Premio Racconti nella Rete 2014 “Virtuale più sogni uguale Nulla” di Antonella Bracaloni
Categoria: Premio Racconti nella Rete 2014
E’ una storia con due sogni e due persone che sognano. Due, e piuttosto distanti, i luoghi del rispettivo riposo. Le persone che sognano sono di sesso diverso. Una, dorme sola, l’altra, divide il letto con un coniuge.
L’altra sono io. Dormo con mia moglie. Lei si lamenta ché russo, nella camera accanto ci sono le bambine, biondissime come in certi film, sepolte fra coltri stampate a cartoon. Tutto normale, insomma, perfino l’ansia che mi avviluppa nei risvegli notturni se il lavoro mi preoccupa.
Laura: affettività costante e lineare. Per questo, me ne sono innamorato, però, alle volte, penso che sarebbe più appropriato “ho cominciato a volerle bene”.
Ci siamo sposati senza prima convivere: non è tipo da prove, lei.
Per Laura, assaggiare, non esiste. Si fa oppure non si fa.
Un matrimonio da giovani. Io ho lasciato, per un impiego in banca, la carriera universitaria: ipotesi impraticabile, vivere, con la mia …”filosofia”, i miei dottorati a singhiozzo.
In ogni caso, la sua praticità, la nostra casa di recente costruzione, i mobili nuovi, la condivisione di un avvicendarsi regolare, hanno intrigato anche me, fin dall’inizio.
In un paio di stagioni, è giunta, lieve come l’autunno, anche la disillusione: impossibile continuare per conto mio a studiare, partecipare al dibattito, pubblicare lavori…
Alessandra è spuntata trenta mesi fa, una mattina d’agosto, dalla rete. Puro caso. Una sua messaggeria concitata e sibillina è finita nella mia casella. Mezzo in italiano mezzo in tedesco, qualcosa che sembrava un ultimatum (Zur Letzen Instanz, è un antico ristorante di Berlino). Vista l’immagine femminile sul social network, ho pensato per un attimo alla trovata di un sito per incontri.
-Temo ci sia un errore, ho risposto-. tanto per evitare a qualche pover’uomo ignaro, dei brutti momenti.
Ore dopo, un nuovo messaggio. Nel frattempo, mi ero attardato a cercare di carpire dal web, tutte le notizie possibili. Doveva essere proprio l’errore di una donna, per giunta niente male di aspetto e piuttosto interessante, dato il materiale che condivideva in rete.
– Mi scusi mi scusi tanto grazie infinite per avermi avvertito sono in partenza e ne sto combinando una dietro l’altra -.
Tentando di far colpo, le ho chiesto quale sogno la stesse conducendo a Berlino, la prima città degli angeli.
– L’amore più grande della mia vita – ha risposto, forse troppo concisa.
Allora mi sono lanciato in un commento disinvolto sul tempo delle vacanze dedicato all’amore, come in quel film di Billy Wilder. Per oltre dieci anni, due amanti, volano dagli Usa, nel mese di agosto, nella splendida Capri.
Soltanto per incontrarsi.
Soltanto in vacanza.
Giorni di silenzio, già temevo avesse lasciato cadere il discorso. Mentre ero lì che scrutavo le immagini recenti del suo viaggio e insistevo a frugare, goloso, alla ricerca di qualsiasi cosa potesse riguardarla, eccola con un altro messaggio privato. Ho appreso allora, con bizzarro sollievo, che il suo amore aveva poco più di vent’anni, all’epoca. Un figlio appassionato della sua materia di studio, la filosofia. Partito giovanissimo, un po’ in controtendenza rispetto agli italiani, per l’università all’estero.
Vorrebbe intraprendere la carriera universitaria. Credo che ce la farà.
Alessandra vive praticamente sola con un gatto, dato che il figlio rientra a casa solo per brevi periodi. Ha un lavoro poco redditizio presso una fondazione umanitaria che, tuttavia, le piace da matti consentendole di viaggiare spesso. E’ piuttosto corteggiata, lo si capisce dagli amici in…rete.
Che mondo! Tutti a scrutarci nelle rispettive apparenti esistenze e, fra poco, non si sa più nemmeno quale che sia la vita vera.
Mesi e mesi di corrispondenza (perfino quattro mail a settimana). Alessandra ha una scrittura fluente e scoppiettante, racconta le cose con impeto e semplicità coinvolgenti. Le sue lettere sono piene di parole colori sentimenti odori sorrisi e qualche broncio, emoticon a parte.
Mi ha come soggiogato con il suo stile e, perfino le sue assenze, i suoi silenzi, purché non si prolunghino troppo, conferiscono un intrigante fascino al nostro corrisponderci.
Non ci siamo mai telefonati, non conosciamo la voce dell’altro. Mi ha dato il suo numero, su mia richiesta. Non ha domandato del mio. Una volta, ho tolto l’identificativo e ho provato a chiamare. Non ha risposto. Lei non può saperlo che ero io. Come potrebbe richiamarmi?
Non riesco a confessare fino in fondo il perché non le dia il telefono.
Le ho mandato delle poesie, alle volte. Cose di quando ero ragazzo che mi diverto a recuperare. Alcune niente male, talvolta dedicate ad amori andati. Gliel’ho detto. Lei loda sempre tutta la mia produzione. Secondo me, però, ci resta male, che niente sia esclusivamente per lei.
E’ una donna affascinante, colta, spiritosa, tutt’altro che pericolosamente appiccicosa ma io…
Ho ipotizzato un incontro fra di noi, dissimulandolo fra le righe…Ha approvato l’idea ma si dà il caso che non sappia come organizzarmi e non sono avvezzo alle acrobazie degli uomini che tradiscono. Anche se, per tutta questa intimità virtuale, mi sento un fedifrago con tanto di carte in…regola.
Lei non avrebbe problemi, a spostarsi nella mia città per una giornata, per tutto il tempo necessario. Non occorre che me ne parli, è sottinteso. Ma io, cosa potrei offrirle? Un mezzo pomeriggio a stento, teso e irrisolto, per giunta, dato che la mia organizzazione familiare, le mie abitudini, sono talmente palesi e prevedibili da non saper proprio come passare inosservato, a cambiare qualcosa.
Anche stanotte sto male, non riesco a dormire.
Stamattina, ho fatto un sogno che mi ha lasciato una sensazione terribilmente acre. Ero con alcuni colleghi a una sorta di convegno, fortemente irritato perché si protraeva fuori misura e, non solo avrei fatto tardi a casa ma smaniavo per leggere la posta. Da ben cinque giorni, non avevo ricevuto mail. Questo accadeva nel sogno ma era anche nella realtà.
Cercavo di telefonare a mia moglie ma la rete del mio gestore sembrava assente. Spazientito, mi avvicinavo a una sorta di desk in fondo alla sala e tentavo di connettermi a internet. Trovavo finalmente un messaggio. Pochi accenni a una certa tristezza, a un urgente bisogno di “bagni di realtà”. Lei è sempre piuttosto lieve e allegra, invece. Che cosa bizzarra, era come se io stessi sognando il suo ipotetico stato d’animo. Finalmente, riuscivo a comporre il numero di casa, cercando al contempo qualche frase carina per lenire il magone di Alessandra. Con l’auricolare inserito, ascoltavo squillare e guardavo lo schermo del PC quasi a cercare ispirazione ma, improvvisamente, la comunicazione si interrompeva e mi accorgevo che il display del telefonino cominciava a liquefarsi…scomparivano i numeri, scompariva l’agenda, le foto delle bambine…Ero atterrito, mi trovavo sospeso in una sorta di Nulla assoluto. Un autentico inferno, non ho mai provato tanta sofferenza. Al risveglio, ho continuato a starci molto male e sono riuscito a scrivere ad Alessandra, appena giunto in ufficio.
Sono successe due cose, una non esattamente improbabile, la seconda, perlomeno inusuale.
Prima:le mail si sono incrociate, ho inviato la mia e ho visto che ne era arrivata una sua.
Ebbene, se è stata la seconda volta che, in trenta mesi, le ho raccontato un sogno, lei me ne ha raccontati almeno cinque. Tutti molto significativi, con richiami e simbologie talvolta assai dotte. Io, nei suoi sogni, però, non ero mai comparso.
Stamattina sì. Ci siamo sognati, forse contemporaneamente.
Il suo, però, è stata una delizia di sogno. Dice che ci nascondevamo fra le persiane e i vetri di una porta finestra e lei avvicinava il capo alla camicia sotto la mia clavicola. Sussurrava, allegramente incosciente: – evviva, anche tu hai un odore!-
Poi ci baciavamo.
Ha detto che di essersi svegliata allegra.
Quando ha visto il mio sogno, invece, deve esserne rimasta molto impressionata.
Prima di coricarmi ho letto la sua sintetica, asciutta risposta.
–Stai male, Giulio, forse non lo realizzi ma stai pericolosamente male. Presuntuosamente, ritengo di poter essere una concausa delle tue…contraddizioni. Lo sai che vorrei portare soltanto leggerezza e poi, ci ho pensato…non è sano, questo nostro esistere… virtuale. Credo sia meglio che interrompiamo ogni rapporto. Abbi cura di te. Io lo sto facendo -.
Ha omesso la firma.