Racconti nella Rete®

24° Premio letterario Racconti nella Rete 2024/2025

Premio Racconti nella Rete 2014 “Un milione di Baci” di Cristian Messineo

Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014

La primavera come ogni anno, portava i ragazzi a uscire la sera. Le donne sembravano realizzarsi al pensiero di poter gettar via nell’armadio, i vestiti invernali; poter sfoggiare i primi vestitini colorati, sotto una pelle bruciata dal sole, dava loro una tale spensieratezza da vedere i sorrisi stampati sui loro volti.
Gli uomini, inermi davanti a tutto ciò, ammiravano le scollature degli abiti o di quelle maglie che stuzzicavano la loro fantasia. Ricordo ancora la piccola ma prosperosa Eleanor, una donna, e non più una ragazzina, che si presentò con quell’aria convinta, ma con una familiarità da provinciale che la distingueva.
Accanto a me sedeva Eloise, una donna riccia, dai capelli scuri. Eloise era cresciuta con me, negli anni in cui la spensieratezza aveva fatto da padrone, quando ancora la vita sembrava scorrere senza nessun ostacolo. Da lontano vidi con la piccola Eleanor, un ragazzo, in penombra sembrò quasi essere uno di colore, con la pelle scura, i capelli neri, e gli occhi anch’essi scuri. Si avvicinò a me, mi strinse la mano e con un sorriso si presentò: mi chiamo Tore, esclamò.
In quella serata di primavera, si stava proprio bene. Eravamo in una villa all’aperto, avvolti da un’atmosfera di allegria, dove gli alberi sembravano proteggere i nostri visi dalle scottature prese durante il giorno; la musica echeggiava nelle nostre orecchie; la gente sorseggiava il proprio drink mentre si raccontava ciò che ne era stato degli ultimi giorni vissuti. Mi sentivo un po’ spaesato; non vedevo così tanta gente da un po’. Il grigio inverno aveva oscurato la mia vita sociale; le delusioni d’amore mi avevano eclissato; le sconfitte lavorative totalmente annullato. Quella sera, fu Eloise, che era riuscita a convincermi a lasciare la mia tana; a uscire da un mondo alla quale non appartenevo e a ritornare a vivere come sapevo fare.
Spinto da tutto ciò, decisi quello stesso pomeriggio di rinnovare il mio look. Tolsi gli occhiali che nascondevano i miei occhi, andai dal barbiere per dare una sistemata ai capelli. Sembrava avessi una coltivazione di funghi, dove le sue spore proliferavano un scempio indegno privo di senso. Decisi anche di fare una pulizia del viso per togliere tutte quelle cellule morte che offuscavano il mio sguardo. Quasi lo rendevano privo di significato. Infine mentre stavo tornando verso casa, ricordai che ci voleva qualcosa di nuovo da indossare per rendere al meglio questa voglia di rinascita. Comprai quello stesso pomeriggio, una giacca, una camicia, un pantalone e un profumo nuovo. Ero pronto a rientrare nella società, almeno esteticamente.
La serata era iniziata, la gente ballava e beveva, le persone intorno a me sembravano non avere la più che minima idea di ciò che potessero essere i problemi della vita. Mi sentivo un pesce fuori dall’acqua. Mi sforzai di sorridere alla gente e provai anch’io a lasciarmi andare al ritmo della musica.
Era una pista da ballo molto strana; immersa nel verde degli alberi, quasi buia, con le luci che tendevano ad abbagliare, quasi a non riconoscere i volti della gente. All’improvviso, così come un un fulmine cade a ciel sereno, riuscii a distinguere un viso tra tutti. La sua pelle chiara era diversa dalle altre scottate dal sole, i suoi capelli color platino sembravano essere un gioco di luci. Mentre si avvicinava, cominciai a intravedere la luce che emanavano i suoi occhi. Non avevo mai visto un celeste, così celeste. Nemmeno quando ero piccolo e passavo le mie giornate in montagna il cielo d’agosto era così bello. I suoi occhi erano due proiettori di emozioni. Esclamai dentro di me? Ma chi è questa? In una frazione di secondo la mia speranza che ella potesse far parte del gruppo delle persone con cui ero, divenne un desiderio irrefrenabile.
Quei secondi sembrarono essere un countdown infinito, ma alla fine si fermò dove eravamo noi. Era un’amica di Eloise. Non l’avevo mai vista. Era venuta insieme a Eleanor e Tore. Loro erano amici di vecchia data. Mi presi di coraggio, approfittando degli spazi ristretti e mi avvicinai. Finsi di urtarla, molto dolcemente, al punto giusto per farla girare. C’ero riuscito. Ci guardammo fissi negli occhi, un paio di secondi sembrarono essere cinque minuti. Lei esclamò: mi sa che non ti conosco. Io consapevole di ciò esclamai: Kris! Kris è il mio nome. Con una nota di compiacimento mi disse il suo: Gabrielle.
Iniziammo a parlare del più e del meno, di ciò che facevamo nella nostra vita. Mi raccontò che lavorava in un ente pubblico del ministero per i beni e le attività culturali con l’obiettivo di promuovere lo sport nazionale. Io ero pronto invece a ricominciare da capo perché avevo perso 3 lavori per via della crisi. La sua pacatezza, il suo modo di parlare mi trasmettevano un senso di pace e tranquillità.
La serata continuava a ritmo di musica, si ballava, si rideva e si parlava. Sembrava che in un attimo ciò che avesse travolto la mia vita fosse messo alle spalle; pronto per un nuovo inizio. Stavo bene, sentivo dentro di me una voglia di rinascita; e tutto stava per accadere. Mentre ballavamo chiesi a Gabrielle se volesse bere qualcosa. Non mi aspettavo che potesse accettare, invece disse: perché no? Ci allontanammo dal gruppo. Lei era dietro di me, quasi attaccata. Lungo il tragitto, gli spazi diminuirono e mi accorsi che la sua spalla toccava la mia. Le chiesi: che bevi tu? Lei con la sua dolce voce mi rispose: un mojito. Anch’io bevo Rhum esclamai. Purtroppo la villa, adibita per quella serata non era fornita di molti alcolici. Il barman rispose alla mia richiesta che non era possibile fare cocktail pestati. Per un attimo provai un senso di sconfitta, ma subito dopo proposi a Gabrielle: niente mojito. Rhum e pera va bene? Con aria sbarazzina, consapevole che non sarebbe stato l’unico viaggio al bar, mi schiacciò l’occhio con senso di approvazione affermando: ok.
Sembrava quasi una via crucis la nostra, era un via vai continuo dal bar. Tra un cicchetto e un altro, tra uno scambio di battute e di sorrisi eravamo entrati in sintonia. Ballavamo, ridevamo, scherzavamo. Era proprio bello poter sentire la vita rinascere in me. Lei era testimone di quello che mi stava accadendo. Mentre eravamo in fila per bere l’ennesimo drink, un desiderio invase la mia mente. Avevo voglia di baciarla. Non riuscivo a staccare lo sguardo dalle sue labbra. Un pizzico d’imbarazzo c’era in lei. Aveva capito che mi sarei avvicinato. Riuscii ad approfittare di un tizio che con irruenza mi spinse su di lei; ma lei fu altrettanto rapida a spostare la testa e a trasformare un bacio rubato in un abbraccio spontaneo. Non era un abbraccio normale, era un abbraccio sincero, leale, affettuoso. In una sola parola bello. Alzai anch’io le mie braccia per farlo, e ci abbracciamo entrambi. Fu davvero stupendo, e quando ci staccammo i nostri occhi si incrociarono in un lungo sguardo. In un lungo abbraccio Grabielle era riuscita a regalarmi una valanga di emozioni capaci di sciogliere quel ghiaccio che aveva ricoperto il mio cuore.
La serata era finita, il volume della musica era stato abbassato. La gente cominciava andare via. Per dieci minuti ci eravamo persi. Non la trovavo più. Non ero riuscito ad avere nemmeno il suo numero di telefono. Iniziai a girare la villa, non la vedevo. Chiesi a Eloise se l’avesse vista, ma lei non vedeva neanche se stessa per quanto aveva bevuto. Ma ad un tratto sentii una voce: Kris, Kris diceva. Mi girai, era lei. Io dovrei andare via mi disse. Mi daresti il tuo numero, risposi. Avrei voglia di rivederti se ci sarà l’occasione. Lei senza obiettare cominciò: tre, due…. Rapido come un felino scrissi quel numero. Ci salutammo, davanti l’atrio della porta, le dissi: a presto.
La mattina seguente mi svegliai un’altra persona. Ero stato proprio bene la sera precedente. Spinto da questa sensazione di benessere, misi il costume e raggiunsi Eloise al mare. Mondello in quel periodo esprimeva la sua massima bellezza. Il mare cristallino, la sabbia dorata, il cielo limpido, sembrava di essere dentro ad una cartolina dei Caraibi. Era la mia amata Sicilia. Arrivai sul posto, e mi misi alla ricerca dei miei amici. Percorsi un lungo tratto di spiaggia. Era molto affollata, sembrava agosto. Da lontani finalmente riuscì a vedere Eloise. Dissi tra me e me: eccola là. Ma questa sensazione di benessere durò ben poco. Accanto ad Eloise c’era Gabrielle. In un attimo il mio cuore iniziò a battere fortissimo, sembrava mi stesse per scoppiare. Non riuscivo a capire. L’avevo solamente conosciuta la sera precedente. Passammo una giornata indimenticabile. E venne sera. La trovai dentro un locale che ballava con una spensieratezza incredibile. La guardai negli occhi e senza battere ciglio la baciai. Il bacio di Kris e Gabrielle durò cosi a lungo che solo il sorgere del sole riuscì a fermarli.
Le giornate passavano in fretta. Kris e Gabrielle cominciavano a conoscersi. Tutte le volte che erano insieme era un primo bacio. La passione che avvolgeva i due giovani ragazzi era qualcosa di incredibile. Una sera d’estate Gabrielle chiese a Kris cosa pensava dell’amore e lui rispose: per me l’amore è un insieme di puntini, più se ne hanno più il disegno è perfetto. Lei rimase estasiata dalla visione che Kris aveva dell’amore. Quella domanda ebbe un effetto a catena. Un paio di settimane dopo Kris portò Gabrielle al concerto di Lorenzo. Magia e poesia sembravano fondersi insieme. L’apogeo della felicità fu quando Lorenzo fece il monologo proprio sui puntini, proprio come Kris aveva parlato a Gabrielle sul concetto dell’amore. Una cascata di emozioni invase i loro corpi. Era nato un amore puro, incontaminato da qualsiasi cosa. Era l’amore che tutti gli esseri umani desiderano. L’estate passò in fretta. Tante cose avevano fatto insieme. La loro unione si rafforzava giorno dopo giorno. Nessuno dei due però aveva detto ti amo all’altro. Un milione di baci, quello era il numero giusto secondo Kris per manifestare con le parole i suoi sentimenti. Spinto da questo desiderio di comunicarle quanto grande fosse il suo amore, decise di farlo in un modo che Gabrielle non avesse mai dimenticato. Comprò un album da disegno in formato A3 e comincio a scrivere. Fece un mix tra pensieri suoi e testi di canzoni. Ne venne fuori un capolavoro. Seduta sul divano bendata, Kris mise come sotto fondo le loro canzoni e inizio a far scorrere i cartelloni a ritmo di musica. I suoi occhi brillavano di emozione, e quando comparve la parola ti amo, le emozioni si trasformarono in lacrime di gioia. Finalmente i due si erano dichiarati amore. Quell’amore che ancora oggi, a distanza di anni, si è rafforzato ed è diventato l’esempio che l’amore rimane la cosa più bella tra gli esseri umani.

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1 commento »

  1. E’ l’elogio all’Amore, quello che dà la carica nei momenti di depressione ma sopratutto quello che dà le dimensioni di noi stessi con emozioni e tonifica ogni nostro neurone. La scrittura è pacata nelle circostanze solite e vivace nella descrizioni dei sentimenti, segue l’umore del narratore. Il cambio del soggetto, dall’io iniziale a un osservatore esterno, credo che abbia anestetizzato un po’ il finale. Fino al matrimonio, l’Amore è stato espresso fisicamente con milioni di baci; non sono stati cercati altri modi di contatto fisico, era normale lasciare il rapporto carnale agli sposi, dopo il matrimonio. E’ cambiata tanto la società da allora, mi limito a confermare quello che tu Cristian dici:”Quell’amore che ancora oggi, a distanza di anni, si è rafforzato ed è diventato l’esempio che l’amore rimane la cosa più bella tra gli esseri umani.”
    Emanuele.

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