Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Il sole nel balcone” di Giorgio Bastonini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

La casa è piccola, è la prima cosa che noto, e buia. E infatti papà accende  la luce in sala, la finestra da su un cortile e sembra notte anche se fuori c’è il sole. Per terra il parquet, forse è bello ma non lo so ancora, il divano è consumato, altro che il nostro, lunghissimo ed elegante. La camera da letto poi è minuscola, fra l’armadio e il letto nemmeno ci si passa, un’altra finestra, mi affaccio ma di fronte c’è un palazzo con una signora che stende i panni, sembra quasi che possa toccarla. Entro in cucina incuriosita, è di colore verdino, simpatica. E c’è un balcone, piccolino, con  un tavolinetto e due sedie in legno. Papà mi chiede cosa ne pensi. Io non lo guardo e rispondo che è carina ma non è la verità. La odio e mi piace. Gli chiedo dove dormirò e lui mi risponde che quello in sala è un divano letto. Gli dico che voglio un letto vero e un bagno tutto mio, ormai sono una ragazza grande e pretendo la mia privacy. Lui mi chiama Ciolina, diminutivo di Cucciolina, anche se sa che non sopporto quel nomignolo, mica ho più cinque anni! Mi dice che sarà carino dormire sul divano e che per il bagno faremo a turno come facevano lui e gli zii a casa dei nonni.

Io lo odio, papà. E non vorrei parlargli mai più. Eravamo felici, eravamo una famiglia e invece ha rovinato tutto, se n’è andato e ha lasciato me e mamma da sole. Nonna dice che lui ha un’altra e quando lo dice mamma piange e io poi l’abbraccio e le sto vicino, dormo nel lettone ormai da un anno. Mamma la notte  piange sempre e i suoi singhiozzi mi svegliano, allora le dico che io sono lì con lei e che le voglio bene, mi abbraccia ma non smette di piangere. Anche se non me lo dice lo capisco che è tutta colpa di papà che è egoista, stronzo e inaffidabile, come dice la nonna.

Papà è tutto rosso, sembra che abbia appena fatto una corsa, mi chiede se voglio che metta la musica sul PC, gli dico no, mi chiede se voglio vedere la TV, sempre no, non voglio stare in quella casa, glielo dico. La mia casa non è quella. Non lo sarà mai,  ma questo lo penso soltanto.

Ci aveva provato a spiegarmi, tanto tempo fa. Mi aveva detto che quando l’amore finisce in una coppia è meglio separarsi che stare sempre a litigare, che però lui si stava separando da mamma, non da me e mai lo avrebbe fatto. Lui mi voleva bene e me ne avrebbe sempre voluto. Io  mi sentivo tradita perché aveva lasciato anche me, come faceva a non capirlo? Lui se n’era andato, lasciando mamma a piangere. Non volevo più vederlo, però mi mancava. E quando mi passava a prendere mi si stringeva il cuore a lasciare mamma da sola, lei piangeva e mi diceva di andare, io dicevo che non volevo, alla fine piangevo anche io e la lasciavo che ero triste triste. E quando papà mi riaccompagnava e vedevo che i suoi occhi stavano per piangere, non avrei voluto lasciarlo. Però lo so che è giusto che lui stia male, perché è lui che ci ha lasciato e non ha ancora capito cosa ha perso. Come dice nonna.

A scuola, poi, mi vergognavo di raccontare che avevo i genitori separati. Forse era solo perché sapevo di avere un padre egoista, stronzo e inaffidabile. Un giorno l’ho detto alla maestra che mi ha abbracciato ma io non riuscivo a piangere, le  raccontavo che stavo male e che speravo papà tornasse ma senza piangere, come fa una ragazza grande. Credo.

Usciamo sul balcone, ci sediamo sulle sedie, papà mi dice che quando c’è il sole è bellissimo fare colazione lì fuori. Si sentono anche gli uccellini cinguettare, dice. Io gli rispondo che voglio fare colazione a casa mia. E poi non mi piacciono i balconi ma non so se è vero. A casa non ne abbiamo. Da lì mi affaccio e si vede tutto piccolo, di sotto. E’ una figata. Ma me lo tengo per me.

Ci ha provato, papà, a farmi piacere i suoi cambiamenti. La pizzeria, per esempio, fa una pizza bassa e croccante che non è la solita che piace a me. Al cinema da soli non mi piace. Vedo le famiglie che stanno lì felici, tutti insieme, e mi sento triste. La domenica, poi, mi piace stare a pranzo da nonna, come sempre. E invece ora sto con papà, una domenica sì e una no e tenta di fare cose che dovrebbero piacermi, cose  noiose, tipo  passeggiate al  mare e io dico di no, non voglio fare cose che non ho mai fatto, voglio che torni tutto come prima, quando stavamo tutti insieme, si usciva insieme, eravamo una famiglia felice.

Odio papà e il suo desiderio di impormi i suoi cambiamenti. Non voglio cambiare nulla della mia vita, papà che mi sveglia facendomi il solletico, mamma che urla di sbrigarmi e che arriva sempre a scuola in ritardo, il mio banco in classe, la mia serie TV preferita, il martedì a pallavolo, il mercoledì ad inglese, il venerdì a danza, le paste da nonna la domenica, la lasagna, le patatine fritte. Non voglio cambiare nulla di questo!

Mi siedo arrabbiata sulla sedia della cucina. Lui mi chiede se ho fame e mi accorgo di sì, ma cosa avrà da mangiare in quella casa? Tira fuori i miei biscotti preferiti, faccio per prenderne uno ma lui mi chiede se secondo me si può fare una colazione alle undici di mattina. Sorrido, certo che si può! Allora mi dice che possiamo fare colazione sul balcone, si affaccia e guarda il cielo, ci sono le nuvole. Gli dico che fa freddo ma lui mi risponde che ci mettiamo la felpa. Mette su il latte sul fuoco, apparecchia con due tovagliette di plastica su cui sono disegnate delle fragole che si picchiano con dei martelli e diventano barattoli di marmellata, tira fuori da uno sportello due tazze colorate, le lascia vicino al pentolino.  Gli cadono a terra i due cucchiai, li raccoglie goffo come quando Tony un mio compagno di classe mi ha dato un bigliettino con frasi d’amore. Il cioccolato nella mia tazza e il caffè nel suo e per finire i biscotti per me e un muffin per lui. Versa il latte caldo e gira, ormai è tutto pronto, ci sediamo.

L’aria è buona, c’è un cane che abbaia da lontano,  il rumore delle macchine che passano nemmeno lo sentiamo. Papà mi guarda, sembra preoccupato anche se sorride. Io faccio un sorso, apro la scatola e inzuppo un biscotto. Buono. Ho fame, ne mangio tanti, forse otto e fra un biscotto e l’altro guardo i palazzi di fronte e sbircio giù, mi piace un casino guardare il mondo dall’alto!

Come un bacio improvviso, veniamo illuminati dal sole, la luce riflette sulle posate e sulle tazze e si accende tutto. Mi scalda, il sole che entra nel balcone di papà. Mi piace. Mi piacerà.

 

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3 commenti »

  1. E’ sempre difficile raccontare il punto di vista di un ragazzino/a, tu però ci sei riuscito egregiamente. Bravo

  2. Bellissimo, delicato, dolce.
    Il flusso dei pensieri di una ragazzina che soffre, le speranze nel vedere anche del grande cambiamento della sua vita qualcosa di buono.
    Complimenti!

  3. La sofferenza della ragazza è raccontata con delicatezza. Mi piace. Bravo

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