Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti per Corti 2014 “Erostrato” di Roberto Lezzi

Categoria: Premio Racconti per Corti 2014

Un cane barboncino esce da solo con un cappottino imbottito da un bell’appartamento al primo piano su una piccola piazzetta. Scende lentamente la lunga scalinata esterna verso la piazza, pensando tra sé e sé:

  • Una volta, sì, una volta almeno capita di svegliarsi e di sentire che quello è un giorno particolare, è il giorno diverso che aspetti da chissà quando. Ti si chiude la porta alla spalle e ti rendi conto che puoi fare qualcosa che non hai mai fatto. E’ volontà, è solo volontà.

Il cane arriva alla fine della scalinata, si ferma e dà uno sguardo d’insieme alla piazzetta, illuminata da un sole d’imbrunire. Ci sono persone che guardano le vetrine, altre ancora sedute a chiacchierare ai tavolini del déhor dell’unico caffè, al centro della piazzetta.

Il cane continua a pensare:

  • O forse è quel giorno che aspetta te da un po’, anzi da quando sei nato. Quel giorno aspetta tutti, sa che ogni essere lo andrà a trovare. Ci si può arrivare soli, o bene o male accompagnati, ma ci si arriva.

Il cane comincia a camminare sul lato sinistro della piazzetta, guardando le persone che passano e che gli lanciano un sorriso. Una ragazza ad esempio, che si china verso il cane, che si ferma. La ragazza lo guarda seria, poi gli sorride e se ne va, senza dire nulla. Il cane la guarda andare via, mentre la ragazza si gira ancora una volta ed esce da una vietta. Il cane ricomincia a camminare e a pensare tra sé e sé:

  • Ci sono persone che sembrano aver capito, da un po’. Ti guardano come se vedessero, se capissero dai tuoi occhi quello che ti senti di urlare in quel giorno, il giorno particolare. Sembra di vedere nei loro occhi i tuoi.Il cane continua a camminare e vede giungere un altro cane al guinzaglio, un alano, che gli abbaia tirando il collare. La sua padrona lo tiene, mentre l’altro cane rimane fermo a guardarlo abbaiare.

E il barboncino pensa:

  • Ecco, tu non hai capito nulla. Ringhi a me, tuo simile, come se fossi una minaccia alla tua misera esistenza, legato ad un guinzaglio. Sì, urla urla. Frustrazione, quella che ho sempre provato anch’io, quando mi volevo fiondare su qualcuna che mi piaceva, e non potevo perché il guinzaglio mi fermava, mi costringeva. Sentivo il suo odore, la sua fragranza mi inebriava, ma non potevo. So cosa provi a sentire il mio profumo, ma non puoi avermi. Non oggi. Vai.

Il cane, dopo il suo pensiero, si gira a guardare l’alano rabbioso andarsene tirato al guinzaglio dal padrone. Poi continua a camminare verso un barbone seduto davanti alla gioielleria della piazzetta. Gli si ferma davanti. Il barbone allora gli si avvicina e lo accarezza, poi comincia a parlargli:

  • Eccolo lì. Tutto solo oggi? hai fatto il cattivo? dov’è il tuo padrone?
  • Oggi è una giornata particolare, non ti capita mai? – risponde il cane.
  • No, non mi capita mai. Giornate tutte uguali, e senza guinzaglio. Non tenti di pisciarmi addosso, come fai di solito? – risponde il clochard, continuando ad accarezzare il cane.
  • Giornata particolare, ho detto. Come vanno gli affari?
  • Male. Guarda…– risponde il barbone, mostrando al cane mezza bottiglia di plastica con qualche moneta dentro.
  • Hai ragione. Poco poco
  • Ci vorrebbe una giornata particolare.
  • Quella arriva per tutti, anche per te.
  • Ehi, vuoi restare un po’ con me? Con te forse va meglio e faccio qualche soldo in più…sei così carino…
  • No davvero, vado. Tranquillo, tutto si risolve. Sempre…
  • Buon giro allora. Già pisciato?
  • No, non ancora, mi faccio ancora due passi poi vedo. Ciao

Il barbone fa un cenno di saluto al cane, che ricomincia a camminare e vede un gatto in lontananza, su una ringhiera al primo piano di un palazzo sulla piazzetta. Il cane si ferma, guarda negli occhi il gatto e pensa:

  • Vorrei chiederti perché certe volte vi mettete sulla ringhiera dei balconi senza che abbiate paura di volare giù. Ma vorrei chiederti soprattutto perché lo fate. Sarebbe inutile: è istinto, fare una cosa così stupida è istinto, vero? Troppo facile la risposta, troppo difficile la domanda. – pensa il barboncino tra sé e sé, mentre il gatto gira lo sguardo altrove.

Il cane ricomincia a camminare, sempre sullo stesso lato della galleria. Poi, improvvisamente, si accorge delle gambe dell’anziana e dispotica proprietaria di tutti i palazzi sulla piazzetta, seduta ad un tavolino del dehor dell’unico caffè. Si ferma e vede arrivare un cameriere con un caffè sul vassoio che va verso la signora. Il cameriere inciampa e versa il caffè sulla pelliccia della signora, che si alza di scatto, urlando:

  • Idiota, brutto idiota! Tu hai finito di lavorare qui, sei finito! Portamene subito un altro, – dice la signora, dandosi una pulita con un fazzoletto. – Inutili, persone inutili…
  • No, oggi non cago, – pensa il cane, guardando la scena. – Non mi va di lasciare a terra merda che nessuno raccoglierà. Oggi mi va di pisciare, sì. Di pisciare su quelle gambe lì, quelle odiose gambe che tutti i giorni sorreggono un essere così sgradevole, che sbatte le porte dei negozi della piazzetta perché sono tutti suoi, e nessuno le può dire niente – dice il cane, fissando le gambe della signora e dirigendosi poi verso di lei.

Il cane, giunto vicino alle scarpe della signora, si ferma e piscia sui suoi pantaloni. La signora non si accorge di nulla, poi comincia ad annusare un odore sgradevole. Si volta e vede il cane fermo ad osservarla, poi si alza di scatto, infuriata:

  • Maledetto cagnaccio! Conosco il tuo padrone, vi mando via tutti!

La signora comincia ad inseguire il cane che fa uno scatto e corre attorno alla piazzetta, tra gli sguardi divertiti dei passanti. La signora inciampa e cade rovinosamente. Il cameriere che prima era stato sgridato ride di gusto. Il cane si volta, vede la signora a terra dolorante, si ferma e pensa:

  • Poi capita di sentire risate perfette, come liberatorie. Quella risata lì, – riflette, guardando il cameriere. – Giorno particolare, pisciata perfetta.

Il cane si volta allora, lentamente, verso un balcone al primo piano, quello dell’appartamento da cui è uscito, e vede il suo padrone che fuma una sigaretta e lo osserva, serio. Il cane guarda il suo padrone negli occhi, mentre si sente un rumore di timer proveniente dal cappottino del barboncino, imbottito di esplosivo. Poi il cane dice tra sé e sé:

  • Libertà, quella che ti viene tolta quando qualcuno decide per te, anche quando devi morire.

Il padrone sorride al cane, fermo, e lancia la sigaretta nella galleria. Il cane e il padrone chiudono entrambi gli occhi, insieme.

  • E il tuo giorno particolare ti trova e non puoi farci nulla, – dice il barboncino, prima che il padrone azioni il comando a distanza nella sua mano, facendo esplodere la bomba e distruggendo tutto.

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6 commenti »

  1. Bello! interessante e particolare nei suoi spunti sulle varie sfaccettature della vita….dalla condizione del barbone e del barboncino a finire al momento topico dell’esplosione.Complimenti

  2. la signora spero sia saltata in aria pure lei! molto bello e ben scritto, la piazza sembrava di vederla… bello anche il finale inaspettato, ero convinta che il giorno particolare del cagnolino fosse il giorno in cui scappava di casa… bel racconto, complimenti!

  3. Ho iniziato a leggerlo pensando ad un finale completamente diverso: spiazzante. Originale la scelta di dar “voce” ad un cagnolino, e di dar voce ad alcuni spaccati della vita. Libertà, prigionia e altro ancora. Molto bello!

  4. la fedeltà di un cane si manifesta in tutti gli eventi della vita!! bel racconto

  5. Un racconto emozionante e coinvolgente. Tocca tutte le corde di ogni emozione. Aver dato la voce al cane rende ancora più intensa la sensazione del bisogno di libertà che abita in ognuno di noi. Il finale è spiazzante quanto geniale…L’atto estremo di libertà: decidere quando deve finire.

  6. Mi ricorda il film “Un giorno di ordinaria follia”. Forte!
    Angela Lonardo

    p.s. fammi sapere cosa pensi del mio racconto “Il ragazzo della frutta”

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