Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Lezione di cinema” di Giancarlo Negri

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Questa strada, che taglia in due il centro storico, è una passerella, sembra fatta apposta per sfilare. Serviva e serve ancora adesso a mostrarsi. Se solo al posto mio ci fosse l’interprete femminile…E’ stata scelta la mia città per gli esterni del prossimo film: oggi vi porto nel bel mezzo del set. E’ un problema girare per strada, bisognerebbe essere invisibili. Il difficile è non far capire allo spettatore che è tutto previsto, dandogli l’illusione che sia tutto vero. Raccomando ai nuovi allievi i particolari delle quinte, numerosi lungo questo percorso; durante le riprese, per la confusione, sarà più difficile coglierli. Immaginatevi dietro alla macchina da presa. Improvvisate. Esplorate i dettagli, con la curiosità di un fotografo alla ricerca dell’inquadratura giusta per scattare. Tra due ali di palazzi, alcuni di signorile bellezza, che si avvitano un po’ a elica, incontreremo il protagonista, mentre scende spensierato. Uhm, stavo per dire incontro alla vita. Quasi da non credere, di questi tempi, ad una storia di gente spensierata. A dire il vero…ci ho pensato un po’ prima di accettare l’incarico. Giovane o meno giovane, immaginatevi l’uomo mentre scende sicuro con le mani in tasca, magari fischiettando. Uhm, sull’età si sta ancora discutendo con la produzione, che lo vorrebbe giovane. L’attrice? Lei, giovane, senza ripensamenti. E’ sull’uomo che…

Direi un uomo non giovanissimo. Con capelli folti lunghi sulle spalle o perché no, con una incipiente calvizie. Ma con delle esperienze alle spalle. Ci avete mai fatto caso come la discesa trasmetta serenità in chi guarda? La discesa piace. Ecco, guardate me mentre scendo per i fatti miei…senza pensieri. Scorro con una facilità che lo spettatore coglie. Da giovanissimo, proprio su questo selciato, passeggiavo senza pensieri, con tante speranze e ostentavo sicurezza. E scendendo, alzo gli occhi agli affreschi, a ciò che è rimasto, spezzoni diversi uno dall’altro, come fate voi adesso, sulla patina delle facciate che hanno perso il colore, alcune smangiate, rappresentazioni di vite in fondo, le vite di chi ci abitava, non tutte da sogno. Sì…i riquadri a scacchi, gonfaloni e bandiere, feste, sfilate, i cavalli che incedono con eleganza e le dame che osservano chi passa e giudicano; guardate quella con le trecce che si ritrae e gli occhi, se gli occhi parlano…, quella mi ha già detto tutto, ci ho già girato un film, solo con un’occhiata… Si sfiorano queste case che mi risucchiano indietro nel tempo, alcune modeste se vogliamo, accostate ma diverse, per non scopiazzarsi, tutte dignitose…come le facce che incontri nella discesa. Certo, in uno di questi palazzi ha dormito anche l’imperatore, guarda un po’ quella targa. E’ un piacere filmare nei centri storici, nei luoghi dove è bello vivere. Altro che filmare in periferia, tra i casermoni dalle sigle con lettere e numeri, tutti uguali, che sembrano scatoloni buttati da una macchina in corsa per disfarsi di un fardello ingombrante…Muovetevi con calma. Giratevi, fermatevi, tornate anche indietro. In questo mestiere, ricordatevelo, ci vuole il tempo per vedere e per riflettere…sempre. Ora, qualcuno di voi si chiederà? Ma, non è già tutto stabilito nel copione, arrivati a questo punto? E’ vero, fin che non si cambiano. Fino all’ultimo, rimirando le teste nei conci di chiave, messe ad arte, (spettatori o vigilanti?) su questi archi, si può avere un ripensamento, è doveroso averlo. Non vergognatevi mai dei vostri dubbi, aiutano a crescere.

Dunque, un uomo che scende infonde simpatia. Si associano alla discesa movimenti semplici, facilmente comprensibili. Certo, anche l’aspetto dell’uomo conta. Conta come è vestito, come si muove, che scarpe indossa. I dettagli contano sempre! Avete mai notato quegli uomini che, in piena estate, con le ondate di caldo dai nomi danteschi, se ne vanno a spasso in giacca e cravatta come se niente fosse. Ah, sì, sono sincero…li ho sempre invidiati da morire. E conta anche se l’individuo scende da solo o in compagnia.

Nella discesa, dunque, il passo deve essere sciolto, non dico dinoccolato che potrebbe far pensar male, ma sicuro. Occhio all’andatura. L’uomo scende, sprizzando entusiasmo, verso il fiume. Un momento… non esageriamo. Senza voler apparire tonti, oggi vedere un giovane che scende e sprizza entusiasmo, suona così falso, così improbabile, che nemmeno la madre ci crederebbe più. Dai, accontentiamoci del fatto che scende, che non sta seduto su un muro con a fianco bottiglie di birra vuote, e oggi non è poco! Al fondo della strada, c’è un ponte. Sai, non ricordo il nome del fiume, va beh…Mah, spulciando tra i ricordi di scuola, esce fuori un porto. Sì, ecco, il nome della città viene da un porto. Fa strano pensare a un porto, in una pianura come questa…ma mai stupirsi troppo delle cose…specie nel cinema.

Ha gli occhiali da sole? Certo che li ha, tirati su, sui capelli ancora neri, o appena brizzolati, o sul ricordo di quella che un tempo era una folta chioma. Lasciamo in sospeso l’età, poi ci penserai tu, Lucia, con i tuoi trucchi a ringiovanirlo o invecchiarlo a piacimento. Però, dai…, anche se con le creme sei brava, la gente capisce se si esagera…qualcuno avesse un suggerimento… io come sempre, ascolto con piacere. Oggi si scherza, ma nei prossimi giorni… La protagonista, qui, è la strada con i dehors, i tavolini e gli ombrelloni, i muri presso il giornalaio tappezzati di giornali a coprire le bugne del palazzo da rinfrescare. Una strada antica che pulsa, con i banchi di verdura di fianco al lattaio.

“Romano, ascolta… la musica deve essere quella giusta. Una musica all’apparenza spensierata, ma profonda, non tum, tum, tum… da far vibrare l’auto”.

Sopratutto protagoniste sono le facciate, con un tripudio di aperture e balconi. E le imposte? Un catalogo vivente di imposte. Devono entrarci. Io e la macchina da presa a terra. Adesso provo, mi sdraio, ecco… poi dovrò salire, eh, macchinista, mi ascolti?…per andare sui cani e sulle dame degli affreschi. Ai vari piani delle facciate. Guarda quel levriero, che spettacolo! Siamo tutti d’accordo, spero, che una location come questa, per dirla alla John, non sia da perdere.

“Ti vedo pensieroso, John. Perché mi guardi con quest’aria? Pensi non sia facile… ottenere il permesso?”.

Cos’hai capito! Non voglio chiudere la strada, mi basta che la strada entri nel film, senza cambiarla. Lo scorrere della gente è il film, il protagonista enfatizza un sentire comune. Anche la vita del protagonista scorre. Da qui i dubbi sull’età. Magari lo facciamo ripassare dopo qualche anno, perché no, con qualche ritocco…Ma certo. Gireremo al tramonto per il colore più caldo, con una leggera brezza, sai…anche per i capelli della donna che lui incontra durante la passeggiata. Deve entrarci la vita, come adesso… vedete, la ragazza dai tacchi da capogiro che rasenta il muro per paura di cadere. Lo so, saremo assaliti da centinaia di curiosi, ma non mi piacciono le inquadrature da teatro, con le comparse spinte davanti alla macchina da presa, come fantasmi spaesati. Ho in mente una gabbia con la macchina dentro che scorre su un binario al centro della strada. Voglio queste ragazze che mi sfiorano adesso, vestite o svestite a questo modo. Voglio un cinema alla Kerouac. E’ chiaro il concetto? E la ragazza? Ci sbatte contro per caso, magari l’ha fatto apposta…E’ così, vero? Dai, perfino banale…

Ah, aspettate, aspettate…e se immaginassimo la scena al contrario? Che idea balzana, direte. Perché in salita, quando andava bene la discesa? Lo faccio apposta, per studiare le vostre reazioni. Il rovescio della medaglia, per una volta. Già, pensate un po’… l’uomo, con lo stesso vestito, le stesse scarpe di vernice, ma, siamo sicuri?, di vernice…che, qui davanti al comune, arranca. Inquadrato dall’alto con schiacciamento dell’immagine. Buffo, il protagonista rimpicciolito. Come dici?, lo si potrebbe far salire indietreggiando…così continui ad inquadrarlo dal basso. Cazzate! Ma non diciamo stupidaggini.

Salire è faticoso, da che mondo è mondo. Sapete la storia di chi nasce in collina? Beh, non divaghiamo. Un protagonista con dei problemi, penserebbe subito la gente, vedendolo salire magari col fiatone. E i sospetti quando si insinuano nella mente degli spettatori valli a togliere, dopo… Eppure le facciate ai lati, sono sempre le stesse. La quinta non è cambiata. Quegli occhi continuano a seguirti. Abbiamo solo fatto girare l’attore.

Il nostro, per un attimo, immaginiamo che salga. Ora, spensieratezza e salita non vanno d’accordo. Suonerebbe forzato. Lo spettatore è spietato a volte: non gli sfugge niente. Ricordatevelo! Ecco come si finisce per scartare le idee, anche quando sembrano buone. Oh, bravo tu, che prendi appunti; sei il solo….certo l’anno scorso avevo più secchioni al mio corso.

Scusate se insisto su questo aspetto, che ha a che fare col doppio, ma…basta cambiare il punto di ripresa, e, tac, come per incanto cambia tutto, questo è il bello di questo mestiere. Forse non solo di questo. Come faccio a rendere l’umore di un personaggio? Se sta zitto, posso farlo con i gesti o col movimento. Sentite, lo dico piano, molti registi, oggi, non sembrano ancora averlo capito. Cancella, cancella…questa cattiveria dalla registrazione, per favore, se no mi tiro dietro mezza Roma.

Dunque, ho scelto di girare qui scene di vita, di una storia inverosimile che si attirerà accuse di insensibilità, quando il film vedrà la luce. Credere che il cinema non debba rispecchiare la società. Ma lo fa anche senza volerlo. Oggi dovremmo parlare di crisi, di paura di vivere, di fallimenti; invece dell’esatto contrario, come ci accingiamo a fare. Un architrave in marmo dall’aria antica riporta inciso un messaggio: ANCHORA … SPERO DI MEGLIO. Lo vedete bene, sotto i portici? Avvicinatevi! Ha l’aria di un ingresso modesto. Sembra scritto per me e per una vita mediocre come la mia, spesa tra mille casini. Se, dopo una grande batosta, si ha ancora il coraggio o l’incoscienza di sperare in qualcosa di meglio, quando tutto sembrava perduto. Allora e solo allora l’attore che scende, ben vestito, sicuro, solo, adesso capite perché non dovrebbe essere troppo giovane, solo ormai per poco in quanto su questa via sta per incontrare la donna di cui incrocerà lo sguardo, non sembra più un marziano, ma riaccende la speranza. Ecco lo spirito dei primi ciak. Per quanto tempo, poi, tutto filerà liscio, lo vedremo strada facendo. Quando, passo dopo passo, la storia sarà più chiara a tutti. Stavo per dire meno che a me, ma questo non fa testo, essendo io uno degli autori della storia. Lo spettatore non lo freghi. Mi riferisco a chi fra un anno andrà a vedere il film. E a chi altri, se no…?

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