Premio Racconti nella Rete 2015 “Dora Seduta” di Claudia Colaneri
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Non riusciva a stare ferma, e poi perché? Una donna seduta con i gomiti appoggiati sui braccioli non é elegante; troppo disinvolta. Lo scollo della camicia appena sotto le clavicole ossute; troppo allusivo. Le unghie rosse e appuntite; troppo aggressive. I capelli corvini sciolti; troppo ribelli.
Non riusciva proprio a stare ferma Dora, Dora Maar, ma si sforzava, perché Pablo le aveva chiesto questo, e Pablo, prima di essere il suo amante, era il suo padrone.
Ferma, immobile, senza neanche respirare sotto gli sfarzosi ricami sulla stoffa della blusa nera. Senza poter battere ciglia e né cuore. Lo avrebbe accettato per il tempo di uno scatto fotografico, ma non per quello di un ritratto; perché Pablo, prima di essere il suo padrone, era un pittore. Lento, lento e crudele. Non le avrebbe permesso neanche di andare in bagno, ma avrebbe goduto a vederla bagnarsi come un animale. Non riusciva a stare ferma, e poi perché? Con i gomiti appoggiati sui braccioli e le clavicole esposte, Dora, Dora Maar, fotografa, anzi ex, perché Pablo l’aveva trasformata da fotografa di successo in pittrice fallita da deridere senza pietá, teneva le dita come artigli, vicino al viso, come se stesse giocando con i capelli e l’orecchino. Una belva immobile e tesa, pronta a saltare sulla preda e a divorarla, solo che la preda era lei stessa.
Quegli artigli, a guardarli da vicino, erano segnati da minuscole cicatrici. Pablo amava quei segni; gli ricordavano il loro primo incontro, sulla terrazza del caffè Les Deux-Magots a Saint-Germain-des-Prés, dove Dora, seduta da sola a un tavolino, colpiva con un coltellino lo spazio tra un dito e l’altro della mano, rivestita da un guanto bianco. Si feriva, ma non si fermava. Pablo si presentò e le chiese in regalo i suoi guanti insanguinati, per esporli su una mensola del suo appartamento. Lei aveva venticinque anni, lui cinquantaquattro.
Non era una donna comune Dora, e non era bella, non in senso classico. Naso pronunciato, fronte stretta, occhi vivaci, altera, sensuale, anticonvenzionale. Era arrivata a Parigi direttamente da Buenos Aires, per fare la fotografa, invece in breve era divenuta solo una delle amanti di Pablo. E Pablo, prima di essere un uomo, era uno strumento di morte, era una malattia.
Ferma, immobile, senza poter battere ciglia, né cuore. Le gambe di Dora erano invece quelle di un agile felino che saltava da un angolo all’altro della sala per scattare immagini di Pablo, che prima di essere un artista era un genio, e lei, come una sacerdotessa, ne celebrava la Gloria eterna.
Ferma immobile. Senza neanche respirare sotto i fiori stampati sull’elegante blusa nera, perché il ventre di Dora era arido, era un deserto dove si getta il seme che non germoglia.
Troppo disinvolta, troppo allusiva, troppo aggressiva, troppo ribelle, non riusciva a stare ferma, e poi perché? La sua ribellione avrebbe nutrito l’odio e il genio di Pablo. Allora fece un unico, secco e preciso gesto. Voltó il viso di profilo, solo un attimo; e questo bastó a scatenare la furia creatrice e distruttiva di lui.
Lei era seduta, immobile; di fronte a lei Pablo si accaniva sulla tela. La schiena nuda, sudata, nascondeva il delitto che si stava compiendo sull’immagine di Dora. Il suo volto, spezzato, e raddoppiato: il profilo separato e rivolto verso, anzi, contro l’altra metá del viso. Dora contro Dora.
La felina ribelle veniva punita per aver infranto l’immobilità.
Sulla tela, una donnetta piagnucolosa, Dora Maar. La donna che piange; l’idea stessa del dolore, il suo, quello di Pablo, quello del mondo.
Il profilo scruta l’altra metá del volto, l’occhio guarda l’altro occhio; la coscienza conosce l’altra coscienza.
Non era una donna comune, Dora, e non era bella, sulla tela era ritratto il peggio di sé, un puzzle scomposto.
Solo una delle tante amanti di Pablo, solo uno dei tanti ritratti di Dora, ma nessuno di essi é Dora: sono tutti Picasso.
Paolo D’ Isanto La fantasia è realtà di tanti, il carnefice è amato cosi come l’artista, i due non possono essere tali senza il dietro della sofferenza e di ciò che loro stessi fanno soffrire. Vi è un ppiccolo messaggio nascosto tra le righe eleganti di questa storia, che diventa enorme nel momento stesso che lo si vede. In qualche modo credo che noi tutti, forse incosciamente, siamo sia Pablo che Dora
Bellissimo, raffinatissimo racconto. Sembra che l’autrice fosse lì nello studio di Picasso con una telecamera capace di riprendere eventi e sentimenti.
Molti piani in poche righe, che convivono di taglio. L’uomo e la donna, il fuoco dell’arte che per creare distrugge. Il ritmo staccato che riproduce la prossima destinazione dell’artista, la sua evoluzione e il prezzo che paga la vita di conseguenza. Bello
Emozioni ed immagini che, come il ritratto cubista di Dora, ci scompongono e ricompongono creando un quadro che fa percepire chiaramente e fortemente la scena.
Bello.
Interessante, raffinato, stuzzicante.
Ho trovato il racconto, pur nella sua brevità, avvincente. Con uno stile leggero offre molti spunti di riflessione.
Il senso della bellezza, le feroci battaglie nei rapporti d’amore, il valore dell’Arte e allo stesso tempo l’umana miseria dell’Artista sono temi che coinvolgono noi tutti.
Fantastico. Un viaggio nell’arte visto dall’interno dove ad ogni emozione corrisponde una pennellata
Hai delineato perfettamente, in poche righe e con immagini efficacissime, il lato oscuro dell’arte, dei rapporti, della natura umana. Sei proprio brava, complimenti.
“Dora Maar, il cui nome di battesimo era Henriette Theodora Markovi?” cit. wikipedia. Claudia, o Dora la conoscevi già, oppure hai preso spunto dalla sua storia da wikipedia. In ogni caso onore a questa storia che racconta uno spaccato della vita burrascosa tra i due personaggi e che ne traccia, con poche righe, le capacità, la passione e la follia. Intrigante.
Buongiorno Claudia,
ho letto questo racconto come sto facendo pian piano con tutti quelli presenti, ma non sono in grado di dare un riscontro “preciso”.
Premesso che ognuno in base alla propria esperienza e cultura di vita trae le proprie conclusioni mi domando però quale sia il messaggio che volevi trasmettere con questo scritto, forse non avendo purtroppo competenza in materie artistiche, non sono riuscita a coglierlo.
Ciò che mi è sembrato di capire è che la protagonista sia stata una persona sofferente, vittima di contraddizioni.
Correggimi se sbaglio.
Grazie
Grazie ai vostri commenti ho trovato conferma a una mia impressione a proposito di questo racconto. Cioé che non è un racconto! Perció, hai ragione Liliana quando dici di non riuscire a darne un riscontro preciso ed hai ragione anche tu, Roberto, quando smascheri il fatto che ho attinto a piene mani dalla storia vera di Dora Maar. Infatti mi ero posta un obiettivo diverso da quello di scrivere un racconto. Ho osservato il ritratto di Dora, immobile, scomposta, frantumata e poi ho iniziato a scriverne la storia vera ma cercando di farlo uno stile che potesse avvicinarsi il più possibile a quello del quadro. Forse un semplice esercizio di stile, è vero. Però mi ero così affezionata a questo personaggio che ho voluto condividerlo attraverso questo sito anche un po’ per renderle giustizia. Al di là che il pezzo possa piacere o meno, mi fa piacere che qualcuno abbia provato curiosità e sia andato a leggere la storia di questa donna straordinaria, scoprendo magari un Picasso inedito ed inquietante,
Ciao Claudia, non volevo smascherare nessuno, tantomeno una appassionata scrittrice come te! Quando ho letto la tua storia avevo identificato Pablo da subito, ma Dora mi era sconosciuta. Ed allora sono andato a curiosare in Wikipedia per vedere se questo personaggio fosse veramente esistito o fosse frutto della tua fantasia. La mia citazione da Wikipedia voleva essere una sorta di tributo alla tua intenzione: mi hai incuriosito ed interessato e scriverti che avevo trovato riscontro nei tuoi personaggi mi sembrava giusto, nel senso positivo del del termine. Prendere due personaggi reali e farli rivivere in una storia inventata, immaginaria o supposta è un racconto…
Grazie Claudia, bello!Ti immagino che scruti il dipinto da più angoli di una sala…una storia nella storia!