Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2015 “Sospiri” di Rita Balsano

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015

La mano di quella donna che indossava un camice bianco era stretta nella mia ed era così calda che dava forza al mio cuore: strenue fremito vitale per sognare, per ricordare ancora una volta.
E i ricordi non tardarono ad arrivare.
Lo chiamano “il ponte dei sospiri”.
Il rumore leggero e veloce dei tacchi rimbomba prepotente tra le pareti di roccia che creano quello stretto passaggio a forma di ponte.
Sapete, se alzate lo sguardo in una buia giornata di Ottobre, proprio verso il ponte, li potete vedere.
Coperti da un mantello blu che nasconde le loro spalle e i loro corpi, quasi a voler divorare e portare poi nell’oblio quei passi.
Attraversano il ponte stretti gli uni agli altri, correndo chissà dove, i cadetti dell’Accademia.

Ce la farai, andrà tutto bene!
I suoi occhi erano quelli di chi mente e non lo vuole fare, ma il blu dell’iride non sa tradire la verità.
Si signor sì se l’ho sempre pensato!
In quel momento, come un assordante colpo di pistola udito durante un giorno di festa, mi venne in mente quella sera di tanti anni fa.
Mi ricordo che avevo atteso che i miei compagni si addormentassero, per piangere.
Avevo bisogno di sentire il calore delle mie lacrime bagnarmi le gote.
Non sentivo il dolore al tallone che quelle scarpe troppo strette mi provocavano.
E non era nemmeno il prurito nato da quella candidosi che la mimetica mi aveva creato a farmi stare così.
Mi mancava casa, mi mancava sentire mia madre che mi sgridava se non avevo sistemato camera mia.
Ora sento la forte distanza di quelle notti in cui piangevo, ma piangevo in modo diverso, in modo più inutile. Se esiste un modo inutile di piangere.
E invece questa sera va diversamente perché ci sono sere che hanno il sapore dei luoghi che non vedrai mai più e questi sono per me i luoghi dell’anima.
Io so che non vedrò mai più casa mia, non sentirò più l’odore di Marsiglia che ti entra nelle narici nei pomeriggi d’estate tra le strade, non sentirò più la ferocia di vivere dei miei 20 anni.

Ancora Pietro, tieni duro!
Avevo tenuto duro quando mi avevano trasferito a comandare quella piccola e diroccata caserma in Calabria e quando mi avevano recapitato quel pacco bomba la mattina del mio compleanno.
Paura? Mentirei se vi dicessi che non ne ho mai avuta e non ne ho ora. Timori stupidi, timori da umani.
Timore di perdere le poche certezze che mi ero costruito nella vita, timore di perdere lei che mi aveva amato fino alla fine.
Ma queste sono paure stupide a confronto di quanto mi si era raggelato il sangue di fronte all’indifferenza dei superiori e del mio paese per cui combattevo.
Nessuna missiva, nessuna protezione da parte dei cittadini che io guardavo negli occhi ogni giorno.
Credetemi: si può aver paura di morire, ma la paura più grande è quella di aver sacrificato la tua vita, i tuoi passi e le tue notti passate a piangere per una realtà che il giorno dopo sceglierà comunque la violenza e la mafia per vincere.

La pressione sta scendendo! Il defibrillato…!
Questa è stata l’ultima frase che ho sentito.
Nessuna medaglia, nessun finale da eroe.
Un cuore morto, un cuore che non ce l’aveva fatta a reggere tanto l’esplosione di quella bomba quanto l’indifferenza di quei mille volti di paese che non sentivano nulla, che non sapevano nulla e non avevano visto nulla. Soprattutto, erano i miei sogni e i miei ideali quelli che non avevano visto.
Ma io ora, ora che sono nel vento, vedo bene e vedo anche al posto loro: qui, sul ponte dei sospiri, dove i miei ideali trovano ancora dei minuti di vita, tra il rumore veloce e leggero dei tacchi.

Loading

6 commenti »

  1. Ciao Rita, ho letto entrambi i tuoi racconti e devo dire che mi hanno colpito assai. Sono racconti molto impegnati, molto sentiti ed esprimono, oltre ad un innato talento nello scrivere, un sentire profondo della realtà che mi lascia disarmato. Dimostri grande sensibilità e grande padronanza delle parole (tra l’altro dimostrata anche dal vivo), e vista la tua gioventù tutto questo fa veramente ben sperare per il futuro. Auguri per il premio, inutile dire che tifo per te!

  2. quante cose in poche righe

  3. C’è una tale concrezione di parole da sopraffare la comprensibilità della trama. Maggiore asciuttezza e coerenza gioverebbero al racconto

  4. Ho letto questo racconto qualche giorno fa, ma ho preferito aspettare un po’ prima di commentarlo. È un racconto duro, molto impegnativo, perchè tratta un tema scottante e drammatico. Bravissima l’autrice che riesce a coinvolgere e a turbare il lettore, riuscendo a descrivere molto bene i pensieri e gli ultimi attimi del protagonista. Molto efficace l’io narrante. Complimenti.

  5. un racconto che ha contenuti reali e che, attorno ad essi, lancia a tutti un messaggio di speranza, di uno che nonostante tutto ci crede ancora e decide di farcela. Apprezzo molto questo messaggio che lanci ai lettori e che è sempre indice di grande forza e positività! Mi è piaciuto molto soprattutto per questo motivo! Complimenti e in bocca al lupo! Se ti va di leggere e commentare il mio racconto per crescere confrontandosi, clicca qui http://www.raccontinellarete.it/?p=22464

  6. Ciao Rita. il tuo racconto è sciolto e intenso. Sono gli ultimi momenti di vita di un comandante di caserma in Calabria che ha subito un attentato con un pacco bomba. nel giorno del suo compleanno. Sono i ricordi del comandante che lui ci affida, delicati e evocativi. Lui ora è nel vento e ritorna sul ponte dei sospiri percorso da Cadetto dell’Accademia. La determinazione di tutore della legge è in parte smorzata dalla consapevolezza di essere solo nella lotta, abbandonato dalla popolazione, dominata dalla mafia. Bello.
    Emanuele

Lascia un commento

Devi essere registrato per lasciare un commento.