Premio Racconti nella Rete 2014 “La biblioteca degli specchi” di Luca Tebaldi
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Era pieno di libri. Libri e pergamene stipate tutto intorno in quei grandi scaffali di legno scuro. Fissare le venature del legno che si intrecciavano formando spirali e labirinti infiniti, era affascinante quasi quanto scoprire i titoli dei volumi. Uno dopo l’altro, i nomi di quei misteriosi libri scorrevano davanti agli occhi di Carla. Gli scaffali che parlavano di storia antica e quelli che contenevano documenti antichi, seguivano la raccolta di pergamene storiche. Poi i c’erano i diari, le cronache ed i registri. Memorie personali, ritratti della mente di chi li aveva scritti. Quel susseguirsi di oggetti di inestimabile valore non lasciava di certo indifferente la ragazzina, che continuando a muoversi lungo gli scaffali, s’immergeva ed usciva, alternatamente, dai fasci di luce che entravano dalle grandi finestre.
Non ricordava esattamente perchè era entrata in quel posto, ma a quell’ora del giorno, in quella stagione, la biblioteca era completamente deserta e lei era l’unica persona che passava in quelle grandi sale. Quella solitudine gli dava un particolare senso di pace, un piacevole diversivo dalle corse all’aria aperta con le amiche o dalle ore passate sui banchi di scuola.
Seguendo uno dei corridoi, si ritrovò in un’altra ala della biblioteca, quella riservata ai romanzi. Lì le cronache di reali accadimenti, erano sostituite dai racconti di personaggi immaginari. Mentre con le dita delle mani scorreva sulle coste multicolori dei tomi, le sembrava quasi di poter sentire le voci dei personaggi la cui storia era racchiusa tra quelle morbide pagine. Tra quelle parole e quei fogli di carta. Muovendo un libro particolare, Carla sollevò una nuvoletta di polvere. Con uno starnuto, rimosse il libro che aveva attirato la sua attenzione ed iniziò a leggere le grandi lettere dorate.
«La tua storia nel buio»
Quel titolo le sembrò bizzarro. Quasi divertente. Aprì le pagine e cominciò a leggere parole quà e là. Paura, ansia, disperazione. Immagini cupe e sensazioni oscure. Pochi i momenti di luce tra le righe e tra quelle parole. Quelli dell’amore tra un bizzarro scrittore ed una misteriosa ragazza. Carla chiuse il libro con un sorriso e lo ripose sullo scaffale. Ricominciò a camminare tra i volumi rilegati ed i bellissimi raggi di luce che sembravan quasi indicarle la strada.
Il silenzio era carico di meraviglia e possibilità, e ad interromperlo erano soltanto i passi della ragazzina. Guidata dagli scintillanti riflessi, presto arrivò ad un’area tutta particolare. Tra alcuni specchi racchiusi da antiche cornici di pregiata fattura, un’alto scaffale pieno di libri dalla copertina rossa e blu. Molti titoli erano in lingue che Carla non riusciva a comprendere, ma uno solo, uno di quelli dalla costa blu, la chiamava. Lo prese tra le mani e lesse il titolo.
«Lo specchio nello specchio»
Senza pensarci troppo Carla aprì una pagina a caso e cominciò a leggere a voce sommessa.
«Lo scrittore batte i tasti ritmicamente, trasportando le immagini che ha nella mente su quella che sarà la pagina di un libro. Lui non sa bene quello che fa, eppure riesce chiaramente a vedere il volto della ragazzina che ha in mano quel libro dalla costa blu. Quel libro che parla di uno scrittore che sta scrivendo di una ragazzina. Un’infinito gioco di specchi che s’interrompe soltanto quando lei, all’improvviso, si rende conto di essere all’interno del libro.»
Carla sgranò gli occhi. Colma di meraviglia scorse qualche altra pagina del libro, ma prima di continuare a leggere si fermò un momento. Tenne il segno con le dita, accarezzando le pagine di morbida carta, ed osservò di nuovo la copertina. Sorrise e poi chiuse il tomo, riponendolo dove l’aveva trovato. Sentendosi leggermente cambiata, più leggera, la ragazzina ricominciò a camminare dirigendosi verso un’altra ala della biblioteca. Si sentiva come chiamata da un qualcosa, qualcosa di leggero, ed immergendosi ancora nell’alternarsi di luce, che entrava dalle ampie finestre, ed ombra, procedette lungo il corridoio.
Andando avanti, Carla si trovò in una saletta piena di divani. Con entusiasmo si lanciò sopra uno di quelle grandi e morbide montagne e si lasciò rilassare un poco. Stiracchiarsi su quella fodera di velluto rosso la faceva sentire bene come non mai e la luce che filtrava dall’esterno le danzava intorno, permettendo alla sua immaginazione di giocare allegramente. Le sembrava che lì intorno stessero tanti ragazzini che danzavano su loro stessi. Distesa sui divani rossi, con lo sguardo perso a seguire i movimenti di quelle figure che si muovevano e sembravano blaterare cose senza senso, Carla rimase per un periodo di tempo indefinito. Quando si stancò di vedere quelle immagini, ricominciò a stiracchiarsi e decise di ricominciare ad esplorare quel posto misterioso. La porta che aveva davanti si dischiuse lentamente rivelando un’altra ala della biblioteca.
Qui la costa dei volumi era dorata, ed ognuno portava il nome di una persona. In un certo senso quei libri ricordavano a Carla quelli che aveva visto nella prima parte di quella sua esplorazione, eppure le indicazioni erano ben chiare, si trovava ancora nell’area di romanzi e finzioni. Esaminando le coste dorate e quelle marroni scuro dei libri, la ragazzina cominciò a sfogliare le pagine di un libro. Poi quelle di un altro. Uno aveva il suo stesso nome, ma un cognome diverso, altri portavano nomi di alcuni suoi amici, ed altri di persone che lei conosceva.
All’interno dei tomi, la ragazza leggeva di lunghissime e dettagliate descrizioni. Immagini e volti erano descritti con particolare attenzione. In uno gli occhi e la luce venivano sempre rappresentati con la più particolare cura. In un altro il timbro delle voci. Ogni libro era una sorta di biografia di un personaggio inventato, o la biografia inventata di un personaggio reale. Alla ragazza sembrava di essere in una sorta di galleria di ritratti letteraria. C’erano persone le cui abitudini e movenze erano descritte con cura, ed altre che invece avevano una storia correlata di colori.
Dopo aver esaminato più e più libri, Carla si stancò. Si era resa anche conto che l’autore non compariva da nessuna parte.
Perdendo interesse per quella sezione, la ragazzina ricominciò a camminare e a lasciare l’eco dei suoi passi risuonare per quegli ambienti. Ben presto arrivò in un’altra area, anche questa dedicata alla finzione. Avvicinandosi ai grandi scaffali appoggiati ai muri della stanza quadrata, ed osservando i libri, capì che si trattava di racconti di viaggi. Quei libri parlavano della gioia della scoperta, e della bellezza dell’esplorazione. C’eran dozzine e dozzine di romanzi in quell’area, ed ognuno raccontava di un posto diverso. Il tema era l’esperienza del confronto tra i mondi. Sfogliando lentamente le pagine di quei libri, Carla capì che la differenza non era soltanto nei mondi che quelle persone avevano intorno, ma anche nei loro pensieri. I racconti di quei viaggiatori ed esploratori, infatti, narravano di come le emozioni, le occupazioni o preoccupazioni delle persone, erano completamente diverse le une dalle altre. E questo, Carla iniziava ad intuire, si rifletteva anche nelle vicende che circondavano i personaggi di questi libri.
La meraviglia rimaneva con la ragazza. Quel viaggio era un continuo susseguirsi di sorprese. Dopo aver lasciato la stanza dei viaggi, continuò ed arrivò in un’altra ala. Lì i libri parlavano di competizione. Prendendo un libro a caso Carla si mise a leggere a bassa voce.
«La competizione non era cosa usuale per lo scrittore. Qual’era l’estetica che avrebbe donato alla sua opera risalto? Come rendere quella bellezza? Si trattava di confronto o solamente di esprimere il sè e lasciare che le cose fluissero da sole?»
La ragazza rimise a posto anche quel libro, un libro dalla copertina nera e, deliziata, ricominciò a camminare per le sale della grande biblioteca. Lasciandosi guidare da quella spontanea innocenza, immergendosi nel profumo di antico e di incensi, Carla si ritrovò in un grande salone con il pavimento a quadri bianchi e neri. La luce proveniente dall’esterno era diventata più lieve. Quel vagare ininterrotto sembrava essere durato per quasi tutto il giorno.
Disposti nella stanza una manciata di leggii con dei grossi tomi rilegati in pelle adagiati sopra. Non potendo contenere la sua curiosità, la ragazza cominciò a sfogliare i libri uno dopo l’altro. I libri raccontavano di storie d’amore, ed ognuno di loro era diverso dall’altro. In uno vi era una vicenda di due innamorati sempre in viaggio, sempre insieme. Le meraviglie delle loro vita non finivano mai. In un altro vi era un rapporto tormentato, litigi, ricongiungimenti intensi e passione. Un’altro ancora era un’amore tranquillo, lui era uno studioso e lei una giovane. Le loro chiaccherate senza fine riempivano pagine su pagine, mentre ville circondate dal verde facevano da sfondo.
Carla, affascinata, rivedeva sè stessa in tanti di quei personaggi. Un poco, le pareva di vedere un aspetto di sè un po’ dappertutto. Mentre stava riflettendo su quelle storie di amore e dolcezza, si accorse che la luce era diventata molto più debole di prima.
In quel momento, all’improvviso, Cala aprì gli occhi. Se ne stava in giardino, su un tavolino. Accanto a lei, sul tavolo sul quale si era lasciata sognare, un libro aperto.
Il ragazzino sorridente che le stava accanto la chiamava per nome.
«Carla! Carla! Andiamo?»
Lei rimase per un momento interdetta. Si guardò intorno e poi fissò le pagine del libro che si muovevano col vento. In una spiccava un titolo particolare. La ragazza ripensò per un momento al suo sogno. Alla sua immaginazione. Poi, mentre le immagini sbiadivano pian piano dalla sua mente, si alzò con un sorriso stampato sul volto.
«Se vuoi arrivare prima è meglio che ti muovi!»
Gridò al ragazzino mentre si metteva a corre, i capelli al vento e la limpida risata cristallina che risuonava nell’aria.
«Ehi, così non vale!»
Mentre lui le correva dietro, il libro rimase aperto sul tavolo. Le pagine che si muovevano un poco ed il titolo in grandi caratteri in bella vista.
La biblioteca degli specchi.
Ogni sala, un tipo di libro e un mondo diverso; la Storia, i romanzi, le biografie, i viaggi e diversi tomi e diversi argomenti. Trovo grandi il passaggio che comprende “un infinito gioco di specchi…” con esercizi di fantasia per la ragazza nel libro e il momento nella sala dei divani per il gioco. E’ stato un sogno? A me piace pensare che non sia stato un sogno, caro Luca.
Bravo.
Emanuele.