Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Gilda” di Jacopo Mondini

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

Ancora una volta, sola davanti alla palazzina rossa, Gilda resta immobile con i pugni stretti a fissare le finestre dal cortile principale. Non c’è anima viva, persino il silenzio è fastidioso. Sarà il terzo piano o il quarto? Forse il secondo? Di chi sarà l’appartamento? Non ha importanza, loro sono dentro insieme e lei lo sa. A passo svelto si allontana.

<<Sei tornata là vero? Da quanti giorni continui davanti a quel palazzo maledetto?>> Gilda è seduta sul divano e ascolta al telefono le parole di Betta, l’amica di una vita.

<<Per il tuo bene smettila! Se tuo marito ha scelto di essere un bastardo, lascialo morire con quella sgualdrina allora!>> Gilda continua ad ascoltare senza riuscire a togliersi dalla testa la parola “Marito”. Betta era stata tradita qualche anno prima dal suo consorte per una ragazza molto giovane e quando l’uomo è stato scoperto, è tornato chiedendo scusa ma lei non l’ha mai perdonato. Lo cacciò a calci davanti a tutti urlandogli il peggio che le potesse passare per la testa.

<<Almeno lo faceva di nascosto quel maiale. Non interessarmi più a lui è stata senz’altro la mia vendetta migliore. Dovresti fargli capire che puoi dimenticarlo!>> continua Betta.

<<E se volessi dirglielo guardandolo negli occhi?>> chiede Gilda.

<<Non lo farai perché quando ce l’hai di fronte appiani tutto senza pensare più a te stessa. Ti conosco troppo bene. Vai tutti i giorni davanti a quel palazzo senza sapere cosa vuoi!>> Betta aveva pienamente ragione e vista la scelta che prese con dolore anni prima, le veniva molto facile dispensare consigli carichi di odio.

<<Pensaci. Ci sentiamo dopo, vado a fare la spesa e stasera ti voglio da me a cena hai capito? È un ordine non un invito!>> l’amica chiude la conversazione senza neanche salutare. Gilda appoggia il cellulare sul tavolino, poi scorre con lo sguardo la sala, sperando di non vedere nulla che possa farle venire in mente suo marito. Vicino al camino c’è una foto incorniciata. Sente un groppo in gola al pensiero di rivedersi sorridente insieme a lui, lancia un’occhiata veloce senza focalizzare bene l’immagine per paura di scoprirne il contenuto. Ha bisogno di riflettere e per fortuna, tornando alla foto, la protagonista ritratta è solo Lilly, la cagnetta che dorme a pochi metri dal divano nella sua cuccia. Suona improvvisamente il cellulare, risponde.

<<Se credi di portarmelo via sbagli di grosso brutta stronza! Lui è mio e adesso è semplicemente confuso. Abbiamo litigato per una sciocchezza. Non ci siamo mollati! Lascialo in pace e vedrai che saprà decidere senza problemi!>> a quelle parole spalanca gli occhi perplessa e guarda immediatamente il display, pensava fosse Betta e invece è un numero sconosciuto. La voce è di una ragazzina giovanissima, poco più che adolescente, il tono aspro e deciso la lascia per un istante senza parole.

<<Chi parla?>>

<<Lo sai benissimo chi sono, non fare la furba e ricordati quello che ti ho appena detto!>> la ragazzina riattacca senza aggiungere altro. Gilda dà un’occhiata incredula al piccolo monitor ormai buio del telefono poi ricontrolla la chiamata e nota che il numero è rimasto memorizzato.

Il giorno dopo sta tornando alla palazzina, le tremano le gambe e si sente più affaticata. È a pochi passi dal portone quando suona il cellulare. Riconosce subito il numero, è ancora lei. Controlla le finestre sempre chiuse poi guarda nuovamente il telefono che non smette di suonare, risponde e s’incammina verso la macchina.

<<Allora non l’hai capita vero? Devi lasciarlo stare! Piantala di girargli attorno. Mi sembrava di essere stata chiara ieri e azzardati a dire mezza parola su di me e finisci male!>> chiude bruscamente la telefonata, Gilda rientra in macchina e presa dall’agitazione si accende una sigaretta. È da tanto che sta cercando di smettere, ma tutta questa situazione così avversa, di certo non l’aiuta. È tentata da richiamarla ma una sensazione ambigua la frena e la incuriosisce allo stesso tempo. Fa un ultimo profondo tiro poi getta la sigaretta fuori dal finestrino. Mille dubbi le annebbiano la testa, suo marito e una fanciulla, non può per un momento che pensare solo al peggio. Di ritorno a casa si butta sul divano esausta di non aver concluso nulla. Arriva un sms, Gilda scatta sull’attenti, prende subito il cellulare e lo legge. “Chiamami ancora puttana se hai il coraggio! Troia!” l’affronto è troppo pesante. Tira fuori il pacchetto di sigarette dalla borsa poi lo lancia verso il camino, non vuole fumare in casa. Si fa forza e schiaccia il tasto verde. Il telefono suona per quasi un minuto poi finalmente la ragazza risponde ma non dice una parola.

<<Ragazzina c’è un grosso equivoco… >> viene interrotta subito.

<<Ah perfetto! Adesso fa anche chiamare dalla mammina! Signora dica a sua figlia di smetterla di girare attorno a Samuele. È il mio ragazzo e non ci siamo lasciati! Stiamo ancora insieme, è solo un periodo difficile e lei lo sa. Che si vergogni per aver approfittato di questa situazione, dopo tutti gli anni che ci conosciamo poi.>> Gilda tira un sospiro senza sapere ancora con esattezza se tutto quello che sta succedendo, è positivo, poi si rivolge alla giovane.

<<Hai sbagliato numero e non so chi sei, credimi.>>

<<Mi prende per il culo anche lei adesso?>>

<<No, è la verità, non sono la ragazza che cerchi, tanto meno sua madre e non ho figli. Dalla voce mi sembri molto giovane, non credo che la tua amica metterebbe in mezzo sua madre in questa storia. Scommetto che non lo sa neanche che sua figlia frequenta il tuo ragazzo… del resto voi con i genitori manco ci parlate più oggi.>>

<<Non è più mia amica e poi come lo sa che non ci parliamo?>>

<<Lo vedo con i miei nipoti, sarete coetanei. Ma non ha importanza, è normale, anch’io da ragazza mi confidavo raramente con mia madre, sicuramente sarà così anche per te.>> la ragazza resta per un attimo in silenzio.

<<Veramente ho sbagliato numero? Non mi sta prendendo in giro?>> chiede sconsolata.

<<È proprio così. Cerca il numero corretto perché fino adesso hai contattato sempre me. Mi dispiace per la tua situazione, non è per niente bella, ti auguro buona fortuna.>>

<<No aspetti…>> implora la ragazza. Gilda è tentata da riattaccare ma attende.

<<Secondo lei devo insistere in questa maniera? A volte non lo so se tornerà… che cosa farebbe al mio posto?>> Gilda abbozza un sorriso che svanisce subito.

<<Gli uomini sono fatti così, vanno, vengono, se sono quelli giusti restano. Siamo noi che dobbiamo decidere come andrà a finire, non credi?>> si guarda nello specchio della sala dopo aver terminato la frase. Ha usato un tono severo.

<<Sì ma non è così facile… a volte scegliere è tutto un casino…>>

<<Si deve sempre scegliere! Cerca di capire che cosa vuoi esattamente. Se sei veramente innamorata, se lo è anche lui, quanto t’interessa riconquistarlo o se desideri solo fargliela pagare alla tua rivale. Saper cosa si vuole prima di agire è tutto nei sentimenti. Dovresti parlargli di persona secondo me.>>

<<Ha ragione, alla fine lo so dove stanno, forse è meglio.>>

<<Come ti chiami?>>

<<Erica e lei?>>

<<Gilda.>>

<<Mi piace. Andrebbe al parlargli al mio posto Gilda?>>

<<Sì. Se voglio che ritorni da me, è la prima cosa che farei.>>

<<E se non ritorna, se gli dovesse piacere di più quell’altra? Penso impazzirei!>>

<<Non c’è né sarà bisogno perché finalmente conoscerai la verità. All’inizio soffrirai poi la vita va avanti. Giovane come sei, hai il mondo intero da scoprire.>>

<<Adesso sì che mi sembra di ascoltare mia madre>> Erica lascia una piccola risata. Gilda sorride divertita, effettivamente poteva risparmiarsela.

<<Anche alla sua età è così? Le è mai successo con il suo uomo che…>>

<<Diciamo che per certe cose bisogna combattere, non cambiano quasi mai.>> la blocca appena in tempo senza farla entrare nella sua vita. Non le dispiacerebbe essere un po’ più cinica a riguardo ma per correttezza evade avvertendo la sensazione che due speranze si stiano unendo in quel preciso istante.

<<Domani li becco e se non mi arrabbio troppo gli parlo.>>

<<È la scelta migliore e anche se non ti conosco, sembri molto convinta. Secondo me torna, devi solo dirglielo nel modo giusto che ci tieni a lui e lascia perdere le minacce, non ti servono a nulla.>> scruta nei minimi particolari la poltrona vuota su cui si siede suo solitamente suo marito.

<<Metti anche in conto che potrebbe non esserci nessun lieto fine però… perché anche se…>>

<<Non si preoccupi, è vero che a volte mi hanno mollata, ma sapesse quanti idioti che hanno fatto i furbi ho già lasciato io?!>> la interrompe decisa Erica, Gilda sorride nuovamente.

<<Con lui però è diverso, mi fa stare bene, è tutto più bello… e come una scema l’ho allontanato per un capriccio. Speriamo di non fare stupidaggini, grazie Gilda e mi scusi per tutto quanto.>> Erica chiude la telefonata e Gilda avverte una stranissima nostalgia. Avrebbe voluto raccontarle qualcosa’altro, continuare a chiacchierare, ma in quella piccola conversazione piacevolmente surreale, tutto era scivolato via velocemente.

Il giorno dopo è nuovamente davanti alla palazzina rossa e fino a quel momento non ha fumato nemmeno una sigaretta. Osserva le finestre tutte uguali. Prende il cellulare e lo guarda, niente messaggi e nessuna chiamata. Chissà se Erica troverà il coraggio d’incontrarli serenamente? Gilda ripone il cellulare nella borsa poi alzando lo sguardo vede una tenda al secondo piano chiudersi di scatto. Qualcuno spiava furtivamente nascosto dietro. Sul citofono ci sono i nomi degli inquilini divisi per ogni singolo piano. Al secondo c’è una donna sola. Il portone d’entrata è socchiuso, evidentemente l’ultimo che è entrato aveva fretta di salire. Gilda raggiunge l’ingresso della donna al secondo piano. Compone il numero di telefono di suo marito e un cellulare squilla dall’altra parte della porta. La suoneria è inconfondibile. Con una sicurezza fino allora a lei sconosciuta, appoggia il dito sul bottone del campanello, questa volta non esita in nessun modo. Un suono elegante si diffonde all’interno dell’appartamento, pochi secondi e la porta si apre. Ad accoglierla c’è una ragazza abbastanza giovane che senza dire nulla abbassa la testa poi si volta e si dirige verso il salotto. La segue in silenzio. Arrivata in sala, si blocca di colpo, suo marito è seduto sul divano che fissa il pavimento, poi alza gli occhi verso Gilda che attende anche solo una sua parola. Arriva un sms a spezzare quella calma apparente. Può pensare unicamente a una persona e legge quindi il messaggio con tutta la calma che ritiene necessaria. “Li ho appena raggiunti, sono proprio davanti a me! Ciao Gilda… Erica”.

 

 

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2 commenti »

  1. Jacopo, il tuo racconto è avvincente e tiene sulla corda sino all’ultimo. I dialoghi sono congrui e puntuali a conferma che le generazioni non sono così sorde tra loro o in antitesi nelle situazioni di bisogno. E’ difficile il dialogo tra figli e genitori ma è importante che i giovani parlino con altri genitori quando non si confrontano con i loro padri o madri.
    Bravo.
    Emanuele.

  2. Ti ringrazio Emanuele, hai colto pienamente il significato che volevo far emergere. L’incontro di due persone molto diverse, per generazione e per carattere che si confrontano per puro caso su un problema praticamente uguale e riescono a farsi forza. Concordo pienamente con il tuo giudizio sull’importanza di doversi parlare e ascoltare a vicenda. Genitori e figli, adolescenti e adulti. Niente di più prezioso. Grazie ancora.

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