il Maestro Cerimoniere che con i suoi tocchi di piuma tuona alla fine con una frase sibillina: “Uno di morte e uno di vita, così il mondo si avvita. Uno di vita e uno di morte, è così che s’apriranno le porte.”
    Ottimo racconto che fa riflettere sul dualismo terreno e ….. complimenti a Montenero!

  39. @Laura: grazie per il commento. Non conosco molto la cultura orientale purtroppo, ma per il mio personaggio ho voluto trarre spunto dalla magia del raccontare che credo faccia parte della cultura umana in generale. Il senso della morte del Feliciante lo spiega Benedetto quando si sente rinnovato dall’esperienza e sente l’urgenza di essere testimone di questa nuova situazione: da qui le parole del Maestro Cerimoniere che sintetizzano le due storie del Feliciante (una di morte, il padre, e una di vita, il figlio) che raccontate apriranno le porte a questa nuova consapevolezza che poi dovrà necessariamente essere ri-raccontata. Ed il circolo così potrà continuare all’infinito.

  40. Racconto distopico fortemente inquietante, scritto con sicura perizia. Peccato ricordi tanto i primi dieci minuti di “The Giver” con Jeff Bridges. Ma sicuramente Montenero non l’ha visto.

  41. @Sergio: fa piacere l’averti inquietato e ti ringrazio per la “sicura perizia”. Effettivamente il film che citi non l’ho visto ma sono andato su wikipedia per capire al volo di che si tratta: beh, mi pare una figata di storia e quindi non posso che essere contento dell’accostamento. Vero è, almeno dalla trama iniziale, che i due mondi non si assomigliano, dato che il mio esalta le caratteristiche degli abitanti (fino a diventare archetipi) mentre quello di “The Giver” tende ad annullare qualsiasi differenza di pensiero e di azione a favore di una pacificazione sociale. Vedo se riesco a recuperarlo per guardarlo, così mi faccio comunque un’idea più chiara.

  42. Dato che siamo alle battute finali, vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il mio racconto e che lo hanno commentato e anche tutti quelli che lo hanno solo letto, senza trovare la voglia o lo spunto per scrivere qualcosa al riguardo. Auguro a tutti di non poter più pubblicare un racconto qui il prossimo anno!

  43. Oggi ero un Annoiato, ma la lettura del tuo racconto mi ha istantaneamente trasformato in Soddisfatto (sottocasta Plaudente).
    Per aspirare a una simile fantasia io, con la tua polverina, dovrei probabilmente fare un utilizzo sgradito alla squadra Narcotici.
    Complimenti.

  44. @Roberto Contini: ha ha ha strepitose le tue due caste, ne terrò conto se mai proseguirò strutturando questo racconto. Non ti preoccupare, la Narcotici mi ha assicurato che la polverina non è ne tossica ne contro la legge, anzi… spero che sempre più persone se la producano e ne traggano tutto il divertimento che ne ho tratto io… Grazie ancora per il bellissimo commento.

  45. Sei stato il primo a fare un commento a ciò che ho scritto e i ringrazio! Ci ho messo un po’ a restituirtelo perché il tuo scritto è un po’ meno immediato del mio 🙂 Ecco qua:
    Si può nascere e rinascere insieme, ma ognuno muore per sé. Mi sono chiesta perché.. nel tuo scritto, perché… nella mia esperienza di vita, forse perché si nasce qui e qui si resta ma si muore qui e qui non si è più. Le caste sanno di fantascienza anche se portano in un passato buio. Le donne non partecipano al rito o semplicemente non ne parli ma sono comprese? Ciò che inventi è così vasto che concordo nel vederci un potenziale sviluppo. Modificherei alcuni pezzi (un ragazzo se ne può andare per la sua strada anche se i suoi genitori non muoiono veramente…ed in quel modo terribile.., ma ormai si sa come la penso..) e svilupperei altri, ma solo la tua mente può individuare quali. La fantascienza mi piace ed anche il tuo scritto.

  46. Credo abbiano già detto tutto i precedenti commentatori. Lasciami solo dire che la tua polverina è arrivata anche a me… Complimenti davvero. Approfitto per chiederti un parere sul mio “La Torretta di Guardia” del 27 maggio…

  47. Ciao Roberto, mi piace il tuo modo di scrivere, a volte chiaro e immediato, a volte lascia intuizioni, a volte ti stupisce. Non ho letto tutti i commenti perché sono convinto di condividerli tutti; da parte mia dico che piace l’dea narrativa di dividere la società in ‘caste’ e per impostare anche un romanzo. Forse la società del domani sarà così; la cosa mi inquieta.
    Bravo.
    Emanuele

  48. @Barbara: Intanto grazie per aver speso il tuo tempo nella lettura di un racconto che, come dici tu, immediato non è. Il tuo accenno alle donne mi ha colpito. Effettivamente non ne parlo ma non ne sono escluse, i partecipanti al rito devono solo far parte di una casta, non importa di che sesso siano. Resta che non ne tratto. Ti prometto che se lo strutturo, faccio partecipare anche una o due donne. Solo, da un punto di vista di gender, mi viene più facile e naturale mettere un punto di vista maschile… La morte dei genitori di Ril è funzionale alla storia. Il Maestro Cerimoniere dice “Uno di morte e uno di vita, così il mondo si avvita. Uno di vita e uno di morte, è così che s’apriranno le porte.” riferendosi alle due storie del Feliciante, una di morte (i genitori) e una di vita (il figlio). Raccontate così come sono state raccontate e vissute dai partecipanti, faranno “aprire le porte” ad una nuova consapevolezza, che Benedetto cita quando parla di rinascita.

  49. @Luigi: felice che la polverina rilasci i suoi effetti benefici su tutti quelli che leggono… Ho leto è commentato il tuo racconto, vedrai presto quello che ho postato

  50. @Emanuele: grazie per i complimenti. Il futuro che si percepisce è effettivamente inquietante, ma i personaggi che lo vivono non sembrano percepirlo tale… forse perché ci si abitua lentamente a tutto… Probabilmente se un abitante del ‘700 vedesse riportata per iscritto alcune situazioni della nostra società odierna ne rimarrebbe altro che inquietato! Che dici?

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