Premio Racconti nella Rete 2014 “L’abito da sposa” di Francesca Berti (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Quando il giovane re compì ventun anni, la regina sua madre lo chiamò a se e gli disse:
“Tuo padre è morto lo scorso anno e secondo la legge adesso sarai tu a regnare. Sai bene che il regno deve avere una regina, perciò devi trovarti una sposa”.
Fece una pausa e guardò il figlio negli occhi, dissimulando un sorriso.
“Dal momento che nessuna delle tue cugine o delle figlie dei nostri baroni sembra destare il tuo interesse, e che non una sola delle fanciulle che ti abbiamo proposto è riuscita a conquistare la tua attenzione per più di un giorno o due, la mia opinione è che tu ti rivolga al Consigliere di corte. Come sai, è un uomo di grande saggezza ed esperienza, lui saprà cosa fare”.
Così il giovane re si recò dal Consigliere di corte.
Questi lo ascoltò con attenzione e poi disse:
“Il compito che mi affidate Maestà, non è dei più semplici, ma farò di tutto per assolverlo. Potete dirmi che genere di fanciulla avete in mente per farne la vostra regina?”.
Il giovane re riflettè un po’. Poi sorrise e disse:
“Deve essere bella, elegante, intelligente e spiritosa. Cos’altro si può desiderare di più in una fanciulla?”.
Il vecchio Consigliere non ricambiò il sorriso.
“Maestà, non mi facilitate le cose. Ci sono molte fanciulle così”.
Il giovane re scosse la testa desolato. Non gli veniva in mente niente.
Il vecchio Consigliere disse:
“Non importa, Maestà. Ho servito vostro padre prima di voi e adesso il mio compito è quello di trovarvi una sposa. Piuttosto, mi sembrate triste stamani, cosa vi è successo?”.
Il giovane re chinò la testa.
“Vedete, ieri è morto il mio fedele cane. Ero solo un bambino quando mio padre me lo donò. Per questo motivo sono triste”.
Il vecchio Consigliere scosse la testa.
“Vi capisco maestà, ma dovete farvi forza. Ricordatevi che siete il re. E in fondo si tratta di un animale. E’ una piccola morte”.
Il giovane re sorrise mestamente, con gli occhi pieni di lacrime.
“Avete ragione, ma sapete: le morti piccole sono talvolta le più tristi”.
Il vecchio Consigliere gli posò una mano sulla spalla.
“Sapete maestà, mi hanno detto che al di là delle Grandi Montagne c’è un altro regno, e che un nobile marchese di questo regno ha quattro figlie, tutte in età da marito. Si dice anche che ognuna delle quattro marchesine abbia una fata madrina, che al momento della nascita le ha elargito una dote speciale. Forse una di loro potrebbe essere la fanciulla che cerchiamo. Partirò oggi stesso per andare a conoscerle”.
E così fece.
Il viaggio non fu facile e neppure breve. La strada che portava al di là delle Grandi Montagne era famosa in tutti i regni della Valle per le piogge interminabili, le strade ripide e i briganti in agguato.
Arrivato in paese il vecchio Consigliere si recò subito al palazzo nobiliare, dove venne accolto con tutti gli onori dallo stesso marchese che, informato della sua missione, se ne mostrò assai lieto. Gli disse:
“Stasera stessa, alla festa che darò in vostro onore, vi presenterò le mie figlie. Sono ancora molto giovani, ma hanno ricevuto già numerose proposte di matrimonio, sia per la loro bellezza che per le loro grandi qualità, che le rendono adatte a diventare regine”.
Il marchese sospirò, gonfiando il petto dall’orgoglio e proseguì.
“Avrete certo sentito parlare della loro nascita e delle fate che le hanno tenute a battesimo”.
Guardò con aria interrogativa il vecchio Consigliere, che annuì sorridendo, e continuò.
“Oltre a grazia e bellezza, ogni fata ha elargito alla sua figlioccia un talento speciale. Neve, la primogenita, è dotata di uno coraggio straordinario e di una grande audacia. Ha una forte attitudine al comando e capacità strategiche, tanto che l’ho nominata capo del mio esercito. Esther, la seconda, è considerata la fanciulla più intelligente e arguta del mondo conosciuto. Queste sue qualità la rendono adatta a rivestire un importante ruolo politico, infatti è lei che presiede il consiglio di stato. Sol, la terza, possiede un talento artistico mai visto prima, che spazia dalla danza, al canto, dalla musica fino alla pittura, vi mostrerò io stesso alcune sue opere, considerate già dei capolavori”.
Il marchese fece una pausa.
“Sono impaziente di farvele conoscere”, riprese subito, “Siate pur sicuro che una di loro è la regina che state cercando”.
Il vecchio Consigliere domandò:
“Mi risulta che avete quattro figlie. Che mi dite della quarta?”.
Il marchese guardò fisso davanti a se.
“E’ vero, ho un’altra figlia, la più giovane. Non ve ne ho parlato perché non credo sia ancora pronta per il matrimonio”.
Davanti allo sguardo perplesso del vecchio Consigliere, il marchese fece un gesto con la mano, come per giustificarsi.
“In quanto a grazia e fascino, Ombretta non ha nulla da invidiare alle sorelle. Il fatto è, che il suo talento non si è ancora manifestato”.
Quella sera, davanti a dell’ottimo cibo e a un calice di vino frizzante, il vecchio Consigliere potè osservare incantato le quattro fanciulle che danzavano leggere e aggraziate, attorniate da numerosi cavalieri.
Il vecchio Consigliere si ripromise di parlare con ognuna di loro il giorno seguente.
Il colloquio con le quattro marchesine si protrasse fino a mezzogiorno.
Quando il vecchio Consigliere rientrò nell’alloggio a lui riservato era molto stanco.
Il suo giovane valletto lo aiutò a togliersi gli stivali e a cambiarsi per il pranzo.
“Dunque, mio signore, avete preso una decisione?”. Gli chiese.
Il vecchio Consigliere prese dalle sue mani un asciugamano di bucato e rispose:
“E’ una decisione non facile. Le marchesine sembrano perfette, a parte la quarta, sulla quale concordo con il padre: non è adatta”.
“Come mai, mio signore?”. Chiese il valletto.
“Ecco, ad ognuna di loro ho chiesto quale fosse la sua grande passione. La marchesina Neve ha descritto in lungo e in largo quanto le piaccia partecipare a battute di caccia e tornei di fioretto. Esther è appassionata di scienze, e organizza circoli di matematica e astronomia. Alla marchesina Sol, poi, brillavano gli occhi mentre parlava di concerti e commedie a teatro”.
Il giovane valletto ascoltava attento, spazzolando con cura una giacca di velluto.
Chiese incuriosito:
“E la quarta fanciulla? La marchesina Ombretta? Di cosa vi ha parlato?”.
Il vecchio consigliere rimase in silenzio per un attimo.
“Oh, ha abbassato gli occhi –ha due enormi occhi scuri- ed è arrossita, dicendomi che le piace passeggiare nei boschi”.
Il vecchio Consigliere scosse la testa dubbioso, poi, riprese:
“Ha anche detto che le piace scrivere, ma non sono riuscito a capire che cosa scrive”.
Il vecchio Consigliere indossò la giacca che il valletto gli porgeva.
“Mi sono convinto che la giovane Esther sia la più adatta. La sua intelligenza e la sua attitudine alla politica saranno molto utili al re, così io potrò finalmente ritirarmi. Tuttavia … non so perché, ma non mi sento del tutto soddisfatto di questa scelta”.
Il giovane valletto gli lisciò la giacca sulle spalle.
“Se posso permettermi signore”, disse, “Mia nonna è solita dire: se vuoi conoscere a fondo una donna, falle scegliere un abito”.
Il vecchio consigliere rise di cuore.
“E’ una buona idea. Farò scegliere alle marchesine il loro abito da sposa. Sarà interessante vedere cosa ne verrà fuori”.
E così fece.
La sera stessa consegnò alle quattro fanciulle quattro abiti bianchi identici, lisci e privi di qualsiasi ornamento.
“Ecco il vostro abito da sposa” disse loro. “Ognuna di voi lo adornerà a suo piacimento e poi me lo mostrerà”.
Il giorno dopo, al cospetto del padre e di tutti i dignitari del palazzo, le quattro marchesine si presentarono davanti al vecchio Consigliere.
Neve era splendida nel suo abito sfolgorante di gemme preziose. Tutti i gioiellieri del regno erano accorsi al suo ordine, portando rubini, smeraldi e perle di inestimabile valore.
Sull’abito di Esther gli astronomi di corte avevano disegnato tutte le stelle del firmamento, e la fanciulla sembrava così fluttuare in un lembo di cielo.
Sol aveva lavorato tutta la notte per ricamare il suo abito con fili di seta di tutti i colori dell’iride, su un disegno che aveva realizzato lei stessa, di una bellezza autentica che toglieva il fiato.
Il vecchio consigliere sorrideva, rapito da tanto ingegno e beltà, quando il suo sguardo si posò sulla giovane Ombretta.
Il suo abito non aveva alcun ornamento, a parte un’orchidea selvatica sulla scollatura e alcune foglie di castagno appuntate sul velo. Teneva fra le mani, con grande cura, un uccellino morto.
Il vecchio Consigliere le si avvicinò, le prese le mani e le chiese con dolcezza:
“Che cosa avete qui, Ombretta?”.
Lei alzò i grandi occhi scuri su di lui e rispose:
“L’ho trovato nel bosco e l’ho raccolto per seppellirlo, perché niente mi sembra più triste di una piccola morte ignorata”.
Allora, fra lo stupore generale, il vecchio Consigliere le baciò la mano, poi le rivolse una riverenza protocollare, come si fa al cospetto di una regina.
“La mia decisione è presa e il mio compito assolto”. Disse. “Ho trovato la sposa per il mio re”.
Il giorno stesso partì con Ombretta alla volta del suo regno.
Il viaggio non fu facile e neppure breve. La strada che porta al di là delle Grandi Montagne era famosa in tutti i regni della Valle per il caldo torrido, le paludi infide e gli incantesimi delle streghe delle caverne.
Una volta arrivati furono accolti con grande tripudio da tutto il paese.
Il matrimonio fu allegro e colorato, come non se ne vedeva uno da molto tempo da quelle parti, e fino a sera corsero vino e confetti, lacrime e risate, musica e poesia.
Mi è piaciuto molto il tuo racconto,un classico delle fiabe con regine,principi,valletti e castelli. È leggero e profondo.Non esistono morti piccole,il dolore è dolore per la perdita di chi si ama. Forse le morti piccole possono aiutare il lutto per le morti grandi,quelle che strazianti mente e cuore?! Non diciamolo ai bambini,lasciamoli ancora un po’ nel mondo fiabesco,dove solo uccellini e cagnoletti se ne vanno.auguri
Francesca, concordo con Iaia sulla presenza nel tuo racconto di personaggi e di situazioni tipiche delle favole e, aggiungo, dove il re ha gli stessi sentimenti dei sudditi e le marchesine hanno i patrimoni finanziari, culturali e artistici che si accompagnano al potere. Alla vita del regno, quella quotidiana, non bastano le ricchezze economiche e letterarie ma occorre partecipare alla sorte degli umili. E’ il Vecchio Consigliere che, seguendo la saggezza del valletto rispettoso del suo ruolo, trova la soluzione accomunando la caratteristica dei due futuri sposi, la sofferenza per la morte degli amici animali. Mi piace il tuo modo di scrivere, fluente e essenziale per dire poetico.
Ciao Emanuele.
Grazie Iaia e Emanuele per la vostra attenzione.
Le vostre rispettive analisi sono giuste e mi trovano d’accordo. Il talento di Ombretta (la dote speciale donata dalla fata madrina) è la sensibilità, la capacità cioè di interessarsi agli altri (anche agli umili, appunto) e di guardare dentro se stessi.
A presto.
Francesca
Bello! Magnifico! La dolcezza di questo racconto è infinita e si incunea nel cuore di chi lo assapora. Amare gli animali si traduce in amare il mondo che ci circonda ed eleva all’ennesima potenza la sensibilità dell’uomo e il rispetto che questi ha per le cose che lo circondano.
Un classico si legge sempre volentieri. Mi piace molto anche il tuo stile di scrittura, semplice e lineare, adatto al pubblico bambino.
Grazie a tutti per i commenti.
Una fiaba d’altri tempi con un significato che ho apprezzato. Le anime gemelle si incontrano sulle cose apparentemente più insignificanti.
Angela
Che meraviglia il tuo racconto Francesca, e quel richiamo alle “piccole morti ignorate”… Complimenti, ci vediamo a Lucca. Liliana
Sono senza parole per la bellezza di questa favola. Mi ha emozionata, commossa e stupita.
Quanta compassione, quanta poesia! E soprattutto che messaggio meraviglioso per i nostri figli che ti leggeranno!
L’empatia è la più grande delle doti, il rispetto per la vita, qualunque essa sia… perché non esistono piccole vite e neppure piccole morti.
Francesca, grazie per il tuo delizioso racconto, sarò felice d’incontrarti a Lucca.
Molto bello, davvero,
il tuo racconto, Francesca.
Bella la storia,
bella la morale che c’è dietro.
E poi, ciliegina sulla torta,
a Ombretta piace anche scrivere 🙂
Arrivederci a…Lucca
😉
Complimenti per la vittoria Francesca, sicuramente meritata. Il tuo racconto è delicato e ben scritto.
Una bella storia per bambini.
Arrivederci a Lucca.
marco
Grazie dei complimenti Francesca, mio fratello è allenatore di calcio di ragazzi e, quando li osservo, vedo in loro purezza e spontaneità, quella che non riscontro nei genitori, che pensano che i loro figli siano più bravi degli altri mentre non si preoccupano che siano i più buoni. Complimenti per la vittoria, nel tuo racconto ci sono tutti gli archetipi tipici delle favole e questo rende il tuo manoscritto perfetto per stuzzicare la fantasia dei ragazzi. A breve uscirà una mia piccola raccolta di tre favole che ho dedicato a mia nipote che ha pochi mesi, quindi la sezione che hai scelto e che hai vinto mi sta particolarmente a cuore. Complimenti di nuovo anche perché dimostri di avere un animo sensibile, un abbraccio Marco.
Leggo in ritardo questa tua bella fiaba, Francesca, che ha il profumo e il gusto delle favole classiche. Il tuo viaggio al di là delle Grandi Montagne lascia nel lettore un senso d’incantamento, quello che Paolo Conte descrive magnificamente quando canta “Nous, de temps en temps, nous sommes des enfants sans problèmes ni loi”… Complimenti. Carmen
Che onore trovare una principessa che porta il mio nome… e che dire… pare proprio che tu mi abbia dipinta cosi’ come sono io!
Brava e grazie! La leggero’ alla mia bambina!