Premio Racconti per Corti 2015 “Mario il clown” di Michele Luigi Simonelli
Categoria: Premio Racconti per Corti 2015Mario il clown è seduto in cucina, con il braccio destro appoggiato sul piano di marmo scuro del tavolo.
Indossa un vecchio paio di pantaloni del pigiama a righe e una canottiera giallastra, ai piedi porta delle pantofole di pelle sdrucita. E’ sovrappeso.
La faccia e l’ampia calvizie sono sbiancate con della crema. Lunghi capelli di nylon arancioni gli scendono dalle tempie e porta un naso finto rosso.
Il suo volto é impenetrabile.
Intorno a lui “danza” la tristezza.
Sul tavolo, vicino al suo braccio destro, c’è un foglio di carta bianca macchiata di caffè e una vecchia penna a biro rosicchiata. Più in la, una moka da due tazze con il manico rotto, una tazzina sbreccata appoggiata su un piattino scompagnato e un cucchiaino sporco. Una mosca silenziosa banchetta sui pochi granelli di zucchero rimasti sul tavolo.
La finestra della cucina ha le imposte accostate e un raggio di luce pallido la attraversa.
Da fuori arrivano rumori di automobili, clacson, voci indistinte : qualcuno ha vinto qualcosa, altri festeggiano. In lontananza un suono di trombe e tamburi, come di un circo che sfila lungo un viale.
Nella cucina invece si sente solo il fastidioso ronzio del basso frigorifero, che si trova in ombra alle spalle di Mario.
Poi Mario si alza faticosamente e ciabattando si trascina lungo il corridoio fino alla stanza da bagno.
Sul pavimento di mattonelle scure, tra la vasca da bagno scrostata e il lavandino, una linea bianca traccia la sagoma di un corpo umano.
Come un fantasma che ci si sdrai sopra, sul pavimento, prende forma il corpo di una ragazza che non avrà più di sedici anni, con il volto già “bruciato” dal vizio. Accanto a lei, per terra, un cucchiaino piegato, un foglio di stagnola e un accendino di plastica verde. Nel braccio destro della ragazza c’è una siringa. Il corpo sussulta. Dalla bocca esce della bava biancastra … poi tutto scompare, dolcemente.
Mario resta ancora un istante a fissare il fantasma che non c’è più. Poi, ciabattando, arriva nella camera da letto. Il letto matrimoniale in mezzo alla stanza è vuoto, il lenzuolo bianco é incavato.
Sul comodino di destra c’è la foto di una donna sorridente in una cornice “in silver”. La stessa donna che adesso ha preso forma nel letto, proprio li dove il lenzuolo era incavato. La donna è vestita di nero, ha gli occhi chiusi e un rosario tra le dita delle mani intrecciate. Uno spesso strato di crema biancastra copre sul collo i segni neri tipici di una impiccagione.
Mario torna in cucina ciabattando e si siede sulla stessa seggiola di prima. Prende la biro rosicchiata in mano e si gratta dietro l’orecchio: sembra pensieroso. Poi scarabbocchia incerto qualche parola sul foglio bianco davanti a lui e resta a guardarle, immobile.
Poi arriva all’attaccapanni nell’ingresso, si infila un parka verde militare, prende la porta ed esce.
Le scale sono deserte. In lontananza si sentono ancora i rumori e il vociare di poco prima rimbombare nel vuoto. L’ascensore sale dal piano terra con il suo tipico brusio. Nella cabina suona una musichetta metallica: la suoneria di un telefono.
Mario scende a piedi fino ad arrivare al portone del palazzo, poi si avvia nervosamente lungo la strada.
Mario cammina incrociando persone che urlano e sventolano bandiere. Ma lui non sembra notarle, e loro non sembrano notare lui.
Mario cammina fino a quando non esce dalla città, arriva sopra un ponte.
Sotto di lui scorre un acqua scura e sporca.
Mario guarda quell’acqua per un tempo interminabile. Alle sue spalle un sole freddo e giallino tramonta lentamente dietro un orizzonte fatto di sagome di brutti palazzi di periferia tempestati di antenne televisive.
Poi Mario … sorride !
La sua faccia stanca e impenetrabile si apre improvvisamente in lungo e malinconico sorriso.
Voltate le spalle al ponte, lentamente ma senza ripensamenti, Mario ritorna verso la strada dove c’è il portone del palazzo dove si trova l’appartamento lasciato poco prima.
Mario cammina e non smette di sorridere.
La musica di trombe e tamburi udita poco prima lo accompagna nella sua marcia, aumentando di volume ad ogni suo passo.
Poi improvvisamente … si sente il barrito di un elefante impazzito ! Mario si volta … Un urlo ! e il rumore dei passi veloci e pesanti del pachiderma.
Adesso il corpo di Mario il clown è spiaccicato sull’asfalto: è una sottilissima lamina dove carne e vestiti si confondo. Non c’é sangue, non ci sono frattaglie sparse: é tutto pulito come in un cartone animato.
Alcune persone si avvicinano per vedere. Poi qualcuno comincia a ridere e piano piano le risate aumentano e aumenta anche il loro volume. Oltre il marciapiede, oltre i tetti e ancora più su. Le risate coprono tutti gli altri rumori: i clacson, i motori delle auto, le suonerie dei telefoni, fino ad arrivare su … oltre le nuvole … a raggiungere le prime pallide stelle della sera.
Un clown schiacciato da un pachiderma… invece che da un tir, invece che da una comune utilitaria. Un clown schiacciato dalla solitudine e dai fantasmi. Dalla vita. Bello quel ponte dal quale però non segue un lancio nell’acqua scura. Tutti ridono alla fine e anche lui stesso. Mi sono venute le lacrime agli occhi, ma non dal ridere. Complimenti sinceri. Spero vinca e se non vince chi se ne frega, restano delle immagini di notevole durezza, delicatezza e grande ironia sulla sorte. L’ho sentito anche ciabattare. Bravo te e bravo Mario il clown e pure bravo il pachiderma. La morte qui si diverte.
Ben scritto, piacevole da leggere, una fotografia della tristezza….Bravo!
Le parole del racconto sono tanti fotogrammi che materializzano le immagini nella mente. La vicenda? Credibile, anche nei passaggi in cui affiorano i corpi della figlia e della moglie, come ricordi ossessivi, morti tragiche a cui il triste Mario, il clown, può avere delle responsabilità (assenza d’amore, lontananza dalla famiglia…). Che, sotto il peso della colpa o del lutto, Mario cerchi qualcosa fuori di casa mentre nelle strade la gente va contenta. Cerca la morte nel fiume? Invece lascia il ponte e trova il sorriso. Non colgo il finale. Forse Mario deve far morire il clown per trovare la vita come persona? Soggetto adatto per un Corto.
Emanuele.
quando la vita NON ti sorprende…