Premio Racconti nella Rete 2015 “Piccolo grande uomo” di Melania Fuligni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Succedeva ogni volta che tornavo per il fine settimana e lui aspettava felice il mio rientro come se fossi sua ,come se fossi parte di lui …..ma in fondo era proprio così perché io e lui eravamo molto simili nel carattere ,nella grinta ,nella determinazione ,non nell’orgoglio io quello mai avuto. Lui si , umile di origine ma camminava a testa alta come un leone nell’arena o almeno io lo vedevo così …..il mio nonno piccolo grande uomo !!!! Io unica nipote ero la sua coccolina , non che mi viziasse ,quello no ma dato che pendevo dalle due labbra lui mi dava tutto quello che era in grado di darmi …..la sua esperienza dato che di cultura lui non ne aveva, aveva studiato fino alla quinta elementare ….ma per me era coltissimo. Buffo se penso a lui me lo ricordo in quella tabaccheria a testa bassa a leggere migliaia di gialli (aveva un armadio pieno in garage) o a fare le parole crociate. Lui mi ha sempre dato tanta fiducia , ha sempre creduto in me e mi ha sempre incoraggiata la dove vedevo nero , il buio e via lo possiamo pure dire mi ha fatto un po’ da babbo . Era l’esatto opposto del mio babbo biologico , sanguigno , autorevole e non autoritario ascoltava e capiva. È’ per questo che fra noi si era creato col tempo un legame cosi forte e imprescindibile che quando mi ha lasciato,è rimasto un vuoto che non è stato più colmato se non dai ricordi più belli.
È così quindi quando tornavo dalla mia settimana universitaria ,Succedeva ogni volta che tornavo per il fine settimana e lui aspettava felice il mio rientro come se fossi sua come se fossi parte di lui …..ma in fondo era proprio così perché io e lui eravamo molto simili nel carattere nella grinta nella determinazione non nell’orgoglio io quello mai avuto lui si umile di origine ma camminava a testa alta come un leone nell’arena o almeno io lo vedevo così …..il mio nonno piccolo grande uomo !!!! Io unica nipote ero la sua coccolina nonché mi viziasse quello no ma dato che pendevo dalle due labbra lui mi dava tutto quello che era in grado di darmi …..la sua esperienza dato che di cultura lui non ne aveva, aveva studiato fino alle terza media ….ma per me era coltissimo buffo se penso a lui me lo ricordo in quella tabaccheria a testa bassa a leggere migliaia di gialli (aveva un armadio pieno in garage) o a fare le parole crociate. Lui mi ha sempre dato tanta fiducia ha sempre creduto in me e mi ha sempre incoraggiata la dove vedevo nero il buio e via lo possiamo pure dire mi ha fatto un po’ da babbo era l’esatto opposto del mio babbo biologico sanguigno autorevole e non autoritario ascoltava e capiva. È’ per questo che fra noi si era creato col tempo un legame cosi forte e imprescindibile che quando mi ha lasciato ha lasciato un vuoto che non è stato più colmato se non dai ricordi più belli.
È così quindi quando tornavo dalla mia settimana universitaria lui mi aspettava in piedi e chiedeva ,chiedeva era avido di sapere di sapere come scorreva la vita l’avventura della vita fuori dalle pareti domestiche protettive . E poi ecco arriva il fatidico momento ….quello del racconto che mi faceva venire i brividi era cosi intenso quando raccontava lo riviveva era lì ……la guerra ,la cattura dei tedeschi , il viaggio nel treno dei deportati verso la morte …..eh io lo ascoltavo rapita e me lo gustavo davanti ad un bicchiere di vino ,che abbassava le difese, la resistenza alle emozioni che invece fluivano correvano mi devastavano mi annichilivano .
Erano lui e un altro disperato che erano stati catturati dal nemico e trattati come delle nullita’, erano stati caricati nei treni lager ….perché nemmeno le bestie da soma erano trattate così e lui descriveva nei minimi dettagli gli odori, i puzzi , la disperazione che c’era in quel treno merci chiuso sigillato a tenere tutta la sofferenza e la paura verso un destino ignoto di morte di violenza . Solo alle soste quei bastardi gli regalavano un briciolo d’aria per riprendersi dall’odore acido dell’urina e degli escrementi …..bestie erano bestie ….e lui non accettava lui con quell’orgoglio , rifletteva come fare come fare a riprendersi la vita la libertà che i bastardi volevano togliergli . Cosi parlò con l’altro che era codardo pauroso che non voleva farlo aveva paura . Aveva calcolato che lo spazio del finestrino era sufficiente per la fuga e allora arrivarono a quella stazione dove si decreto la libertà e la vita….ecco lui dette il via in un momento di distrazione del soldato di guardia via si gettarono dal treno della morte e corsero con tutta la forza che potevano, li animava la disperazione e l’adrenalina che pintava a palla corsero senza voltarsi mai più a guardare il treno che li avrebbe condotti alla morte …..panico panico mitraglie spari i bastardi non volevano perdere , volevano la loro morte e loro invece si beffarono della guerra di quei uomini senza dignità che col potere e l’arroganza hanno umiliato esseri umani togliendo dignità e senso per la vita . Sicche erano finalmente liberi ma i terreni erano minati la gente aveva paura c’era il coprifuoco erano in Piemonte a limone e dovevano attraversare solo
Mezza Italia ….è così inizio il loro cammino verso il rientro.
Passavano nelle strade secondarie e lungo fiume per evitare le ronde avevamo fame e sete e la gente era diffidente e aveva paura ma erano altri tempi e c’era molto più solidarietà di quanto non ci sia ora è rispetto per il prossimo ……l’individuslismo che caratterizza il nostro tempo non esisteva ….e dunque c’era chi dava un passaggio loro nel carretto i fiumaroli li aiutarono all’attraversamento del Po ….,camminarono e camminarono fino al punto di avere finito la suola delle scarpe ……una sera erano così esausti che non avevano più forza energia per andare avanti era quasi buio il sole stava oramai per calare e arrivarono in prossimità di una cascina le luci erano accese, si vedevano nonostante fosse tutto sprangato e allora loro bussarono . Nessuno rispondeva fino a che qualcuno dall’altra parte disse di andArsene ma loro erano sfatti , smagriti dalla fame e dalla fatica come il tossico all’apice del calo della dose smostrati …..alla fine la porta si aprì erano contadini povera gente non avevano di vivo ma gli dettero un tozzo di pane minestra di patate e un gotto di vino ….raccontarono la loro storia e alla fine quei poveracci mossi a compassione gli dettero vestiti vecchi e le sole scarpe che avevano a disposizione . li lasciarono dormire nella stalla con la sola condizione che prima dell’alba si mettessero in cammino era oramai noto cosa veniva fatto a chi ospitava disertori o partigiani . E loro furono di parola partirono alla buon’ora senza lasciare traccia ma grati a chi aveva dato loro aiuto e conforto in questo lungo viaggio verso la libertà.
Arrivati a questo punto del racconto lui era stanco come provato dalle tante emozioni e tagliava corto nel tentativo quasi di rimuovere tanta sofferenza ….ma anche a sminuire quella che per me era un’impresa eroica dal prezzo incalcolabile per questo si era modesto ma quegli occhi piccolini simili ai miei lucidi carichi di emozioni parlavano e dicevano tanto anche quando rimaneva in silenzio ……e insomma arrivati a questo punto raccontava del suo arrivo al paese all’incontro con la nonna ….all’epoca erano fidanzati e lei già lo piangeva per lei era morto o in un campo di concentramento e quando lui arrivo al paese la gente non credeva non credeva che fosse lui arrivo a casa e la famiglia era commossa felice che tutto fosse finito così una storia a lieto fine …..di quelle storie incredibili di altri tempi ….lui piccolo grande uomo che il giorno prima di morire ha ripercorso tutta la sua vita che ha voluto che festeggiassero mamma babbo e nonna al ristorante era il compleanno di babbo sembrava felice sembrava non ancora il momento per la dipartita ma mamma mi chiamo lei sapeva e io tornai ….ce la facevi a parlare con lui a stringere la mano di quell’uomo così forte che il mieloma lo aveva mangiato e devastato poco alla volta. E poi via a casa mamma al capezzale per quell’ultima notte …..io vuota vado a letto …riesco a chiudere gli occhi x un attimo stremata anche io dal dolore e poi a mezzanotte del 12 novembre squilla il telefono ….finita staccata la spina con la vita terrena ma lui rimarrà sempre nei ns cuori nelle ns menti di chi l’ha conosciuto di chi l’ha rispettato e anche di chi lo ha odiato anche per quel filo di arroganza e un po di saccenza di chi sa il fatto suo….e l’ultima e vommovente immagine e’ x quel compagno di avventura con cui aveva condiviso il viaggio x la vita lui che piangeva e che stringeva la bara disperato x la perdita di quel piccolo grande uomo che non c’era più.
Oggi a distanza di anni ripenso con tenerezza a quei racconti all’amore alla forza e alla tenacia che ha saputo darmi …il più grande rammarico è quello che i miei figli non hanno avuto la possibilità di conoscerlo e apprezzarlo ….ma un giorno quando saranno grandi quando sfoglieremo le foto dei ricordi racconterò di lui di nonno Priamo e loro potranno godere della sua grande anima.lui mi aspettava in piedi e chiedeva chiedeva era avido di sapere di sapere come scorreva la vita l’avventura della vita fuori dalle pareti domestiche protettive . E poi ecco arriva il fatidico momento ….quello del racconto che mi faceva venire i brividi era cosi intenso quando raccontava lo riviveva era lì ……la guerra la cattura dei tedeschi il viaggio nel treno dei deportati verso la morte …..eh io lo ascoltavo rapita e me lo gustavo davanti ad un bicchiere di vino che abbassava le difese la resistenza alle emozioni che invece fluivano correvano mi devastavano mi annichilivano .
Erano lui e un altro disperato che erano stati catturati dal nemico e trattati come delle merde erano stati caricati nei treni lager ….perché erano così nemmeno le bestie da soma erano trattate così e lui descriveva nei minimi dettagli gli odori i puzzi la disperazione che c’era in quel treno merci chiuso sigillato a tenere tutta la sofferenza e la paura verso un destino ignoto di morte di violenza . Solo alle soste quei bastardi gli regalavano un briciolo d’aria x riprendersi dalk’odore acido del piscio e degli escrementi …..bestie erano bestie ….e lui non accettava lui con quell’orgoglio rifletteva come fare come fare a riprendersi la vita la libertà che i bastardi volevano togliergli così parlò con l’altro che era codardo pauroso che non voleva farlo aveva paura . Aveva calcolato che lo spazio del finestrino era sufficiente per la fuga e allora arrivarono a quella stazione dove si decreto la libertà e la vita….ecco lui dette il via in un momento di distrazione del soldato di guardia via si getterano dal treno della morte e corsero con tutta la forza che potevano, li animava la disperazione e l’adrenalina che pintava a palla corsero senza voltarsi mai più a guardare il treno che li avrebbe portato alla morte …..panico panico mitraglie spari i bastardi non volevano perdere volevano la loro morte e loro invece si beffarono della guerra di quei uomini senza dignità che col potere e l’arroganza hanno tolto dignità e valore umano. Sicche erano finalmente liberi ma i terreni erano minati la gente aveva paura c’era il coprifuoco erano in Piemonte a Limone e dovevano attraversare solo Mezza Italia ….è così inizio il loro cammino verso il rientro.
Passavano nelle strade secondarie e lungo fiume per evitare le ronde avevamo fame e sete e la gente era diffidente e aveva paura ma erano altri tempi e c’era molto più solidarietà di quanto non ci sia ora è rispetto per il prossimo ……l’individuslismo che caratterizza il nostro tempo non esisteva ….e dunque c’era chi dava un passaggio loro nel carretto i fiumaroli li aiutarono all’attraversamento del Po ….,camminavano e camminavano fino al punto di avere finito la suola delle scarpe ……una sera erano così esausti che non avevano più forza energia per andare avanti era quasi buio il sole stava oramai per calare e arrivarono in prossimità di una cascina le luci erano erano accese si vedevano nonostante fosse tutto sprangato e allora loro bussarono e nessjno rispondeva fino a che qualcuno dall’altra parte disse di andArsene ma loro erano sfatti smagriti dalla fame e dalla fatica come il tossico all’apice del calo della dose smostrati …..alla fine la porta si aprì erano contadini povera gente non avevano di vivo ma gli dettero un tozzo di pane minestra di patate r un gotto di vino ….raccontarono la loro storia e alla fine gli dettero vestiti vecchi e le sole scarpe che avevano a disposizione li lasciarono dormire nella stalla con la sola condizione che prima dell’alba si mettessero in cammino era oramai noto cosa veniva fatto a chi ospitava disertori o partigiani . E loro furono di parola partirono alla buon’ora senza lasciare traccia ma grati a chi aveva dato loro aiuto e conforto in questo lungo viaggio verso la libertà.
Arrivati a questo punto del racconto lui era stanco come provato dalle tante emozioni e tagliava corto nel tentativo quasi di rimuovere tanta sofferenza ….ma anche a sminuire quella che per me era un’impresa eroica dal prezzo incalcolabile per questo si era modesto ma quegli occhi piccolini simili ai miei lucidi carichi di emozioni parlavano e dicevano tanto anche quando rimaneva in silenzio ……e insomma arrivati a questo punto raccontava del suo arrivo al paese all’incontro con la nonna ….all’epoca erano fidanzati e lei già lo piangeva per lei era morto o in un campo di concentramento e quando lui arrivo al paese la gente non credeva non credeva che fosse lui arrivo a casa e la famiglia era commossa felice che tutto fosse finito così una storia a lieto fine …..di quelle storie incredibili di altri tempi ….lui piccolo grande uomo che il giorno prima di morire ha ripercorso tutta la sua vita che ha voluto che festeggiassero mamma babbo e nonna al ristorante era il compleanno di babbo sembrava felice sembrava non ancora il momento per la dipartita ma mamma mi chiamo lei sapeva e io tornai ….ce la facevi a parlare con lui a stringere la mano di quell’uomo così forte che il mieloma lo aveva mangiato e devastato poco alla volta. E poi via a casa mamma al capezzale per quell’ultima notte …..io vuota vado a letto …riesco a chiudere gli occhi x un attimo stremata anche io dal dolore e poi a mezzanotte del 12 novembre squilla il telefono ….finita staccata la spina con la vita terrena ma lui rimarrà sempre nei ns cuori nelle ns menti di chi l’ha conosciuto di chi l’ha rispettato e anche di chi lo ha odiato anche per quel filo di arroganza e un po di saccenza di chi sa il fatto suo….e l’ultima e vommovente immagine e’ x quel compagno di avventura con cui aveva condiviso il viaggio x la vita lui che piangeva e che stringeva la bara disperato x la perdita di quel piccolo grande uomo che non c’era più.
Oggi a distanza di anni ripenso con tenerezza a quei racconti all’amore alla forza e alla tenacia che ha saputo darmi …il più grande rammarico è quello che i miei figli non hanno avuto la possibilità di conoscerlo e apprezzarlo ….ma un giorno quando saranno grandi quando sfoglieremo le foto dei ricordi racconterò di lui di nonno Priamo e loro potranno godere della sua grande anima.
Questa è la storia che mi raccontava mio nonno della sua cattura e deportazione nei treni merci verso campi di concentramento da parte dei Tedeschi. Questa storia mi ha sempre affascinato e anche profondamente commosso quando lui me la raccontava ma è anche la sua storia, la storia di un uomo d’altri tempi che oramai non esistono più’. Se siete amanti dei sentimenti e delle emozioni ….questa è la storia di un nonno che ogni ragazzo vorrebbe avere. Questo è il mio tributo a te nonno Priamo che non si sei più ma rimarrai sempre nei nostri cuori !!!
E’ sempre bello ricordare i nostri cari e i nonni devono avere un posto speciale nella nostra memoria.
L’amore di una nipote per suo nonno, roccia e allo stesso tempo tenero negli atteggiamenti verso la sua nipotina. Un racconto struggente per gli eventi dell’epoca ma con tutto il sapore del riscatto e della libertà ritrovata. Complimenti Melania! Se ti va di leggere il mio e commentarlo, per crescere e migliorare confrontandosi, clicca qui http://www.raccontinellarete.it/?p=22464 . Grazie !