Premio Racconti nella Rete 2014 “Koel” di Luca Malerbi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Koel quella notte non riusciva a dormire. Fuori, era pieno inverno e c’era la neve.
ll gelo trapassava le pareti, fino ad entrargli dentro,solleticando cosi i suoi lamenti. Iniziò vagando per la stanza, su e giù, con gli occhi fissi sul pavimento.
Le sue pupille balzavano, tra una mattonella e l’altra,su ogni angolo, ogni oggetto.
Qualsiasi forma visiva, riusciva, nello schivarla, e catturarne subito un’altra,come se non fosse lui a guardare, ma le cose stesse a trovarlo,un serpente.
Le immagini, dirompevano nella sua mente,come vetri rotti.
Koel nel mentre ,cercava di scaldarsi, giungendosi le mani rattrappite, sotto le braccia, strusciandosi velocemente, su di quel maglioncino corto, di lana.
ll freddo pareva ingrandirsi, e fuori piovevano palle di neve.
D’un tratto, senti il desiderio di stendersi sul letto, accasciandosi lentamente,e ritraendosi su di se,abbracciandosi le ginocchia.
Quella notte non voleva andarsene, Koel,era come prigioniero di essa, e della sua maestosità.
Adagiandosi nel suo malessere,cominciò a rotolarsi sul letto, ansimando,col cuore che le batteva forte fino dietro la nuca.
Intanto dalla finestra, il riflesso della luna si posava sopra i suoi occhi stanchi.
Koel era un giovane, proveniva dalla più lontana periferia di Varsavia ,la più sperduta.
Era riuscito a fuggire da quel posto, da quella casa, o forse solamente da se stesso.
Da circa due mesi viveva in un FLAT, nel pieno centro di Londra,dividendo la cucina, e il bagno,con altre persone,un ceko, Andrey, e una slava Catrin.
Ma quella notte Koel stava male.
Da poco infatti, i primi sintomi della < Signora Scimmia>stavano incombendo nel suo io. Iniziava a mancarle l’eroina, la sua < Venere > cosi amava definirla,fottuta venere, o venere di merda. Quello ovviamente variava dalle situazioni, quando c’era ,essa era la vita, la cosa che più adulasse. . ..
la regina di ogni incanto. . ..l’amore di ogni cosa. . ..anche la merda aveva un altro aspetto,quasi odorava.
Al contrario invece, quando non c’era,essa era una < Dea > delle più surreali…appariva come una strega. .. delle più velenose. Ogni cosa era come insipida,e priva di qualsiasi sapore. Ogni pensiero, voleva lei, null’altro poteva sovrastare,a tutto ciò che poteva alleviare. ..nutrire. . .la sua assenza.
E quella notte Koel voleva lei,solo lei.
Koel non stava più nella pelle. Smise di rotolarsi su quel letto,alzandosi, si diresse in cucina,ma erano solamente le tre del mattino.
Non poteva far niente,solo aspettare. Sedette sul bordo della lavastoviglie, fissando il pentolino di camomilla,che aveva messo sul gas a bollire.
Faceva freddo,troppo freddo.
Koel tremava,non riusciva a starsene fermo. ll sudore sotto le ascelle lo ghiacciava,brividi di gelo, scorrevano su tutto il suo corpo inerme.
Riusci velocemente a spegnere il fornello, nonostante un po’ d’acqua fosse uscita dal
bricco. Sapeva che quella camomilla non le serviva ad alleviare il suo dolore,tanto meno il freddo,ad ogni modo l’attesa, sembrava meno meschina.
Nel frattempo si accese una sigaretta,anche se questa non aveva il sapore di sempre.
La sua bocca era diversa, il suo organismo era diverso,anche la camomilla sembrava amara,nonostante lo zucchero lo avesse messo.
Mancava qualcosa, mancava lei. …la Venere…ogni odore lo disturbava.Dopo solamente due speate, gettò la sigaretta nel lavandino,e se ne andò di nuovo in camera sua, a stendersi sul letto.Quel silenzio lo opprimeva, quella notte lo stava uccidendo.
Era ancora troppo presto,doveva aspettare che almeno l’alba, facesse il suo ingresso,dopo di che,sarebbe potuto andare in centro e sbattersi, per cercare un po’ di merce. Solitamente,era in contatto con un Pusher italiano, che viveva a sud di Londra, nei pressi di <Brixton> quartiere non raccomandabile,abitato soprattutto da neri,e gentaglia dalla professione facile.
Purtroppo, al mattino presto, le probabilità che lo potesse trovare, erano scarse, il che naturalmente, rendeva tutto più difficile.
Fissava il soffitto Koel , intanto,mentre il pensiero si faceva sempre più assiduo e martellante,come i battiti dietro la nuca,pungenti. Questo avrebbe cessato, una volta assunto la dose,quella sporca dose,e di conseguenza anche tutto il resto, le sarebbe apparso migliore. Pensava di impazzire Koel. Su quel soffitto discrepato, pendeva una cordicella, con su appesa una lampadina, i suoi occhi vi entrarono dentro, catturati da quei piccoli neon incrociati all’interno.
Non era come quando si faceva però,che amava fissare quella luce, fino a perdercisi dentro. Infatti, immediatamente distolse lo sguardo e prese a guardarsi le punte dei piedi,poi si alzò.
Sembrava star sempre peggio,anzi, stava peggio.
La < Scimmia> iniziava a morderlo…lei non perdonava,non conosceva,era spietata.
Più il pensiero,le andava dietro,più la scimmia mordeva e il tempo non passava.
Per un attimo Koel pensò di uccidersi,il dolore lo divorava,i battiti del cuore aumentavano insistentemente.
Intanto il cielo si faceva più chiaro. Qualche luce intorno,si accendeva, confondendosi poi col giorno,che delicatamente appariva,puntuale,e freddo al tempo stesso.
Forse, fu proprio quella poca luce,a far prendere fiato a Koel, e spostare il pensiero altrove.
Ormai erano quasi le cinque del mattino,e non era rimasto molto da aspettare.
D’improvviso,quasi in punta di piedi,si diresse in bagno,cercando di non fare, il più minimo rumore per non svegliare i coinquilini.
Lo specchio,sopra il lavandino,rifletteva la sua sofferenza,dal volto scavato,e gli occhi verdi di un angelo,nascosti sotto quei lunghi capelli chiari e lisci, come esili serpi. Velocemente, sciacquandosi il viso,pensò, che non aveva soldi per comprarsi la merce, come di consueto. Durante gli ultimi periodi, Koel non lavorava,viveva di piccoli espedienti, tra cui uno, pensò di usarlo quel giorno.
Con fatica, s’infilò un paio di jeans sbiaditi,due stivali dai tacchi consumati, e un giaccone di pelle marrone scuro,poi vomitò, e se ne usci. Spesso in calo, si vomitava,specialmente quando, si era vicini all’apice del disagio.
Koel,infatti, era proprio al culmine,e doveva sbrigarsi a < Svoltare. >Non era semplice poi per un tossico,stare male,e nello stesso tempo, pensare a come procurarsi la roba,o il buco. Era un vero e proprio complesso; tutta una serie di artefici e ingegnosi meccanismi,dipingevano un quadro dolente, e supplizievole,confuso da colori. . ..in una tela. . .di un pittore sguarnito… perduto nei meandri dello sbando.
Nell’aria,il profumo della neve, e il fitto verde degli alberi,lo accompagnavano per le strade Inglesi,emanando l’immagine della <Venere> dal profondo suo.
Fin dalle prime luci del mattino, Londra, si svegliava con i suoi colori; quei banchi. ..di verdure fresche e frutti sparsi intorno le metrò….le grida di vecchi mercanti,aprivano il nuovo giorno,confondendosi poi,con la musica dei bistrò, e gli odori dei primi Hot Dog.
Koel, sentiva il gelo di quel mattino….come non mai prima.
Camminando,con i pugni delle mani, chiusi nelle strette tasche,si strusciava,cercando di scaldarsi,soffiando,tra le becche del giaccone.
Nel mentre,si avviava, all’entrata della metropolitana di < Holloway road. >
Amava spostarsi col metrò Koel, lo faceva sentire più vivo,meno solo. Tutta quella gente,appiccicata addosso gli piaceva.
Poi, quei vagoni variopinti,insieme, alle diverse culture di tutto il mondo,e soprattutto, quel miscuglio di perfetti Inglesi,in giacca e cravatta,dal volto fresco, appena raso; e giovani madri Indiane, con leggeri abiti colorati,collane in legno,a piedi nudi,dipingevano il tragitto di Koel.
Spesso però, il dolore,era talmente assiduo,che nient’altro, poteva distrarlo più di che.
Sotto le gallerie,il metrò sfrecciava veloce, scuotendo le persone,appoggiate ai vetri offuscati dal freddo,e ai bordi gelidi dei sedili. Nella mente di Koel, intanto,il pensiero era costante,la sudorazione gli aumentava, e puzzava Koel…puzzava fortemente.
Una signorona di fianco, lo fissava, con lo sguardo aggressivo,e l’espressione disturbata.
A Koel non interessava,sapeva che, non appena avrebbe concluso sarebbe risorto. Mancavano ancora due fermate,poi < Kings Kross >. Solitamente Koel , si serviva dal suo Pusher privato, ma la < scimmia > era ormai giunta all’apice.
Non poteva perder tempo,e per far prima,c’era la piazza; e poi a quell’ora del mattino,era improbabile pescarlo.
La piazza era pericolosa,si rischiava di prendere delle fregature,ma Koel sapeva come muoversi, anche li. Il metrò fece la sua fermata avvertita dallo < Speaker > puntualmente <Next stop is Kings Kross tube station.>
La fronte di Koel era madida di sudore,e le ascelle anche. Nemmeno lui sopportava più la sua puzza,ma era arrivato, questo lo faceva resistere.
In quel momento, non esisteva altro che potesse fermarlo. Nemmeno la più bella donna del mondo,provocandolo avrebbe potuto persuaderlo.
Appena riuscito a scendere dal metrò Koel, si infilò dietro dei ragazzetti per uscire senza pagare,come del resto per entrare. Sopra, la stazione di < Kings Kross >….dove il sole batteva forte,nei vicoli intorno, e nelle strade, e la solita umidità colorava i tepori di un inverno. Poi,l’immagine di quei marciapiedi inglesi,dei freddi mattini..e le nuvole di gelo, uscenti dalle bocche dei passanti…e dei volti delle persone attorno, che si incrociavano come stelle cadenti.
Ma Koel doveva < Svoltare > e il modo più veloce per fare due sterline erano i supermercati. Koel non amava la violenza, tanto meno rischiare di essere arrestato quando stava male. Attraversò la strada, di buon passo, col volto fresco….fece ingresso nel primo negozio.
Chinandosi, afferrò il cestino per la spesa, e adagio,si avviò nel reparto dei liquori.
Con se, aveva sempre uno zainetto, dove portava i suoi quaderni,e un paio di penne per scrivere. Amava scrivere Koel, amava sognare e perdersi nelle pagine, con le sue storie e le sue poesie.
Ma Koel, stava male e doveva <svoltare>. Attentamente, si guardò intorno
e appena nessuno fece caso a lui, disinvolto,infilò tre bottiglie di champagne nello zaino a terra.
Cambiando scompartimento, si affrettò a prelevare un barattolo di pomodoro,
un pacco di spaghetti Italiani e una cipolla,poggiando il tutto,
nell’apposito cestino,dirigendosi verso la cassa.
Posò poi,il cestino sopra, di fianco agli altri, e fece scorrere la spesa.< One Pound and twenty! >esclamò la signorina,aprendo la cassa.
Koel educatamente pagò e se ne usci, rimanendo completamente al verde.
Aveva sempre il timore, che qualcuno gridasse < al ladro > almeno fino a che non
avesse fatto un paio di isolati.
Il < piano >ora prevedeva di riuscire a vendere le bottiglie, ma Koel sapeva dove andare.
Nel mentre,la scimmia sembrava alternarsi, a pochi attimi di pace; perlomeno una certa tranquillità, se la stava guadagnando. Entrò in un < Off License >uno di quei piccoli negozietti, dove c’era di tutto e si vendeva di tutto, o quasi.
Per la maggior parte, erano gestiti da Indiani o da Arabi, dall’apparenza tranquilla,ma molto riservata.
All’interno lavorava un amico di Koel, un ragazzo giovane, dai capelli corti e il viso rosso,magrolino, inglese puro, forse troppo.
< Hi Koel! > esclamo Poul, l’amico,sempre molto agitato,che non si dava mai un attimo di tregua.
< Hi! > rispose Koel
< Posso aiutarti? > chiese Poul, fissandolo, con quegli occhioni grossi, che le sporgevano fino fuori dal viso,secco e striminzito.
< Si > rispose Koel. < Ho tre bottiglie del migliore! >
< Ok! Venti sterline,come sempre > aggiunse Poul.
< Benissimo! >avvicinandosi verso la cassa, annui Koel.
< A presto amico, e rimettiti,hai una brutta cera> controbatté Poul, frettolosamente,rimettendosi a prezzare la merce.
< A presto! > salutandolo con una strizzata d’occhio e l’urto del vomito, rispose
Koel,andandosene.
Adesso era quasi fatta. Incamminandosi verso la meta Koel,con i due biglietti da dieci, stretti nel pugno della mano destra,e accovacciata nella tasca,ebbe la sensazione come se i suoi pensieri,impazienti e oppressi,adesso fossero rivolti altrove. Maledettamente, i suoi tormenti dentro, lo pungevano,l’ansia era nel sopravvento. Ma Koel sapeva stare calmo,ora più che mai, doveva.
Attraversò un paio di isolati, lungo quei marciapiedi un pò sconnessi, e soprattutto
affollatissimi di gente,nonostante non fosse ancora la mezza,l’ora più transitata
da qualsiasi personaggio, dei più variopinti.
Rapidamente aumentò di passo,schivando ogni forma, ogni sagoma di qualsiasi fattura, potesse ostacolarle il cammino. Alzando la testa, scorse il Duomo di < Kings Kross>
tra un tetto e l’altro. La meta era raggiunta ormai.
La stazione di < Kings Kross> non era affatto delle più raccomandabili, anzi. Si affacciava su stradine sconce e malfamate, incroci stretti e semafori lampeggianti.
Seduti di fronte a questa,barboni di tutte le età ed etnie, facevano capannella in compagnia di bottiglie di vino e sporcizia.
Ma Koel stava male.
La sua puzza si fece insopportabile. Doveva sbrigarsi, altrimenti,oltre che a stare sempre peggio, rischiava di cacarsi addosso. Camminava su e giù, cercando di vedere un qualsiasi Pusher. La scimmia incalzava, la necessità di cacare anche .Dopo pochi metri, seduto sul bordo di un muretto, proprio davanti ad un chiosco dei giornali, vide Mike.
Mike, era un ragazzone di colore, con cui Koel aveva fatto qualche < Storia >
Una manna dal cielo per Koel,un raggio di sole,dopo ore ed ore, di freddo e neve.
Avvicinandosi Koel lo salutò.
< Hi Mike,come stai? >
< Oh Koel. . .bene! Tu come te la passi? > chiese Mike, tirandosi su le spalle e
sputando a lato del marciapiede.
< Male! Ho venti sterline e devo farmi,prima che m’impicchi ! >
< Ok I Dobbiamo spostarci,seguimi > rispose Mike.
In quel mondo, di chiacchiere, se ne dovevano fare poche, anzi meno.
Ogni attimo poteva essere fatale,chiunque navigasse quei mari, sapeva già, che pesci avrebbe potuto incontrare.
< Dobbiamo prendere un taxi! >esclamò Mike.
< Come? Ma che cazzo Mike! Dove cazzo dobbiamo andare? >
domandò Koel, con la voce sottile,quasi timoroso.
< Vicino,non preoccuparti,muoviamoci! >affermò ancora Mike.
Attraversando la strada, sotto quel cielo Inglese,costantemente tetro,e gelido
con un cenno di mano,Mike, fermò un taxi.
Saltarono sopra,non appena l’auto rallentò.
<Elephant and Castle > ordinò ansiosamente Mike.
I due,sedettero dietro,per tutto il viaggio, e non dissero una parola. Arrivati a destinazione,Mike chiese all’autista di attenderli dieci minuti .
Poi, incamminandosi su per una stradina, voltarono a destra; così il tassista non
poteva vedere dove erano diretti. Dopo pochi metri, entrarono da cancellino…arrugginito e cigolante. Mike porse la mano. . Koel gliela strinse. ….posandoci delicatamente i due fogli da dieci sterline,senza dire una parola. Al che,Mike,batté tre colpetti con le nocche della mano destra,sulla saracinesca, leggermente abbassata,di poco al lato,di una vecchia porta in legno scalfito.
Da sotto apparse una mano nera,forse di donna,dalle dita lunghe e magre. Mike,immediatamente ci accompagnò i soldi. Nel mentre un’altra mano nera, posò sul davanzale,con un piccolo palloncino verde tra le dita.
Era una mano diversa,più grossa,piena di vene maciullate e violacee.
Mike,senza fiatare, voltandosi,incrociando gli occhi di Koel, prese il palloncino verde, e le fece capire di andarsene.
Il taxi era sempre li ad attenderli, naturalmente,in quanto doveva essere pagato.
Mike le disse di portarli alla prima farmacia, e possibilmente di fare in fretta.
Poi,avvicinò la mano a Koel,passandole la busta di eroina,il palloncino verde.
Solamente al pensiero di farsi,a Koel, il giorno appariva più sereno,l’aria aveva
un altro odore,e il bisogno di cacare,aumentava.
Mike invece stava già apposto,anche se un altro < schizzo > non lo avrebbe rifiutato.
Il cielo,cominciava lentamente ad aprirsi, e le nuvole prendevano un‘altra direzione ormai,quasi ad accompagnare Koel, in quel mattino di patemi. Il taxi fermò proprio davanti la farmacia. Mike pagando,chiese a Koel di aspettarlo. In quell’istante Koel, capi che doveva offrire anche a lui, ed entrambi, si diressero all’interno della farmacia Mike,comprò le spade,e se ne uscirono.
< Dove andiamo a farci? > chiese Koel, impaziente….
< Possiamo andare a casa mia, é proprio al prossimo isolato > rispose Mike,
sputando a terra e tirandosi su le braghe consumate.
I due s’incamminarono aumentando il passo.
Oramai era mezzogiorno passato, e la gente spuntava ovunque,anche i marciapiedi straripavano,e i vicoletti intorno si affollavano a macchia d’olio.
Sulle strade,file di auto strombettanti, e grandi bus colorati,sfilavano veloci,mentre il freddo sembrava attenuarsi.
Entrarono,scavalcando sopra una vecchia recinzione, in un casolare abbandonato, di una piccola traversa sulla <Caledonian Road >
Questo < Loco > era comunque denominato, come <Squot> in gergo stretto inglese. Inteso,come appartamento abbandonato, e occupato da persone,per la maggior parte <Punk > e da ragazzi nullafacenti, studenti, e qualche lavoratore, per lo più,scapestrati senza meta.
Mike, conosceva tutti nel quartiere,ognuno lo salutava mostrando un ottimo rispetto, sicuramente dovuto agli anni di carcere che si era fatto,senza mai parlare.
Ad ogni modo,era sempre un bel tronco di ragazzo,calmo e buono, ma che scherzava poco. Tutto intorno, regnava un silenzio gradevole, poche le persiane aperte, e malgrado i residenti,il posto era pulitissimo.
Koel spazientiva dalla voglia di farsi, e i brividi di calo,da sotto le braccia gli erano arrivati in gola. . …fin sopra alle cervella. La puzza di sudore gelido, ormai non lo infastidiva più, tale ne era succube.
Travolto dalla smania, e dalla fretta,di finirla,di star così male,ebbe come la paura di non riuscire a farsi. Quel momento sembrava eterno,sensazioni che potesse succedere qualsiasi cosa,le martoriavano l’anima.
< Mike. . ..non ne posso più…..fermiamoci qui! > esclamo Koel. . tremante.
< Sei pazzo amico! Vieni siamo arrivati > rispose Mike. .
aprendo delicatamente una porta scassata, e praticamente sfondata,forse da qualche poliziotto.
< Abiti qui ? > chiese incuriosito Koel.
< Non proprio, mia sorella vive qui, adesso é al lavoro. . ..dai facciamo in fretta >
continuo Mike.
Koel non perse altro tempo, si sedette sopra un divano in disordine e iniziò la
< Posso lasciarti solo qualche linea! >affermò Koel… mentre… scaldava la polvere
da sotto un cucchiaio, rimediato sopra il comodino vicino.
< Fa un po’ come cazzo vuoi > aggiunse Mike.
< Ok, adesso vado a cacare. . ..la tua spada te la lascio qui > ribatté Koel, puntando la sua siringa contro luce, per toglierle l’aria.
Questo per Koel,era il momento tanto atteso, il più bello del mondo, quasi come una scopata, anzi meglio. Sedette sulla tazza del water,con la spada pronta per farsi,poi cacò.
Al tempo stesso,alzandosi la manica sinistra,di quel giaccone di pelle marrone scuro,senza nemmeno toglierselo di dosso,si inietto la dose,con sulle labbra un sorriso di sollievo, gemente…. più di qualsiasi eiaculazione.
Mike nell’ altra stanza, accese la televisione,e abbassò il volume,sedendosi sul divano. Poi,con le dita della mano destra,ritoccò la siringa facendone uscire dell’ aria rimasta,e anche se non era in calo,si iniettò la dose,con grande cura e soddisfazione.
Per pochi istanti,dentro quell’ appartamento,si sentiva solamente un leggerissimo fruscio del vento,accarezzare le persiane ,facendole gradevolmente sbattere,sopra le mura porgenti sul davanti.
Nel frattempo,ad entrambi,il solletichio della < Venere >iniziava ad entrare delicatamente, nelle rispettive arterie,gradualmente,impadronendosi di tutto il corpo,graffiando le pareti, appena sotto la cute. Proprio come delle piccole spillate,perdendosi poi,fin dietro la nuca,
impastando la bocca,e scaldando così il cervello,ormai completamente prigioniero.
La < Venere > era riuscita ancora a volare dentro le viscere, prepotente e cinica, più di tutti i demoni dell’ inferno, più di qualunque perfido, e con una eccentrica e onnipotente vastosità, al limite del sublime.
< Cazzo Mike sono cotto > affermo impietrito Koel.
< Anch’io > con una vocetta rauca, rispose il Pusher.
Fuori, nel silenzioso quartiere. . ..una musica echeggiava nel vento,
le note erano quelle del Beethoven.
In “KOEL”, lo scrittore Luca Malerbi , è riuscito con grande maestria a descrivere situazioni , sensazioni e sofferenze particolari, con un gran ritmo incisivo alternandolo alla dolcezza poetica , dando origine ad un racconto veramente artistico. BRAVO!
Coinvolgente il racconto, in ogni momento mi sono sentito percorso dal pensiero di Koel. E’ così che lo scrittore prende il lettore e lascia che ognuno prenda ciò che vuole. Complimenti Emanuele.
Un racconto che si legge tutto d’un fiato per poi rileggerlo una seconda volta, che prende e coinvolge emotivamente e che riesce a trasmettere e a farti sentire addosso tutto il malessere e la sofferenza di Koel mentre attraversa… la notte buia dell’anima.
Bravo Luca, continua a scrivere!