Premio Racconti nella Rete 2015 “Lepre Buona”di Maria Teresa Villani (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Come ogni domenica Matilde afferrò zainetto e retino e uscì di casa alle nove, pronta per la caccia alle farfalle. Felice, si diresse verso il boschetto che occupava la parte nord del piccolo paese di montagna. Mentre passeggiava lungo il sentiero ombreggiato da grandi larici, un rumore insolito catturò la sua attenzione. Incuriosita si avvicinò al cespuglio dal quale proveniva il trambusto e, appena allungò il collo per guardar meglio, saltò fuori dall’erba una buffa lepre.
«Oh, ma tu sei Lepre Buona,» disse Matilde, spalancando i suoi grandi occhi color nocciola «il mio amico Marco mi ha tanto parlato di te.»
La lepre saltellò più volte poi si fermò e alzò il capo per guardar meglio Matilde, che le si era piazzata davanti.
«Si, io sono Lepre Buona.» disse, lisciandosi con le zampette i lunghi baffi.
Ma non fece in tempo a terminare la frase che Matilde le infilò il retino sul capo, prendendola in trappola.
«Bene, se sei buona ti mangerò volentieri arrosto» affermò soddisfatta la bimba.
Lepre Buona strofinò il simpatico musetto contro i fili della rete e disse:
«Ma la mia bontà non potrai mangiarla … giacché è riposta nella mia anima.»
Matilde scosse il capo incredula e chiese:
«E dove si trova questa tua anima?»
«È ben custodita dentro di me» rispose mansueta Lepre Buona.
«Oh bene, allora mi basterà squartare la tua pancia per tirarti via l’anima e mangiarla tutta» disse la bimba, pronta ad avviarsi verso casa con il suo bottino.
«Oh no,» disse Lepre Buona «non potrai mangiarla. L’anima è impalpabile, se vorrai, potrai ascoltarla nelle mie parole o vederla attraverso le mie azioni ma non potrai mai metterla in padella.»
«Ma allora perché mai ti chiamano Lepre Buona, se non sei buona da mangiare?» chiese Matilde indispettita.
«Forse perché cerco di aiutare gli altri dando buoni consigli,» rispose la piccola bestiola, «ad esempio oggi avrei un buon consiglio per te.»
«Davvero?» chiese Matilde, «Oh Lepre Buona, ti prego, dimmi subito qual è il buon consiglio che hai da darmi?» continuò la bambina, liberando la bestiola dal retino.
La lepre saltellò allegra ai piedi di Matilde e poi le bisbigliò:
«Il consiglio che ho da darti è il seguente: cerca di somigliare di più alle tue idee e soprattutto fa che le tue idee ti somiglino di più.»
Matilde, che aveva ascoltato con attenzione, aprì e chiuse gli occhi più volte e poi urlò:
«Ma che razza di consiglio è questo? Non ho capito nulla di quel che mi hai detto.»
«Dico che l’idea di catturarmi e cucinarmi arrosto, è un’idea che proprio non somiglia a questo tuo bel faccino e al tuo modo sprovveduto di fare.» rispose sorridendo Lepre Buona.
«Beh, a pensarci bene, l’idea di squartare la tua pancia per poi mangiarti l’anima, non è molto gentile … eppure io non sono una bambina scortese.» considerò Matilde con stupore.
Lepre Buona se ne restò tranquilla aspettando che la bimba avesse il tempo di riflettere. Matilde pensò e ripensò a ciò che la simpatica bestiola le aveva consigliato, poi d’un tratto esclamò ad alta voce:
«Ho capito! Ora sono certa di aver compreso quel che mi hai detto ma, ti prego Lepre Buona, spiegami, come farò a somigliare di più ai miei pensieri e a far sì che le mie idee mi somiglino di più?»
«Oh è molto semplice,» rispose la bestiola, «prima di esprimere un’idea, dovrai rifletterla nello specchio della verità.»
«Ma io non posseggo uno specchio della verità» affermò Matilde disperata.
Lepre Buona la guardò con dolcezza e le disse:
«Ma si che ce l’hai! Tutti posseggono uno specchio della verità.»
«No, no, ti dico che questo specchio io proprio non ce l’ho. Dove posso trovarne uno? Ti prego Lepre Buona dimmi dove cercare.» supplicò Matilde.
«Semplice, devi guardare nel centro esatto del tuo cuore. È lì che lo troverai.»
Matilde allora spalancò la bocca dalla meraviglia e poi sospirò:
«Oh, nel mio cuore … adesso ho compreso cosa intendi dirmi Lepre Buona e te ne darò subito una prova. Prenderò con il mio retino tutte le idee cattive che sono uscite dalla mia testa e le trasformerò nelle idee più buone al mondo … vedrai.»
Con il retino stretto in pugno, iniziò a saltellare intorno alla lepre in cerca delle idee cattive e, una volta catturatele tutte, se le rinfilò nella testa. Restò in silenzio per un po’, scuotendo il capo a destra e sinistra, in alto e in basso, e poi esclamò:
«Sono pronta Lepre Buona, ora ti darò prova di aver compreso il tuo consiglio.» Si concentrò chiudendo gli occhi e disse d’un fiato: «Oh Lepre Buona, sarò sempre con te, ti sarò accanto giorno e notte, non ti lascerò mai, ti regalerò tutto quel che possiedo e costruirò per te e i tuoi amici un castello nel quale potrete vivere felici …»
Nel frattempo la lepre guardava Matilde facendo strani versi: «Hem, Hum , Hem, Hem, Hum…»
Matilde allora smise di parlare, guardò Lepre Buona e chiese:
«Cosa c’è? Non ti piacciono le mie idee? Se vuoi te ne dirò altre ancora più buone: ti porterò in giro per il mondo, ti regalerò mari e monti…»
«No» disse Lepre Buona, «non ho bisogno di queste idee, e non ne hai bisogno neppure tu. Sono idee buone, certo, ma sono idee che non hai lasciato riflettere nello specchio della tua verità. Così facendo, le hai trasformate in bugie, in illusioni, in cose che non potrai mai realizzare davvero. Se io avessi creduto alle tue promesse» proseguì la lepre, «avrei molto sofferto nel non vederle realizzate.»
Matilde chinò il capo e dispiaciuta disse: «È vero Lepre Buona, per la fretta di mostrarti la mia bontà, non ho fatto specchiare le mie idee nello specchio della verità e così ti ho fatto promesse che mai potrò mantenere, scusami.»
Lepre Buona saltellò, si strofinò le zappette e puntò i suoi grandi occhi verso la bimba che se ne stava immobile e triste dinanzi a lei. Matilde guardò quel musetto nero che la fissava sorridente, allora prese coraggio, si chinò e la strinse tra le braccia e, coprendola di baci, le disse:
«Oh Lepre Buona ti voglio un gran bene, verrò a trovarti ogni volta che avrò bisogno dei tuoi preziosi consigli e dirò ai miei amici qual è il segreto per non dire cose che non si pensano e per non fare cose che non vorremmo mai fare.»
Salutata la nuova amica, Matilde si avviò verso casa. Quel giorno, lungo la strada del ritorno, nel silenzioso e fresco boschetto, l’aria che respirava le sembrò più leggera e i battiti del suo cuore più chiari e forti che mai.
Bello, lo farò leggere ai miei alunni.
Una bellissima favola… Degna del “Panciatantra”… Complimenti! Brava!
Grazie.
Buongiorno, la favola è molto carina e ben scritta, trovo però avendo una bimba di 7 anni che forse possa essere adatta ad un pubblico di bimbi più grandi poiché il dialogo “morale” tra la lepre e la bambina che si pente di essere stata cattiva andrebbe semplificato per ampliare il pubblico di fruitori.
Gentile lettrice, la storia è stata scritta per gli alunni che frequentano gli ultimi anni della Scuola Primaria. Come ha correttamente osservato, il messaggio in essa contenuto è espresso in maniera tropppo articolta per un pubblico di lettori dell’età della sua bimba. Riguardo al suo cortese invito di semplificarne la forma per ampliare il numero di fruitori, le rispondo con un’altra domanda: perchè non inventare una nuova storia, che contenga lo stesso messaggio, ma che sia dedicata in modo specifico ed appropriato ai più piccini?
La ringrazio.
Certo ha perfettamente ragione!
Buongiorno Mariateresa, com’è bella la sua favola e quanta saggezza…la sua lettura dovrebbe far riflettere tutti, non solo i ragazzini. Da napoletana a napoletana, sono felice di condividere con Lei questo bellissimo momento di Racconti nella rete: sarò felice di conoscerla a Lucca. Maria
Trovo il racconto ben congegnato, l’intreccio tra il mondo degli animali e quello degli uomini è finalizzato a migliorare il comportamento di Matilde, dei bambini e dei ragazzi ed è questa la finalità delle favole. Maria Teresa, ci vediamo a Lucca.
Emanuele.
Come tante favole, il tuo racconto ha vari livelli di lettura, nel senso di interpretazione. Mi ha ricordato le favole di Esopo che, nella loro semplicità, contengono messaggi molto profondi. La difficoltà della bambina della storia a capire il significato delle parole della lepre e le spiegazioni che ne riceve aiuteranno i più piccoli a compiere lo stesso percorso. Mi è piaciuta.
Questa favola è piaciuta molto, oltre che a me, ai miei due figli: Maria, che presto compirà nove anni, vorrebbe incontrare la Lepre Buona, per chiederle consiglio; Riccardo, che va impazientemente per i sette, ha proposto di barattare il nostro Gatto Cattivo con la Lepre Buona.
Complimenti per il meritato successo.
Mescoli insieme tante chiavi di lettura, come ogni favola che si rispetti. Mi piacciono molto i dialoghi e le descrizioni, complimenti davvero per la Vittoria!
Ci vediamo a Lucca!