Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Andrea Colombo, in arte Andrea Colombo” di Silvia Tettamanti

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

Se ne stava fermo sul ciglio della strada con la testa incassata nelle spalle, gli occhi in costante movimento, la mano sinistra in tasca, la destra appoggiata sul manubrio della bicicletta. Stringeva forte quel manubrio come se la vita stessa dipendesse dalla decisione di lasciare o meno la bicicletta. Sola, in balia del freddo. Si decise a fare due passi in avanti, nutriva la stessa curiosità di un bambino che scopre un nuovo gesto, una nuova persona, una nuova meraviglia. E aveva un sogno, riuscire a vivere della sua arte.

Altri due passi e sarebbe stato al centro di Piazza Carducci. Un puntino colorato al centro del nulla. La piazza era silenziosa, assordante. Chiuse gli occhi e li riaprì. Era ancora lì, sicura di sé. La farmacia alla sua sinistra non era cambiata, era perfetta, il segnale verde luminoso continuava a mostrarne la presenza. Si decise a lasciare la bicicletta, guardandosi intorno, temendo di violare l’intimità di quel luogo e di quelle persone che non lo stavano aspettando. Ma nulla del suo turbamento traspariva dal volto. Faceva freddo. Sudava, le nocche bianche, la presa salda. Inspirò profondamente una decina di volte e – fra sé e sé- fece il punto della situazione.

Sono teatro, immaginazione, sono un mimo, sono un clown … Devo…

«Ciao!»

Le pupille dilatate. Andrea Colombo, in arte Clown Giaccapoli, con una lunga sbirciata aveva in testa il radiogramma completo della ragazza che aveva disturbato il suo chiacchiericcio mentale. Non aveva mai visto niente di più bello, piccola, paffuta, armoniosa, seno e occhi così grandi da suscitare apprezzamenti e invidie, una macchia rossa sulla gota sinistra, una chioma folta di capelli color nocciola. L’unica pecca era il vestito, il dresscode, ma ad Andrea era evidente che si stesse dirigendo verso le Onoranze Funebri Zanzi. Tre minuti da Carlo Cattaneo a via Dandolo a piedi. Il codice d’abbigliamento, il total black, in quell’occasione, era perfetto.

Giulia passeggiava sola per la città, le mani in tasca, la sinistra impugna il Galaxy Note 4, pensando e ripensando. Aveva scorto Andrea e attirata dal suo andare bizzarro, e l’abbigliamento strampalato aveva visto nell’artista una buona occasione per fare una conversazione e interrompere il suo fastidioso chiacchiericcio mentale… Liberare la mente dal pensiero dello studio, del futuro incerto, del fidanzato corretto, del cane ammalato, dal terzo giro in farmacia… Il dresscode era strano, ma era evidente che stesse per esibirsi, perciò era perfetto.

«Ciao»

«Ti stai per esibire?»

«Chi dice che io sia un artista?»

«Tu!»

«Non sono un artista, sono un clown»

«Non sprecare le parole eh…costano! Ahahah»

«Perché?»

«Oook, non ti volevo disturbare. Passavo. Ti lascio ai tuoi pensieri!»

«Va bene. Ciao»

«Ciao!»

Ricapitolando … Sono teatro, immaginazione, sono un mimo, sono un clown … Devo trarre forza dal nulla, che è vuoto creativo, sono pronto, devo far passare il mio messaggio al mondo. Condividere la mia arte. Sono un clown, creo “noi”, sorrisi, gioia… Creo “noi”… Appoggiare la bicicletta, togliere la giacca, far emozionare… Trovare  l’angolazione corretta.. Sole e nuvole, giochi di luce. Creo “noi”… Probabilmente la ragazza avrebbe voluto parlare e condividersi… ed è ciò che faccio io, è ciò che sono io. Che cosa ho fatto?

Giaccapoli abbandona la bicicletta e giù a correre, la prima a sinistra…destra, via Dandolo. Giulia non c’è.

Torna in Piazza. Si spoglia dell’abito…sciarpa gialla a terra, giacca di jeans sopra la sciarpa, scarpe arancioni, una a destra e l’altra a sinistra. Un mucchietto di cose ben ordinate. E finalmente indossa l’abito di scena: una sciarpa gialla, una giacchetta di jeans e le sue lunghe scarpe arancioni.

La parte più difficile e che qualunque artista di strada sa essere la più dura e indispensabile, è la “creazione del cerchio”. Ma oggi Andrea non ne ha voglia, ha previsto, studiato l “improvvisazione” e oggi va così.

Un foglio formato maxi, quadretti da 1 centimetro, annuncia CLOWN GIACCAPOLI in CRISI DI IDENTITÁ. So dire solo una frase DELIRO, NO SMONTO!

Un pennarello turbo maxi rosso scarlatto Giotto in cima alla giacca di jeans, sopra la sciarpa gialla.

Giulia è seduta per terra, a lato di Piazza Carducci. Pensa che avrebbe potuto essere più cortese con l’artista se solo avesse avuto più tempo e se il Galaxy avesse smesso di farle vibrare tutta la parte sinistra del corpo. È convinta che il suo emisfero destro sia ormai bello che fritto ed è evidentemente questo il motivo perché si sente tanto poco femminile.

Il ragazzo di poche parole è un artista.

Giaccapoli attira l’attenzione di tutti: c’è chi si blocca e si gira, chi invece cerca di fare finta di niente ma poi, con la coda dell’occhio, osserva attentamente ogni suo spostamento. Nel giro di pochi minuti Giulia continua a vibrare, ma non vede più nulla. Ha la sensazione che tutti siano più alti di lei e in effetti in quel momento è così. Ma deve vedere lo spettacolo. La folla continuava a ridere. Si fece strada a gomitate tra la fiumana finché non si trovò in prima fila.

Seduta, gambe incrociate, il cellulare a lato, appoggiato per terra. Avrebbe letto dopo i vari messaggini. La mente libera, concentrata sul clown che con il suo pennarello e foglio, tra esercizi e giochi, aveva conquistato la piazza. La piazza era sua. La piazza di Giaccapoli.

Andrea afferra Giulia, non le chiede di partecipare, sa dire una sola frase, la trascina al centro del cerchio. Gli occhi s’incontrano, i sorrisi si parlano e comunicano serenità al pubblico estasiato.

Quaranta minuti e lo show è terminato. Giulia e Andrea, al centro di Piazza Carducci, uno di fianco all’altro, gambe divaricate e braccia aperte, urlano all’ unisono DELIRO, NO SMONTO!

Inchino.

Applausi.

Giulia torna a sedersi, in disparte. Andrea raccoglie il cappello. Non ha voglia di contare.

«Ciao! Piacere, Giulia»

«Ciao! Giaccapoli!»

«Pensavo fosse un nome d’arte! Hai anche un nome?»

«No, ma. Insomma è un nome d’arte. Ricomincio. Ciao! Andrea Colombo, in arte Clown Giaccapoli»

«Solo Giulia!» «Senti, hai un minuto? Vuoi bere un caffè? Voglio capire ciò che fai, la tua arte»

«Emmm, sto aspettando la mia compagna. Insomma, chiedo a lei e … Sì penso sia d’accordo»

«Perfetto! Anch’io sto aspettando il mio ragazzo. Un caffè in quattro?»

«Sì!»

Sei mesi dopo. Piazza Carducci.

Un foglio formato maxi, quadretti da 1 centimetro, annuncia ANDREA COLOMBO in CRISI DI IDENTITÁ. Sappiamo dire solo una frase IL MONDO È NOSTRO.  Spettacolo scritto e diretto da Andrea Colombo con la collaborazione di Giulia, Daniele e Sofia.

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2 commenti »

  1. Complimenti! Un racconto originale e spigliato.

  2. Il racconto ha ambienti e atmosfere che mi fanno pensare a Fellini; Andrea è simile a Zampanò, uomo di spettacolo e impresario dei suoi numeri con la compagna. Andrea e Giulia si sono trovati, hanno in comune la sofferenza e il bisogno di vicinanza, forse sono infermi ma non nell’anima. Mi ricorda gli spettacoli viaggianti, con artisti adulti (clown) e ragazzi aiutanti, sulla piazza principale dei paesi di mare in Romagna. Complimenti.
    Ciao Silvia.
    Emanuele

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