Premio Racconti nella Rete 2014 “Tassametri” di Angela Villa
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Un tassista, come ce ne sono tanti nelle nostre città, fra una corsa e l’altra, racconta.
«Sono stati tanti i pensieri appena visti tutti quei soldi, quasi diecimila euro, ma ho pensato subito all’onestà e alla mia famiglia, ai miei figli, mi vedono come un eroe. Li ho restituiti. Tutti quanti. Come ho sempre fatto con tutto ciò che ho trovato sui sedili del mio taxi, in vent’anni di servizio».
Quanta gente su questi sedili, ne ho viste di persone: sole, desiderose di parlare con qualcuno, allegre, tristi, stranieri, italiani.
La gente è distratta dimenticata di tutto. Una ragazza aveva dimenticato la spesa per la cenetta a lume di candela con il fidanzato: o non aveva voglia di cucinare o non era molto innamorata. Una signora ha dimenticato il cane sul sedile, non è più venuta a prenderlo, nonostante i ripetuti avvisi, lui orecchie infelici sguardi persi, ci osservava perplesso, scodinzolando pieno di speranze. L’abbiamo tenuto con noi per qualche giorno al posteggio dei taxi, poi hanno chiamato il canile… insomma, ormai mi ero affezionato, l’ho portato a casa, i miei ragazzi l’adorano, mia moglie un po’ meno …
Una donna d’affari, ha dimenticato, il figlio, ha chiuso lo sportello in fretta e furia ed è volata via fra la folla della città. Il bambino è rimasto impassibile, tranquillo e fiducioso:
– Non è la prima volta – mi ha detto – vedrà, tra poco tornerà indietro. Ci sono abituato ormai.
Un signore alto, distinto, ha lasciato l’amante, non su sedile, l’ha lasciata per telefono, perché la moglie voleva diseredarlo.
-Scegli. O lei senza un quattrino o me con i soldi.
Ha scelto i soldi.
Un uomo ha chiesto al suo compagno di sposarlo, mi hanno proposto di fare da testimone. L’ho fatto, erano perfetti insieme. Mi hanno invitato alla cerimonia, mi sono commosso, erano così felici due uomini si sono impegnati davanti a me e al notaio a onorarsi e rispettarsi. Un accordo privato.
Il più giovane era malato voleva lasciare i suoi beni al compagno, così ci è riuscito.
Due mesi fa ho visto nascere una bambina sul mio taxi. L’hanno chiamata Luna.
Mi capita spesso di accompagnare a casa un medico del reparto oncologico pediatrico.
A volte ha il viso triste, gli occhi stanchi, allora capisco, qualche bambino non ce l’ha fatta.
– Raccontami quella tua barzelletta – Mi dice.
È una barzelletta stupida ma io l’accontento. L’aiuta a superare, ad andare avanti non a dimenticare, dimenticare non si può.
Un giorno è salito con un piccolo paziente del suo reparto.
– Da grande vorrebbe fare il tassista possiamo fare un giro insieme?
-Possiamo- ho risposto- e senza tassametro!
Il piccolo rideva mentre parlava al radiotelefono con la signorina delle vie, rideva con quella testa lucida e liscia, la chemio gli aveva portato via tutti i capelli.
Non ce l’ha fatta a diventare grande, sul sedile davanti, affianco a me, conservo ancora il suo cappello.
E poi c’era lei… l’accompagnavo sempre io, il mercoledì mattina, all’alba.
La vedevo solo una volta a settimana quando facevo il turno di notte, sul viale che va in periferia, la riaccompagnavo a casa volentieri, si sentiva più sicura con me, diceva che gli altri la guardavano dallo specchietto retrovisore con occhi che giudicano, quando andava bene, con sguardi pieni di voglia, quando andava male…
– C’è qualcuno che ci ha provato tu, no, tu, brava persona, si vede, tu padre di famiglia.
La prima volta che l’ho vista, nevicava faceva freddo io ero preoccupato c’era ghiaccio in strada
Lei sorridendo tranquilla mi ha detto:
– Non è neve seria. Scivola, non attacca, non fa male, non ti graffia la faccia. Si scioglie, non è dura, non è compatta, non ghiaccia in un attimo. Non rende le ore faticose, l’andare indeciso, i giorni interminabili, in attesa che la tempesta si calmi. Non è neve seria
– Beh, è tutto relativo…
– Al mio paese nevica spesso.
-La neve, quando arriva, rende tutto magico – Ho contnuato euforico
-La neve non è bella da vedere se hai fame e non sai cosa mangiare se tua nonna è uscita la mattina e non è ancora tornata. La neve seria l’ho conosciuta, nel mio paese, in Moldavia, insieme alla povertà. Sono scappata per cercare fortuna e quando credevo d’averla trovata in un uomo, ho scoperto un traffico d’organi, di bambini. In una clinica dove mi hanno portato per partorire il mio bambino, quello che non ho più visto, in quella clinica ho capito tutto. Scusami se ti rompo con queste mie storie, avevo bisogno di dirlo a qualcuno.
(…)
Ho trovato anche delle lettere sui sedili del mio taxi, qualcuna la conservo con cura.
Una donna scrive a un uomo: «Vado via per sempre».
Mi capitava qualche volta di accompagnarla in pronto soccorso coi lividi sul viso. L’ha lasciato, dimenticando di spedire la lettera, uomini così non meritano lettere d’ addio.
Poi c’è quella di un imprenditore l’ultimo saluto, non aveva nessuno.
«Dormo in fabbrica.
No, non sono separato. Non sono uno di quei mariti finiti sul lastrico a causa di un amante imprudente, una moglie amareggiata, di un divorzio strappato coi denti. Non mi sono mai sposato. Per me l’azienda era tutto. Ho vissuto tutta la mia vita pensando all’azienda a questo piccolo gioiello che avevo creato. Le tasse me l’hanno portata via. Ma non solo le tasse, anche loro, quelli che si nascondono nelle vite degli altri. Ho sopportato per un po’ e poi li ho denunciati
Ho perso tutto, ma avevo già perso tutto da molto tempo.
Sono solo e pure i sogni lo sono, nessuno li raccoglie, in questa città. Adesso devo decidere in questi pochi secondi che mi restano se devo infilare la testa, i miei capelli, gli occhi, le orecchie, il collo, in questa corona fatta di corda. Appesa alla trave di quel soffitto, dove una volta c’era una catena, da cui pendeva un cartello, che qualcuno passando leggeva, sorridendo, ad alta voce “Il lavoro nobilita l’uomo”, l’aveva messo mio padre e prima di lui suo padre e prima ancora un ragazzino, appena uscito da una guerra, che viveva facendo il falegname. Adesso, qui ora, devo decidere».
(…)
Tra poco ci sarà un grande evento commerciale in questa città. Arriveranno molti turisti. Dicono che dobbiamo imparare l’inglese. Un frasario con le situazioni più comuni, anche di emergenza, con domande e risposte tipo, seguendo un percorso che attraversa i punti principali della città: un po’ autisti, un po’ ciceroni. Un vocabolario e frasi tipiche per descrivere i luoghi di interesse della città un itinerario articolato in 13 percorsi, che partono dalla stazione fino al centro. Non mancano le domande classiche sugli orari dei musei, shopping, ristorante e cinema, e costi per arrivare all’aeroporto.
Io sono pronto, continuerò a girare con il mio taxi. Luna 61, eccomi qua!
Su è giù per la città.
Ma in quella via, non vado più, il mercoledì non faccio più quel giro.
Hanno trovato, il suo corpo in un burrone. Un maniaco, pare.
Qualche collega si lamenta, il nostro è un lavoro duro, fra chi va e chi viene, alla fine, siamo sempre soli.
Per me non è così. Il bambino, l’imprenditore, la ragazza, li vedo spesso sul sedile del mio taxi, fra il tassametro che va e la signorina delle vie, mi hanno regalato un pezzo della loro vita.
Non sono soli, i sogni, in questa città. Io ne ho raccolto qualcuno strada facendo. Quando nevica, se qualche cliente si lamenta dei disagi, del freddo, del ghiaccio, io rispondo tranquillo: «No, non è neve seria».
Belle queste storie di vita, anche quelle che hanno situazioni tristi ci danno speranza e senso alla vita. Certamente un tassista ha modo di conoscere molte persone e solo la sua sensibilità può permettergli di cogliere la gioia, la sofferenza e restituirgli la dignità od offrire il conforto. Dovresti fare una serie. Bello lo stile della narrazione, stimola la lettura. Ora attendiamo l’EXPO 2015.
Brava Angela.
Emanuele.
Uno stile asciutto denso, una carica di emozioni.
Lo leggerò in classe ai miei ragazzi il prossimo anno scolastico
Si presta anche ad una piccola rappresentazione
Grazie signora Villa
Giulia Celati
Grazie Angela per queste riflessioni sulla vita. Nel testo ci sono mondi che si scontrano e s’incontrano. Lo stile è scorrevole e musicale.
Ho apprezzato. Complimenti!
Rita