Premio Racconti nella Rete 2015 “La scatola blu” di Manuela Scannavini
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2015Ho chiuso la porta, quella stessa porta che mi ha separato più volte da tutto ciò che ero e che ho visto.
Entro dentro la mia grande scatola blu che dal terzo mi porta al piano terra, mi guardo come di consueto allo specchio prima di uscire, ecco il mio ingresso, bello, luminoso, moderno, l’architettura ricorda quella degli anni 60, la bella porta a vetri e le scale che portano al cancello esterno.
Sono fuori, quanto ho amato e odiato quel viale.
Guardo su e vedo affacciata mia madre, come se si sporgesse da una nave in partenza.
Quando ci siamo trasferiti in quella casa ero già grande.
L’idea di spostarmi mi metteva allegria e malinconia per quanto stavo lasciando, mi aspettavano nuove facce, avrei avuto il mio garage dove mettere la macchina ed una stanza ancora più grande. Dopo mesi e mesi di lavori, entrammo felici nella nuova dimensione.
Che silenzio quel maledetto giorno, era una mattina come un’altra eppure mancava qualcosa di grande in quella casa.
Era tutto come ieri e niente me lo faceva pensare.
Aspettavo che mia madre ritornasse ed avevo timore che nulla potesse essere in ordine come sempre.
All’improvviso mi venne da vomitare, vagavo e non trovavo un posto, un angolo giusto dove stare. Eravamo rimasti in tre dopo 28 giorni di ospedale di mio padre.
In casa c’era un silenzio assordante. Mi chiesi cosa sarebbe accaduto. Amavo il mio buio, tutti e tre amavamo il nostro buio, ognuno nella sua camera. Le telefonate non mancavano e non avevo voglia di spiegare e rispondere ma lo facevo lo stesso. Ho ripercorso lo stesso viale che due anni prima mi aveva portato cose nuove, lo stesso viale che ha fatto innamorare mio padre di quel bel palazzo di cui si diceva essere il più bello della zona, non c’erano dubbi. Del giorno in cui ho salutato mio padre per l’ultima volta ricordo tanti amici, tante persone, forse troppe, uscivano dalla chiesa, non c’era spazio per tutti. Ho pensato, quanto è grande mio padre. Nera, nera come la pece, gli occhi sempre più gonfi, la mia pelle la sentivo sottile, le ossa doloranti, lo stomaco chiuso. Non mi sono allontanata più di tanto, sono sempre lì, il palazzo è un altro. Qui ci sono nata ed in fondo posso ancora gioire delle mie passeggiate e fare quattro chiacchiere con il mio vecchio amico barista.
Chiudo la porta ed entro in un nuovo labirinto. E’ la casa delle gioie vere, c’è odore di malinconia ma io sono nuova per cui sono contenta di questo nuovo spazio da riempire.
Il mio stomaco ha un buco nero, guardo, scavo, ma poi penso che è meglio rimanere inermi con la testa, non c’è tanto da pensare, sono pronta a fare.
Chiudo tutte le porte, la casa è troppo grande per me, non importa, da qualche parte devo iniziare.
Lo spazio piano piano diventa mio amico. Anche se il mio cane ha distrutto stipiti e porte ed io sono sempre più disperata per questo, penso a qualcosa di nuovo. Ogni giorno passo davanti a quella stanza chiusa, pensavo che fosse in eccesso ed invece ci ho piazzato il mio cane, lui sì che ha apprezzato, è diventata la mia stanza preferita, dove scrivere, dipingere, l’ho aperta e in un attimo mi sono fatta piccola, come da piccola mi avvicino alla finestra, fa freddo, mi piace sentire il calore del termosifone sulle mie gambe e penso che in fondo nulla è cambiato.
Allora mi metto a dipingere.
“Il mio quadro che oggi dipingo ha dei toni caldi, sulla sinistra della grande tela c’è il quadrettato della nonna, al centro non faccio altro che stendere colore come strati di vestiti che metto e tolgo nel giro di poche ore.
Sudo, piango e penso al vento che mi accarezzava il viso ed i capelli, quando, libera, me ne andavo su due ruote nella campagna romana insieme ai miei inseparabili amici Supereroi. Non c’è tempo, il colore non deve asciugare, prendo le mie spatole e tutti i miei arnesi, faccio delle incisioni, così da far uscire ciò che viene da sotto. E’ come scavare dentro, provo un tale godimento che sento le viscere venire fuori. I nodi della mia quotidianità si spingono oltre, come serpenti si snodano uscendo dalla tela stessa. Una pausa per sorseggiare una bibita fresca, accarezzare il mio cane, mio pubblico silente, mi butto stremata sul mio divano e mi addormento.
Vedo una strada gialla, la prendo, è luminosa non ho dubbi, la traccio sul mio quadro quasi a dividerlo, mi guardo intorno e vedo delle colate di colore che minacciose mi sfiorano. Mi poso su di un albero guardo dall’alto, c’è una nuova prospettiva, finalmente. Proseguo per la strada gialla che mi porta dentro una piccola caverna e lì rimango, passano giorni. Fa freddo, trovo una coperta di foglie per ripararmi, sono sola. La mia memoria si è caricata abbastanza per ritornare indietro e ripercorrere tutto a ritroso. Non lo faccio perché all’improvviso mi sveglio, il cuore mi batte, il mio quadro è quasi terminato, l’osservo giorno dopo giorno, da lontano, come si fa con i grandi quadri e domani è un altro giorno….”
Oggi mi sono svegliata, ci sono dei rumori nuovi, pareti bianche, c’è una luce accecante che passa sopra la finestra, attraversa l’armadio, bianco anch’esso. Ci sono spazi enormi, vorrei riempirli perché così ho sempre fatto, non tanto perché va fatto e basta, perché così dicono le riviste di arredamento ma solo perché gli spazi sono miei. Sono molto stanca, mi chiedo se mai riuscirò a rimettere in ordine il mio corpo. Sono tanti i pensieri che mi sfiorano, mi riavvicino sentimentalmente alle mie origini, mi sento galleggiare dentro un’acqua calda, avvolgente, voglio riposare e ricevo carezze leggere, le sento, mi appagano. Sento la voce rassicurante e forte di mio padre che insieme a mia madre concretamente si muove porgendomi la mano per un grazie.
C’è una voce nuova che mi attende dentro la porta che abbiamo preparato, non pensavo che potesse essere così travolgente. Pelle profumata, tenerezza infinita, vita inaspettata sei tu piccolo mio.
Sogno e poesia, emozioni dipinte con colori caldi e profondi. È il racconto di un percorso interiore verso la luce e la speranza; ti affascina e poi ti trascina al di là della porta. È stato un bellissimo piccolo viaggio. Grazie Manuela.
Una nascita che genera una ri-nascita, dal buio ai colori coi quali dipingere il proprio quadro. Emozionante, grazie.
La cosa che mi ha colpito di questo racconto è la concitazione con la quale le scene si avvicendano.
Ho immaginato tanto, squarci di vita, felice e sofferta, presente e passata.
Sembra una esplosione di pensieri nel momento in cui la protagonista scopre di aspettare un bambino. Così capita…… ti passa la vita davanti e la tua prospettiva cambia in pochi istanti!
Complimenti