Premio Racconti nella Rete 2014 “Il metallaro” di Matteo Francese
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Un giovane un po’sovrappeso, abbigliato da metallaro, passeggia per una strada in mezzo ai boschi. Cammina rilassato e ascolta heavy metal con un auricolare mp3. La giornata è soleggiata, e tra le foglie, a sprazzi, filtra il sole.
All’improvviso un paio di tizi a cavallo, non sentiti visto il volume della musica, spuntano alle sue spalle superandolo e facendolo saltare da parte per lo spavento. Sono un lui e una lei, entrambi vestiti alla cavallerizza, con stivali, polo e cappellino. La tizia ha la coda e i capelli biondi. Si voltano e gli lanciano un sorriso di scherno, continuando subito dopo per la loro galoppata.
Il metallaro, sempre con la musica a tutto volume, è a bordo strada, fermo, che si pulisce le suole delle scarpe con delle foglie. Finisce, appallottola il tutto e butta via imprecando. Poi riprende la sua passeggiata, ma per poco non viene investito dall’arrivo di due ciclisti in mountain bike, vestiti di tutto punto, con tutine e caschetti. Uno dei due si gira, facendogli un gesto con la mano e urlandogli qualcosa. Vanno forte i due, senza perdere altro tempo, ritornano a pedalare come due forsennati sparendo alla curva successiva.
Il metallaro ormai cammina circospetto. A bordo strada, sempre con la musica a palla, si da periodicamente sguardi alle spalle per controllare che non arrivi più nessuno. D’un tratto si ferma, si leva gli auricolari, e si mette in ascolto. In lontananza si sente il rombare di due moto. Li vede spuntare sempre dalla sua direzione d’arrivo. Si defila, schiacciandosi contro la vegetazione a bordo strada. I due, entrambi con tute e caschi, sfrecciano davanti a lui, e uno dei due, dando un colpo di acceleratore, fa partire un sasso con la ruota posteriore, colpendolo in testa.
Un grosso albero, caduto probabilmente per un violento fortunale, blocca il passaggio della strada. Davanti ad esso, impotenti, cavallerizzi, motociclisti e ciclisti, studiano un modo per riuscire a passare. La vegetazione ai due lati è troppo fitta per pensare di aggirare l’ostacolo e, l’ unico varco, è un piccolo spazio tra i rami della chioma. Il metallaro, li sta raggiungendo, con un fazzoletto premuto in fronte, sempre all’ascolto della sua martellante musica. Si accorgono del suo arrivo, voltandosi tutti verso di lui. Lui senza fare una piega si dirige verso la chioma, e si infila direttamente nell’unico buco disponibile. Per un attimo sembra essersi incastrato. Si vede solo dalla sua metà in giù che cerca di divincolarsi e passare oltre. A un certo puntò però, ce la fa, e scompare dall’altra parte. Passano un paio di secondi e i tizi se lo rivedono spuntare, sempre dal varco, ma da metà busto in su. Li fissa per qualche momento, spostandosi da un’espressione di delusione all’altra. Poi, allunga un braccio, e con l’altra mano fa partire un gesto dell’ombrello. Si ritira e scompare definitivamente.
Passatempi a confronto, dove i cavallerizzi, i rumoroso motociclisti “quasi killer” e i veloci ciclisti sono sfottenti nei riguardi del metallaro più per atteggiamento di ritenuta superiorità rispetto il pedone dal punto di vista dei costi sostenuti. Con il gesto finale, poco educato, il metallaro risponde alle provocazioni subite.
Racconto breve, scorrevole e divertente.
Emanuele
Per me un deja vu gradevole quando da metallaro, in un paesino della provincia di Taranto, assieme al mio gruppo eravamo visti come “appestati” negli anni 80. Bel racconto scritto con stile asciutto e scorrevole. Se vuoi esprimere un commento sul mio racconto per corti “Febbre d’estate” te ne sarei grato. Ciao Pasquale
Mi viene in mente il film di Sordi ” I Vitelloni” in cui la scena si inverte perché i buontemponi in macchina fanno un gestaccio agli operai, ma la macchina va in panne dopo pochi metri per cui…..ti lascio immaginare come va a finire.
Divertente e catartico.
Tutti gli arroganti troveranno un ostacolo che verrà superato solo dal debole che essi stessi hanno schernito.
Angela Lonardo
Ringrazio per i commenti d’apprezzamento :-)… anche se il tempo presente, pur dando in immediatezza, toglie un pochetto di profondità. Comunque è la maledizione del già scritto. Lo si vorrebbe sempre cambiare una volta che non si può più.
P.s: non mancherò Pasquale 🙂