Premio Racconti nella Rete 2014 “Cibo” di Serge Dajipur
Categoria: Premio Racconti per Corti 2014Al tavolo di una trattoria un uomo bene in carne mangia con gusto un rigoglioso piatto di pastasciutta. Seduto di fronte a lui, allo stesso tavolo, un altro uomo lo guarda con insistenza. Il commensale è molto magro, tiene le mani sotto il tavolo perché davanti a sé non ha nulla, nemmeno il piatto. Le sue labbra fremono come se parlasse tra sé. L’uomo bene in carne dopo qualche minuto alza il volto con una vistosa patacca d’unto attorno alla bocca e osserva il commensale palesando la propria soddisfazione. Quindi mima una sberla al suo indirizzo mancandolo di poco per poi riderne soddisfatto. Il commensale è rimasto impassibile, socchiudendo appena le palpebre per un riflesso incondizionato, ma senza sorpresa. L’altro uomo ricomincia a mangiare fissando in volto il commensale e assaporando il cibo con studiata messinscena per tormentarlo. Intinto un pezzo di pane nel sugo, lo avvicina alla bocca per stuzzicarlo con un sorrisetto velenoso e incoraggiandolo con moine e boccucce come si fa con i bambini. Il commensale resiste qualche secondo poi chiude gli occhi affranto dal profumo e l’altro lo colpisce duramente con il dorso della mano. Nel locale affollato nessuno dà importanza al fatto o mostra addirittura di accorgersene, così l’uomo bene in carne ripulisce il piatto per poi stiracchiarsi guardando attorno soddisfatto. Il cameriere ha servito la seconda portata senza degnare minimamente d’attenzione il commensale. L’uomo bene in carne ricomincia con i suoi sberleffi, minaccia e stuzzica il commensale picchiandolo con violenza quando gli pare che questi abbia un cedimento, lo redarguisce emettendo grugniti soddisfatti, quindi lo sbeffeggia con un’altra scarpetta di sugo fino a centrarlo con uno schizzo untuoso che gli finisce sotto l’occhio e da lì comincia a colare verso le labbra. L’uomo bene in carne si irrigidisce fingendosi sorpreso e fissa il commensale con severità seguendo la goccia sanguinolenta di pomodoro colare lenta e inesorabile verso la bocca del malcapitato che, tremante, rimane immobile di fronte al suo aguzzino. Quando la goccia, inevitabilmente, raggiunge la fessura delle labbra, l’uomo bene in carne attacca selvaggiamente il commensale facendolo cadere a terra e infierendo con calci e pugni fino alla soddisfazione. Attorno, qualcuno eccepisce timidamente per il fracasso, ma nessuno si preoccupa del malcapitato. Si notano così altre persone magre e smunte sedute immobili ai tavoli vicini e, anche se i loro ospiti non sembrano violenti, ogni tanto s’ode lo schianto di una sberla. L’uomo bene in carne si ricompone, chiede scusa inchinandosi verso l’intera sala ruotando sui tacchi, poi con calma gusta dolce e caffè senza degnare di uno sguardo la sua vittima ancora a terra. Il commensale si riprende con fatica dopo che il suo aguzzino se n’è andato. Il cameriere lo aiuta a sedersi e lo risistema come fosse parte dell’offerta. Arrivano altri clienti al tavolo, alcuni mangiano senza prestargli troppa attenzione, un bambino che fatica ad arrivare al piano lo guarda sospettoso. La madre lo conforta affettuosamente mentre il padre tira uno scappellotto al commensale. A notte inoltrata il locale è vuoto, ai tavoli nel buio sono rimaste soltanto le sparute figure dei commensali, rigide, malconce in qualche caso. I camerieri hanno sparecchiato i tavoli e ora abbandonano sullo sfondo la sala. Il commensale, come gli altri, mantiene la sua tenace immobilità, sul tavolo tremula una piccola macchia d’unto e alcune briciole di pane.
Serge, se questo tuo racconto è la metafora della violenza della società o la descrizione di alcune società violente ritengo che tu hai raggiunto il risultato. Ciò che preoccupa è che il messaggio cadrà nel vuoto perché i ricchi diventeranno sempre più ricchi e i poveri rimarranno poveri. I politici non riusciranno a ridurre la distanza tra le due “Classi”, le aste della forbice. Come soluzione possibile, sarà l’emigrazione che non rappresenta sempre il vero riscatto e che costituirà il problema principale del mondo intero.
Bravo.
Emanuele
Mi piace il tuo racconto. Forse, più in là, mi piacerebbe tu lo commentassi
saluti
Clara
Ciao Emanuele,
grazie, i messaggi cadono sempre nel vuoto perché così durano di più.
Ciao Clara,
grazie, ma non saprei che dire. Esso è, e come è sta.