Premio Racconti nella Rete 2014 “La bimba dai piedini d’oro” di Stefano Ghisleri (sezione racconti per bambini)
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014Era la mattina che anticipa la notte di San Lorenzo, quando si udì per la strada la vocina piangente di una bambina appena nata, alla quale venne dato il nome Stella. Come tutti i neonati, ella aveva gli occhi grandi, un piccolo numero di capelli biondi in testa e le mani piccolissime; ma qualcosa di particolare attirò l’attenzione di tutti i presenti: la bambina aveva i piedini d’oro. Il padre, che tanto aveva aspettato una femminuccia, domandò alle persone che gli erano attorno se qualcuno avesse mai sentito di un evento simile. Lo chiese quasi con timore perché, anche se l’oro era da sempre un simbolo di ricchezza e di nobiltà, avere una figlia con una simile particolarità lo spaventava. Domandò ai suoi amici che già erano diventati papà, ma nessuno aveva mai sentito di una bimba che fosse nata con i piedini d’oro. Lo chiese infine alla suora che aveva aiutato la moglie durante il parto: «Suor Angelica», domandò, «avete mai veduto un neonato che avesse, come la mia Stella, i piedini ricoperti d’oro?»
«Signor Antonio», rispose lei con gli occhi pieni di lacrime, «questo è un miracolo voluto dal Signore!! Io ne ho visti tantissimi di bambini nascere, e, mi creda, sono tutti diversi: chi ha la pelle più scura e chi l’ha più chiara, chi con i capelli e chi completamente pelato, chi piange disperatamente e chi invece se ne resta tranquillo, ma una cosa come questa non l’avevo mai vista. È un miracolo!!»
Quella notte, nella quale la povera famiglia si ritrovò per la prima volta allargata, in cielo non vi era nemmeno una nube ed il cosmo mostrò tutto lo spettacolo che la natura, inserendo nell’orbita del nostro pianeta lo sciame delle Perseidi, aveva organizzato millenni prima dell’avvento dell’uomo. La suora, che come usanza restava la prima notte di vita del neonato per aiutare la madre, specialmente quando il parto era stato lungo e difficile, raccontò che quelle stelle cadenti erano in realtà le lacrime che San Lorenzo, sacrificato durante il terzo secolo sotto l’imperatore Valeriano, aveva versato durante il suo martirio, e che da allora vagavano eternamente per i cieli, riscendendo sulla terra solo il giorno in cui il Santo morì, come segno di speranza. Suor Angelica spiegò allora che una di quelle lacrime, che le persone non potevano aver visto perché nascosta dalla luce del giorno, era caduta sui piedi della piccola Stella, rendendoli benedetti.
La casa del Signor Antonio, che aveva ereditato dal padre, e della moglie, era davvero malmessa: il muretto che delimitava la loro proprietà stava cadendo a pezzi: si era ormai sgretolato quasi tutto ed il cancello d’ingresso, da anni esposto alle intemperie, si era completamente arrugginito e non si riusciva più nemmeno a chiuderlo. Il tetto della casa poi sembrava un enorme scolapasta: era pieno di buchi!! Quando il sole splendeva alto nel cielo, l’effetto della luce che entrava dall’alto era molto scenografico: sulle pareti c’erano tanti piccoli cerchi luminosi che si spostavano con il passare del giorno. Ma quando pioveva o nevicava erano guai: l’acqua entrava in tutte le stanze, bagnava i materassi e inzuppava i mobili che si piegavano e davano l’impressione di cedere da un momento all’altro. Il povero Antonio ce la metteva tutta per tirare avanti, ma il lavoro scarseggiava e nessuno poteva aiutarli.
L’arrivo di Stella, con i suoi lucenti piedini, portò un vento di speranza nella famiglia; poiché anche le unghie dei suoi piedi erano tutte d’oro, con esse, una volta tagliate e vendute, poterono sistemare la loro casa. Pian pianino le cose si aggiustarono: per prima cosa sistemarono il tetto, così da non aver più tutta quell’acqua in casa e conservare il calore della stufa per riscaldarsi; comprarono poi un maestoso cancello in sostituzione dei quello vecchio; rifecero il muretto e acquistarono un piccolo campo dove coltivare un po’ di verdure.
Quando la piccola sedeva sui piccoli banchi di scuola, tutti i professori la trattavano bene: non la sgridavano mai anche quando combinava qualche pasticcio; invece, tutti i suoi amichetti finivano sempre in castigo quando facevano una marachella. Anche quando combinava qualcosa fuori dalla scuola nessuno le diceva mai nulla: non una parola di rimprovero le disse il panettiere quando la vide mettersi in tasca un panino di nascosto, e nemmeno una sgridata arrivò dalla vicina di casa quando, con una pallonata, Stella le ruppe il vetro di una finestra. Qualcuno la invitò anche a passare il fine settimana nella propria casa, ma i suoi genitori non la lasciarono mai andare. Spesso faceva i capricci a causa di questi divieti e si chiudeva nella propria cameretta con il broncio; alcune volte si rifiutava anche di mangiare. I bambini, invece, non avevano alcun tipo di riverenza nei suoi confronti: a volte ci giocavano assieme, altre la prendevano in giro per i suoi piedi tanto strani.
La piccola bambina un giorno vide due persone sconosciute attenderla fuori dalla scuola; queste le andarono incontro e le dissero: «Piccola Stella, siamo lo zio e la zia, il papà ci ha mandati a prenderti. Verrai a casa con noi oggi e pranzeremo tutti assieme». La bimba dai piedini d’oro si fidava delle persone, in fondo nessun adulto le aveva mai fatto del male, né l’aveva mai sgridata. Diede la mano ai due zii e si avviò verso la loro automobile. In quel momento Suor Angelica, che l’aveva aiutata a nascere e che da allora vegliava su di lei, riuscì a strappare la bimba dalle mani dei due mascalzoni e si mise ad urlare così forte che tutti i genitori si voltarono per vedere che cosa stesse succedendo. I due finti zii si affrettarono allora a salire in macchina e a scappare. «Sai», disse la suora alla bimba, «non devi mai fidarti delle persone che non conosci. Devi fare quello che ti dicono mamma e papà. Quell’uomo e quella donna volevano portarti via perché hai dei piedini d’oro». L’anziana signora accompagnò a casa la piccola Stella e spiegò tutto ai genitori i quali la ringraziarono invitandola per il pranzo.
Il pomeriggio seguente la bambina si allontanò dal piccolo paese pensierosa. Cercò di capire perché quegli individui vestiti in maniera così elegante avevano cercato di portarla via; alla fine capì che tutte quelle persone che la adulavano erano in realtà attratte dai suoi piedini: volevano conquistarla e usare l’oro delle sue piccole unghie per arricchirsi; nessuno le voleva bene per quello che era: la seguivano per quello che lei poteva offrire loro. Iniziò a piangere.
Non era un pianto da bambina, accompagnato da strilli come quando faceva i capricci perché non otteneva quello che voleva; era un pianto da persona adulta, di chi provava delusione per le persone attorno a sé. Non aveva mai pianto tanto e così a lungo; le lacrime iniziarono a scivolare sul suo corpo: dalle guance alla pancia fino alle ginocchia, per giungere poi a terra. Iniziò a tornare verso casa, sempre piangendo, con le lacrime che scendevano. Ogni goccia di pianto che scivolava sui suoi piedini li scoloriva un poco, tingendosi del loro oro, e si depositava poi sulla strada lasciando un’impronta. Così, da quel giorno, sulla strada principale del paese, comparirono delle orme dorate, le prime molto intense, le altre sempre più sbiadite una dopo l’altra, sino a diventare impercettibili. Quei piedini d’oro, che San Lorenzo aveva donato alla bimba con una delle sue lacrime, vennero cancellati dal pianto della bimba. D’ora in poi, chiunque l’avesse amata lo avrebbe fatto nella più totale onestà, poiché solo chi non ha nulla da offrire a parte se stesso può essere amato sinceramente e per sempre.
Bella storia, scritta con delicatzza ma contenente un significato profondo. Non sono tante le persone con cui condividiamo l’intero viaggio della vita, nei suoi momenti più belli ed in quelli più brutti: ma di queste possiamo dire con certezza che ci sono e ci saranno sempre. Non è sempre così invece per chi ci sta vicino solo quando splende il sole.
Bello, sincero, dolce. Fa riflettere e lascia un buon sapore.
Dolce e molto reale nel significato che dovrebbe essere scontato. Lascia sperare
Bravo, Stefano. Davvero delicata e profonda. E l’idea delle lacrime di San Lorenzo la trovo speciale!
Proprio un bel racconto.. complimenti !!!
Bella, scritta bene e con un significato profondo.
Bravo Stefano i tuoi racconti sono sempre molto profondi anche quando sono semplici come questo …
La frase finale contiene una grande verità. Bravo, Stefano.
Bravo Stefano, la realtà che ci circonda con la speranza di poter essere migliori, e basterebbe davvero poco.
Bravo Stefano! Penso che sia un bel racconto con un bel significato…da far leggere a grandi e piccini.
Soggetto molto bello: più che un semplice racconto per bambini.
Fiaba molto bella Stefano!!Avanti così!!
Fiaba molto bella e con un messaggio non scontato! Bravo Stefano, complimenti!!
Bellissimo racconto con un tema importante e universale: ogni dono può essere anche un limite e l’amore vero eè sempre gratuito. Grazie per questa bella fiaba.